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Festività di Maria SS.ma Assunta in Cielo
Giovedì, 15 agosto 1968
Ai figli carissimi, adunati con profondo raccoglimento nel tempio, il
Santo Padre ricorda, anzitutto, che la comune conoscenza è ormai
convalidata dall’incontro nella festività dell’Assunta, il quale si
ripete, per grazia di Dio, ogni anno. È, ora, la sesta volta che
Egli ha la fortuna di salutare, nel giorno tanto solenne per Ia
gloria di Maria, il popolo, la comunità parrocchiale di Castel
Gandolfo.
ANNUALE INCONTRO IN PATERNA CORDIALITÀ
I voti in tale circostanza sono così buoni e pii, che meritano di
venire espressi anche intorno all’altare. Diventano, quindi, sacri
e religiosi, quasi una conversazione svolta dinanzi a Dio e sotto la
sua ispirazione e benedizione. Sono voti che si elevano fino al Cielo
e nel contempo invocano le assistenze del Signore, le grazie di cui
abbiamo bisogno per essere perfetti fedeli, esemplari cristiani,
uomini del nostro tempo tesi a comprendere il punto che oggi
maggiormente richiama il nostro sguardo e il nostro ardente pensiero:
il Cielo.
Orbene, proprio in tale sublime splendore contempliamo Maria assurta
all’apice del suo trionfo. E come di una persona collocata in alto
possiamo osservare, nel modo più degno, ogni particolare della
entità, - al contrario di quando è in mezzo alla folla, allorché
è arduo intravedere anche solo qualche aspetto di essa, - così di
Maria, posta in alto, vicino a Gesù, presso il trono di Dio,
riusciamo a percepire tutto il fulgore e il materno incanto.
Nell’odierna solennità noi celebriamo la incomparabile gloria della
Madonna. Abbiamo rievocato, durante l’anno, le fasi della sua
esistenza terrena, i misteri, gli avvenimenti, che fanno scintillare
questa singolarissima vita di tante meraviglie e soavità, per cui è
agevole la preghiera, il ringraziamento, la lode. Oggi è un
compendio d’insieme: e noi vorremmo restare con lo sguardo e l’animo
sospesi in una ammirazione, per tutti consolatrice, inebriante.
È gaudio intenso scambiarsi i saluti alla sua presenza gloriosa. Il
Papa, quindi, si rallegra con l’intera popolazione che Lo ascolta,
lieto di sentirsi, almeno una volta all’anno, come partecipe di
eletta famiglia parrocchiale. Esprime, perciò, intenso
compiacimento per la vita religiosa a Castello - rivolge un encomio al
Parroco zelante ed a quanti lo aiutano - la quale si desume da vari
elementi positivi, con vero rigoglio di spiritualità.
Vengono spontanei, a questo punto, gli speciali saluti: al Signor
Sindaco; a Monsignore Vescovo di Albano, che ha la bontà di
associarsi alla celebrazione; ai villeggianti; alla popolazione
permanente; al Direttore delle Ville Pontificie.
MARIA AL VERTICE DELLA COSTITUZIONE
DOGMATICA «LUMEN GENTIUM»
E adesso una domanda: qual è il motivo del devoto convegno che noi,
cercando di elevarci a superiori sentimenti, desideriamo conoscere?
Fissando la mente ed il cuore in Maria SS.ma Assunta in Cielo,
una considerazione immediata richiama il nostro intelletto. È quella
stessa notata dal Concilio, nella sua apologia, nello splendido
capitolo della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, «Lumen
gentium», là dove la Madonna è collocata, nel tratto conclusivo
del Documento, come al sommo vertice di tutta la dottrina sulla
Chiesa. Maria, dice il Concilio, è il Tipo, cioè l’ideale,
l’esempio, il modello della Chiesa.
«La Chiesa - si legge nella ricordata Costituzione Dogmatica sulla
Chiesa (cap. III, n. 65) - pensando a Lei con pietà
filiale e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con
venerazione penetra più profondamente nell’altissimo mistero
dell’Incarnazione e si va ognor più conformando col suo Sposo.
Maria, infatti, la quale, per la sua intima partecipazione alla
storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi
dati della. fede, mentre viene predicata e onorata, chiama i credenti
al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre. A sua
volta la Chiesa, mentre persegue la gloria di Cristo, diventa più
simile alla sua eccelsa Figura (Typus), progredendo continuamente
nella fede, speranza e carità e in ogni cosa cercando e seguendo la
divina volontà. Onde anche nella sua opera apostolica la Chiesa
giustamente guarda a Colei, che generò Cristo, concepito appunto
dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche
nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine infatti
nella sua vita fu modello di quell’amore materno, del quale devono
essere animati tutti quelli, che nella missione apostolica della
Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini».
