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Venerdì, 15 agosto 1969
Questo incontro, questo momento di unità spirituale, non è fine a
se stesso, giacché pone sulle labbra di tutti la domanda: perché
siamo qui? che cosa vogliamo fare questa mattina? Desideriamo tutti
rivolgere un pensiero, un atto di omaggio e di devozione particolare a
Maria Santissima, per onorare il mistero della sua Assunzione al
Cielo.
È una cosa tanto bella che esige una certa tensione di spirito.
Allorché celebriamo le feste della Madonna, notiamo come le pagine
del Vangelo ci fanno vedere e sentire Maria più vicina a noi. Si
tratta di incontri familiari: ad esempio l’Annunciazione, la
Nascita del Signore, la visita ad Elisabetta (ricordato proprio nel
Vangelo di questo giorno), che rendono facile la nostra conversazione
con la Madre di Dio, una conversazione che si svolge con linguaggio
umano. Ne è conferma l’«Ave Maria», poiché Ella è nostra,
nostra sorella nella umanità.
L’EPILOGO MERAVIGLIOSO D’UNA VITA
ECCELSA
I vari misteri della Madonna, anche quelli dolorosi, sono quadri di
vita ai quali ci è facile accedere almeno in parte, pur rimanendo noi
sempre attoniti di fronte alla loro grandezza e sublimità. Ma il
ricordo degli ultimi punti del Santo Rosario: l’Assunzione e la
Gloria di Maria, invece, ce la portano lontano. La Madonna esce
dalla ,sfera della nostra vita umana; sale, scompare, entra in
quell’al di là che conosciamo solo per fede ed anche per una certa
intuizione in fondo al nostro spirito, predisposto a tale avvenire
meraviglioso. Intuiamo qualche cosa di questo al di là, ma ci manca
ogni esperienza. Allora bisogna affidarsi alla immaginazione; bisogna
rendere superlativi ed assoluti i termini da noi usati nel linguaggio
terreno, temporale, per figurarci in piccola dimensione l’eterno.
Oggi noi celebriamo proprio l’al di là della Madonna, e possiamo
considerarlo in due momenti: l’istante della sua resurrezione e quello
della sua «entrata» e dimora nel Paradiso, che durerà per tutti i
secoli nella gloria del Signore.
Che cosa stiamo guardando?
L’epilogo della storia di Maria. Ci sarebbe più facile trovarne le
ragioni che dirne l’essenza: Maria era senza macchia di peccato: il
peccato è la causa della morte e quindi è chiaro che la Madonna non
doveva subire la pena della morte anche se Ella ne ha subito la sorte:
la «dormitio Virginis», come si dice nell’antica liturgia,
specialmente in quella orientale. Ma poi quelle membra santissime,
innocenti, ,si sono rianimate: hanno ripreso una vita nuova,
leggera, trasparente, trasfigurante, e la Madonna è passata da
questo nostro piano di vita temporale, terrena, a quell’altro per cui
noi restiamo senza parole. Guardiamo, però, e siamo abbagliati,
come quando si guarda il sole e ,si vede che è sorgente di luce e
vince la forza della nostra capacità visiva. Restiamo confusi a tanta
luce e allora avviene il fatto comune di quando si guarda la luce: si
accende un lume: il primo sguardo è al lume, il secondo alle cose
circostanti che ne sono illuminate. Così avviene nella celebrazione
del mistero dell’Assunzione : vediamo Maria diventare una stella del
Cielo: la stella più bella; diventare, dice sempre la Scrittura
adattata alla figura della Vergine, splendida come il sole, bella
come la luna, cioè un astro che illumina l’universo, il nostro
panorama terreno.
I PERFETTI RAGGI D’UN GRANDE SOLE
E quale luce ci dà in modo speciale questo mistero di Maria?
Ce ne dà molte, di luci. Ma quella che ci sembra specifica,
essenziale, caratteristica è che ci ricorda che la sorte di Maria
sarà la nostra; che anche noi siamo dei «resurrecturi», siamo vite
che il Signore così ha creato da rendere immortali, da destinare a
una vita che trapassa i confini del tempo e gli anni trascorsi
quaggiù, così labili, così fugaci, così logoranti, per darci,
invece, una vita piena, perfetta, santa e soprattutto, fuori del
tempo: non ha orologio, limiti, non ha calendario, non si esaurisce
nella sua durata, ma resta assorbita nella sempre fresca, viva, nuova
visione di Dio; è la vita eterna. La Madonna ha avuto il
privilegio di anticipare questa sorte e di goderla in una pienezza, in
una perfezione che noi non raggiungeremo, sia pure se noi avremo la
stessa sorte, cioé di riprendere dopo la lunga stagione del nostro
sonno nel sepolcro questa nostra stessa carne, queste stesse nostre
membra, la nostra stessa persona fisica nel tempo.
Vorremmo domandare, alla luce di tali verità, che il Credo ci fa
ripetere ogni giorno - . . . carnis resurrectionem, vitam aeternam
- se siamo veramente convinti che sarà così; se siamo sicuri, se
crediamo e avvertiamo la meraviglia stupenda che tale verità colloca
nella nostra maniera di valutare l’esistenza presente, la quale ha sì
una importanza grandissima, ma è fugace, effimera e destinata
all’altra esistenza, quella garantita dalla parola del Signore e
della quale, nell’odierna festa, abbiamo splendida conferma.
