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Solennità dell'Immacolata
8 dicembre 1975
Venerabili Fratelli, e Figli carissimi!
E voi tutti, invitati speciali a questa piissima cerimonia,
Maestri, Studiosi e Studenti dei Pontifici Atenei Romani, voi
Alunni dei nostri Seminari, voi Membri dei Collegi Ecclesiastici e
Religiosi dell'Urbe, o aggregati agli Istituti secolari, e voi,
dilette Figlie in Cristo, Religiose, Novizie, Probande ed
Alunne delle Case femminili di formazione di Roma, e poi voi pure
fedeli nostri Romani, e voi Pellegrini dell'Anno Santo e
Visitatori di questa sacra Città, ed infine voi (tutti noi vogliamo
concentrare sul multiplo valore del rito che stiamo compiendo), voi,
diciamo, già membri e protagonisti del Concilio Vaticano Ecumenico
secondo, qua convocati per commemorare con noi il decennio, che oggi
è maturato, di quelle grandi assise ecclesiastiche, tutti
ascoltateci! e lasciate che noi invitiamo i vostri animi ad un istante
di contemplazione, spirituale e quasi visiva, come se l'apparizione
di Colei, della quale oggi celebriamo la singolarissima festa, si
presentasse nello sfondo di questa Basilica, come aleggiante nello
splendore unico, suo proprio (anche se riflesso dalla fonte divina
della luce); e noi la vedessimo con gli occhi profetici
dell'evangelista dell'Apocalisse: Ecco! «Apparve nel cielo un
grande portento: una donna - vestita di sole -, con la luna sotto i
piedi, e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Apoc. 12,
1; cfr. Cant. 6, 4 ss. ).
Che è? chi è? Noi restiamo esterrefatti ed assorbiti dalla visione
biblica; e noi perdiamo nel nostro folgorato stupore il senso della
realtà; non rinunciamo a tradurre nel significato a noi accessibile il
valore di quella immagine misteriosa; e senza, per ora, andare oltre
nello svolgimento della scena apocalittica ci soddisfa di sapere la
sovrapposizione del duplice nome, che a quella celeste figura i maestri
della sacra scrittura attribuiscono, quasi esclamando, in risposta
alla nostra ansiosa curiosità: È Maria, è Maria, quella Donna
vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi, e la corona
misteriosa di stelle intorno al suo capo! È la Chiesa, è la
Chiesa! ci avvertono gli studiosi, ricercatori dei segreti del
linguaggio figurativo e simbolico del mondo apocalittico. Sarà. A
noi piace onorare Maria e la Chiesa, Madre di Cristo secondo la
carne, la prima; Madre del Corpo mistico di lui, e lei stessa
sostanza di quel mistico Corpo, la seconda.
Fratelli e Figli tutti ! fermiamo un istante il nostro pensiero,
abbagliato e felice, sul primo significato dell'allucinante visione;
e diciamo a noi stessi, con l'intenzione celebrativa del mistero
dell'Immacolata Concezione: così è Maria! il suo aspetto è
celeste e trionfale; ma a ben guardarlo esso è di Donna «umile ed
alta più che creatura» (DANTE, Paradiso, 33, 2); anzi
così umile che discioglie ogni nostro trepidante riguardo (Cfr.
Luc. 1, 48), e quasi c'invita a ravvisare in lei una
dilettissima Sorella, alla quale, nell'atto stesso che noi osiamo
rivolgere una confidente parola, altra parola non viene alle nostre
labbra, che quella evangelica: o Te, beata! (Luc. 1, 45 et
48) Sì, beata! E per quanti titoli! Oggi uno fra tutti noi
celebriamo, e vorremmo porre al vertice del nostro culto a Maria: la
sua immacolata concezione! Cioè il pensiero preferenziale che Dio ha
avuto per questa sua creatura; l'intenzione di rivedere in lei
l'innocenza primitiva d'un essere ideato «ad immagine e somiglianza»
sua propria, di Dio (Gen. 1, 26-27), non turbato, non
contaminato da alcuna macchia, da alcuna imperfezione, come, salvo
Cristo e salvo lei, la Madonna, sono tutti i figli di Eva, è
tutto il genere umano.
