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Festa della Natività di Maria Ss.ma
Mercoledì, 8 settembre 1971
Eccoci finalmente a Subiaco!
Tre motivi muovono i Nostri passi a visitare questo Monastero.
Il primo è il desiderio di dissetarci, sia pure per brevi istanti, a
questa fontana di spiritualità. Vennero prima di Noi, durante i
secoli decorsi dalla sua lontana fondazione, Pontefici Nostri
Predecessori, vennero Santi, tra cui S. Francesco d’Assisi,
qui figurato, vennero Principi, Artisti e Studiosi, e uomini
cercatori di Dio e di se stessi; vennero innumerevoli alunni della
dominici schola servitii, ad ascoltare il maestro S. Benedetto.
Veniamo anche Noi per godere un istante di questa atmosfera beata,
dove spira il silenzio, parla la preghiera, vige la penitenza, arde
la carità, domina la pace. Veniamo per sentirci pervasi dal flusso
corroborante della tradizione mistica ed ascetica della santa Chiesa
cattolica, qui fedelmente custodita e incessantemente rinnovata dalla
professione monastica. Veniamo per sostare un breve momento in intensa
preghiera, quale qui essa sembra avere un suo privilegiato domicilio,
e quale l’incalzante fatica del Nostro apostolico ministero ci fa
ardentemente bramare. Veniamo per confortare la Nostra speranza e il
Nostro gaudio nella croce di Cristo, e per sentirci ancora una
volta, da Lui interrogati se Noi davvero lo amiamo, e osando Noi
rispondere, specialmente in questa oasi di verità e di carità, che
sì, miseri come siamo Noi lo amiamo, per ascoltare ancora la sua
dolce e potente voce imporre a Noi d’essere in vece sua, per virtù
sua, sull’esempio suo, pastori, fratelli e servitori dell’immenso
ed eletto suo gregge, la santa ed unica sua Chiesa. E pare a Noi
che la voce del risorto Gesù qui riecheggi per Noi in quella grave e
soave del Santo qui venerato: Obsculta, o fili, praecepta
magistri. Veniamo dunque per godere un’ora di ristoro spirituale; a
sollievo della Nostra responsabilità, a presidio della Nostra
fiducia nell’unica, valida virtù, la grazia del Signore.
Poi siamo venuti per salutare nel Signore lei, venerato Padre Abate
Don Egidio Gavazzi, a Noi caro nel vincolo di lontani ricordi e di
comuni sentimenti, degno successore del defunto Abate Salvi, e grato
riflesso di una singolare e radiosa figura di Monaco Sublacense, il
sempre compianto Abate Don Emanuele Caronti, maestro fra i primi
della rinascita liturgica in Italia, e monaco veramente saggio ed
esemplare nell’armonica fusione della vita interiore con l’azione
esteriore, sempre fedele alla formula incomparabilmente sintetica e
feconda del programma benedettino: ora et labora. E così intendiamo
estendere il Nostro saluto alla veneranda e fervorosa comunità
religiosa del Monastero di Santa Scolastica e del Sacro Speco, con
la pia clientela monastica e laica, che qui ha il suo centro e di qui
diffonde in Europa, in Italia, nel mondo, il nome e lo spirito di
San Benedetto.
Intendiamo così, pur senza ufficiale solennità, ma con tanto
maggiore semplicità e spontaneità, onorare la testimonianza
evangelica, che la vita religiosa rende alla Chiesa ed anche alla
società profana; e rinnoviamo pertanto con l’atto di questa visita ad
un monastero, che per secoli ha professato con fedeltà e con
esemplarità la regola di San Benedetto, il riconoscimento
dell’importanza e della funzione della vita religiosa medesima, data
da Noi mediante la pubblicazione di una recente Esortazione
Apostolica, che voi certo ben conoscete. La vita religiosa è la
conversione radicale alla rettitudine e alla santità, confacenti al
cristiano animato dalla grazia; è la ricerca prevalente ed insonne
della conoscenza del Dio vivente e della comunione e della
conversazione con Lui; è la risposta piena e incondizionata alla
vocazione di Cristo, che in tanti modi chiama ed elegge; è perciò
la rinuncia eroica e liberatrice da ogni impedimento, fosse pur
costituito da legittimi beni, in favore della priorità e
dell’esclusività del suo amore; è quindi l’audacia delle sequele,
oltre i precetti, dei consigli evangelici; è la derivante professione
pubblica, convalidata dall’approvazione e dal sostegno della Chiesa,
d’un genere di vita impegnata ad una progrediente perfezione; è la
scelta d’una comunità di fratelli, tutti guidati dal carisma d’un
ispirato ed eccellente interprete delle vie del Signore; è l’offerta
totale di sé al servizio di Dio e dell’altrui bisogno; ed è così
il preludio escatologico dell’eterna beatitudine.
Se questa è la vita religiosa, come la Chiesa non dovrebbe
ritrovarvi se stessa in un’espressione particolarmente fedele ed
esemplare, e come potrebbe non lodarla e promuoverla?
E ciò torna a Noi tanto più facile in questo Santuario, dove le
forme proprie e le virtù caratteristiche della regola benedettina fanno
esse stesse l’apologia della vita religiosa: la vostra costituzione
fondata su l’esercizio paterno dell’autorità, fraterno della
convivenza, filiale dell’obbedienza; il vostro silenzio e la vostra
orazione; la vostra operosità intellettuale e manuale; la vostra
austerità e la vostra semplicità; la vostra clausura e la vostra
apertura al povero e all’ospite quasi Cristo egli fosse; il vostro
stile benedettino, umile e distinto ad un tempo, artistico secondo
l’estetica dello spirito, tutto qui dice come la vostra lunga storia
tuttora sia vegeta e viva, e possa far proprio il grande sforzo di
rinnovamento del recente Concilio.
Per questo oggi siamo qui, a vostra lode, a vostro incoraggiamento e
a vostra consolazione.
Ma non è tutto: questa Nostra venuta a Subiaco ha il carattere
d’un pellegrinaggio. Veniamo a venerare e ad invocare San
Benedetto, perché protegga e assista la santa Chiesa nell’ora che
si appressa del Sinodo episcopale. Voi sapete tutto in proposito; e
perciò potete pensare quanto sia importante che lo Spirito Santo,
Lui, guidi la Chiesa con i suoi lumi e con le sue grazie; Lui le
infonda chiara coscienza dei propri doveri secondo la volontà di
Cristo, e Lui le dia intelligenza dei bisogni propri di questi
tempi; e perciò Noi, dopo aver impetrato la materna assistenza di
Maria santissima, della quale oggi festeggiamo la felicissima
natività, e dopo di aver chiamato a Noi vicini i Santi Giovanni e
Giuseppe, Pietro e Paolo, e tutti gli altri cittadini del cielo,
rivolgiamo qui la Nostra speciale preghiera a S. Benedetto e a
Santa Scolastica, affinché questi altissimi Santi vogliano fare
sperimentare alla Chiesa l’efficacia ed il conforto appunto della
comunione dei Santi.
E voi, figli e seguaci del Santo qui nella terra privilegiata, donde
la sua missione ebbe principio a vantaggio della Chiesa, del mondo,
della civiltà cristiana siate con Noi, e non oggi soltanto,
nell’orazione, nel servizio, nell’amore a Cristo Signore e con
Lui alla sua Chiesa affaticata e fidente pellegrina nel tempo verso
l’eterno incontro.
Sia con voi la Nostra Benedizione Apostolica.
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