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SANTA MESSA NELLA CHIESA DI
SANT'ANTONIO AD ISTANBUL
Mercoledì, 26 luglio 1967
È grande la Nostra consolazione nel trovarCi questa mattina in mezzo
alla fervorosa comunità cattolica di questa splendida città, nel
cuore del noto quartiere della via di Pera, ove sorgono anche altre
benemerite e attive parrocchie, come quella di Santa Maria
Draperis, affidata ai Frati Minori, e di San Pietro, curata dai
figli di San Domenico. Desideriamo pertanto esprimervi la pienezza
dei Nostri sentimenti, in quest’ora di raccoglimento, durante la
celebrazione dei santi Misteri: e porgervi il Nostro saluto e il
Nostro incoraggiamento, con parole che vorrebbero effondersi in un
colloquio più spiegato e diffuso, se gli impegni di questa giornata
pienissima, e conclusiva del Nostro viaggio, Ce ne concedessero la
pur desiderata opportunità.
Ma una parola vogliamo dirvela, diletti Figli e Figlie, che vi
stringete in preghiera attorno all’altare della Nostra Messa.
Anzitutto per esprimere il Nostro compiacimento ai buoni
Francescani, i Frati Minori Conventuali, che reggono questa
parrocchia, e, nella luce irradiante di Sant’Antonio, ne hanno
fatto un centro di viva pietà e di culto devoto. La chiesa ha già di
per sé un indiscutibile prestigio, per la solennità composta e
maestosa delle sue linee architettoniche, che conciliano il
raccoglimento e la preghiera: merito delle anime generose, che ne
vollero la costruzione con vero sacrificio. Essa era prediletta dal
Nostro compianto Predecessore Giovanni XXIII, il quale, quando
qui adempiva il servizio della Sede Apostolica in qualità di
Delegato Apostolico, amava soffermarsi e non poche volte vi predicò
la novena per la festa del Santo titolare. Caro e buono Papa
Roncalli, a cui tanto erano gradite le forme anche più umili della
popolare devozione, portandovi il fervore della sua grande anima! Il
suo ricordo è, anche qui, imperituro. A tali titoli, che
raccomandano questo tempio alla Nostra attenzione, aggiungasi il fatto
che la devozione al grande Santo portoghese, divenuto italica gloria
per il suo glorioso sepolcro nella omonima basilica di Padova, vi è
molto sentita, ed essa oltrepassa perfino la cerchia pur ampia della
comunità cattolica. E, nel nome di Sant’Antonio, la grande, la
genuina, la vigilante carità che non ha confini, qui ha saputo
accomunare e affratellare le anime, di ogni provenienza e convinzione.
Onore a voi, figli di San Francesco, onore a voi, sacerdoti e
religiosi delle altre parrocchie ed istituzioni cattoliche, che curate
gli interessi spirituali in questa nobile terra, col decoro dei sacri
riti, col fervore genuino che cementa inscindibilmente i cuori, col
fascino di sincere e vissute virtù umane e cristiane! Il Signore vi
premi, vi assista, e benedica i vostri sforzi.
Ma il Nostro saluto vuole abbracciare altresì tutto il Popolo di
Dio, che qui oggi si raccoglie, rappresentanza eletta dei cattolici
di questa città e dell’intera Turchia: le Suore operose e
silenziose, a cui tanto si deve per il loro prezioso apostolato, per
l’assistenza umile e nascosta che prestano a tante necessità, per la
testimonianza che danno con la loro semplice presenza nel mondo; e voi
tutti, ottimi genitori, giovani generosi e pieni di speranza,
fanciulli diletti. Tutti, tutti, vi salutiamo, tutti abbracciamo,
e proprio non vorremmo dimenticare nessuno, pregandovi di dire ai
vostri cari, tornandovene a casa - specialmente a quelli che sono
provati dalla sofferenza - che il Papa li ama, e Si aspetta tanto
dalla loro fede.
Sì, diletti Figli e Figlie, è questo il Nostro ricordo, anzi la
Nostra parola d’ordine, che vi affidiamo a memoria dell’odierno
incontro di anime: Ci aspettiamo tanto dalla vostra fede. Il Nostro
viaggio, come abbiamo detto fin dal primo suo annunzio, si compie
all’alba dell’Anno della Fede, nella venerazione di luoghi che ben
a ragione devono dirsi privilegiati, per i monumenti di fede che
racchiudono, e per il significato che rivestono per noi, eredi lontani
e, vogliamo sperare, non immeritevoli. Il ricordo dell’Anno della
Fede sarà per sempre legato nel cuore - per Noi e per voi - a
questo Nostro viaggio di unità e di amore. Ebbene, sappiate sempre
mantenere alta la fiamma della fede! Il Concilio Ecumenico, nel
ricordare ai laici la loro partecipazione al triplice ufficio,
sacerdotale, profetico e regale di Gesù Cristo, li ha istantemente
esortati a vivere di fede, esercitando il sacerdozio comune dei fedeli
«col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con
la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e l’operosa
carità» (Cost. dogm. Lumen gentium, n. 10) e diffondendo
«dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una
vita di fede e di carità» (ibid. n. 11).
Noi siamo certi che voi risponderete a questo appello, rendendo a
Gesù quell’amore concreto, che diventa «lode di gloria» (cf.
Eph. 1, 6-14) per il Signore, gioia intima per se stessi,
luce d’esempio per gli altri. Mantenetevi fedeli con piena adesione
dell’intelligenza e dell’affetto, della mente e del cuore; e la
grazia del Signore sarà sempre con voi, a confortarvi, a guidarvi,
a illuminarvi, a farvi sentire - ve lo diciamo con le parole di San
Paolo - non già «stranieri e pellegrini, ma concittadini dei Santi
e membri della Casa di Dio, sopraedificati sul fondamento degli
Apostoli e dei Profeti, con lo stesso Cristo Gesù quale pietra
angolare, in cui tutta la costruzione, ben compaginata, cresce come
tempio santo del Signore» (cf. Eph. 2, 19-21).
È il Nostro augurio, diletti Figli e Figlie, la Nostra
preghiera, la Nostra Benedizione.
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