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Domenica, 25 gennaio 1970
Venerati Fratelli e diletti Figli!
In quest’ora di tribolazione per la Chiesa e di amarezza per Noi,
ecco un momento di grande consolazione: Maria Soledad Torres Acosta
è riconosciuta e proclamata Santa, è iscritta nell’albo dei
Santi, è presentata a tutta la Chiesa terrestre come appartenente
alla Chiesa celeste, ella è dichiarata degna del culto di
venerazione, perché per sempre e totalmente unita a Cristo risorto e
partecipe della sua gloria. Questo vuol dire l’atto straordinario e
solenne, che ora abbiamo compiuto; abbiamo canonizzato questa beata
figlia della Chiesa, e Noi sentiamo la luce, il fascino, il mistero
della santità irradiare sopra di noi, sopra questa assemblea
esultante, sopra la terra, che fu patria della nuova Santa, la
Spagna, sopra la famiglia religiosa da lei fondata, le Serve di
Maria Ministre degli Infermi, sopra la Chiesa intera, sopra il
mondo. Benediciamo il Signore. Ascoltiamo la voce che discende
dalle profondità dei cieli, e facciamole eco con la nostra:
«Alleluia! Perché il Signore Iddio nostro onnipotente vuole
regnare. Rallegriamoci ed esultiamo, e diamo a lui gloria; poiché
sono giunte le nozze dell’Agnello, e la sua sposa s’è abbigliata,
e le fu dato d’indossare bisso splendente e candido. Il bisso
(questa nitida e finissima veste), infatti, sono le opere giuste dei
Santi» (Apoc. 19, 6-8). È questa la voce della
Apocalisse, dell’ultima rivelazione, che svela il senso estremo
delle cose, e la sorte della nostra salvezza finale. È una voce
misteriosa, ma chiara, la quale ci dice finalmente il segreto, il
valore della santità.
La santità si manifesta finalmente come pienezza di vita, come
felicità sconfinata, come immersione nella luce di Cristo e di Dio,
come bellezza incomparabile ed ideale, come esaltazione della
personalità, come trasfigurazione immortale della nostra esistenza
mortale, come sorgente di ammirazione e di letizia, come conforto
solidale con il nostro faticoso pellegrinaggio nel tempo, come nostra
pregustazione inebriante della «comunione dei santi», cioè della
Chiesa vivente, che, sia nel tempo sia nell’eternità, è del
Signore (Cfr. Rom. 14, 8-9).
Un fenomeno di questa visione ci sorprende specialmente in questo
momento; ed è il duplice aspetto della santità: l’aspetto che essa
acquista in paradiso, e l’aspetto, ch’essa presenta nella scena del
mondo attuale. Sono due aspetti d’una medesima realtà morale, delle
opere della santità, come ci indica il testo della Sacra Scrittura,
ora da Noi citato. Le opere compiute in questa vita conservano il
loro valore nell’altra: Opera enim illorum sequuntur illos, dice
ancora l’Apocalisse di coloro che sono morti nel Signore (Apoc.
14, 13); ma esse, le opere, rivestono ben diversamente chi le
compie quaggiù, che non lassù; lassù di splendore e di gaudio;
quaggiù invece: come appariscono? come sono? È il perenne Vangelo
delle beatitudini, che lo dice nel suo drammatico linguaggio: quaggiù
la santità è povertà, è umiltà, è sofferenza, è sacrificio;
cioè imitazione di Cristo, Verbo di Dio fatto uomo, nella sua
Kénosis, nella sua duplice umiliazione dell’Incarnazione e della
Redenzione.
VITA SEMPLICE E SILENZIOSA
Questo confronto fra i due aspetti della santità produce in noi un
vivissimo interesse, quello di conoscere prima, d’imitare poi la vita
temporale di chi, proprio per merito di essa, gode ora della vita
eterna. Nasce di qui l’agiografia, cioè lo studio delle biografie
dei Santi, studio che faremmo bene tutti a riprendere con maggiore
passione, e con le discipline moderne della critica storica,
dell’analisi psicologica, mistica e ascetica, dell’arte narrativa,
della valutazione ecclesiale. Ne abbiamo ancor oggi tanto bisogno, e
ne possiamo trarre istruzione e conforto.
Viene spontanea la domanda: com’è la vita di Maria Soledad?