CAPIRE LA SUBLIME INCOMPARABILE
SANTITÀ
Delle medesime verità s’era dato poco prima l’annunzio: «La
Beata Vergine, per il dono e ufficio della divina maternità che la
unisce col Figlio Redentore, e per le sue singolari grazie e
funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa: la Madre di
Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio,
nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione
con Cristo» (ibid. n. 63).
La Madonna rappresenta, dunque, l’ideale a cui deve dirigersi il
nostro pensiero, la nostra devozione, e, inoltre, la nostra volontà
di ricevere misericordiosi doni da Lei.
Che cosa chiediamo alla Madonna? La grazia di farci capire la sua
sublime santità, i privilegi dei quali Iddio l’ha insignita, la sua
esperienza nella storia evangelica; e di potere noi stessi, in qualche
modo, imitare, assorbire una piccola parte di tanta ricchezza.
Vorremmo, in una parola, che questo suo lume si riflettesse sopra di
noi; fosse, cioè, esempio per la Chiesa, che siamo noi.
Tutto ciò può attuarsi con due ordini di considerazioni.
Anzitutto, la Madonna è l’esempio della Chiesa, perché tutto
quanto di bene fiorisce nella Chiesa è riassunto in Maria: e in Lei
si trova con pienezza di grazia e perfezione. La Madonna racchiude in
Sé tutta la santità, tutta la bellezza, tutta la provvidenza che
noi, studiando la Chiesa, troveremo diffusa in questa prodigiosa
istituzione che il Signore ha voluto perché fosse continuata la sua
opera redentrice. Ciò che si chiama il Mistero, vale a dire il
disegno, il piano di Dio, l’idea che il Signore ha avuto della
nostra salvezza, si trova, al suo grado principale, superiore,
concreto, in Maria SS.ma.
Che cosa, infatti, compie la Chiesa sull’esempio della Madonna?
Che cosa ha fatto la Madonna? Ha generato Cristo; ha dato Cristo
al mondo. E che cosa deve effettuare la Chiesa? Essa deve e vuole
generare nuovi cristiani e rendere gli uomini, veramente, altrettanti
figli e fratelli di Cristo. Quel che la Chiesa opera in ciascun
uomo, la Madonna ha compiuto nel suo Figliuolo. E noi chiamiamo
Madre la Chiesa proprio perché essa ci genera nell’ordine
soprannaturale - e lo asseriscono con avvincente slancio i Santi -
nello stesso modo con cui Maria ha generato Cristo Signore.
L’UNIONE DI MARIA E DELLA CHIESA A
CRISTO
La Madonna fu Madre e Vergine. Anche la Chiesa è la Madre, che
genera tutti noi non per virtù umana, ma per alto dono dello Spirito
Santo; e, si direbbe, con una verginità di ministero.
Ancora: possiamo considerare in quale modo la Chiesa è unita a
Cristo. Lo è, deve esserlo come la Madonna fu unita a Gesù.
Ella, la Tutta Santa, non ebbe che un ideale, un amore, un
disegno: l’intera sua vita si riassume nel devoto ossequio e nella
illimitata consacrazione a Gesù. Del pari va detto della Chiesa,
la quale non ha altro scopo, altro amore, né diversa finalità o
differente programma se non di portare Cristo al mondo.
Il raffronto potrebbe continuare: ma è tutto spiegato ricordando che
la Vergine SS.ma dal suo posto, accanto al Cuore del Salvatore
dove si trova nel Cielo, effonde sopra di noi una luce di esempio.
Esso compendia il nostro vivere cristiano e ci fa pensare a tanta
Madre come alla bellezza che deve essere sempre davanti a noi. I
misteri della vita della Madonna diventano i misteri della nostra vita
quando noi condividiamo quella della Chiesa. Se veramente siamo
fedeli alla Chiesa, otteniamo in noi qualche cosa .della bellezza e
della missione di Maria SS.ma.
«BEATA, QUAE CREDIDISTI»
Per un altro verso, poi, la Madonna è il nostro «Typus», il
nostro modello. Per le sue virtù, per l’esperienza che ci dà il
suo cammino evangelico su questa terra. Basta guardare un po’ con la
lente, non d’ingrandimento, ma di precisione della pietà cristiana,
le poche eppur mirabili cose che il Vangelo ci ricorda della Madre di
Gesù. Vediamo in Lei ogni perfezione, a cominciare dalla sua
umiltà, che sente le distanze immense, invalicabili, tra Dio e
l’uomo. «Magnificat anima mea Dominum . . .». Perché ha
guardato la piccolezza della sua ancella, il Signore ha fatto di me
molte e grandi cose! Questa impostazione - che potrebbe dirsi
filosofica - del nostro presentarci a Dio è insegnata da Maria con
semplicità, padronanza e superamento, in grado meraviglioso, delle
cose e vicende materiali.
