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26 ottobre 1975
Venerabili Fratelli e Figli carissimi!
Prosegue idealmente, con l'odierno rito di canonizzazione, la
celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, durante la quale
abbiamo proposto alla venerazione dei fedeli le figure esemplari di
quattro nuovi Beati. Anche oggi, infatti, come domenica scorsa, il
nostro sguardo si fissa ammirato su un insigne rappresentante del mondo
missionario, il Vescovo Giustino De Jacobis, che, nel ventennio
centrale del secolo decimonono, fu Prefetto e primo Vicario
Apostolico dell'Abissinia, dove esercitò fino alla morte un ardito
ed intensissimo ministero. Gode quest'antica e nobile Nazione
africana, che fin dall'età apostolica conobbe il verbo cristiano -
chi non ricorda il suggestivo incontro, sulla via di Gaza, tra il
dignitario Etiope e il Diacono Filippo? (Cfr. Act. 8,
26-40) - nel vedere esaltato un suo figlio, ché il nuovo Santo
si fece davvero «abissino tra gli abissini» e fu da loro chiamato con
espressione affettuosa 1'Abuna Yaqob. Gode di questa festa la
Congregazione Religiosa di S. Vincenzo de Paul, alla quale il
nostro Santo appartenne. Gode la Regione Lucana, dov'egli ebbe i
natali, nel calore di una onesta e numerosa famiglia. E gode la
Santa Chiesa, perché in quest'anno benedetto una nuova luce di
santità si accende in lei e per lei, a conforto della sua salutare
presenza nel mondo ed a più vasta irradiazione di quegli ideali di
rinnovamento e di riconciliazione, ch'ella ha proposto per il presente
Giubileo.
L'Anno Santo vuol essere, deve essere stagione di santità, ed
anche i frequenti riti che celebriamo in onore dei nuovi Santi e
Beati, per la concretezza dei modelli presentati, per l'incarnazione
esistenziale dell'homo novus, o nova creatura, quale solo la fede di
Cristo può generare (Cfr. Eph. 4, 22-24; Col. 3,
9-10; 2 Cor. 5, 17), come per la certezza di trovare in
loro un più valido presidio ed un più diretto raccordo con la Chiesa
celeste (Cfr. Hebr. 12, 22-23), tendono ad avvivare un
tale panorama di religiosa spiritualità, a punteggiarlo di stelle, ad
arricchirlo, a completarlo. Ma converrà ormai precisare, sulla base
di più definiti riscontri, quali siano quest'oggi i motivi che
spiegano la nostra letizia. Chi fu Giustino De Jacobis? Fu
apostolo dell'Etiopia, abbiamo detto; fu religioso dei Preti della
Missione; fu uomo che coronò, in una regione assai lontana dalla
terra natale, il suo sogno giovanile e virile di messaggero del
Vangelo di Cristo. Ma tutto ciò non può bastare: non vale,
forse, per altri, per tanti altri Religiosi e Missionari cattolici?
Chi fu, dunque, il nostro Santo, e quali le peculiari
caratteristiche o, più esattamente, le virtù che segnarono il suo
cammino evangelico? Dovremmo, a questo proposito, ripercorrere da
vicino le vicende della sua vita ed esaminare le narrazioni e relazioni
biografiche. Rinunciando ad una tale ricerca, ci limiteremo - come
è nostro costume - a lumeggiare alcuni tratti salienti e degni,
pensiamo, di particolare attenzione.
Partendo per l'Africa, nel 1839, come semplice Prefetto
Apostolico, Giustino De Jacobis non seguiva soltanto la sua
vocazione, cioè la voce da Dio sussurrata al suo spirito e
prontamente ascoltata, ma raccoglieva, altresì, l'invito
dell'allora Sacra Congregazione «de Propaganda Fide», accettando
in tal modo la missio canonica che gli veniva conferita dall'autorità
della Chiesa. Proprio in questo incontro tra personale intenzione ed
incarico formale noi troviamo quel congiungimento che, per essere
espressione di vera ubbidienza e di generosa fedeltà, non può non
preludere all'efficacia della futura azione evangelizzatrice. Fu egli
un servo buono e fedele (Matth. 25, 21; Luc. 19, 17),
il quale, inviato nella vigna del Signore, indefessamente operò,
tra ininterrotte tribolazioni, per dissodarla, coltivarla e
fecondarla. Ma a sì grande missione, da parte sua, si era preparato
con cura e, per così dire, era già esercitato. Ricorderemo, al
riguardo, l'apostolato da lui svolto in patria, prima nelle Puglie,
e poi a Napoli, dove rifulse il suo zelo durante una luttuosa
epidemia. Il primo tratto che in lui ravvisiamo è, dunque, la piena
corrispondenza al mandato missionario, al quale seppe orientare il
necessario lavoro preparatorio, e portò una matura esperienza
sacerdotale, temprata ad ogni sacrificio.
