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Venerdì, 14 febbraio 1969
Oggi si compiono undici secoli dalla morte di San Cirillo, apostolo
dei popoli slavi.
In questo sacro momento della concelebrazione, siamo intimamente lieti
e commossi di vedere qui, stretti attorno all’altare del Sacrificio
di Cristo, presso la tomba venerata del Principe degli Apostoli,
un’eletta rappresentanza di quei popoli, venuti per ricordare quella
data. E nel porgervi il Nostro saluto, non possiamo non pensare che
sono con voi tutte le genti slave, a Noi tanto dilette; sappiamo che
il loro cuore e il loro pensiero si rivolgono qui, dalle loro distese
regioni sconfinate e lontane; sono qui idealmente raccolte, per
cogliere insieme con voi il significato e il valore di quella grande
figura, che, insieme col fratello Metodio, è rimasta come
l’ideale, l’emblema, il simbolo della spiritualità e del genio
slavo.
A voi e a loro, pertanto, Noi oggi Ci rivolgiamo: e nel riandare
le tappe di una vita, che fu singolarmente feconda, Noi siamo certi
di intrecciare un fraterno colloquio che non vorrebbe fermarsi più.
Come tutti sapete, egli nacque nell’anno 827 a Salonicco
nell’impero bizantino e al battesimo ricevette il nome di Costantino.
Però, prima di ‘morire a Roma, con la professione monastica,
prese il nome di Cirillo, con il quale passò alla storia e
nell’elenco dei Santi sia della Chiesa occidentale, sia di quella
orientale.
Costantino-Cirillo, dotato di grande ingegno, acquistò profonda
cultura profana e sacra durante i suoi studi a Costantinopoli, così
che si meritò il soprannome di «Filosofo». Rifiutò le dignità e
gli uffici profani offertigli dall’imperatore, ma accettò gli ordini
sacri e l’ufficio di bibliotecario patriarcale prima e poi la cattedra
di filosofia cristiana allo studio generale imperiale. Gli fu allora
affidata anche una importante missione diplomatico-religiosa. Egli
accompagnò in qualità di teologo-consigliere il legato imperiale
inviato alla corte del califfo in Mesopotamia.
AMMIREVOLE VITA DI PREGHIERA E DI
STUDIO
I turbolenti avvenimenti politici alla corte di Bisanzio indussero
Cirillo a ritirarsi dall’insegnamento pubblico per raggiungere il suo
fratello Metodio nel Monastero dell’Olimpo sulla riva asiatica del
Bosforo, dove si dedicò alla vita di preghiera e di studio. Qui lo
raggiunse un altro incarico imperiale, - la missione
religioso-diplomatica presso i Chazari al Mare Caspio. Rientrando
da questa missione Cirillo portò con sé a Costantinopoli le reliquie
di S. Clemente papa e martire, che egli scoprì in Crimea nel luogo
indicato dalla tradizione locale.
Dopo breve tempo arrivarono a Costantinopoli gli inviati del principe
Rostislavo, sovrano della Grande Moravia. Egli chiedeva un maestro
che conoscesse bene la lingua slava, affinché provvedesse alla più
completa istruzione religiosa dei suoi sudditi, già in buona parte
cristiani come il principe stesso. La scelta imperiale cadde anche
questa volta su Cirillo, già esperto in simili missioni. Cirillo,
prima di partire, compose il nuovo alfabeto per la lingua slava e
incominciò la traduzione del Vangelo. In tal modo egli diede inizio
alla letteratura slava scritta. Poi Cirillo, insieme col fratello
Metodio e con un gruppo di discepoli di origine slava o per lo meno
pratici della lingua slava, lasciò Costantinopoli e si diresse in
Moravia, portando con sé anche le reliquie di San Clemente. In
Moravia Cirillo e Metodio continuarono la traduzione in slavo della
Sacra Scrittura e dei libri liturgici e istruirono nelle lettere e
nella religione numerosi giovani affidati loro dal principe. L’uso
della lingua del popolo non solo nella predicazione, ma anche nella
liturgia, fu il segreto del grande successo dell’opera missionaria di
Cirillo, che la continuò per tre anni e mezzo circa. Poi, preso
con sé un gruppo dei migliori discepoli giudicati degni degli ordini
sacri, parti col fratello Metodio per Roma, rispondendo all’invito
giuntogli dal Pontefice Romano. Alle porte di Roma questi
pellegrini furono accolti da una processione del clero e del popolo
guidata personalmente dal Papa Adriano II, perché portavano con
sé le reliquie di San Clemente. Il Papa poi ricevette Cirillo e i
suoi collaboratori in udienza solenne nella basilica di Santa Maria
Maggiore ed approvò i libri liturgici nella lingua slava. Alcuni
discepoli di Cirillo ricevettero gli ordini sacri e celebrarono la
Messa e il divino Ufficio in slavo nelle principali chiese romane.
INSEGNAMENTI SEMPRE VALIDI DI PERFETTA
VERITÀ
Il soggiorno romano della missione morava fu rattristato dalla grave
malattia di Cirillo, il quale scongiurò il fratello Metodio di non
abbandonare la missione morava per l’amore della vita monastica.
Prima di spirare Cirillo pregò: «Signore mio Dio, ascolta la mia
preghiera e custodisci il tuo gregge fedele, al quale avevi preposto
me, tuo servo inutile e indegno. Fa’ crescere la tua Chiesa in
numero, mantieni tutti uniti e fa’ il popolo concorde nella
confessione della tua vera fede ed inspira nei loro cuori il verbo del
tuo insegnamento». E, così pregando, Cirillo rese lo spirito il
14 febbraio 869, in età di 42 anni. Il fratello Metodio
voleva trasportare la salma di Cirillo in patria, secondo il desiderio
della loro madre; ma, poi, cedette alle insistenze del Papa e del
clero romano e così Cirillo fu sepolto nella basilica di San
Clemente, di cui egli aveva portato le reliquie a Roma.