LA VITA UMANA È DESTINATA ALLA
BEATITUDINE
Come la gente comune, come noi cristiani, valutiamo il destino a noi
preparato? Naturalmente ci crediamo, magari in penombra, per
sentimento ed abitudine, magari perché sarebbe troppo doloroso il
pensare che tutto diventi cenere e sia distrutto dopo la morte.
Tuttavia, appunto perché cristiani, e possessori di questa fede
nella resurrezione dei corpi e nell’immortalità dell’anima, vogliamo
domandarci, oggi, se tale realtà è presente sia per la indicibile
consolazione che offre, sia per la -dignità altissima e l’importanza
senza paragone che essa imprime all’esistenza umana. Per siffatta
realtà la Chiesa è così gelosa nella difesa della vita che nasce,
della vita sofferente, della vita che muore. Tutto concorre ad un
atto che Iddio compie per l’eternità, e perciò la dignità della
vita umana diviene qualificata con statura incommensurabile,
bellissima, grandissima. È la sorte di beatitudine che esige da tutti
vicendevole amore.
Una seconda domanda, più pratica ma non meno importante: che
rapporto c’è tra la vita presente e quella futura? le cose avvengono
automaticamente? si nasce cioè, si muore e un giorno si risorgerà
tranquillamente, siccome fatti naturali, insopprimibili? No.
Esistono condizioni precise. La resurrezione esige il presupposto,
da parte nostra, di essere buoni, veri cristiani, di conoscere la
sorte d’essere veramente inseriti nella sorgente della vita che è
Cristo, di essere sin da ora attratti e compaginati nella sua
misteriosa esistenza. Cristo è la vita: non vi sono su ciò dubbi o
riserve; noi dobbiamo essere cristiani, dobbiamo essere uniti a
Cristo, giacché se vogliamo davvero che il prodigio della sua vita
risorta sia pure nostro, dobbiamo agire in modo di credere ed operare
secondo la unione indispensabile con Lui. È la cosa più importante
del nostro tempo presente: o cristiani, o falliti; e il fallimento
sarebbe di una portata incalcolabile, Dio mio!, perché eterno.
SE UNITI A CRISTO ASCENDEREMO CON LA
MADRE CELESTE
Ed ecco che la Madonna, con la sua Assunzione al Cielo, ci
garantisce la possibilità di ascendere anche noi, se siamo, come
Lei, uniti al Cristo. Con tanta Madre, la distanza fra noi e
Cristo è abbreviata, annullata; e il Signore ci viene incontro e ci
ripete «Mangia di questo Pane e avrai la vita eterna». In tal modo
si raggiunge l’immortalità, cioè l’inserimento della vita nuova
nella nostra povera giornata terrena, che da sé sarebbe enigmatica e
forse tormentata e inghiottita dal dubbio. Siamo esseri mortali che
devono rinunciare al grande sogno della vita perfetta e della vita
eterna? No, di certo. Il Signore ci dice: Io ti prometto, se tu
credi, se rimani unito a me, se accetti di vivere così, che la tua
vita sarà un giorno come quella della Madonna: nella unione eterna
con Cristo SI da formare con Lui quella luminosa società ed unità
del Corpo Mistico, che è il segreto dell’intera creazione, e
d’ogni opera di bontà del genio cristiano.
Celebriamo perciò l’odierna festa nella fede della vita eterna,
cercando di raggiungere le supreme conseguenze di tale fede.
Se sono eterno, come devo vivere? e basta forse pensare a tale
eternità, quasi che essa annulli i valori, gli interessi della vita
vissuta nel tempo? Affatto. Tanto più noi abbiamo la fiducia, la
sicurezza, il dovere di raggiungere la vita eterna, tanto maggiore è
l’obbligo di vivere bene là dove il Signore ci ha posti; di
impegnare le nostre facoltà, di ben trafficare, come ci insegna il
Vangelo, i talenti datici da Dio per accumulare un vero capitale
assicuratoci nella vita eterna.
E il fatto che la Madonna, dall’alto del suo seggio di gloria, ci
tende le braccia fa sì che noi sentiamo ancor meglio l’invito, e la
certezza della sua protezione, l’esempio e il flusso della sua
intercessione. Ella viene sempre in nostro soccorso.
È bello vivere, con questa agilità e levitazione spirituale, la vita
presente: i dolori, le fatiche, le delusioni, i pesi, le
responsabilità cambiano di gravità; e invece di essere ostacoli
diventano i gradini per raggiungere il traguardo, la vetta a cui siamo
indirizzati.
Che la Madonna ci aiuti: confidiamo in Lei. La visione, la
realtà del suo mistero illumini la nostra vita di speranza, di gaudio
anticipato, di forza morale, di gioia cristiana; e ripetiamo così
con Lei; quanto è grande il Signore! Magnificat anima mea
Dominum. Perché Egli ha fatto cose grandi a Maria e anche a noi
che siamo, per divina adozione, fratelli di Cristo e fratelli, nella
umanità, di Maria Santissima.
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