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Domenica, 24 ottobre 1971
Fratelli!
Oggi, Giornata Missionaria, risuona in questa Basilica, dedicata
alla tomba dell’Apostolo Pietro, e risuona in tutta la Chiesa in
comunione con lui, la voce di Cristo Signore risorto, la parola
conclusiva del suo Vangelo, così: «Ogni potere è stato dato a me
in cielo e in terra. Andate dunque, ammaestrate tutte le genti,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro a osservare tutto quanto Io vi ho comandato.
Ed ecco Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo»
(Matth. 28, 18 ss.).
Questa, sembra a Noi, non solo la conclusione, ma altresì la
sintesi del disegno divino nella storia dell’umanità: il Verbo di
Dio si è fatto uomo, ha vissuto sulla terra, ha parlato con il fatto
stesso della sua presenza nel tempo e nel mondo, con segni miracolosi a
suffragio dell’opera sua e specialmente della sua Parola, espressione
esteriore e sensibile della sua interiore Verità, della sua
Persona, del suo mistero umano-divino di permanenza nei secoli
(Matth. 24, 35) e di comunicazione agli uomini (Cfr. Bar.
3, 38), ponendosi così al bivio della decisione della loro
sorte, a seconda ch’essi accolgono, e fanno propria, e vivono di
questa Parola, o deliberatamente la respingono. Egli infatti
suggellò il suo messaggio, secondo l’evangelista Marco, eco della
testimonianza di Pietro: «Andate in tutto il mondo e predicate
l’annuncio felice, il Vangelo, ad ogni creatura. Chi avrà creduto
e sarà stato battezzato sarà salvo; e chi non avrà creduto sarà
condannato» (Marc. 16, 15-16). Questione capitale, di
vita o di morte: è il Vangelo che salva, è la Verità misteriosa
di Cristo che salva, è la fede, con quanto essa richiede e porta con
sé, che salva.
L’ANNUNCIO DEL VANGELO
Questo è l’annuncio del destino d’ogni singolo uomo, e della
comunità degli uomini credenti, costituiti in Chiesa, Popolo di
Dio, corpo sociale e mistico di Cristo. Un annuncio quasi
confidenziale, da principio, ma poi, per comando di Cristo stesso,
annuncio poderoso, da predicare «sopra i tetti» (Matth. 10,
27), cioè con la forza più effusiva, di cui l’araldo sia
capace. Chi è l’araldo? è l’Apostolo, è il missionario, è il
maestro, è il catechista, è ogni cristiano, che abbia coscienza e
capacità d’essere testimonio, di essere tramite dell’annuncio
esplosivo e vivificante del Vangelo e della fede, che esso gli ha
acceso nel cuore.
Perché anche questo è da notare con la massima attenzione: la
Parola di Dio deve comunicarsi mediante la parola umana; il
«sistema», instaurato da Cristo Signore, esige una rete
istituzionale, un magistero, per diffondere il messaggio salvifico
della sua Parola, che procede dal Padre e dal Figlio nello Spirito
Santo (Cfr. Io. 6, 64); il «sistema» esige un filo
trasmittente, una «tradizione» quanto più felice e coerente, un
organo umano, un «predicante» (Rom. 10, 14), un
missionario, che svela il piano divino, nascosto da secoli (Cfr.
Col. 1, 26) e apre le anime alle interiori rivelazioni dello
Spirito (Cfr. Eph. 1, 17; Io. 14, 26, 16, 13).
E se in questo ministero - in questo servizio - della trasmissione
della Verità, che libera (Cfr. Io. 8, 32), e che salva e
santifica (Cfr. Io. 17, 17), Cristo ha voluto che vi fosse
un corpo di uomini promotori e responsabili, - gli Apostoli (Luc.
10, 16) -, ha voluto altresì che altri collaboratori
qualificati fossero a loro associati - ecco i Presbiteri e i
Diaconi, ecco i Missionari - (Cfr. Luc. 10, 1); anzi ha
voluto che tutta la sua Chiesa fosse diffusiva in un modo o nell’altro
di Cristo medesimo, e perciò dilatasse se stessa, perché di natura
sua missionaria e perché tutta vivente di Lui, Cristo, ed animata
dal suo Spirito, perché destinata a tutto il genere umano, perché
universale, cioè cattolica (Cfr. Io. 10, 16; 11,
51-52).
UN ASPETTO DINAMICO DI TUTTA LA CHIESA
Il Concilio ha messo in grande evidenza questo aspetto dinamico di
tutta la Chiesa, questo dovere di tutti i fedeli di cooperare
all’espansione del Corpo di Cristo (Cfr. Ad Gentes, 2, 6,
28, 36, ecc.). Fra le molte parole, con cui il Concilio urge
questo dovere, ricordiamone una: «. . . l’impegno di propagare la
fede incombe su qualsiasi discepolo di Cristo, secondo le sue
possibilità» (Ibid. 23).
