|
Filippine, Manila
Domenica, 29 novembre 1970
Io, Paolo, successore di San Pietro, incaricato della missione
pastorale per tutta la Chiesa, non sarei mai venuto da Roma fine a
questo Paese estremamente lontano, se non fossi fermissimamente
persuaso di due cose fondamentali: la prima, di Cristo; la seconda,
della vostra salvezza.
Di Cristo! Sí, io sento la necessità di annunciarlo, non posso
tacerlo: «Guai a me se non proclamassi il Vangelo!» (1 Cor.
9, 16). Io sono mandato da Lui, da Cristo stesso, per
questo. Io sono apostolo, io sono testimonio. Quanto più è
lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più
urgente è: l’amore che a ciò mi spinge (Cfr. 2 Cor. 5,
14). Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo,
Figlio di Dio vivo (Matth. 16, 16); Egli è il rivelatore
di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura, è il
fondamento d’ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il
Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il
centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che
ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è
l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che
deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pienezza
eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei
più di parlare di Lui: Egli è la luce, è la verità, anzi:
Egli è «la via, la verità e la vita» (o. 14, 6); Egli è
il Pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra
sete; Egli è il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il
nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, Egli
è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore, disgraziato e
paziente. Per noi, Egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha
fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è
principio di convivenza, dove i puri di cuore ed i piangenti sono
esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono
rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti
sono fratelli.
Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare; anzi voi, la maggior
parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi
cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annuncio: Gesù
Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega; Egli è il Re
del nuovo mondo; Egli è il segreto della storia; Egli è la chiave
dei nostri destini; Egli è il mediatore, il ponte, fra la terra e
il cielo; Egli è per antonomasia il Figlio dell’uomo, perché
Egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di
Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, e
madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annuncio, è
la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra (Cfr. Rom.
10, 18), e per tutta la fila dei secoli (Rom. 9, 5).
Ricordate e meditate: il Papa è venuto qua fra voi, e ha gridato:
Gesù Cristo!
E questo facendo io esprimo anche la seconda idea dinamica, che a voi
mi conduce; e cioé che Gesù Cristo non è soltanto da celebrare per
ciò che Egli è per se stesso, ma Egli è da esaltare e da amare per
ciò che Egli è per noi, per ciascuno di noi, per ciascun Popolo e
per ciascuna civiltà: Cristo è il nostro Salvatore. Cristo è il
nostro supremo benefattore. Cristo è il nostro liberatore. Cristo
ci è necessario, per essere uomini degni e veri nell’ordine
temporale, e uomini salvati ed elevati all’ordine soprannaturale.
Qui si presentano molte domande, che travagliano il nostro tempo, e
che io immagino siano presenti anche nel vostro spirito. Le domande
sono: può Cristo essere davvero utile anche per risolvere i problemi
pratici e concreti della vita presente? Non ha Egli detto che il suo
regno non è di questo mondo? Che cosa può fare Egli per noi? Può
cioè il cristianesimo generare un vero umanesimo? Può la concezione
cristiana della vita ispirare un vero rinnovamento sociale? Può essa
accordarsi con le esigenze della vita moderna, e favorire il progresso
e il benessere per tutti? Può il cristianesimo interpretare le
aspirazioni dei popoli e assumere le tendenze peculiari della vostra
civiltà?
Sono molte domande, alle quali non possiamo rispondere con una formula
sola, che non tenga conto della complessità dei problemi dei diversi
bisogni dell’uomo, spirituali, morali, economici, politici,
etnici, storici e sociali. Ma, per quello che preme ora sapere in
vista dell’evoluzione positiva e felice delle vostre condizioni
sociali, si può rispondere affermativamente: il cristianesimo può
essere salvezza anche a questo livello terreno ed umano. Cristo ha
moltiplicato i pani anche per la fame fisica delle folle che lo
seguivano. E Cristo continua a compiere questo miracolo per quelli
che davvero credono in Lui, e da Lui desumono i principi d’un ordine
sociale dinamico, cioè in via di continuo rinnovamento e progresso.
