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Domenica, 25 ottobre l970
We extend Our greeting first of all to Our venerable brother
Cardinal John Carmel Heenan, Archbishop of Westminster, who is
present here today. Together with him We greet Our brother bishops
of England and Wales and of all the other countries, those who have
come here for this great ceremony. We extend Our greeting also to the
English priests, religious, students and faithful. We are filled
with joy and happiness to have them near Us today; for us-they
represent all English Catholics scattered throughout the world.
Thanks to them we are celebrating Christ’s glory made manifest in the
holy Martyrs, whom We have just canonized, with such keen and
brotherly feelings that We are able to experience in a very special
spiritual way the mystery of the oneness and love of .the Church. We
offer you our greetings, brothers, sons and daughters; We thank you
and We bless you.
While We are particularly pleased to note the presence of the official
representative of the Archbishop of Canterbury, the Reverend Doctor
Harry Smythe, We also extend Our respectful and affectionate
greeting to all the members of the Anglican Church who have likewise
come to take part in this ceremony. We indeed feel very close to
them. We would like them to read in Our heart the humility, the
gratitude and the hope with which We welcome them. We wish also to
greet the authorities and those personages who have come here to
represent Great Britain, and together with them all the other
representatives of other countries and other religions. With all Our
heart We welcome them, as we celebrate the freedom and the fortitude
of men who had, at the same time, spiritual faith and loyal respect
for the sovereignty of civil society.
STORICO EVENTO PER LA CHIESA
UNIVERSALE
La solenne canonizzazione dei 40 Martiri dell’Inghilterra e del
Galles da Noi or ora compiuta, ci offre la gradita opportunità di
parlarvi, seppur brevemente, sul significato della loro esistenza e
sulla importanza the la loro vita e la loro morte hanno avuto e
continuano ad avere non solo per la Chiesa in Inghilterra e nel
Galles, ma anche per la Chiesa Universale, per ciascuno di noi, e
per ogni uomo di buona volontà.
Il nostro tempo ha bisogno di Santi, e in special modo dell’esempio
di coloro che hanno dato il supremo testimonio del loro amore per
Cristo e la sua Chiesa: «nessuno ha un amore più grande di colui
che dà la vita per i propri amici» (Io. l5, l3). Queste
parole del Divino Maestro, che si riferiscono in prima istanza al
sacrificio che Egli stesso compì sulla croce offrendosi per la
salvezza di tutta l’umanità, valgono pure per la grande ed eletta
schiera dei martiri di tutti i tempi, dalle prime persecuzioni della
Chiesa nascente fino a quelle – forse più nascoste ma non meno
crudeli - dei nostri giorni. La Chiesa di Cristo è nata dal
sacrificio di Cristo sulla Croce ed essa continua a crescere e
svilupparsi in virtù dell’amore eroico dei suoi figli più autentici.
«Semen est sanguis christianorum» (TERTULL., Apologet.,
50; PL l, 534). Come l’effusione del sangue di Cristo,
così l’oblazione che i martiri fanno della loro vita diventa in virtù
della loro unione col Sacrificio di Cristo una sorgente di vita e di
fertilità spirituale per la Chiesa e per il mondo intero. «Perciò
- ci ricorda la Costituzione Lumen gentium (Lumen gentium, 42)
– il martirio, col quale il discepolo è reso simile al Maestro che
liberamente accetta la morte per la salute del mondo, e a Lui si
conforma nell’effusione del sangue, è stimato dalla Chiesa dono
insigne e suprema prova di carità».
Molto si è detto e si è scritto su quell’essere misterioso che è
l’uomo : sulle risorse del suo ingegno, capace di penetrare nei
segreti dell’universo e di assoggettare le cose materiali utilizzandole
ai suoi scopi; sulla grandezza dello spirito umano che si manifesta
nelle ammirevoli opere della scienza e dell’arte; sulla sua nobiltà e
la sua debolezza; sui suoi trionfi e le sue miserie. Ma ciò che
caratterizza l’uomo, ciò che vi è di più intimo nel suo essere e
nella sua personalità, è la capacità di amare, di amare fino in
fondo, di donarsi con quell’amore che è più forte della morte e che
si prolunga nell’eternità.
IL SACRIFICIO NELL’AMORE PIÙ ALTO
Il martirio dei cristiani è l’espressione ed il segno più sublime di
questo amore, non solo perché il martire rimane fedele al suo amore
fino all’effusione del proprio sangue, ma anche perché questo
sacrificio viene compiuto per l’amore più alto e nobile che possa
esistere, ossia per amore di Colui che ci ha creati e redenti, che ci
ama come Egli solo sa amare, e attende da noi una risposta di totale e
incondizionata donazione, cioè un amore degno del nostro Dio.