Com’è la sua storia? Com’è diventata Santa? Impossibile,
senza dubbio, per Noi dare risposta a questa domanda e fare qui il
panegirico di Maria Soledad. Troverete nei libri, che narrano la
sua vita, come soddisfare questa legittima e lodevole curiosità. Si
tratta del resto d’una vita semplice e silenziosa, che due grandi
parole possono riassumere: umiltà e carità. Una vita tutta tesa
nell’intensità della vita interiore, nella fatica della fondazione
d’una nuova famiglia religiosa, nella imitazione di Cristo, nella
devozione alla Madonna, nel servizio degli Infermi, nella fedeltà
alla Chiesa.
Ma se la biografia di Maria Soledad non ci offre le singolarità
spesso avventurose e prodigiose, né la ricchezza di parole e di
scritti, che distinguono altre figure di Sante, il suo mite e puro
profilo presenta alcune caratteristiche, a cui ci sembra doveroso qui
accennare.
Maria Soledad è una Fondatrice, la Fondatrice d’una Famiglia
religiosa, molto numerosa e molto diffusa. Ottima e provvida
Famiglia. Così che Maria Soledad si inserisce in quella schiera di
Sante ed intrepide Donne, che nel secolo scorso fecero scaturire
nella Chiesa fiumi di santità e di operosità; interminabili
processioni di vergini consacrate all’unico e sommo amore di Cristo,
e tutte rivolte al servizio intelligente, indefesso, disinteressato
del prossimo. Voi le conoscete, le trovate dappertutto; superfluo
che Noi ora ve ne descriviamo la magnifica espansione. La vitalità
della Chiesa, la sua fecondità, la sua audacia, la sua bellezza,
la sua poesia, la sua santità sono splendidamente documentate in
questa irrompente fioritura di Famiglie religiose, femminili
specialmente, che hanno intessuto la storia, si può dire, della vita
cattolica in questi ultimi tempi. Fra queste Famiglie elette ed
operose si inserisce quella delle Serve di Maria di Santa Maria
Soledad. Si inserisce a tal punto che potremmo considerare in essa il
tipo di questa immensa e multiforme espressione di vita religiosa,
che, nonostante le specifiche peculiarità di ogni singolo Istituto,
sembra ricalcata sopra un modello comune, una formula sostanzialmente
eguale per tutte le nuove fondazioni dell’ottocento, così che oggi,
nel fervore e nella eccitazione del rinnovamento della vita religiosa e
nella ricerca, alle volte troppo critica e alquanto fantasiosa, di
nuove formule di consacrazione alla sequela di Cristo, sorge la
questione se il paradigma, di cui stiamo ammirando un insigne
esemplare, sia esatto in se stesso e ancora valido per il nostro
tempo.
Davanti alla figura di S. Maria Soledad ed alla legione delle sue
figlie Noi siamo felicemente in dovere di rispondere affermativamente.
Senza escludere che l’interpretazione della vocazione alla perfetta e
totale sequela del Maestro Gesù ammetta, con quelle storiche e
classiche, che hanno preceduto lo schema di vita religiosa come quello
che abbiamo davanti, altre nuove espressioni degne di fiorire nel
giardino della Chiesa e di misurarsi con i bisogni e nelle forme del
nostro tempo, Noi confermiamo il Nostro suffragio al paradigma di
vita religiosa realizzato principalmente nel secolo scorso e in quello
presente. I caratteri peculiari, che lo descrivono specificamente,
giustificano e glorificano questo tipo di ricerca della perfezione
cristiana; e cioè: il distacco pratico ed ascetico dalla comune vita
secolare, alla quale oggi invece molti danno la preferenza; la vita
comune organizzata nella osservanza dei consigli evangelici della
povertà, della castità e dell’obbedienza; il primato gelosamente
conservato alla vita interiore, alla preghiera, al culto divino,
all’amor di Dio, in una parola, la dedizione senza limiti e senza
calcoli egoistici a qualche opera di carità; e finalmente l’adesione
profonda ed organica alla santa Chiesa. Questi caratteri basilari,
che costituiscono uno stato di vita qualificato dallo sforzo verso la
perfezione cristiana, sono autenticamente conformi alle esigenze del
Vangelo, e sono tuttora validi a definire e ad avvalorare la vita
religiosa per il nostro tempo. La Congregazione delle Serve degli
Infermi, nel nome e nell’esempio della sua Santa Fondatrice,
merita questo Nostro riconoscimento.
UN CAMPO NUOVO PER LA CARITÀ
E ne merita un altro, quello che specificamente la definisce come
Istituto religioso dedicato all’assistenza degli Infermi. Questa è
la scelta che esprime, impegna ed illustra la carità di Maria
Soledad e della sua progenie spirituale.