Cristo, ad esempio - voi lo sapete - promulga perennemente il suo
grande e sommo precetto della carità. Non esiste alcun fermento
sociale più forte e più buono di questo, sia positivo, per mettere
in moto energie morali incomparabili e inestinguibili, sia negativo,
per denunciare ogni egoismo, ogni ritardo, ogni dimenticanza a danno
dei bisogni altrui. Cristo proclama l’eguaglianza e la fratellanza di
tutti gli uomini: chi mai, se non Lui, ha insegnato e può tuttora
efficacemente insegnare tali principi, di cui la rivoluzione, mentre
se ne giova, li rinnega; se non Lui, diciamo, che ha svelato la
Paternità divina, vera e inoppugnabile ragione della fraternità
umana? E la libertà autentica e sacra dell’uomo donde deriva se non
dalla dignità umana, di cui Cristo si è fatto maestro e vindice? E
chi, se non Lui, ha reso disponibili i beni temporali, quando ha
tolto ad essi la ragione di fine e li ha dichiarati mezzi, mezzi che
devono, in qualche misura, a tutti bastare, e mezzi inferiori ai beni
superiori dello spirito? Chi, se non Cristo, ha messo nel cuore dei
suoi il genio dell’amore e del servizio per ogni sofferenza e per ogni
bisogno dell’uomo? Chi ha dato al lavoro la sua legge di diritto e di
dovere e di provvidenza, la sua dignità che lo fa risalire a
cooperazione e compimento del disegno divino, la sua liberazione da
ogni forma inumana di servitù, la sua mercede di giustizia e di
merito?
Dico a voi, Studenti, che potete ben comprendere queste idee
fondamentali e questi valori superiori; a voi, che contestando oggi le
strutture della società possidente e della società dominata dalla
tecnica e dall’ansia della produzione e del godimento, avvertite
l’insufficienza e l’inganno del materialismo economico e sociale del
nostro presente progresso. Voi potete riaffermare la superiorità, la
fecondità e l’attualità della vera sociologia cristiana, fondata
sulla vera conoscenza dell’uomo e dei suoi destini.
Dico a voi, Lavoratori, che oggi avete preso coscienza dei vostri
diritti e della vostra forza: badate di non scegliere, per la vostra
integrale riabilitazione, delle formule incomplete o inesatte, che
offrendovi conquiste parziali, d’ordine economico e edonistico,
all’insegna della lotta egoistica ed amara, aumentino poi la delusione
d’essere stati privati dei beni superiori dello spirito, della vostra
personalità religiosa, della vostra speranza nella vita che non
muore. Date alle vostre aspirazioni il vigore e la saggezza, che solo
il Vangelo del divino Lavoratore vi può conferire. Dico a voi,
Poveri: ricordatevi che avete un Amico supremo, quel Cristo che vi
ha proclamati beati, come destinatari privilegiati del suo regno, e
che ha personificato in voi Se stesso per piegare verso di voi ogni
persona buona, ogni cuore grande, ogni uomo che vuol salvare se stesso
cercando in voi il Cristo Salvatore. Sì, cercate di sollevarvi,
ne avete diritto e dovere; esigete l’aiuto da una società che vuol
chiamarsi civile; ma non maledite né la vostra sorte, né gli uomini
insensibili, sapendovi ricchi dei valori della pazienza cristiana e del
dolore redentore.
Dico finalmente a voi ricchi: ricordate quanto Cristo fu severo a
vostro riguardo, quando vi vide soddisfatti, inerti, egoisti, e
quanto invece Egli fu sensibile e grato, quando vi incontrò provvidi
e generosi, e disse che nemmeno un bicchiere d’acqua fresca, dato con
animo cristiano, rimarrà senza ricompensa. Forse è venuta l’ora
vostra, per aprire gli occhi ed i cuori a nuove e grandi visioni, che
non siano intitolate alle lotte d’interesse, dell’odio e della
violenza, ma all’insegna della carità sollecita e generosa, e del
vero progresso.
Tutto questo fa parte del messaggio della fede cattolica, Figli e
Fratelli carissimi, ch’io sono obbligato e lieto d’annunciare qui,
nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore.
|
|