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5 ottobre 1975
Eccoci in mezzo a voi, figli carissimi, che il Signore ha voluto
privilegiare - sì, per noi cristiani questa è certezza - con una
prova d'amore, con la malattia e la sofferenza, in intima comunione
col mistero della sua Croce. Il primo motivo del nostro incontro è
proprio questo: ripetervi quello che già sapete, perché l'avete
appreso alla scuola della fede cristiana e, forse, ancor più dal
soffio interiore dello Spirito Santo, che vive nei vostri cuori: per
chi crede in Cristo, le pene e i dolori della vita presente sono segni
di grazia, e non di disgrazia, sono prove dell'infinita benevolenza
di Dio che sviluppa quel disegno d'amore, secondo il quale, come
dice Gesù, il tralcio che porta frutto, il Padre lo pota affinché
frutti di più (Io. 15, 2). Ciò non significa, certo, un
invito irrazionale ad accettare passivamente la malattia e a rinunciare
alle cure per guarire. Non ringrazieremo mai abbastanza il Signore
per aver riposto nella natura le energie atte a ridare sanità e vigore
agli organismi malati, e per aver concesso agli uomini la facoltà di
scoprire certi segreti, da utilizzare per il sollievo dei fratelli
sofferenti. Né esalteremo mai abbastanza i meriti degli scienziati,
dei chimici, dei ricercatori, i quali, nell'arco dei secoli, hanno
rinvenuto ed applicato, con crescente successo, opportuni rimedi alle
infermità umane.
Vogliamo, perciò, salutare anche i Medici, i clinici ed il
personale sanitario che è qui presente con voi, cari Malati, e
ringraziarli pubblicamente per la loro nobile opera, ispirata dalla
carità cristiana. Un elogio cordiale e un incoraggiamento speciale
vogliamo tributare ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, in
modo particolare, che alla cura degli Infermi e dei Sofferenti
dedicano con spirito squisitamente cristiano tutta la loro vita; e un
plauso sia pure rivolto alle persone e alle istituzioni specializzate
nell'assistenza sanitaria. Estendendo, anzi, il saluto a tutti i
Medici, assistenti ed infermieri ed infermiere di ogni Casa di cura
nel mondo, diremo ancora di più: Noi vediamo risplendere in voi un
riflesso della figura taumaturgica di Gesù, che tante volte definì
il suo ministero come opera di risanamento dei malati (Matth. 9,
12) e di sollievo per gli afflitti (Ibid. 11, 28); di
Gesù che guariva i malati che gli erano presentati (Ibid. 4,
23; 21, 14; Luc. 9, 11), per l'impulso di tenera
carità che aveva nel cuore, ma anche per la completezza stessa della
sua missione salvifica, che si estende a tutto l'uomo, anima e
corpo.
Sappiamo, infatti, che proprio in virtù della Redenzione, tutti i
difetti inerenti alla natura umana, o derivanti dalle ferite del
peccato, e lasciati per ora nell'uomo come occasioni di esercizio
ascetico e di conformazione a Cristo Crocifisso (Cfr. S.
THOMAE Summa Theologiae, III, q. 69, a. 3), saranno
un giorno cancellati, quando Dio asciugherà ogni lacrima e non vi
sarà più morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più
... (Apoc. 21, 4), e il corpo risorgerà trasfigurato e
raggiante nella sua nuova unità con l'anima vivificata nella gloria di
Dio (Cfr. Rom. 8, 11; 1 Cor. 15, 42 ss.). Ma ci
piace ora parlare a voi Malati ed a voi che li assistete di un
argomento particolare, che riguarda direttamente l'odierna
celebrazione. Il Sacramento dell'unzione degli Infermi, che noi
oggi amministriamo ad alcuni di voi, è stato istituito e trasmesso
come segno efficace dell'amore redentivo di Cristo, che vuole
risanare l'uomo principalmente nello spirito, senza, però,
trascurare il suo corpo. Nel conferirlo la Chiesa non pretende certo
di sostituirsi alla medicina, ed è ben lontana da concezioni o
pratiche pseudoreligiose, che abbiano affinità con una qualsiasi forma
di superstizione.