Noi vediamo nella Madonna, una purezza senza confronto. Quale
sublime candore! Il mondo ha perduto il concetto di una immacolata
concezione, perché gli uomini recano in sé lo squilibrio, la
disfunzione, la disarmonia del peccato originale. Invece quale
stupenda realtà quella d’una creatura che conserva la bellezza
primigenia, data dal Signore all’uomo, allorché lo ha creato a sua
immagine e somiglianza. Che armonia, che limpidezza e poesia in
Maria, nella quale spirito e natura, istinti e facoltà, tutti gli
elementi convergono ad un equilibrio di perfezione: riflesso evidente
di Dio. La SS.ma Vergine in tutte le sue manifestazioni ci
dimostra le virtù, che noi cerchiamo faticosamente di acquisire ed
esercitare, mentre in Lei si manifestano in grado perfetto. La
povertà, l’obbedienza, la dolcezza, la mansuetudine, soprattutto
la carità: a cui va aggiunta un’altra dote singolare della Madonna,
su cui insiste il Concilio: la Fede.
Ha creduto. «Beata, quae credidisti . . .» le dice
Elisabetta, salutandola. O Te beata, che hai creduto, che hai
accettato il volere dell’Onnipotente. La tua anima ha aderito alla
sua parola. La realtà che il Signore ha stabilito d’introdurre nel
mondo Tu l’hai accolta; Tu sei stata fedele!
Ecco la lezione senza fine offertaci dalla Madre di Dio.
Perciò, mentre celebriamo la sua gloria, cercheremo di avvicinare
l’eccelso modello alla nostra esperienza d’ogni giorno. Anche coloro
che si atteggiano a spregiudicati e secolarizzati, avvertono la
nostalgia di una bellezza ideale, specie dopo le delusioni di taluni
idoli, addotti quali capolavori, mentre sono miserevoli fantasmi.
Giornali, libri, letteratura, spettacoli ne sono pieni. Occorre,
allora, sollevare in alto gli occhi, come sempre il popolo cristiano
ha fatto; cercare la Madonna; e da Lei attingere la lezione della
vita.
Maria SS.ma è nostra Madre e nostra Maestra: ci insegna come
dobbiamo vivere. Se, nelle nostre contingenze e traversie, noi
guardiamo a Maria, immediatamente sentiamo una provvida ispirazione:
sii paziente, buono, caritatevole; comportati così; soffri
volentieri; presenta le tue pene al Signore come io le ho offerte.
Spera sempre; ama sempre; dà alla tua vita il significato autentico
d’essere dedicata a Cristo e di ricevere da Lui la salvezza.
ELLA CI AIUTA ED ISPIRA; CI GUIDA E
PROTEGGE
Sono tutte lezioni, queste, tosi elementari che nessuno può
ignorarle. Tutti siamo in grado di accoglierle, purché coltiviamo un
po’ di devozione sincera verso la Vergine Immacolata.
Ed oggi che la contempliamo tanto alta, come lontana da noi, sentiamo
invece che proprio questa luce benigna, da Lei effusa, ci soccorre
per avvicinarla. La Madonna non è soltanto Madre e Regina nostra:
è sorella, è compagna; è stata anch’Ella cittadina di questa
terra; ha percorso i nostri stessi sentieri e, più di tutti, conosce
la gravità, la pesantezza della esistenza della vasta famiglia umana,
colpita da tanti malanni, e destinata alla penitenza, al dolore
santificante, alla speranza che deve quasi liberare dalie cose
esteriori, affinché vengano amate quelle supreme.
Il Santo Padre augura ai diletti figli che Lo ascoltano che essi
abbiano una vera devozione alla Madonna, e che sempre La pensino con
un premuroso intento: che cosa farebbe Maria; che cosa Ella mi
insegna e proietta sulla mia vita? Vedremo, allora, una sconfinata
luce di bontà, di fiducia e gioia guidare tutti i nostri passi.
Ognuno provi a ripetere con tali sentimenti la «Salve, Regina . .
.» e a soffermarsi alla prece che completa il fiducioso appello:
«Vita, dulcedo et spes nostra, salve». O Maria, virtù,
dolcezza, speranza nostra, noi ti salutiamo.
Abbiate - conclude Sua Santità - nel cuore e nell’animo questi
sentimenti; e troverete elevata, purificata, resa cristiana la vostra
vita, come paternamente vi auguriamo: adesso celebrando per voi la
Santa Messa, e poi confermando i Nostri voti con la Benedizione
Apostolica.
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