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Pomezia, 26 settembre 1965
La pioggia, che, per tutta la notte dal sabato alla domenica 26
settembre e sin verso le ore 13 s’è rovesciata fitta e insistente
nell’intero Lazio, rende impossibile lo svolgimento dell’intero
programma stabilito per lo storico incontro tra il Papa e il novissimo pellegrinaggio.
Si tratta di nomadi, gitani, zingari di diverse stirpi, nazioni e
provenienze, tutti affratellati dal vincolo della fede, desiderosi di
porgere al Vicario di Gesù Cristo un atto di sentitissimo ossequio.
Eppure . . . «aquae multae non potuerunt exstinguere caritatem».
Sull’inclemenza del tempo il fervore cristiano ha il sopravvento, per
acclamare la venuta del Santo Padre; la S. Messa da Lui
celebrata; la sua affettuosa Esortazione; i particolari di un
colloquio iniziatosi con squisita intesa e perciò destinato a
prolungarsi nel tempo.
Spostata alquanto la sede dell’incontro: ma sicuramente accresciuto
l’entusiasmo dei protagonisti, - molti dei quali negli sgargianti
costumi tradizionali - la sacra manifestazione si attua in ambiente di
profonda religiosità e commozione, con l’altare disposto a ridosso
della facciata del pre-seminario «Angelo Bartolomasi» a un duecento
metri dall’accampamento nei pressi di Pomezia.
Il Santo Padre giunge alle ore 17 e passa tra due fitte ali di
gitani e di altri fedeli provenienti da Roma e dalle città e paesi circonvicini.
Dopo il Vangelo, letto alla moltitudine in cinque idiomi diversi,
l’omelia di Sua Santità.
Cari Zingari, cari Nomadi, cari Gitani,
venuti da ogni parte d'Europa, a voi il Nostro saluto.
1. Il Nostro saluto a voi, pellegrini perpetui; a voi, esuli
volontari; a voi, profughi sempre in cammino; a voi, viandanti senza
riposo! A voi, senza casa propria, senza dimora fissa, senza patria
amica, senza società pubblica! A voi, che mancate di lavoro
qualificato, mancate di contatti sociali, mancate di mezzi
sufficienti!
Saluto a voi, che avete scelto la vostra piccola tribù, la vostra
carovana, come vostro mondo separato e segreto; a voi, che guardate
il mondo con diffidenza, e con diffidenza siete da tutti guardati; a
voi, che avete voluto essere forestieri sempre e dappertutto,
isolati, estranei, sospinti fuori di ogni cerchio sociale; a voi,
che da secoli siete in marcia, e ancora non avete fissato dove
arrivare, dove rimanere!
2. Ecco: siete oggi arrivati qua; siete convenuti qua. Vi trovate
fra voi, e quasi formate un popolo; vi incontrate con Noi, e vi
accorgete che questo è un grande avvenimento, quasi una scoperta.
Comprendete, nomadi carissimi, il significato di questo incontro.
Qui trovate un posto, una stazione, un bivacco, differente dagli
accampamenti, dove di solito fanno tappa le vostre carovane: dovunque
voi vi fermiate, voi siede considerati importuni e estranei; e restate
timidi e timorosi; qui no; qui siete bene accolti, qui siete attesi,
salutati, festeggiati. Vi capita mai questa fortuna? Qui fate
un'esperienza nuova: trovate qualcuno che vi vuole bene, vi stima,
vi apprezza, vi assiste. Siete mai stati salutati, durante le vostre
interminabili escursioni, come fratelli? Come figli? Come cittadini
eguali agli altri? Anzi come membri d'una società che non vi
respinge, ma che vi accoglie, vi cura e vi onora? Che cosa significa
questa novità? Dove siete arrivati?
Siete arrivati, innanzi tutto, in un mondo civile, che non vi
disprezza, non vi perseguita, non vi esclude dal suo consorzio.
Dovete riconoscere che la società circostante è molto cambiata da
quella che qualche decennio fa vi proscrisse e vi fece tanto soffrire.
Senza odio per chi verso di voi fu spietato e crudele, e fece vilmente
morire tanti vostri simili. Noi diamo un pensiero di cordiale ricordo
agli zingari vittime delle persecuzioni razziali, preghiamo per i
vostri morti, e invochiamo da Dio per i vivi e per i defunti la pace,
eterna per questi, terrena per tutti gli uomini di questo mondo.