Si potrà dire: non è scelta nuova, non è scopo originale. La
cura della sofferenza fisica, e con quella fisica la cura quasi da sé
risultante della indigenza spirituale, ha interessato la carità di
molte altre istituzioni religiose immensamente benemerite
nell’esercizio amoroso e generoso delle «opere di misericordia». È
vero; e perciò classificheremo le Ministre degli Infermi
nell’eroico esercito delle Religiose consacrate alla carità corporale
e spirituale; ma non dobbiamo trascurare un rilievo specifico proprio
del genio cristiano di Maria Soledad, quello della forma
caratteristica della sua carità, e cioè dell’assistenza prestata
agli Infermi nel loro domestico domicilio; forma questa che nessuno,
a Noi pare, aveva ideato in maniera sistematica prima di lei; e che
nessuno prima di lei aveva creduto possibile affidare a delle Religiose
appartenenti a Istituti canonicamente organizzati.
La formula esisteva, fin dal messaggio evangelico, e quale!
semplice, scultorea, degna delle labbra del divino Maestro:
Infirmus, et visitastis me; Io, dice Cristo, misticamente
personificato nella umanità sofferente, Io ero ammalato, e voi mi
avete visitato (Matth. 25. 36). Ecco la scoperta d’un campo
nuovo per l’esercizio della carità, ecco il programma di anime
totalmente consacrate alla visita del prossimo sofferente. Non è in
questo caso il prossimo sofferente che va in cerca di chi lo assista e
lo curi, non è lui che si lascia trasportare nei luoghi e nelle
istituzioni, dove l’infelice è accolto e circondato dalle premure
sanitarie saggiamente e scientificamente predisposte; è invece
l’angelo della carità, la Serva volontaria che va in cerca di lui,
nella sua dimora, nel focolare dei suoi affetti e delle sue abitudini,
dove la malattia non lo ha privato dell’ultimo bene superstite, la sua
individualità, la sua libertà. Non è questa una semplice finezza
della carità; è un metodo che indica una penetrazione acuta sia della
natura propria della carità, ch’è quella di cercare il bene altrui,
e sia della natura del cuore umano, geloso, anche quando riceve,
della propria sensibilità, della propria personalità. Qui è un
lampo di sapienza sociale, che precede le forme tecniche e scientifiche
dell’assistenza sanitaria moderna, e che, per essere gratuitamente
effusa a chiunque abbia per chiederla il titolo del bisogno e del
dolore, ci dimostra, ancora una volta, l’incomparabile originalità
della carità evangelica. Maria Soledad diventa precorritrice e
maestra della più consumata sollecitudine assistenziale e sanitaria del
nostro umanesimo sociale. Tutti le dobbiamo essere riconoscenti;
tutti dobbiamo benedire il servizio provvidenziale, ch’ella, seguita
poi da non poche similari iniziative, ha inaugurato.
Y aquí Nos gustaría individuar, en la historia de esta Santa,
otro carácter distintivo que ha pasado a ser herencia común de su
Familia religiosa. Pero no nos es fácil definirlo aunque nos parece
evidente. Y es el tesoro espiritual propio de su formación
española. Su tierra gloriosa y bendita infundió en esta Santa y
después, por derivación insensible pero vital, en sus hijas fieles,
algo del «humus» de la España católica. No pensamos ahora en la
riqueza del talento y del sentimiento que la historia y la literatura
nos describen sobre el espíritu castellano, el pundonor caballeresco,
el sentido de grandeza y la extraordinaria pasión de lo trágico y de
lo humorístico. Pensamos más bien en lo connatural de un pueblo
fuerte y de su historia venturosa, con el sentido religioso, más
aún, cristiano, más aún, católico; pensamos en su aptitud para
las ascensiones místicas hasta las expresiones absolutas del «todo y
nada»; pensamos en su tendencia al extremismo moral, es decir, el
heroísmo, y al religioso, es decir, la santidad; pensamos en su
humanidad lírica y profunda, que desdeña cualquier mezquindad y
milita por una plenitud de personalidad moral, pronta a la lucha, al
amor, al sacrificio . . . Pensamos no equivocarnos al hallar en el
humilde perfil de María Soledad algún rasgo de esta nobleza nativa,
de esta magnanimidad vivida, que imprimen en la figura de la Santa y,
por reflejo, en su Instituto, algo de extraordinariamente bello y
universal. En ella encuentran España y la Iglesia su recíproca
simpatía, su gloria común, su respectiva vocación al amor de
nuestro Señor Jesucristo.
En este día tales son al menos nuestros vivísimos votos.
