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OMELIA DI PAOLO VI
Domenica 5 marzo 1978
Venerati Confratelli e Figli carissimi!
La circostanza che ci vede oggi riuniti in questa Basilica
Patriarcale è la celebrazione centenaria del "dies natalis" di un
nostro Predecessore, il quale - come leggiamo nella lapide che fu
apposta in suo onore, vicino alla Statua del Principe degli
Apostoli, dal Capitolo Vaticano - Petri annos in Pontificatu
Romano unus aequavit.
Quando il 7 febbraio del 1878, al vespro di una giornata
invernale, il Servo di Dio Giovanni Mastai Ferretti, Papa Pio
IX venne a morte, con lui si concludeva l'ampio ed intenso
trentennio - esattamente trentadue anni - di un servizio pontificale
che domina letteralmente l'intera scena del secolo XIX.
Fatidico fu questo secolo per la Chiesa e per il mondo.
All'inizio, infatti, troviamo il Pontificato ultraventennale di
Pio VII, attraversato per larga parte dal turbine della vicenda
napoleonica, che anche per la società segna un faticoso
sconvolgimento; alla fine del secolo incontriamo il Pontificato,
durato anch'esso venticinque anni, dell'indimenticato Papa Leone
XIII, mentre il mondo già si affaccia sul secolo nuovo; nel
mezzo, in una centralità insieme reale ed ideale, scorgiamo
l'amabile figura di Papa Pio IX, intorno al quale si alternano
eventi gloriosi e sofferte tribolazioni, che costituiscono come la
trama della sua vita, cosî il ritmo e quasi il respiro della Chiesa
e, in generale, dell'umana famiglia in quel tempo.
La complessità dei fatti che si verificarono e dei problemi che si
posero nel corso di tale lungo Pontificato è materia tuttora aperta,
sotto l'aspetto storico, cioè del passato, alla perdurante
riflessione ed alle approfondite indagini di una seria e documentata
bibliografia. Ma forse - noi osiamo pensare - sarà necessario un
ulteriore e non breve periodo di decantazione, perché la prospettiva
si allarghi, perché si faccia maggior luce, perché si comprendano
appieno gli avvenimenti e le loro motivazioni più profonde e più
vere, in modo tale che, fugato ogni residuo di passionale animosità e
di pregiudizio, la personalità di questo Pontefice possa emergere
nella sua dimensione di autenticità umana, di irradiante bontà e di
esemplare virtù.
Noi, però, ci siamo ora raccolti - ripetiamo - per commemorare la
sua nascita al Cielo, avvenuta un secolo fa, allorché la sua anima
apostolica, al suono dell'Ave Maria, lasciò il corpo ormai grave
d'anni e d'affanni. Ciò vuol dire che limiteremo la nostra memore
attenzione e la nostra devota meditazione sul profilo spirituale ed
apostolico di un Pontefice che tanto fu amato, e su ciò che egli,
con invitto coraggio, intraprese per l'incremento della fede cattolica
e per il bene della Santa Chiesa. E siamo lieti che a questa
cerimonia sia presente una cospicua e qualificata rappresentanza della
terra che gli diede i natali, le Marche, insieme con i Vescovi di
quella Regione.
Il Presule che nel giugno del 1846, dopo un conclave brevissimo,
era stato elevato al supremo Pontificato, era un vero uomo di Dio,
che si distingueva per le sue doti eminenti di religiosa pietà e di
ardente zelo per le anime. Ancora nel vigore dell'età, egli portava
nella missione di universale paternità che gli era stata affidata, il
fervore di una fede profonda, una ricca esperienza pastorale maturata
nel contatto assiduo con le popolazioni delle sedi vescovili di Spoleto
e di Imola in precedenza occupate, la conoscenza diretta dei problemi
che stavano affiorando sia all'interno della Comunità ecclesiale,
sia nell'organizzazione dello Stato della Chiesa; ma portava,
soprattutto, l'ansia di servire la causa di Cristo e del suo
Vangelo. "Servire la Chiesa: questa fu l'unica ambizione di Pio
IX", ha scritto uno storico autorevole (cfr Roger Aubert, Il
Pontificato di Pio IX, ed. ital., Torino 1970, parte I,
p. 450). Ciò spiega l'instancabile sua dedizione ai doveri,
anche i più gravosi e più ardui, dell'apostolico ministero: una
qualità costante che è doveroso riconoscergli non senza ammirazione,
al di là degli stessi impulsi dell'umano carattere e delle obiettive
difficoltà che si frapposero alla sua azione di Pastore e di
Sovrano.
