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Natale del Signore
25 dicembre 1975
Figli della Chiesa!
Fratelli nel mondo!
Ascoltate ora la parola conclusiva dell'Anno Santo. Noi lo abbiamo
iniziato, invocando la misericordia di Dio sopra di noi, sopra la
Chiesa, sopra il mondo. Noi abbiamo dato a quel rito dell'apertura
della Porta Santa un duplice significato simbolico, ma tremendamente
reale, quello della necessità d'ottenere un perdono, senza del quale
una barriera di disperazione ostacolerebbe il nostro ingresso nel tempio
di Dio. Noi abbiamo infatti riconosciuto la nostra angosciosa ed
esistenziale necessità di ricomporre il nostro rapporto normale e
felice col Dio vivente; noi abbiamo spiritualmente sperimentato così
la nostra incapacità assoluta a riallacciare da soli in amicizia vitale
tale indispensabile rapporto; noi abbiamo rasentato con la vertigine
della paura l'abisso d'una fatale rovina; noi abbiamo osato, noi
uomini di questo splendido e babelico secolo, trepidanti e coraggiosi,
battere ancora alla porta, da noi stessi deserta, della casa paterna,
cioè della reviviscenza all'economia del Vangelo, quella della
riconciliazione con l'armonia primaria, con Te, o Dio della
giustizia e della bontà.
Noi lo ricorderemo per sempre: un atto, un patto di religione ha
cercato di ricollegare, con esito positivo, questa nostra vita, così
detta moderna, la nostra vita attuale, storica, civile, qualunque
sia, negatrice, scettica, aberrante, indifferente, ovvero ancora
pia e fedele, con Te, Dio, prima, vera, unica, ineffabile
sorgente della Vita, che non si spegne, e che dovunque risplende.
Tu sei, o Dio, per ogni verso, Necessario. Tu sei oggi nostro,
o Dio, insostituibile, Dio mistero di pace e di beatitudine. Noi
lo confessiamo: noi abbiamo curvato le nostre fronti folli
d'orgoglio, di sufficienza, e d'insipienza, ed abbiamo rigenerato
nella umiltà sincera e sapiente la nostra coscienza davanti alle
esigenze del messaggio del Regno di Dio. La metánoia cristiana,
che al bivio dell'indirizzo direttivo dell'esistenza, guida i passi
dell'uomo nel senso esatto della salvezza, ha determinato la nostra
scelta, che il battesimo, per chi fra noi è cristiano, aveva già
deliberata; ora è confermata; e lo sarà per sempre. Siamo
convertiti cristiani.
Ed è questo il secondo significato che per noi ha assunto l'Anno
Santo: la Fede è la Vita. È la Vita, perché raggiunge Te, o
Dio, sia pure sulla riva-limite della nostra capacità di conoscere e
di amare; Te, oceano dell'Essere, pienezza superante e incombente
d'ogni Esistenza, cielo dell'insondabile profondità, non solo
della terra e del cosmo, ma pari solo a Te stesso, infinito oltre lo
spazio, Padre di tutto quanto esiste. La Vita sei Tu, Dio,
sospeso come una lampada beatificante sulla penombra della nostra
balbettante esperienza, a contatto con il mondo, con la storia, con
la nostra stessa misteriosa solitudine interiore, tanto più bisognosa
di codesta luce sovrana, quanto più vasto e incognito è il panorama
che la scienza e la civiltà aprono al nostro avido e sempre miope
sguardo. Ed anche questo rimarrà. Noi trarremo dalla Fede - di
cui Cristo, Parola del Padre, è sorgente - la luce supplementare
di cui il sapere umano ha bisogno per procedere libero e fidente, nel
suo progrediente cammino, lieto di poter alternare lo studio razionale
e sperimentale, guidato da suoi autonomi principii, con la preghiera,
sì, questo gemito, questo canto dell'anima che li conferma quei
principii, li integra e li sublima.
L'uomo nuovo di questo Anno Santo non dimenticherà dunque la
preghiera, e a questo linguaggio innocente dei figli di Dio,
ricondurrà la infantile memoria; la Chiesa gli sarà coro e maestra.
E dove andremo noi ora nell'ebbrezza di ricuperata e sempre incipiente
beatitudine, di questa pace, ch'è tutta energia ed impulso
all'effusione più prodiga e più fraterna? Comprenderemo noi, o
Cristo, fatto pastore davanti ai nostri passi frettolosi di toccare
fin d'ora, nel periodo così breve e fugace, riservato al nostro
esperimento di tuoi autentici seguaci, una meta degna e concreta,
comprenderemo noi il «segno dei tempi», ch'è l'amore a quel
prossimo, nella cui definizione Tu hai racchiuso ogni uomo, sì,
ogni uomo bisognoso di comprensione, di aiuto, di conforto, di
sacrificio, anche se a noi personalmente ignoto, anche se fastidioso
ed ostile, ma insignito dall'incomparabile dignità di fratello? La
sapienza dell'amore fraterno, la quale ha caratterizzato in virtù ed
in opere, che cristiane sono giustamente qualificate, il cammino
storico della santa Chiesa, esploderà con novella fecondità, con
vittoriosa felicità, con rigenerante socialità.
Non l'odio, non la contesa, non l'avarizia sarà la sua
dialettica, ma l'amore, l'amore generatore d'amore, l'amore
dell'uomo per l'uomo, non per alcun provvisorio ed equivoco
interesse, o per alcuna amara e mal tollerata condiscendenza, ma per
l'amore a Te; a Te, o Cristo scoperto nella sofferenza e nel
bisogno di ogni nostro simile. La civiltà dell'amore prevarrà
nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la
sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana. Così,
così si conclude, o Signore, questo Anno Santo; così o uomini
fratelli riprenda coraggioso e gioioso il nostro cammino nel tempo verso
l'incontro finale, che fin d'ora mette sulle nostre labbra l'estrema
invocazione: Vieni, o Signore Gesù (Apoc. 22, 20).
Buon Natale a tutti!
En tette sainte nuit, Nous souhaitons à tous un bon Noël dans la
joie et la paix du Christ!
As we proclaim to the World the Birth of Jesus Christ the Son of
God, we wish for all of you peace and joy of a blessed Christmas.
Con la alegría y la paz propias de la Nochebuena, deseamos a todos
una santa y feliz Navidad.
In dieser heiligen Christmette wünschen Wir allenfrohe
Weihnachten, gnadenreiche Weihnachten.
Que a graça e a paz do Ano Santo confortem a todos na caminhada da
fé e na convivêcia do amor em Cristo: feliz Natal!
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