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Mercoledì, 15 agosto 1973
Per l’undicesima volta il Santo Padre apre la solennità di Maria
Assunta in Cielo, celebrando la Messa per i parrocchiani di Castel Gandolfo.
Il sacro rito si svolge in un’atmosfera di familiarità nella chiesa
parrocchiale di S. Tommaso da Villanova dove Paolo VI si reca
alle ore 9 preceduto da un piccolo corteo con l’arciprete-parroco
Don Angelo di Cola, e i suoi collaboratori salesiani, ai quali è
affidata la cura spirituale della cittadina.
Il Santo Padre è ricevuto all’ingresso del tempio dal vescovo di
Albano Monsignore Raffaele Macario con il vescovo ausiliare
Monsignore Dante Bernini. Nell’interno della chiesa hanno preso
posto il Segretario di Stato, Signor Cardinale Giovanni Villot,
Don Giuseppe Enriquez consigliere generale dei Salesiani per
l’America Latina in rappresentanza del Rettore Maggiore; Don
Antonio Meloda, consigliere generale per la Spagna e Don Angelo
Gentile, vicario dell’ispettoria salesiana dì Roma. Tra le
autorità civili sono il sindaco di Castel Gandolfo dott. Costa con
la giunta comunale, il vice comandante generale dell’Arma dei
Carabinieri gen. Arnera, il direttore delle Ville Pontificie
dott. Carlo Ponti e molte altre personalità.
Dopo la lettura del Vangelo, il Santo Padre rivolge all’assemblea
dei fedeli l’omelia della quale riportiamo i principali pensieri.
Il Papa anzitutto rivolge il suo saluto alle autorità ecclesiastiche
e civili presenti, sottolineando la particolare caratteristica
spirituale dell’incontro che lo differenzia da tutti gli altri avuti in
diverse occasioni nel corso del suo soggiorno estivo. Si sofferma,
quindi, a descrivere la prodigiosa Assunzione della Madonna al Cielo
al termine della sua vita temporale. La contemplazione di questo
grande mistero ci conferma che c’è un mondo anche al di là, al di
fuori del nostro spazio misurabile. In questo regno misterioso, dove
Egli regna e dove Cristo risorto siede alla destra del Padre,
partecipando alla sua gloria infinita, Dio ha voluto chiamare anche la
Madre sua, senza aspettare l’ultimo giorno.
Su alcuni aspetti di questo meraviglioso evento la Chiesa non si è
pronunciata. Ci si è chiesti se la Madonna sia morta davvero o sia
passata ancora viva nel regno eterno. C’è chi ritiene che anche la
Madonna abbia subito il dramma della lacerazione del suo essere, della
separazione dell’anima dal corpo. Nella Chiesa orientale, proprio
nel giorno dell’Assunta, si celebra la festa della Dormitio
Virginis, cioè della Madonna che si è addormentata. Anche Gesù
ha voluto subire la tragedia della morte; e allora perché Maria, che
ha condiviso tutto con Cristo, non avrebbe dovuto condividere anche
questo momento di dissociazione del suo beatissimo e purissimo corpo
dall’anima incorruttibile e immortale? Ma quanto durò questa
separazione? Non lo sappiamo, ma dobbiamo credere che immediatamente
si ricompose l’unità e la pienezza del suo essere, che come tale, fu
assunto al Cielo.
Dove questo accadde, non sappiamo. Il Papa ricorda, in proposito,
la visita fatta nel 1967, durante il viaggio a Costantinopoli per
incontrarsi con il Patriarca Athenagoras, alle rovine di Efeso.