Nella sua lunga e gloriosa storia, la Gran Bretagna, isola di
santi, ha dato al mondo molti uomini e donne che hanno amato Dio con
questo amore schietto e leale: per questo siamo lieti di aver potuto
annoverare oggi 40 altri figli di questa nobile terra fra coloro che
la Chiesa pubblicamente riconosce come Santi, proponendoli con ciò
alla venerazione dei suoi fedeli, e perché questi ritraggano dalle
loro esistenze un vivido esempio.
A chi legge commosso ed ammirato gli atti del loro martirio, risulta
chiaro, vorremmo dire evidente, che essi sono i degni emuli dei più
grandi martiri dei tempi passati, a motivo della grande umiltà,
intrepidità, semplicità e serenità, con le quali essi accettarono
la loro sentenza e la loro morte, anzi, più ancora con un gaudio
spirituale e con una carità ammirevole e radiosa.
È proprio questo atteggiamento profondo e spirituale che accomuna ed
unisce questi uomini e donne, i quali d’altronde erano molto diversi
fra loro per tutto ciò che può differenziare un gruppo così folto di
persone, ossia l’età e il sesso, la cultura e l’educazione, lo
stato e condizione sociale di vita, il carattere e il temperamento, le
disposizioni naturali e soprannaturali, le esterne circostanze della
loro esistenza. Abbiamo infatti fra i 40 Santi Martiri dei
sacerdoti secolari e regolari, abbiamo dei religiosi di vari Ordini e
di rango diverso, abbiamo dei laici, uomini di nobilissima discendenza
come pure di condizione modesta, abbiamo delle donne che erano sposate
e madri di famiglia: ciò che li unisce tutti è quell’atteggiamento
interiore di fedeltà inconcussa alla chiamata di Dio che chiese a
loro, come risposta di amore, il sacrificio della vita stessa.
E la risposta dei martiri fu unanime: «Non posso fare a meno di
ripetervi che muoio per Dio e a motivo della mia religione; - così
diceva il Santo Philip Evans - e mi ritengo così felice che se mai
potessi avere molte altre vite, sarei dispostissimo a sacrificarle
tutte per una causa tanto nobile».
LEALTÀ E FEDELTÀ
E, come d’altronde numerosi altri, il Santo Philip Howard conte
di Arundel asseriva egli pure: «Mi rincresce di avere soltanto una
vita da offrire per questa nobile causa». E la Santa Margaret
Clitherow con una commovente semplicità espresse sinteticamente il
senso della sua vita e della sua morte: «Muoio per amore del mio
Signore Gesù». « Che piccola cosa è questa, se confrontata con
la morte ben più crudele che Cristo ha sofferto per me », così
esclamava il Santo Alban Roe.
Come molti loro connazionali che morirono in circostanze analoghe,
questi quaranta uomini e donne dell’Inghilterra e del Galles volevano
essere e furono fino in fondo leali verso la loro patria che essi
amavano con tutto il cuore; essi volevano essere e furono di fatto
fedeli sudditi del potere reale che tutti - senza eccezione alcuna -
riconobbero, fino alla loro morte, come legittimo in tutto ciò che
appartiene all’ordine civile e politico. Ma fu proprio questo il
dramma dell’esistenza di questi Martiri, e cioè che la loro onesta e
sincera lealtà verso l’autorità civile venne a trovarsi in contrasto
con la fedeltà verso Dio e con ciò che, secondo i dettami della loro
coscienza illuminata dalla fede cattolica, sapevano coinvolgere le
verità rivelate, specialmente sulla S. Eucaristia e sulle
inalienabili prerogative del successore di Pietro, che, per volere di
Dio, è il Pastore universale della Chiesa di Cristo. Posti
dinanzi alla scelta di rimanere saldi nella loro fede e quindi di morire
per essa, ovvero di aver salva la vita rinnegando la prima, essi,
senza un attimo di esitazione, e con una forza veramente
soprannaturale, si schierarono dalla parte di Dio e gioiosamente
affrontarono il martirio. Ma talmente grande era il loro spirito,
talmente nobili erano i loro sentimenti, talmente cristiana era
l’ispirazione della loro esistenza, che molti di essi morirono
pregando per la loro patria tanto amata, per il Re o per la Regina,
e persino per coloro che erano stati i diretti responsabili della loro
cattura, dei loro tormenti, e delle circostanze ignominiose della loro
morte atroce.
Le ultime parole e l’ultima preghiera del Santo John Plessington
furono appunto queste: «Dio benedica il Re e la sua famiglia e
voglia concedere a Sua Maestà un prospero regno in questa vita e una
corona di gloria nell’altra. Dio conceda pace ai suoi sudditi
consentendo loro di vivere e di morire nella vera fede, nella speranza
e nella carità».
