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«Luneta Park», Manila
Sabato, 28 novembre 1970
Figli e Fratelli carissimi!
Sacerdoti novelli della Chiesa di Dio!
Noi non vi diremo che brevissime parole, perché gia lunga i: la
cerimonia e questa gia parla da sé; e poi, voi siete gih bene
informati del Sacramento che avete ricevuto.
Noi ci limitiamo a raccomandarvi di meditare il fatto della vostra
Ordinazione per tutta la vita. Comincia oggi per voi un tema di
pensiero, di preghiera, di azione che sempre dovrete ricordare,
esaminare, esplorare, cercare di comprendere. Esso deve imprimersi
nella vostra coscienza, come già è impresso col carattere
sacramentale nella vostra anima, nel vostro essere umano, nel vostro
essere cristiano. Pensate! Voi siete oggi diventati Sacerdoti!
Provate a dare la definizione di voi stessi, e le parole si faranno
stentate e difficili; e la realtà, che esse vorrebbero esprimere,
ancora più difficile, misteriosa e ineffabile. Ciò che è avvenuto
in voi da veramente le vertigini! Quid retribuam Domino pro omnibus
quac retribuit mihi? (Ps. 115, 12) ciascuno può dire,
sentendosi investito dall’azione trasformante dello Spirito Santo.
Voi diventate per voi stessi oggetto di meraviglia e di venerazione.
Non lo dimenticate mai. Quella «sacralità», che il mondo non
conosce, e che tanti cercano di spogliare dalla personalità del
prete, voi dovrete invece sempre avere presente, nel vostro spirito e
nella vostra condotta, perché essa deriva da una nuova presenza
qualificante dello Spirito Santo nelle vostre anime; e se sarete
vigilanti nell’amore, voi ne avrete anche un’interiore esperienza
(Cfr. Io. 14, 17; 14, 22-23). Non mettete mai in
dubbio la vostra identità sacerdotale; cercate piuttosto di
comprenderla.
Voi potrete comprendere qualche cosa del vostro Sacerdozio cercando di
capire due ordini di relazioni, che esso stabilisce. Il primo ordine
riguarda le relazioni che voi avete acquistato con Cristo, mediante la
vostra ordinazione sacerdotale. Voi sapete che nell’economia
religiosa del Nuovo Testamento non esiste che un solo vero
Sacerdozio, quello di Gesù Cristo, unico mediatore fra Dio e gli
uomini (1 Tim. 2, 5), ma in virtù del Sacramento
dell’Ordine, voi siete diventati partecipi del Sacerdozio di
Cristo, così che voi non solo rappresentate Cristo, non solo
esercitate il suo ministero, ma lo vivete Cristo. Cristo vive in
voi; voi potete dire, in quanto a lui associati in un grado così alto
e così pieno di partecipazione alla sua missione di salvezza, come
diceva San Paolo di sé: «Io vivo, ma no’n sono più io: è
Cristo che vive in me!» (Gal. 2, 20). Questa è tal cosa da
dischiudere al Prete la via ascensionale della sua spiritualità, la
più alta che sia aperta all’uomo, e che arriva ai vertici della vita
ascetica e della vita mistica. Se mai un giorno vi sentiste soli, se
mai un giorno vi sentiste uomini fragili e profani, se mai un giorno
foste tentati di abbandonare l’impegno sacro del vostro Sacerdozio,
ricordatevi che voi siete «per Ipsum, et cum Ipso, et in Ipso»,
siete ciascuno «alter Christus».
Il secondo ordine di relazioni, che da questo momento vi collega alla
Chiesa, è quello col vostro Vescovo (o col vostro Superiore),
con il Popolo di Dio, con le anime, ed anche col mondo. Il
Sacerdote non è più per se stesso, è per il ministero nel Corpo
mistico di Cristo. Egli è servitore, egli è strumento della
Parola e della Grazia. L’annuncio del Vangelo, la celebrazione
dell’Eucaristia, la remissione dei peccati, l’esercizio
dell’attività pastorale, la vita di fede e di culto, l’irradiazione
della carità. e della santità sono il suo dovere, da oggi, un
dovere che arriva al sacrificio di sé, come Gesù, alla croce. È
un peso molto grave. Ma Gesù lo porta con il suo eletto, e gli fa
sentire la verità delle sue parole: «Il mio giogo è soave, e il
mio peso è leggero» (Matth. 11, 30). Perché, c’insegna
Sant’Agostino: Pondus meum, amor meus (S. AUG., Conf.,
XIII, 2, 9). L’amore di Cristo, diventato principio unico
e sommo della vita sacerdotale tutto rende facile, tutto possibile,
tutto felice.
Ecco: noi vorremmo che la coscienza di questa destinazione pastorale
al servizio del prossimo non si spegnesse mai in voi, e vi rendesse
sempre sensibili ai mali, ai bisogni, alle sofferenze che circondano
la vita di un prete; ogni categoria di persone sembra tendere le
braccia verso di lui ed invocare la sua comprensione, la sua
compassione, la sua assistenza: i bambini, i giovani, i poveri, gli
ammalati, gli affamati di pane e di giustizia, i disgraziati, i
peccatori stessi . . . . tutti hanno necessità dell’aiuto del
Sacerdote. Non dite mai che la vostra vita è alienata ed mutile.
«Chi è infermo - dice San Paolo - che anch’io non lo sia con
lui?» (2 Cor. 11, 29). E se avrete questa sensibilità
delle deficienze fisiche, morali, sociali degli uomini avvertirete in
voi stessi un’altra sensibilità, quella del bene potenziale che
sempre si trova in ogni essere umano: per un Sacerdote ogni vita è
degna d’amore. Questa duplice sensibilità, del male e del bene
umano, è il battito del Cuore di Cristo in quello del Sacerdote
fedele; e non per nulla sa di miracolo, psicologico, morale, e
mistico, se volete, ed insieme estremamente sociale: un miracolo
della carità nel cuore sacerdotale.
Voi ne farete l’esperienza. È il voto che Noi facciamo per voi nel
giorno della vostra ordinazione sacerdotale; e !o accompagniamo con la
Nostra Benedizione Apostolica.
AI FANCIULLI NEO-COMUNICATI
E a voi, carissimi bambini, che oggi fate la prima Comunione, che
cosa diremo?
La parola più bella sarebbe questa: restate sempre, per tutta la
vita, come siete oggi: buoni, religiosi, innocenti ed amici di quel
Gesù, che ora viene nel vostro cuore. Forse voi sapete che Gesù
ha avuto una grande preferenza per i fanciulli, e che ha detto a
tutti: «Se non vi fate come fanciulli, non potete entrare nel regno
dei cieli» (Matth. 18, 3), cioè non potete essere veri
cristiani e andare in paradiso. Bisogna essere sempre come fanciulli.
Ma come si fa? Si diventa grandi, e la vita cambia.
Ma una cosa non cambi mai per voi, carissimi figliuoli; cioè,
conservate sempre il ricordo di questo giorno, e promettete a Gesù
che sarete sempre suoi amici, con umiltà, con semplicità, con
confidenza. Suoi amici, anche quando sarete cresciuti, sempre amici
di Gesù. La fate questa promessa? Vedrete che Gesù la
accetterà, restando Lui l’Amico vostro, per sempre.
Lo pregheremo insieme che così sia. Con la Nostra affettuosa
Benedizione.
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