La Chiesa - voi lo sapete - si muove su di un altro piano: quello
soprannaturale dei Sacramenti, che sono segni efficaci
dell'intervento di Cristo, Salvatore e Medico divino, nella nostra
vita e nelle nostre necessità fisiche e spirituali. Tuttavia, il
Sacramento dell'unzione racchiude anche un significato profondamente
umano, che si può riassumere in queste parole dell'Apostolo Paolo:
Prendete parte alle necessità dei santi . . . . piangete con chi
piange . . . . procurate di fare il bene (Rom. 12, 13 ss).
E come non far nostra, oggi, dinanzi a Voi, l'altra sua grande
parola: Chi è ammalato, senza che non lo sia anch'io? (2 Cor.
11, 29) E come dimenticare la testimonianza specifica che, di
questo Sacramento, ci ha trasmesso l'Apostolo San Giacomo?
Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli Anziani della Chiesa: essi
preghino per lui, ungendolo con olio nel nome del Signore; la
preghiera della fede salverà il malato, il Signore lo solleverà, e
se ha commesso peccati, sarà perdonato (Iac. 5, 14.15).
Evidentemente, anche in questo Sacramento, la Chiesa guarda
principalmente all'anima, alla remissione dei peccati ed all'aumento
della divina grazia; ma, per quanto sta in lei, desidera ed intende
procurare il sollievo e, se è possibile, anche la guarigione
dell'infermo.
Basandoci sulle parole del Signore, trasmesse dagli Apostoli, e
mossi dai loro sentimenti di carità, noi abbiamo di recente promosso
la riforma del rito dell'unzione degli Infermi, perché apparisse
meglio la sua finalità integrale e ne venisse facilitata ed estesa -
entro giusti limiti - l'amministrazione anche al di fuori dei casi di
malattia mortale. Ed eccoci, oggi, quali umili rappresentanti di
Cristo Salvatore, ad amministrare un Sacramento, che ancora una
volta raccomandiamo allo zelo dei nostri Fratelli e Figli - Vescovi
e Presbiteri -, ai quali è affidata la cura pastorale di quella
porzione eletta della Chiesa, che sono appunto i Malati. C'è,
però, un secondo motivo che ci ha spinti a questa affettuosa
presenza, nell'esercizio di un ministero sacramentale tanto prezioso.
Noi vogliamo dirvi che nulla come la sofferenza, e, quindi, la
malattia, cristianamente vissuta (preferiamo dire vissuta, e non solo
sopportata), inserisce i credenti nel circolo di spiritualità, che
l'Anno Santo ha riaperto nel mondo. Nulla li fa meglio partecipare
a questo moto di rinnovamento e di riconciliazione che milioni di
pellegrini, ormai, hanno compiuto, riconoscendolo come fondamentale
per la loro vita di cristiani chiamati a far parte del Regno di Dio.
Nulla li rende più idonei a ricevere gli ineffabili doni di grazia,
di perdono e di purificazione, che sono altrettanti frutti del
Giubileo. Per questo, già nella Bolla «Apostolorum Limina»,
con la quale abbiamo indetto l'Anno Santo, abbiamo reso possibile
agli infermi - come a tutti i fedeli impediti, per grave causa, di
prendere parte al pellegrinaggio romano - di ottenere il dono
dell'Indulgenza, se essi si uniscono spiritualmente ai pellegrini,
offrendo a Dio le loro preghiere e i loro dolori. Sappiamo che molti
infermi si sono uniti ai loro fratelli convenuti presso le Tombe degli
Apostoli, facendo così un pellegrinaggio spirituale, in gran parte
invisibile, che senza dubbio costituisce un filo d'oro nella catena di
grazie di questo provvido evento ecclesiale. Come abbiamo detto nel
recente Messaggio a tutti i Malati del mondo, noi «crediamo che la
loro risposta generosa costituisca una delle componenti essenziali del
presente Giubileo, perché, come ogni sofferenza s'iscrive nel
mistero della Croce di Cristo, così l'accettazione di essa profila
ancor meglio, nella sua più profonda significazione, lo spirito
penitenziale che è proprio di ciascun Giubileo». Ma voi, cari
figli qui presenti, non vi siete limitati al pellegrinaggio visibile.