«POSSANO TUTTI OTTENERE LA SALVEZZA»
Così il Santo Alban Roe, poco prima dell’impiccagione, pregò:
«Perdona, o mio Dio, le mie innumerevoli offese, come io perdono i
miei persecutori», e, come lui, il Santo Thomas Garnet che -
dopo aver singolarmente nominato e perdonato coloro che lo avevano
tradito, arrestato e condannato - supplicò Dio dicendo: «Possano
tutti ottenere la salvezza e con me raggiungere il cielo».
Leggendo gli atti del loro martirio e meditando il ricco materiale
raccolto con tanta cura sulle circostanze storiche della loro vita e del
loro martirio, rimaniamo colpiti soprattutto da ciò che
inequivocabilmente e luminosamente rifulge nella loro esistenza; esso,
per la sua stessa natura, è tale da trascendere i secoli, e quindi da
rimanere sempre pienamente attuale e, specie ai nostri giorni, di
importanza capitale. Ci riferiamo al fatto che questi eroici figli e
figlie dell’Inghilterra e del Galles presero la loro fede veramente
sul serio: ciò significa che essi l’accettarono come l’unica norma
della loro vita e di tutta la loro condotta, ritraendone una grande
serenità ed una profonda gioia spirituale. Con una freschezza e
spontaneità non priva di quel prezioso dono che è l’umore tipicamente
proprio della loro gente, con un attaccamento al loro dovere schivo da
ogni ostentazione, e con la schiettezza tipica di coloro che vivono con
convinzioni profonde e ben radicate, questi Santi Martiri sono un
esempio raggiante del cristiano che veramente vive la sua consacrazione
battesimale, cresce in quella vita che nel sacramento dell’iniziazione
gli è stata data e che quello della confermazione ha rinvigorito, in
modo tale che la religione non è per lui un fattore marginale, bensì
l’essenza stessa di tutto il suo essere ed agire, facendo sì che la
carità divina diviene la forza ispiratrice, fattiva ed operante di una
esistenza, tutta protesa verso l’unione di amore con Dio e con tutti
gli uomini di buona volontà, che troverà la sua pienezza
nell’eternità.
La Chiesa e il mondo di oggi hanno sommamente bisogno di tali uomini e
donne, di ogni condizione me stato di vita, sacerdoti, religiosi e
laici, perché solo persone di tale statura e di tale santità saranno
capaci di cambiare il nostro mondo tormentato e di ridargli, insieme
alla pace, quell’orientamento spirituale e veramente cristiano a cui
ogni uomo intimamente anela - anche talvolta senza esserne conscio - e
di cui tutti abbiamo tanto bisogno.
Salga a Dio la nostra gratitudine per aver voluto, nella sua provvida
bontà, suscitare questi Santi Martiri, l’operosità e il
sacrificio dei quali hanno contribuito alla conservazione della fede
cattolica nell’Inghilterra e nel Galles.
Continui il Signore a suscitare nella Chiesa dei laici, religiosi e
sacerdoti che siano degni emuli di questi araldi della fede.
Voglia Dio, nel suo amore, che anche oggi fioriscano e si sviluppino
dei centri di studio, di formazione e di preghiera, atti, nelle
condizioni di oggi, a preparare dei santi sacerdoti e missionari quali
furono, in quei tempi, i Venerabili Collegi di Roma e Valladolid e
i gloriosi Seminari di St. Omer e Douai, dalle file dei quali
uscirono appunto molti dei Quaranta Martiri, perché come uno di
essi, una grande personalità, il Santo Edmondo Campion, diceva:
«Questa Chiesa non si indebolirà mai fino a quando vi saranno
sacerdoti e pastori ad attendere al loro gregge».
Voglia il Signore concederci la grazia che in questi tempi di
indifferentismo religioso e di materialismo teorico e pratico sempre
più imperversante, l’esempio e la intercessione dei Santi Quaranta
Martiri ci confortino nella fede, rinsaldino il nostro autentico amore
per Dio, per la sua Chiesa e per gli uomini tutti.
PER L’UNITA DEI CRISTIANI
May the blood of these Martyrs be able to heal the great wound
inflicted upon God’s Church by reason of the separation of the
Anglican Church from the Catholic Church. Is it not one-these
Martyrs say to us-the Church founded by Christ? Is not this their
witness? Their devotion to their nation gives us the assurance that on
the day when-God willing-the unity of the faith and of Christian
life is restored, no offence will be inflicted on the honour and
sovereignty of a great country such as England. There will be no
seeking to lessen the legitimate prestige and the worthy patrimony of
piety and usage proper to the Anglican Church when the Roman
Catholic Church-this humble “Servant of the Servants of God”-
is able to embrace her ever beloved Sister in the one authentic
communion of the family of Christ: a communion of origin and of
faith, a communion of priesthood and of rule, a communion of the
Saints in the freedom and love of the Spirit of Jesus.
Perhaps We shall have to go on, waiting and watching in prayer, in
order to deserve that blessed day. But already We are strengthened in
this hope by the heavenly friendship of the Forty Martyrs of England
and Wales who are canonized today. Amen.
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