Dobbiamo poi rilevare come, nell'apostolato in terra Africana, la
quale ben presto divenne per lui la seconda patria, emersero
chiaramente due note singolari, che ci sembrano direttrici assai valide
per l'opera missionaria, quale viene intesa nell'età moderna.
Ordinato Vescovo (8 gennaio 1849) da Mons. Guglielmo
Massaia, Cappuccino, inviato successivamente in Etiopia e altro
grande apostolo missionario di quella terra africana, poi Cardinale,
San Giustino De Jacobis ebbe, anzitutto, la costante
preoccupazione di formare il Clero indigeno, anticipando così la
linea della pastorale vocazionale, che, soprattutto dopo il Concilio
Vaticano II, dev'essere ormai considerata acquisita in seno alla
Chiesa (Cfr. Ad Gentes, 16). Lavorando nel Tigré, ad
Adua e poi a Guala, egli applicò i carismi della sua vocazione nel
suscitare, raccogliere, educare le vocazioni tra i fedeli delle
nascenti comunità cristiane: per preparare i sacerdoti indigeni egli
fondò un Seminario, a cui diede il nome di «Collegio
dell'Immacolata». E ci piace ancora ricordare che un suo
sacerdote, da lui convertito ed ordinato, l'abba Ghébré Michael
(1791-l855), morto tra i patimenti dopo lunghi mesi di
agonia, è venerato come martire dalla Chiesa, che l'ha proclamato
Beato il 31 ottobre 1926.
Con viva soddisfazione, in una lettera a noi indirizzata dai Presuli
della Conferenza Episcopale Etiopica, abbiamo letto queste parole:
«Il Beato Giustino De Jacobis è stato padre per la Chiesa
d'Etiopia: ha infatti rigenerato l'Etiopia Cristiana alla pienezza
di quella Fede Cattolica, che aveva ricevuto dal suo primo apostolo,
S. Frumenzio» (del IV secolo, consacrato Vescovo da S.
Atanasio) (Cfr. PL 21. 473-80). La seconda direttrice
fu per lui l'azione ecumenica: operando in un ambiente d'antica
tradizione religiosa, egli volle accostare i Fratelli separati, i
Copti Etiopici, ed anche i fedeli Musulmani, e pur se per questo
andò incontro a gravi ostilità ed incomprensioni, intese dare
incremento ai valori cristiani ivi esistenti, mirando all'unità ed
all'integrità della fede. Sono questi i principali elementi che, a
modo di osservazioni sparse, noi abbiamo enucleato dalla vita del
Santo e che vogliamo ora suggerire alla vostra meditazione. Oggi è
festa - ripetiamo - in tutta la Chiesa, perché un altro suo figlio
è annoverato tra i Santi, e la causa missionaria, sempre essenziale
e perenne nella Chiesa, può oggi contare su un altro intercessore e
patrono.
Noi, dunque, dobbiamo invocarlo, perché egli continui a diffondere
la sua luce, ad inculcare il suo esempio, a trasmettere la sua
eredità spirituale ai Confratelli Vincenziani ed a tutti i
Missionari. E lo invocheremo in particolare per la terra Etiopica,
che vide l'ardore della sua carità e delle sue fatiche apostoliche, e
lo invocheremo per l'intero Continente Africano, che, per le
conquiste raggiunte e per i contenuti genuini della sua cultura, è
ormai incamminato sulle vie di un sicuro progresso e - vogliamo sperare
- di un altrettanto sicuro e consolante e fiorente sviluppo della fede
cattolica. Così sia.
Réjouissez-vous avec Nous, chers Frères et Fils,
réjouissez-vous avec tous les Lazaristes et avec les chrétiens
d'Abyssinie, en célébrant le zèle missionnaire et la volonté
œcuménique de l'Evêue Giustino De Jacobis, dont Nous venons de
proclamer la sainteté. Et préparons-nous dignement à la fête de
tous les saints!
We perform this sacred ceremony today for the honour of the Most
Blessed Trinity and the exaltation of the Catholic Faith. And to
all our sons and daughters throughout the World we offer Saint Justin
De Jacobis as a strong and humble exemplar of Christian love-a true
follower of Christ's commandment that we sould love one another as he
has loved us. And may nothing ever separate us from the love that is
in Christ Jesus.
La figura admirabile del Beato Justino De Jacobis, que hoy
elevamos al supremo honor de los altares, nos hace descubrir un alma
eminentemente sacerdotal. Entregado sin reserws y de modo heróico a
la tarea evangelizadora dentro y fuera de SII Patria, aparece ante
nosotros como un ejemplo vivo de las riquezas santificadoras que
encierra una vocación apostólica vivida en plenitud.
Der heilige Justinus De Jacobis ist für den modernen Menschen
unserer Tage ein leuchtendes Vorbild: durch seine heroische
Nächstenliebe in der Betreuung der Kranken, durch seinen
Seeleneifer als Missionar und Bischof in Abessinien, durch seine
Treue zur Kirche auch bei Verfolgung und Kerker. Möge er uns
allen Fürsprecher sein am Throne Gottes!
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