Voi avete voluto essere insieme con noi in questa giornata del
«Giubileo degli Infermi», accanto alla Porta Santa, che
significa l'accesso al Tempio della divina misericordia, per meglio
attuare e manifestare l'universale associazione al mistero della
Redenzione, che ha luogo nell'Anno Santo, e per chiedere le grazie
della consolazione e, Dio lo voglia, della guarigione o, almeno,
del sollievo nella vostra sofferenza, ma soprattutto quelle della
santificazione nella malattia e del progresso nella comunione con
Cristo e col suo Mistico Corpo. È questo, un fatto che ci riempie
di gioia e ci conforta nel ministero apostolico, pur tra le
tribolazioni del tempo presente. Lasciateci dire che la vostra
presenza ci dà la certezza quasi sperimentale che le forze del bene,
consacrate dall'immolazione con Cristo Crocifisso, agiscono nel
mondo per portarlo alla salvezza. Lasciateci aggiungere che contiamo
su di voi, sulle vostre preghiere, sull'offerta e sul valore delle
vostre sofferenze, e su questa stessa fervorosa celebrazione, per
sperare che nell'intimo tessuto dell'umanità avvenga quell'interiore
risanamento, che vuol dire serenità e pace dell'anima, e senza il
quale a nulla varrebbero la salute fisica, il benessere ed ogni altra
soddisfazione terrena.
Ché se in certi momenti proverete tutta l'umana debolezza che
accompagna la malattia e, forse, la malinconia della solitudine,
l'insufficienza dell'assistenza, o altre molestie e umiliazioni,
vogliate allora ricordare l'esperienza meravigliosa di san Paolo,
che, afflitto dalla sua «spina nella carne», si sentì dire dal
Signore: Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza trionfa
nella debolezza (2 Cor. 12, 8-9). Per questo, egli poteva
affermare di se stesso: Mi compiaccio delle mie infermità . . . .
perché quando sono debole, è allora che sono potente (Ibid.
12). E questo vi auguriamo di cuore, cari Malati: la forza di
Cristo sia sempre con voi! Un ultimo pensiero desideriamo confidarvi
tra i tanti, cui voi stessi ci stimolate con l'esempio della vostra
fede. Se nessun uomo è un'isola; se noi tutti siamo uniti nella
solidarietà naturale che deriva dalla comune appartenenza al genere
umano, alla sua vocazione ed alla sua storia; se «ogni anima che si
eleva, eleva tutto il mondo», come è stato detto da un'anima
eletta, Elisabetta Leseur; se soprattutto noi, seguaci di Cristo e
membri del suo Corpo Mistico, siamo uniti, nel vincolo della
carità, alle energie operatrici di salvezza ed agli stessi meriti che
derivano dal Capo e quasi rivivono in noi: pensate che cosa avviene
quando si attua la comunione nell'offerta delle sofferenze!
Allora il malato può ripetere con l'Apostolo: Io completo nella
mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo
corpo, che è la Chiesa (Col. 1, 24). Sì, la Chiesa
intera - e con essa tutto il genere umano - riceve molto dal vostro
dolore, trasformato dal mistero della Croce, e diventato, perciò,
come un lievito nella Comunione dei Santi. Noi pensiamo che
specialmente l'odierna confluenza spirituale di tutti i Malati del
mondo cattolico, dei quali voi qui siete come i delegati, stabilisca
in questo momento un diretto contatto con i meriti e con le
soddisfazioni offerte al Padre da Cristo Redentore, sicché la
Chiesa non può non trarne un immediato vantaggio spirituale, cioè,
un'effusione di nuova vita, di unità e di interiore incremento.
Adesso, dunque, voi state aiutando, state costruendo la Chiesa!
Quale stupenda realtà è questa alla luce del Vangelo! Quale
apertura sul mistero del dolore! È una festa di comunione ecclesiale
quella che stiamo celebrando, in questo momento, con tutti i Malati
del mondo cattolico!