La figura di Pio IX, a cento anni dalla morte di Lui, appare
ormai riconoscibile in una duplice fisionomia convenzionale e fedele
alla realtà, quella di Papa sconfitto sotto il crollo di quel potere
temporale, nel quale il Pontificato Romano si era in certo modo
identificato, e quella di Papa rinascente nell'aspetto suo proprio,
non mai tradito, ma ora più palese ed evidente, di Pastore d'un
Popolo, che da sé e nell'opinione pubblica non sapeva bene se e come
chiamarsi cristiano. Il crollo del Potere temporale appariva indebito
e grave, e comprometteva l'indipendenza, la libertà e la
funzionalità del Papato; minaccia questa che pesò, fino ai giorni
della Conciliazione, sulla Sede Apostolica, tenendo vivo con
nostalgica amarezza il ricordo dei secoli, in cui il Potere temporale
era stato lo scudo difensivo di quello spirituale e in pari tempo il
tutore del territorio dell'Italia centrale, vi aveva conservato la
memoria e il costume civile della tradizione classica romana, favorendo
la promozione della compagine degli Stati del continente, alimentando
una coscienza unitaria della civiltà scaturita dall'umanesimo
greco-romano, e soprattutto sviluppando negli animi e nei costumi la
fede cattolica. Ma lo sviluppo storico e civile dei Popoli e alla
fine, dopo la Rivoluzione Francese e l'evoluzione
post-napoleonica, verso la metà del secolo XIX, la loro maturità
costituzionale, non consentivano più allo Stato Pontificio
l'esercizio d'una supremazia ideologica e d'un primato temporale.
Il tentativo di coinvolgere lo Stato Pontificio in una guerra
nazionale fallî davanti alla risvegliata coscienza del Papa circa la
missione sua propria, religiosa non politica, né tanto meno militare
(Pii IX Allocutio diei 29 aprilis 1848); donde
l'inquietudine rivoluzionaria ch'ebbe il suo triste epilogo
nell'uccisione di Pellegrino Rossi (il 15 novembre), e nella
successiva fuga del Papa a Gaeta (25 novembre). Noi non facciamo
ora la storia di quella infelice vicenda. Ci basta rilevare che quando
il Papa ritornò a Roma (12 aprile 1850), non era più in
grado di ripetere le serene parole di due anni prima (11 febbraio
1848): "Benedite, gran Dio, l'Italia"; sî bene con
l'animo amareggiato dalla sofferenza patita e dall'avversa esperienza
riprendeva, fino al 20 settembre 1870, la sua autorità di
sovrano temporale, ma ormai alieno dalle correnti ideali e politiche
del suo tempo; né la nuova situazione nazionale placò lo spirito
esacerbato dell'afflitto Pontefice. La ferita inferta allora al
Papato arrivò anche a grande parte del Popolo e della Chiesa
intera, e ne tormentò per lunghi anni la coscienza civile e il
sentimento cattolico.
Ma ecco, proprio in quella paradossale situazione il prodigio della
immortalità di Pietro ("Io sono con voi tutti i giorni fino alla
fine del mondo", aveva detto Gesù [Matth. 28, 20]), si
rinnovò. Tutto il Pontificato di Pio IX fu, si può dire, una
rivelazione delle inesauste energie che il Papato e la Chiesa, per
una storia sempre nuova, possiedono in proprio.
Un'apertura di dilatata generosità fu la nota precipua del suo
servizio, la quale, fondendosi con le innate caratteristiche di
cordialità e di buon senso, ereditate dalla sua terra e dalla sua
gente, valse a conciliargli la devozione delle classi umili e popolari
e via via, in misura crescente, delle moltitudini dei figli della
Chiesa.
Ora, se noi riguardiamo agli obiettivi precipui della sua fervida
azione pastorale, dobbiamo nominare innanzitutto il Clero, al quale
Pio IX, coadiuvato da tanti insigni Vescovi diocesani, rivolse con
felice intuito delle necessità prioritarie una cura particolare, come
dimostrano non pochi documenti del suo Pontificato. Fu cosî che si
elevò grandemente la figura del sacerdote, il quale ormai veniva
educato regolarmente nell'ambiente del Seminario, ed ivi formato alla
vita interiore ed all'obbedienza, si sarebbe poi dimostrato, nel
campo del lavoro, più cosciente delle proprie responsabilità e sempre
vicino al suo gregge, non più predestinato al tranquillo godimento di
facili prebende ecclesiastiche, ma a una più ardua e più assidua e
amorosa cura pastorale. Non per nulla si parla di "Clero Piano",
tale non solo per l'abito che indossa, ed è affermazione esatta e
sicuramente documentabile che esso sia stato un Clero più
disciplinato, più pio, più zelante che in passato. Anche se
indubbiamente si avverte qualche lacuna, non si può negare questo
miglioramento qualitativo nella spiritualità e nel ministero dei
Sacerdoti, i quali, superando visioni ristrette e particolaristiche,
avvertono sempre più il bisogno di coordinare gli sforzi e le
iniziative.