Sì, siate bravi e giusti; e riconoscete che la società oggi è
migliore; e se voi preferite stare ai margini di essa, e tollerate
perciò tanti fastidi, essa però offre a tutti la sua libertà, le
sue leggi ed i suoi servizi.
3. Ma ciò che ora conta è una scoperta differente. Voi scoprite
di non essere fuori, ma dentro un'altra società; una società
visibile, ma spirituale; umana, ma religiosa; questa società, voi
lo sapete, si chiama la Chiesa. Voi oggi, come forse non mai,
scoprite la Chiesa. Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma,
sotto certi aspetti, voi siete al cento, voi siete nel cuore. Voi
siete nel cuore della Chiesa, perché siete soli: nessuno è solo
nella Chiesa; siete nel cuore della Chiesa, perché siete poveri e
bisognosi di assistenza, di istruzione, di aiuto; la Chiesa ama i
poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati.
E' qui, nella Chiesa, che voi vi accorgete d'essere non solo
soci, colleghi, amici, ma fratelli; e non solo fra voi e con noi,
che oggi come fratelli vi accogliamo, ma, per un certo verso, quello
cristiano, fratelli con tutti gli uomini; ed è qui, nella Chiesa,
che vi sentite chiamare famiglia di Dio, che conferisce ai suoi membri
una dignità senza confronti, e che tutti li abilita ad essere uomini
nel senso più alto e più pieno; ed essere saggi, virtuosi, onesti e
buoni; cristiani in una parola.
Noi siamo lieti del titolo di Capo della santa Chiesa, che senza
Nostro merito Ci è conferito, per salutarvi tutti, cari Nomadi,
cari Zingari, cari pellegrini sulle strade della terra, proprio come
Nostri figli; per tutti accogliervi, per tutti benedirvi.
Vorremmo che il risultato di questo eccezionale incontro fosse quello
di farvi pensare alla santa Chiesa, alla quale voi appartenete; di
farvela meglio conoscere, meglio apprezzare, meglio amare; e vorremmo
che il risultato fosse insieme quello di svegliare in voi la coscienza
di ciò che voi siete; ciascuno di voi deve dire a se stesso: io sono
cristiano, io sono cattolico. E se qualcuno di voi non può dire
così, perché non ha tale fortuna, sappia che la Chiesa cattolica
vuol bene anche a lui, lo rispetta, lo aspetta! E voglia lui pure
guardare alla Chiesa con occhio sincero e con animo buono.
4. Questa risvegliata coscienza nei confronti della Chiesa deve
essere il primo effetto di questa memorabile giornata. Ma non il
solo. Vi sono tante altre cose che Noi desideriamo per voi e da voi.
Come quando le vostre carovane, dopo lungo e faticoso cammino,
arrivano in un bel posto verde e tranquillo, vicino ad un fiume limpido
e fresco, e trovano ristoro, refrigerio e letizia, così vorremmo che
questo convegno fosse benefico per voi di tanti conforti spirituali:
quello della pace della coscienza, quello della promessa di mantenervi
bravi ed onesti, quello della preghiera semplice e profonda, quello
del perdono reciproco fra di voi, se mai i vostri animi fossero divisi
e ostili; e così via. Noi pensiamo che dovrebbero migliorarsi i
vostri rapporti con la società, che attraversate e toccate con le
vostre carovane: come voi gradite trovare ristoro e ospitalità
gentile, dove vi accampate, così voi dovrete procurare di lasciare ad
ogni tappa un ricordo buono e simpatico: che la vostra strada sia
disseminata da esempi di bontà, di onestà, di rispetto. Forse
qualificandovi meglio in qualche lavoro artigianale potrete perfezionare
il vostro stile di vita a vostro e altri vantaggio. Ma più che tutto
vorremmo da voi una promessa: quella di accettare l'assistenza
premurosa e disinteressata dei bravi Sacerdoti e delle brave persone,
che qua vi hanno condotti e che ancora vogliono guidarvi sulle vie del
bene e della fede, quasi scortando appunto come padri e fratelli, i
vostri interminabili itinerari. Fidatevi! Non abbiamo nulla da
chiedervi, se non che voi accettiate la materna amicizia della
Chiesa. Potremo fare qualche cosa per voi, per i vostri figli, per
i vostri malati, per le vostre famiglie, per le vostre anime, se
accorderete alla Chiesa e a chi la rappresenta la vostra fiducia.