Un'idea, un sogno divino, un capolavoro di bellezza umana, non
ricercata nel solo modello formale, ma realizzata nell'intrinseca e
incomparabile capacità di esprimere lo Spirito nella carne, la
sembianza divina nel volto umano, la Bellezza invisibile nella figura
corporea. Tota pulchra es, Maria! Tu sei la bellezza, la vera,
la pura, la santa bellezza, o Maria! questa dovrebbe essere
l'immagine reale e ideale della Madonna, riflessa, luminosa ed
illuminante, nelle nostre singole anime, oggi, o fedeli; come
sintesi della nostra ammirazione e della nostra devozione alla
Madonna, della quale celebriamo la festa, eminentemente teologica ed
eminentemente ecclesiale. Teologica, perché la desumiamo dalla
rivelazione e dalla più vigile e amorosa riflessione, con cui la più
candida e verginale pietà osò, certamente lei adiuvante, fissare lo
sguardo inebriato ed esplorante sul suo volto umile e pudico, il
perfetto volto della bellezza santa ed umana.
Ecclesiale, perché da specchio della divina perfezione, speculum
iustitiae, ella a noi si offre come specchio della umana perfezione che
la Chiesa, venerando la Madonna, contempla in lei, con gioia, come
in un'immagine purissima (è il Concilio che parla - Sacrosanctum
Concilium, 103), ciò che essa la Chiesa tutta, desidera e
spera di essere»; una bellezza nuziale questa, che San Paolo, come
tutti ricordiamo, stupendamente descrive: «tutta gloriosa, senza
macchia, né ruga, o alcunché di simile, ma santa ed immacolata»
(Eph. 5, 27): la santità in fieri della Chiesa ha il suo
modello, il suo typus in Maria, come dirà S. Ambrogio (S.
AMBROSI In Lucam, II, 7), e S. Agostino commenterà:
figuram in se sanctae Ecclesiae demonstravit (S. AUGUSTINI
De Symbolo, I: PL 40, 661), Maria ha rappresentato in se
stessa la figura della Santa Chiesa. Modello, esemplare, figura
ideale della Chiesa; basta così? la verità teologica va oltre, ed
entra nei confini di quella causalità subalterna, che nel disegno
divino della salvezza associa in forma inscindibile la creatura,
Maria, 1'Ancella del Fiat, al mistero dell'Incarnazione, e fa
di lei, scrive S. Ireneo, «una causa di questa salvezza per sé e
per tutto il genere umano» (S. IRENAEI Adv. haereses,
III, 22, 4).
Noi godremo di avere poi in S. Agostino la conclusione, che al
termine della III sezione del Concilio noi abbiamo fatto nostra,
riconoscendo esplicitamente a Maria Santissima il titolo
incontestabile di «Madre della Chiesa»: se Maria infatti è madre
di Cristo secondo la carne, e Cristo è capo della Chiesa, suo
mistico Corpo, Maria spiritualmente è Madre di questo Corpo, a
cui Ella stessa appartiene, a livello eminente, come figlia e sorella
(Cfr. S. AUGUSTINI De Sancta Virginitate, V et VI:
PL 40, 399; et cfr. H. DE LUBAC, Méd. sur
l'Eglise, c. IX). E sarà con questa particolare menzione al
Concilio Ecumenico Vaticano secondo che noi oggi, acclamando Maria
Madre della Chiesa e invocando la sua valida e amorosa protezione che
noi daremo alla presente sacra celebrazione il significato commemorativo
del decimo anniversario della conclusione del Concilio stesso, lieti,
lietissimi ed onorati di avere con noi offerenti il santo sacrificio
della Messa un autorevole Membro della Presidenza del Concilio, il
Cardinale Stefano Wyszynski, venuto a Roma per questa fausta
circostanza insieme con una cospicua parte dell'Episcopato polacco;
tre Moderatori, gli Eminentissimi Lercaro, Suenens e Döpfner;
il Segretario, Em.mo Cardinale Pericle Felici; ed uno dei
Membri della Segreteria, oggi nostro Cardinale Segretario di
Stato, Cardinale Villot .