Un'attività nuova anima la Chiesa di Pio IX. Si registrano,
infatti, in quegli anni non pochi gruppi di Oblati, ed una fioritura
di Società e di Associazioni sacerdotali, le quali promuovono nei
ministri di Dio la crescita "secondo lo spirito", la perseveranza e
la fedeltà alla vocazione, la disponibilità al servizio secondo non
soltanto i voleri, ma i desideri stessi dei Superiori. In ciò è da
ravvisare un precedente valido, che influirà nelle successive
direttive giuridiche e pastorali della Chiesa (cfr Codex Iuris
Canonici, cann. 124-129; Presbyterorum Ordinis,
8.12.15-17).
La fraterna comunione dei Sacerdoti tra loro, come prelude ad un più
organico loro collegamento con i laici ai fini dell'apostolato, cosî
s'instaura parallelamente ad una decisiva ripresa degli Ordini e delle
Congregazioni Religiose, le quali ultime, proprio verso la metà del
secolo scorso, conoscono uno sviluppo senza precedenti. Se antichi
Istituti si riprendono dopo le prove delle soppressioni, delle
espulsioni e degli ostacoli che, in varia forma a seconda dei diversi
Paesi, intralciano la loro opera in campo educativo e assistenziale,
e minacciano perfino la vita contemplativa e monastica, bisogna
soprattutto tener presente il grande numero di Istituti, maschili e
femminili, che sorgono in questo stesso periodo, grazie specialmente
all'intraprendenza di Sacerdoti coraggiosi, non estranei allo spirito
che soffiava da Roma.
L'elenco degli Istituti, fondati o approvati durante il Pontificato
di Pio IX, sarebbe troppo lungo se si volesse qui prospettare e
cadremmo facilmente in deplorevoli omissioni. Merito del Pontefice fu
anche quello di aver promosso la riforma degli Istituti esistenti,
correggendo gli abusi, scegliendo - talora, con interventi personali
- superiori capaci, introducendo l'importante norma, recepita
successivamente nel "Codice di Diritto Canonico" (cfr Codex
Iuris Canonici, can. 574), della professione dei voti semplici
da premettere alla professione definitiva; mentre, per quanto riguarda
i nuovi Istituti, le sue preferenze si volgevano a quelli di
apostolato attivo, aventi come fine la cura dei poveri, l'assistenza
dei malati, la buona stampa, l'insegnamento e le scuole, e
soprattutto le Missioni.
Arriviamo cosî alle Missioni, ed a questo riguardo, come si può
dimenticare l'ampiezza che assunse dopo il 1850 l'azione
evangelizzatrice della Chiesa? In effetti, l'età di Pio IX è
una fecondissima stagione missionaria, la quale ci presenta nomi
prestigiosi e vede gli araldi del Vangelo muoversi verso tutte le parti
del mondo, intessendo, per cosî dire, una fittissima rete che si
estende dalle due Americhe all'Estremo Oriente, dalle Regioni
dell'Africa, allora esplorate, al Continente Australiano.
Nello stesso periodo si avverte chiara tra i Cattolici la
preoccupazione "unionista", e si hanno i primi appelli diretti dal
Pontefice alle Chiese di Oriente e di Occidente separate da Roma.
Anche se da ciò non derivano risultati concreti, viene tuttavia
avviato un moto ecumenico "ante litteram" che, alla lontana, serve a
preparare nella carità e nella preghiera i futuri incontri e contatti
tra i Fratelli Cristiani, contribuendo almeno a rasserenare gli
spiriti, a sopire le polemiche, ad instaurare il necessario clima di
fraternità che ad essi conviene. Né si può tacere il
riavvicinamento a Roma che si verifica nelle Isole Britanniche e che
produce, tra i suoi frutti, uno incomparabile, il Card. John
Henry Newman, e poi la restaurazione della Gerarchia Cattolica
prima in Inghilterra, poi in Scozia.