Perciò, Fratelli, non passi questa giornata senza che noi
riprendiamo coscienza del nostro dovere missionario, tutti e ciascuno.
Non ci distraggano le deformazioni antimissionarie provocate da tante
idee correnti, ottime alcune, ma insufficienti ad appagare la genuina
e indeclinabile vocazione missionaria dell’autentico seguace di
Cristo; ci basti farvi allusione. V’è chi vulnera la vocazione
missionaria nel suo cuore centrale: la necessità della salvezza
mediante Cristo, dal momento che alla sorte di grandissima parte
dell’umanità, a cui non è di fatto arrivato l’annuncio evangelico,
provvederà la misericordia di Dio: lo speriamo vivamente; ma è
proprio da Dio che a noi è stata intimata come condizione di salvezza
la fede cattolica (Marc. 16, 16; 1 Thess. 1, 9). Altri
la offendono la vocazione missionaria nella sua priorità, posponendola
di diritto alla liberazione temporale e alla necessità economica,
ovvero strumentalizzandola a scopi di sviluppo sociale; sì, dovremo
spesso, di fatto, redimere l’uomo dalla servitù e dalla fame
cronologicamente e pedagogicamente, prima di predicargli temi
religiosi; ma non debbono questi stessi temi risalire al primo piano
proprio per rispetto alla scala evangelica: «cercate innanzi tutto il
regno di Dio»? (Matth. 6, 33) e per il valore dato alle umane
deficienze dal discorso delle beatitudini? e per l’ossequio che il
precetto della carità, scaturito da quella superiore verso Cristo e
verso Dio, impone al missionario verso i fratelli sofferenti, come
primo esercizio del ministero? (Cfr. 1 Io., 3, 18) Del
resto, l’evangelizzazione è di per sé un coefficiente di somma
importanza anche per lo sviluppo dei Popoli e la promozione della
giustizia nel mondo: che se essa perdesse la sua originaria ispirazione
religiosa non sarebbe forse esposta ad esaurire le sue energie morali,
e non sarebbe insensibilmente tentata di scivolare verso un
neo-colonialismo?
Siamo fedeli, Fratelli, alla concezione missionaria della Chiesa.
IL FASCINO DI UNA GRANDE IDEALITÀ
Lasciamo che il fascino di questa grande idealità ci trovi pensosi
delle condizioni del Vangelo ai nostri giorni nel mondo: molte
frontiere gli sono tuttora interdette, nonostante le moderne
professioni dei diritti dell’uomo e della libertà di pensiero, e
nonostante le garanzie di lealtà civile che le Missioni offrono ai
Paesi che le accolgono e le benemerenze che esse vi acquistano. E
molte vie invece sono oggi tuttora aperte al missionario, e ne
attendono il passo intrepido e più d’ieri spedito, ma spesso ancora
rivolto alle più strane e più ardue avventure, e sempre a quella
sublime del sacrificio e della carità. Sono oggi vie aperte manche al
cristiano indigeno, che da alunno della propria Chiesa comincia a
diventare maestro nella propria regione ed in quelle vicine.
Perciò Noi, con antico e nuovo entusiasmo, salutiamo il fatto
missionario nella Chiesa di Dio. Noi vogliamo compiere oggi,
concelebrando questa santa Messa, un duplice dovere: quello di
ringraziare, salutare e benedire quanti alla causa missionaria offrono
la propria vita e la propria opera: a voi pensiamo, valorosi
Missionari, Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e Religiose,
Catechisti, Laici volontari; a voi, Vescovi promotori delle
Missioni, a voi, benefattori generosi, a voi, che in ogni modo le
aiutate e le difendete, a voi, che ne ascoltate la carismatica
vocazione, a voi, che per le Missioni soffrite, offrite e pregate!
La Nostra riconoscenza vuol essere interprete di quella di Cristo:
tutto ciò che voi fate per le Missioni, lo avete fatto per Lui; nel
nome di Lui vi diciamo grazie, e vi ripetiamo le promesse delle sue
presenti e future ricompense.
INCORAGGIARE, AMARE, SERVIRE L'IDEA
MISSIONARIA
Ed il secondo dovere nostro è quello d’incoraggiare tutti quelli che
amano e servono l’idea missionaria. Coraggio, sì; essa merita il
nostro interesse, la nostra preferenziale carità.
We are encouraged by the presente here of our very dear brethren from
Apia. They have come as pilgrims from that island of the Samoan
archipelago to return our visit. That was a visit which We made with
great affection and great hope, and with great spiritual emotion and
happiness, precisely with the aim of honouring our missions. We bid
you a warm welcome!
Così che noi, ultimi servi di Cristo, coscienti del suo mandato di
Pastori della Chiesa universale, primi responsabili del gregge
immenso di Cristo, testimoni nello Spirito Santo del suo Vangelo
per tutta la terra, vi ringraziamo, vi esortiamo, vi benediciamo.
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