La vita e l’opera di San Cirillo è feconda di insigni meriti, dai
quali scaturiscono esempi e insegnamenti validi ancora oggi.
Il primo grande merito di San Cirillo è indubbiamente il fatto che
egli abbia inventato un alfabeto per la lingua slava e abbia cominciato
la versione della Sacra Scrittura e della liturgia in slavo. Con
questo egli pose l’inizio della letteratura scritta dei popoli slavi.
Certamente la sua intenzione era di diffondere in primo luogo il
cristianesimo. Ma con la cultura religiosa erano allora strettamente
legati anche la cultura e il progresso civile. I meriti del
cristianesimo per il progresso culturale e civile dei popoli slavi sono
chiaramente dimostrati dalle opere letterarie, dai monumenti d’arte e
dalla loro storia. Tanti degni vescovi e sacerdoti, ispirandosi
all’opera religiosa e culturale di San Cirillo, hanno guidato i
popoli slavi nelle ore difficili della loro storia, hanno risvegliato e
mantenuto nel popolo la coscienza nazionale. Il dovere di voi tutti,
eredi spirituali di San Cirillo, è di rimanere fedeli al carattere
cristiano della vita culturale e sociale dei popoli slavi, difendendolo
e sviluppandolo con tutte le vostre forze buone ed oneste.
LA LITURGIA IN LINGUA PALEOSLAVA
Un altro merito insigne di San Cirillo fu quello di aver iniziato la
liturgia sia bizantina che romana in lingua slava, perché voleva la
partecipazione consapevole del popolo al culto divino. Questa sua
opera liturgica sopravvisse fino ad oggi, specialmente in rito
bizantino-slavo. Anche se attraverso i secoli si sono sviluppate le
differenti lingue parlate dai singoli popoli slavi, la loro
terminologia religiosa tuttavia mostra anche oggi i chiari segni della
derivazione dalla lingua liturgica cirilliana. Il Concilio Vaticano
II, nel suo aggiornamento liturgico e pastorale, ha disposto che il
culto divino sia celebrato nella lingua propria di ciascun popolo.
Così ha confermato il principio tanto difeso da San Cirillo.
Perciò diffondendo oggi la lettura delle Sacre Scritture e la
celebrazione delle sacre funzioni anche nella lingua propria di ciascuno
dei vostri popoli, non fate che continuare l’opera iniziata da San
Cirillo. San Cirillo con grande sollecitudine educava e istruiva i
giovani, futuri collaboratori e continuatori della sua opera. I
migliori di essi condusse con sé a Roma, affinché questo soggiorno
nel centro. della cristianità coronasse la loro preparazione al
sacerdozio. Anche oggi la conveniente preparazione dei futuri
sacerdoti è di massima importanza per la conservazione e lo sviluppo
dell’eredità spirituale di San Cirillo presso, i vostri popoli.
In modo particolare a questo , contribuirà il soggiorno dei giovani
chierici nei collegi ecclesiastici che le vostre nazioni hanno a Roma.
Qui nel centro della cattolicità insieme con lo studio delle scienze
sacre essi consolideranno il loro attaccamento al supremo magistero
della cattedra di San Pietro.
AMORE PER LA CHIESA: GLORIOSA
TRADIZIONE
L’amore della Chiesa universale di Cristo, che abbraccia tutti i
popoli sotto la guida del Pontefice Romano, era il fulcro dell’opera
e degli insegnamenti di San Cirillo. Egli dedicò le proprie energie
intellettuali e fisiche alla diffusione del cristianesimo presso i
popoli slavi, allora ben inferiori ‘a Bisanzio culturalmente e
socialmente. Egli rispettava le loro particolarità etniche, li
stimava tutti uguali in Cristo e così cercava di inserirli nel seno
della Chiesa universale. Proprio ai suoi tempi venne in grave crisi
la comunione della Chiesa bizantina con la Sede Apostolica Romana.
In questi frangenti difficili della storia della Chiesa, San
Cirillo, nonostante il suo patriottismo bizantino e le sue amicizie
personali, seguì la via giusta sia nella dottrina sia nella prassi.
Egli professò sempre il primato del Pontefice Romano e sottopose al
giudizio della Sede Apostolica le sue innovazioni liturgiche, la sua
opera letteraria, i problemi della sua attività missionaria. Anche
in questo San Cirillo sia di esempio a voi. Solo nella comunione con
la Sede Apostolica potrete trovare la giusta soluzione dei vostri
problemi religiosi. Strettamente uniti al Successore di Pietro
potrete aprirvi sempre più al sano ecumenismo ecclesiale verso i vostri
fratelli separati, come avete fatto già in passato. Nello spirito di
San Cirillo avete celebrato i Congressi di Velehrad, nell’amore e
rispetto dei fratelli separati fu fondato e operò l’Apostolato dei
Santi Cirillo e Metodio. Continuate secondo le vostre forze questa
gloriosa tradizione.
Il vostro grande Apostolo S. Cirillo riposa ora in una basilica
romana accanto al Papa e Martire San Clemente. Così anche voi
siate fedeli agli esempi ed insegnamenti di San Cirillo e siate anche
sempre fiduciosamente custodi della comunione con i Pontefici Romani.
In tal modo per l’intercessione dei Santi Clemente, Cirillo e
Metodio Dio proteggerà sempre i vostri popoli, farà fiorire nelle
vostre patrie la vita cristiana e con essa la vera pace di Cristo.
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