Ai pellegrinaggi della Spagna
Venerables Hermanos, amadísimos Hijos e Hijas:
Cuando aún resuenan en esta Basílica las expresiones de paz y de
bendición que, desde el Altar, os hemos dirigido en nombre del
Señor, Nuestros labios y Nuestro corazón vuelven a abrirse para
daros un saludo deferente de bienvenida y de gratitud por vuestra
presencia que, bien lo sabemos, es un tributo de veneración a la
nueva Santa y de homenaje delicado a cuanto nuestra humilde persona significa.
Sois muchos y muy cualificados. Querríamos citaros personalmente,
uno a uno. Consentid que lo hagamos con los Señores Cardenales de
Santiago de Compostela, de Sucre y de Pamplona; con el Señor
Arzobispo de Madrid-Alcalá, cuya Arquidiócesis - cuna de Santa
María Soledad - vive alborozada este día; con el de Valencia
donde la Santa dió ejemplos de intrépida caridad; con los de La
Paz, Santo Domingo y San Juan de Puerto Rico, cuyas comunidades
cristianas siguen beneficiándose del ministerio amoroso de las
«Siervas de María». Vemos también a otros dilectísimos
Hermanos en el Episcopado de España, Francia, Portugal, Italia
y América, cuyos nombres los pronuncia en silencio nuestro afecto.
A todos nuestra benevolencia «in osculo sancta» por vuestra
inequívoca comunión con nós, nuestra estima por vuestro ardiente
celo pastoral.
No podemos dejar de mencionar a cuantos aquí se encuentran revestidos
de autoridad o de representación; en particular, a quienes dignamente
integran las Misiones Extraordinarias que el Gobierno Español y el
Ayuntamiento de Madrid han designado para asistir a la ceremonia que
acabamos de celebrar. Más aún, Nos sentimos en el grato deber de
decirles nuestro aprecio por su distinguida presencia y de expresarles
nuestros mejores votos.
¿Cómo no referirnos asimismo a los carísimos Sacerdotes,
Religiosos, Religiosas y fieles que contemplamos tan numerosos y
devotos en esta piadosa asamblea, y asegurarles toda la efusión de
nuestro ánimo que los alienta y bendice? Estos sentimientos se hacen
felicitación para las Siervas de María, Ministras de los
Enfermos, cuya Fundadora evoca y sintetiza la trayectoria luminosa de
todo su Instituto y lo compromete a seguir las huellas de fe, de
humildad y de servicio, huellas de un sendero que llevó a María
Soledad a la jubilosa gloria beatífica.
Nuestro espíritu, rebosante de satisfacción, tendría mucho que
añadir a la homilía apenas pronunciada. Recordando los orígenes de
esa mujer singular que hoy veneramos, nos limitamos a ratificar nuestra
admiración por su patria terrena, la entrañable España, hogar y
fragua de virtudes, que inagotablemente ha ido poniendo a través de
los siglos, con sus grandes santos, jalones sublimes en la marcha de
su historia y en el camino de la Iglesia peregrinante. Y esto, aun
en épocas difíciles como la vivida por la nueva Santa. Ella, junto
con San Antonio María Claret, Santa María Micaela, Santa
Joaquina de Vedruna, es un testimonio fehaciente de la Providencia
que hizo brotar copiosos frutos de santidad en medio de un siglo,
turbulento para la Iglesia en esa siempre recordada Nación. Aquí,
junto a la Tumba de San Pedro, ante la cual se postró en el ocaso
del ochocientos Santa María Soledad; aquí, sobre esta piedra de
fe y de unidad, tenemos presente históricamente a la Iglesia de la
España de ayer, a la de hoy tan rica de piedad y de obras
apostólicas, y proféticamente a la del mañana, para que el Señor
la siga guiando amorosa y fecundamente.
No podríamos acabar, Venerables Hermanos y amadísimos Hijos e
Hijas, sin invitar a un examen de conciencia que culmine en un
propósito. ¿Qué debe hacer cada uno para traslucir los ejemplos que
con gran actualidad nos ofrece esta Santa? Como ella, rebosemos de
amor divino para volcarlo en los hermanos; captemos las angustias y las
legítimas exigencias de los demás, con gran sensibilidad social;
escuchemos permanentemente, con absoluta disponibilidad, despojados de
voluntades egoistas y de cálculos humanos, la voz de Dios que nos
hará descubrir los signos verdaderos de su presencia ye de su
voluntad, esos signos que son una invitación y un estímulo para que
cada uno, fiel y valientemente, viva su propia vocación cristiana
que, en síntesis, es caridad.
Así lo pedimos a Dios, por intercesión de Santa María Soledad,
y a ello incita Nuestra amplia Bendición Apostólica.
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