5. E a queste stesse persone vogliamo tributare la Nostra
riconoscenza ed esprimere il Nostro incoraggiamento. Ai Vescovi,
che hanno cuore per questi Nostri umili figli randagi, a Mons.
Bernardin Collin, Vescovo di Digne, che per incarico della Nostra
Congregazione Concistoriale presiede alle opere di assistenza
pastorale ai Nomadi, al bravo Padre Fleury, S.J., promotore di
così benefica attività, a D. Bruno Nicolini, a D. Mario
Ambrogio Riboldi, e a tutti i Sacerdoti e Religiosi e Laici che si
prodigano in favore degli Zingari, sia ora per loro l'aperta voce del
Nostro encomio e della Nostra gratitudine. Sono queste degne
persone, che dimostrano ed esercitano la carità della Chiesa e
Nostra verso la gente nomade, e che per essere ministre ad esse delle
Nostre benedizioni, le meritano per sé affettuose e speciali.
Ed ora, fratelli e figli, preghiamo insieme. Il Pellegrino
divino, a cui non fu né lunga né grave l'infinita via che dal cielo
lo condusse in terra per farsi nostro compagno nel viaggio della vita,
sta per ritornare presente, qui, fra noi e per noi, nel Sacramento
dell'altare. Raccogliamo i nostri animi, riscaldiamo le nostre
preghiere: Cristo è vicino. Diciamogli con la misteriosa
invocazione della Bibbia: «Vieni, Signore Gesù» (Apoc.
22,20).
* * *
Paterne espressioni per i gruppi della Francia
Chers tziganes, nomades et gitans de langue française, à vous
Notre souhait particulier de bienvenue. Nous tenons à vous dire que
vous êtes chez vous dans l’Église catholique, qui vous accueille,
non seulement comme des compagnons, des collègues et des amis, mais
comme des frères appartenant à la grande famille des enfants de
Dieu.
Aussi est-ce comme nos propres fils que Nous vous saluons, que Nous
vous accueillons, et que Nous vous bénissons, demandant au Seigneur
que tette rencontre vous aide à mieux connaître et à mieux aimer
l’Église du Christ Notre Seigneur. Et Nous bénissons d’une
manière toute particulière Monseigneur Bernardin Collin, le bon
Père Fleury, et tous ceux qui vous montrent le visage maternel et
secourable de l’Église. Écoutez-les comme Nos envoyés, comme les
ministres du Seigneur. Avec eux et pour vous, Nous le prions à
toutes vos intentions.
* * *
Elogio ai diletti gitani della Spagna
Un saludo también para vosotros, queridos gitanos venidos de
Espana. Nuestra palabra tiene un acento de gratitud particular por el
entrañable afecto con que habéis llegado aquí. Lo estamos leyendo
en vuestros semblantes. Sabemos además cómo en medio de la dureza de
vuestra peculiar vida surge, como flor en la escarpada, la expresión
artística con que os convertís en mensajeros de alegría, y que cobra
no raras veces matiz sagrado. Así nos lo dice el espectáculo, con
que después de misa nos vais a representar la parábola de los
invitados al banquete. ¡Gracias, gracias!
La asistencia religiosa y social que os presta la Iglesia en
España, por medio de múltiples y laudables obras, se encuadra en
organizaciones beneméritas, como la Caritas y la Comisión
Episcopal de Emigración, y se enlaza en la historia con nombres tan
gloriosos corno los de los sacerdotes Manjón y Poveda. Que el
recuerdo de este día sea luz en vuestro camino.
* * *
Cordiale saluto ai tzigani di lingua tedesca
Euch, liebe Zigeuner, die ihr aus allen Teilen Europas hierher
zusammengekommen seid, gilt heute Unser väterlicher Gruss und
Willkomm!
Ihr seid immer unterwegs, immer auf Wanderung, ohne bleibende
Heimat. Hier in der Kirche aber habt ihr das Recht, euch heimisch
zu fühlen, denn ihr seid Christen und seid Katholiken. Erfüllt
als solche immer eure Pflichten: tuet das Gute, meidet das Böse!
Von Herzen segnen Wir euch darum wie alle eure Lieben und erflehen
euch wie euren eifrigen Seelsorgern Gottes bleibenden Schutz und
seine überreiche Gnade.
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