Accanto ad essi, quasi ad esprimere simbolicamente, in questo decimo
anniversario, una volontà di continuità e di progresso
nell'autentica linea conciliare, ci è di grande conforto avere,
insieme al Pro-Prefetto della S. Congregazione per i Religiosi e
gli Istituti Secolari e al Segretario della S. Congregazione per
l'Educazione Cattolica, rappresentanti delle Università, Atenei
e Collegi Romani. A tutti questi venerati Fratelli e cari Figli il
nostro ringraziamento per la loro presenza a questa concelebrazione e
per l'adesione alla unità stretta e operosa della santa Chiesa di
Dio. Ma a voi, Maestri, Studiosi e Studenti dei nostri Atenei
Romani. A voi, giovani Seminaristi, a voi Religiosi, a voi
Religiose, in modo particolare il grido del nostro cuore, amate,
invocate, imitate Maria Immacolata, la Madre di Cristo e la Madre
della Chiesa, e sappiate portare a buon frutto per la presente e per
le future generazioni il tesoro di sapienza ch'è stato, ed è il
Concilio Vaticano Ecumenico secondo.
En apparaissant à Lourdes à l'humble sainte Bernadette, la
Vierge confirmait pour ainsi dire la solennelle proclamation de son
Immaculée Conception par le magistère de l'Eglise. C'est une
invitation pour les chrétiens d'aujourd'hui à ne jamais séparer
l'amour de la Vierge de l'amour de l'Eglise; à trouver en Marie
l'exemple de la parfaite obéissance, et dans l'Eglise, dans les
enseignements que le Concile - dont nous célébrons aujourd'hui le
dixième anniversaire de la clôture - a donnés pour notre temps, le
vrai chemin pour réaliser la volonté du Seigneur.
In Mary, Immaculate in her Conception, we praise and bless the
plan of God, who prepared a worthy dwelling for the coming of his
Son, our Lord and Saviour Jesus Christ. And we place great hope
in today's celebration of this extraordinary event that, through the
power of the Holy Spirit, marked in Mary the happy beginning of a
sinless Church. We pray that this Eucharistic assembly will mark
with intensity the renewed commitment of your lives. We exhort all of
you, dear sons and daughters, to a new holiness of life-a new fervour
of love. Let this be your courageous resolution on the tenth
anniversary of the Second Vatican Council. Only in this way will
you fulfil your vocation. Only in this way will you be, with Mary,
true servants of the Lord.
Zwei Ereignisse sind es, die uns heute mit Freude und Dankbarkeit
erfüllen: Der zehnte Jahrestag der Beendigung des Zweiten
Vatikanischen Konzils und das Fest der Gottesmutter, die das
Konzil zur Mutter der Kirche proklamiert hat. In ihre Hände legen
wir voll Vertrauen die Geschichte der Kirche; sie flehen wir an,
dass durch ihre Fürsprache das vom Konzil begonnene Werk der
Erneuerung seinen gottgewollten Abschluss finde.
Esta fiesta de la Inmaculada es un motivo de gozo para todos
nosotros, que vemos en la figura excelsa de María Santísima a
nuestra Madre. Y es a la vez una invitación apremiante a seguir los
pasos de Quien es un modelo para la Iglesia. Un modelo de santidad,
reflejo de la gracia de Cristo. Ojalá que cada miembro de la
Iglesia recoja, como de las manos de quien es la Madre de la
Iglesia, y haga vida propia el rico Y actualísimo mensaje eclesial
que el Concilio, hace hoy diez años, nos legó.
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