Sembra infatti che S. Giovanni Evangelista, quando i discepoli di
Gesù si dispersero per le vie del mondo si fosse trasferito ad
Efeso, dove scrisse il suo Vangelo ed inviò le Lettere che ancora
ci restano. S. Giovanni Evangelista aveva avuto dal Signore in
Croce il mandato di assistere la Madonna come se fosse sua madre, e
l’avrebbe condotta a Efeso, dove ora sorge un Santuario Mariano,
proprio dove Maria avrebbe trascorso gli ultimi giorni della sua vita
terrena. Altri dicono che invece Ella abitò a Gerusalemme, dove
pure c’è oggi un santuario a Lei dedicato. Non sappiamo di più;
ma sappiamo di sicuro, - dichiara Paolo VI - che Ella fu assunta
in Cielo nell’anima e nel corpo, nell’integrità ricomposta del suo
essere, nella pienezza della vita dello spirito e della irradiazione
vitale di Dio su quanti hanno l’incomparabile fortuna di salvarsi.
La Madonna, che vive in questa pienezza, fa da ponte tra Cielo e
terra, da tramite fra questa nostra vita presente e l’altra vita, che
è il traguardo, il fine, la vera dimora nella quale dovremo vivere
eternamente.
Questa scena, questo mistero del passaggio all’altra vita - osserva
il Santo Padre - è una grande lezione per noi, per i figli del
nostro tempo, imbevuti dell’idea che esista soltanto questa vita
presente. Si affaticano, cercano di essere felici, di godere delle
gioie e delle soddisfazioni che la vita concede, quasi con la tacita
convinzione che tutto sia qui. Ma è una illusione - aggiunge Sua
Santità - un’illusione materialista. È falso che la morte sia la
fine, che tutto l’arco della nostra vita si concluda nel tempo.
Esiste un’altra vita, c’è un avvenire nell’al di là. E chi ha
la coscienza di questo comprende che cosa è l’uomo. Ed ecco perché
siamo curvi tutti sulla sorgente della vita: perché essa è tanto
sacra da essere destinata all’eternità. C’è chi è eletto e chi è
riprovato. C’è chi sarà beato in Paradiso e chi sarà condannato
alla rovina eterna. Il Signore ci ha dato la vita terrena affinché
la riempiamo di azioni, di buone opere. Da questo dipende la nostra
sorte aleatoria. Possiamo salvarci e possiamo dannarci.
Maria, che è arrivata già alla pienezza, è al primo posto
nell’opera della Creazione. Il fatto di aver dato a Cristo la vita
nel mondo, Le ha meritato una indescrivibile gloria. Maria è
ricolma di beni preternaturali, è Regina del Cielo, Madre di
Cristo, Madre della Chiesa e Madre nostra.
Il pensiero di Maria ci deve indurre a modificare, a perfezionare la
nostra mentalità, il nostro modo di concepire la vita. Dobbiamo
faticare, dobbiamo soffrire, dobbiamo anche godere delle cose buone
della vita, ma come pellegrini, come gente transeunte, come gente che
passa, che non mette le radici. Il tempo presente è l’attimo che
sfugge, poiché siamo destinati all’al di là. Ma questo attimo
fuggente dobbiamo riempirlo di opere buone.
Che cosa resterà infatti della nostra vita? Lo dice San Paolo:
resta soltanto il bene, la carità. La carità non cadrà mai.
Passerà perfino la fede, passerà la speranza, passeranno tutte le
cose di questo mondo, le vicende, la storia, la politica, le lotte,
le conquiste anche più grandi. Ma resterà l’amore di Dio,
l’amore per il prossimo. E sarà la nostra salvezza. È questo, ha
detto il Papa, il segreto dell’Assunzione di Maria. L’amore che
la Madonna ha avuto per Cristo e per gli uomini con i quali ha
sofferto, con i quali ha vissuto, è la chiave per comprendere perché
Dio l’ha sollevata per prima, in anticipo, nella gloria eterna.
Dobbiamo vivere imitando Maria nella sua fede, nella sua speranza,
nella sua purezza soprattutto, nella sua carità. Dobbiamo avere una
grande confidenza nella Madonna. Allora la nostra vita sarà
cristiana e sarà fin d’ora beata.
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