Per questo, sia a voi, qui presenti, che a voi, malati fisicamente
lontani, ma con noi uniti nell'onda misteriosa della Comunione dei
Santi, a tutti voi che, in modo esemplare, siete associati al
ministero della Chiesa per la redenzione del mondo, a nome anche dei
nostri Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, noi diciamo:
Grazie! Sì, la Chiesa vi è riconoscente, perché riceve molto
frutto dai vostri patimenti uniti a quelli di Cristo. Una parola
infine noi dobbiamo aggiungere per i Pellegrini qui presenti, con la
speciale qualifica di Devoti del Santo Rosario, la bella notissima
preghiera che la Chiesa cattolica, fedele ad una tradizione che risale
a San Domenico e che ha poi sempre goduto del favore dei nostri
venerati Predecessori e sempre è stata coltivata dalla pietà dei
Fedeli più fervorosi.
Noi esprimiamo la nostra compiacenza ed il nostro incoraggiamento a
loro riguardo, facendo nostra l'esortazione, tante volte ripetuta dal
nostro veneratissimo Predecessore Leone XIII, proprio in ordine
al Santo Rosario, il quale scriveva: «Noi stimiamo assai
opportuno, nelle presenti circostanze promuovere solenni preghiere,
affinché la Vergine augusta, invocata nel Santo Rosario ci impetri
da Gesù Cristo, suo Figlio, aiuti pari ai bisogni» (Supr.
Apostolatus, 1° settembre 1883); e oseremo ricordare la nostra
stessa esortazione, rivolta a tutta la Chiesa, lo scorso anno
(Marialis Cultus, 42, 2 febbraio 1974) «sul rinnovamento
di questo pio esercizio, che è stato chiamato "il compendio di tutto
quanto il Vangelo" (PIO XII: AAS 38, 1946, p.
419), la Corona della Beata Vergine Maria, il Rosario».
Possa la pratica di questo pio e privilegiato esercizio religioso
alimentare la fede e la pietà nelle singole anime desiderose di
comunicare con Cristo, mediante questa filiale e semplice
conversazione con la Madre di Lui e Madre della Chiesa, e possa
riaccendere il santo costume della preghiera collettiva, specialmente
nelle Famiglie cristiane e nelle Comunità religiose, non che nelle
Associazioni cattoliche e nelle Case di cura. La Madonna vi
protegga tutti, Figli e Figlie, «perseveranti nell'orazione con
Maria, Madre di Gesù» (Act. 1, 14).
Chers fils, chères filles! Le Christ vous a appelés à le
suivre, surtout au Jardin des Oliviers et au Golgotha! C'est là
un dessein bien mystérieux de la Providence, qui trouve cependant
tout son sens et toute sa valeur dans l'union intime au Christ! Avec
Lui vous souffrez, et avec Lui vous sauvez les âmes! Que le
Seigneur Jésus vous donne sa force, sa sérénité, et même sa
joie!
Our loving thoughts go out to all the sick here present and to al1 the
suffering of the World. We cannot take away your burden, but we can
assure you, in the name of the Lord, that your sufferings have an
immense value when United with his Passion. Yes, beloved sons and
daughters, your sufferings have value for the entire Church; for you
are one with the suffering Jesus. You will share his victory just as
you fil1 up his sufferings. And in this hope may you find peace and
joy.
En esta jornada dedicada a vosotros, los enfermos, queremos
aseguraros que el Papa se une a vuestros sufrimientos y os ama
profundamente. Considerad las penas y dolores de esta vida como una
prueba del amor del Señor, que os llama a una comunión más íntima
con el misterio de su Cruz. Os ayude a ello nuestra ferviente
oración y nuestro constante recuerdo.
Seid alle herzlich wilkommen als Pilger des Heiligen Jahres! Wir
freuen Uns, in eurer Mitte zusein. Gläubige, kranke Menschen
werden durch ihr Leid geläutert; sie erkennen besser die
Hinfälligkeit des irdischen Lebens und verstehen es, ihre Leiden in
Vereinigung mit dem leidenden Christus für das Heil der Welt
fruchtbar zu machen. Das Leiden führt uns zur ewigen Verklärung.
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