Ma Pio IX è passato alla storia soprattutto perché fu il Papa
dell'Immacolata e del Concilio Vaticano I, ed è indubbio che un
nesso religioso ed affinità interne collegano i due atti del magistero
pontificio. All'uomo immemore ed al mondo dell'indifferenza e del
razionalismo, estraneo o chiuso alla fede ed alla grazia, il
Pontefice fece brillare la luce della Vergine Maria, quale "signum
magnum" di trascendente bellezza ed insieme profetica immagine di quel
piano di restaurazione religiosa, ch'egli infaticabilmente perseguiva
come capo visibile della Chiesa. E la celebrazione del Concilio
Vaticano fu evento ecclesiale di incalcolabile portata storica, i cui
pronunciamenti e definizioni sono come fari luminosi nel secolare
sviluppo della teologia, e come altrettanti punti fermi nel turbine dei
movimenti ideologici che caratterizzarono la storia del pensiero
moderno, e posero i presupposti di un dinamismo di studi e di opere,
di pensiero e di azione che doveva culminare, nella nostra epoca, nel
Vaticano Secondo, che espressamente si è richiamato al Vaticano
Primo. Occorre, infatti, rilevare che promulgando la Costituzione
dogmatica "Pastor Aeternus", Pio IX non fece che porre
l'architrave di quella solida costruzione ecclesiologica, che è stata
poi completata e perfezionata dalla Costituzione "Lumen Gentium"
ch'è la "magna charta" del Concilio Vaticano II. È questa una
mirabile, duplice continuità, perché riguarda oggettivamente la
Chiesa e, altresî, la dottrina che di se stessa la Chiesa
professa.
Ci piace, poi, ricordare come sotto Pio IX, anche per
l'incidenza delle circostanze storico-politiche, si delineò la prima
idea di un'organizzazione dei cattolici al fine non solo di tutelare i
valori della propria fede, ma anche di promuovere una loro
collaborazione attiva all'apostolato gerarchico. Difatti, proprio
nell'età piana ha origine l'Azione Cattolica, allora chiamata
Società della Gioventù Cattolica Italiana, alla quale si deve,
tra l'altro, la decisione di fondare quella che sarà, dal 1874,
l'Opera dei Congressi. Certo, si tratta di strutture embrionali
che troveranno definizione e sviluppo nei decenni successivi, ma
l'idea allora lanciata si doveva dimostrare valida. Anche da questo
punto di vista, come per i dati di fatto sopra ricordati, Pio IX
appare nella storia della Chiesa come un solerte animatore ed un
operoso costruttore, il cui carisma e la cui eredità si protendono
fino all'età contemporanea, se è vero che non poco di quanto egli
intuî e volle e attuò è rimasto vivo e perdura anche oggi.
Concludiamo con un episodio per noi commovente che riguarda la nostra
diletta famiglia naturale.
Nel 1871 un giovinetto di Brescia venne presentato dai suoi
Genitori a Pio IX che, per l'innata tenerezza verso la gioventù,
gli pose la mano sul capo dicendo: "Giorgio, sei qui anche tu,
piccolo deputato" (cfr A. Fappani, Pio IX e la famiglia
Montini alla luce di documenti inediti, in Pio IX, I, 1972,
p. 317). Dopo 49 anni Giorgio, divenuto effettivamente
deputato, firmò il registro dei visitatori nel Palazzo Mastai, casa
natale del Papa in Senigallia. Quel giovinetto era nostro
padre... Cosî un sottile filo storico particolare ci unisce al
nostro venerato Predecessore, ed esso vale a spiegare il legame
d'ordine personale e affettivo che, oltre ai più alti motivi
spirituali ed ecclesiali, ci unisce alla memoria benedetta ed alla cara
figura di questo Pontefice.
Noi oggi abbiamo voluto commemorarlo per tributargli un doveroso
omaggio se pur assai impari al merito, e per manifestare, altresî,
quei sensi di viva riconoscenza che il Pastore della Chiesa di oggi
deve al Pastore della Chiesa di ieri, che la Chiesa del Concilio
Vaticano II deve alla Chiesa del Concilio Vaticano I, che tutto
il Popolo di Dio, nella mirabile realtà unitaria della comunione dei
santi, deve a coloro - fedeli e pastori - che l'hanno preceduto
"nel segno della fede" e, con in mano questa fiaccola di luce (cfr
Matth. 25, 1; 5, 15), sono già andati incontro a Cristo
Signore. Cosî sia (cfr Le Pontificat de Pie IX, in R.
Aubert, Histoire de l'Eglise, vol. 21, Bloud et Gay,
1952; Giacomo Martina, Pio IX [1846-1850],
Università Gregoriana Editrice, Roma 1974; Idem, Pio
IX, Chiesa e mondo moderno, Editrice Studium, Roma 1976).
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