|
Domenica, 10 marzo 1968
IL SALUTO DEL PADRE E PASTORE
Nella omelia tenuta durante la Santa Messa, Paolo VI rivolge a
tutti un paterno saluto, incominciando dal carissimo Cardinale
Vicario, presente a quella Visita Pastorale. A lui Sua Santità
tiene a rinnovare speciale attestato di affetto, lieto di vederlo in
mezzo al popolo a cui è rivolto il sacro ministero.
Altri saluti il Santo Padre dà ai Vescovi Ausiliari, al Parroco
della comunità ecclesiale di San Saturnino, per il quale esprime i
migliori voti, esortando inoltre i fedeli a sempre più e meglio
corrispondere alle premure e fatiche sacerdotali di chi ha la cura
diretta delle loro anime.
Quindi il pensiero del Vescovo di Roma va a tutti e singoli i fedeli
presenti al sacro Rito, ed agli altri loro fratelli della parrocchia;
a ciascuna categoria di età, lavoro e professione, auspicando per
ogni famiglia abbondanza di grazia e salute, di carismi e doni divini,
di cristiana felicità.
Sappiano tutti - e gli ascoltatori recheranno ovunque il messaggio del
Padre - che il Papa desidera far pervenire dappertutto il proprio
voto di bene e di prosperità anche materiale, con effuse benedizioni.
DUE GRANDI DONI DELLA CHIESA
Ed ora - prosegue Sua Santità - alcuni istanti di riflessione,
movendo da una semplice e quasi istintiva domanda: perché il Papa si
è recato alla sede della parrocchia? che cosa ha portato?
La sua risposta è semplice e fondamentale al medesimo tempo. Essa
viene formulata a commento delle prime frasi del Vangelo testé letto,
nella Messa dello Spirito Santo, che suole celebrarsi in occasione
della Visita Pastorale.
Sono due i doni principalmente che la Chiesa propone, offre a coloro
che l’ascoltano. Con ciò essa risponde a una ancora più ampia
richiesta assai frequente, anche da parte di chi è lontano dalla
Chiesa o dalla Chiesa aspetta quel che essa non dà. La domanda
rivela in modo caratteristico la mentalità moderna, la quale suol
giudicare ed apprezzare ogni cosa a seconda della utilità che ne
deriva. La Chiesa, la Religione, quali benefici ci offre? Questo
l’interrogativo ricorrente. E poiché la risposta è sovente vaga,
inesatta, si rimane dubbiosi e restii, increduli ed assenti.
Orbene, il Papa si è recato tra i carissimi figli per farli
riflettere, e per imprimere in essi un ricordo incancellabile della sua
visita. Subito Egli spiega l’entità e il valore del duplice dono.
Si tratta della Parola di Dio, di Cristo, che poi diventa la
Parola della Chiesa; e della Grazia, cioè il rapporto fra noi e
Dio, e la vita spirituale che ne deriva.
La Parola di Gesù, fatta propria dalla Chiesa, serve come la
lampada in mano a chi cammina nella notte e deve conoscere il sentiero e
sapere il punto di arrivo, il perché si muove, quali i pericoli e gli
ostacoli del percorso.
La Parola di Dio è luce e guida della nostra esistenza. Essa
chiarisce e risolve i maggiori problemi proposti allo spirito umano.
La Parola di Dio è una rivelazione. Noi, con le nostre sole
facoltà, non avremmo mai potuto comprendere quel che il Signore ci
insegna con amore infinito.
LA PAROLA DI DIO LUCE E GUIDA DELLA
NOSTRA ESISTENZA
Su questo primo tema - quello che preoccupa tutte le menti umane, e
tante volte le stanca o le confonde, spesso invece le sublima - è
affannosa la ricerca odierna. Si tratta di Dio, lo splendore del
nostro pensiero e della nostra vita, che molti ignorano o respingono,
ed altri, pur conoscendolo, lo considerano non poche volte con
incertezza; non riescono a definirne la sublime realtà, la prima, il
principio di tutte le altre; mentre pure fra i credenti v’è chi del
Signore teme l’ira ed il castigo piuttosto che il conforto e la
clemenza.
Gesù è venuto e ci ha insegnato un nome semplicissimo, desunto dalla
nostra esperienza umana, ma elevato a vertici senza confine. Iddio lo
chiamerai Padre. E cioè riconoscerai in Lui la sorgente della
vita, dell’amore: Colui che veglia sopra di te, Colui del quale
non puoi fare a meno. La tua esistenza non ha senso, né possibilità
di affermarsi, senza postulare la sua divina origine e senza dirigere i
suoi passi verso il suo eterno fine.
Dio è il tuo Padre. Ciò vuol dire che un rapporto di amore è
stabilito fra questo Principio dell’esistenza da cui tutti gli esseri
derivano, e te stesso. Tu sei parente di Dio, figlio di Dio!
Dovremmo qui commentare quale sia il conforto derivante alla,
scienza, allo studio, al pensiero umano, quando abbiamo sopra di noi
questo unico Sole a rischiarare il nostro orizzonte e a dare il senso
alle cose, all’universo, alla vita, al tempo, a tutte le nostre
vicende: all’amore, al dolore, alla morte. Sempre Dio è la
luce, la spiegazione, il rifugio, il sollievo. Egli è l’oggetto,
inconsapevolmente, forse, da parte nostra, del nostro amore.
AMORE FIDUCIOSO PER IL PADRE CELESTE
Dove andiamo? E che cosa cerchiamo? la felicità? Ma Dio è la
felicità; la verità? ma Dio è la verità; l’esistenza? ma Dio
è la vita. Tutto quanto il nostro cuore anela e vorrebbe raggiungere
e conquistare in modo assoluto si riferisce e converge, dunque, a
questo centro di tutte le nostre aspirazioni: Dio.
Gesù ci ha insegnato - occorre sempre tener presente la sublime
realtà - a chiamare Iddio con l’appellativo di Padre. Grandissima
cosa, che comporta un altro mirabile insegnamento. Che cosa è
l’uomo? Chi siamo e in che consiste la nostra vita? Tutte le cose
che avvengono, nella politica, nella società, negli interessi,
ecc., si svolgono intorno a questo enigma della nostra esistenza, con
quanto essa postula e attende. Anche qui la risposta è data dalla
Parola del Signore. Iddio ci ha creati per farci giungere a
conversare con Lui; per amarci ed essere da noi amato! per fissare un
rapporto di amicizia, di gioia e di felicità.
COSTRUIRE SULLA FEDE ED AVANZARE
Tutto ciò è contenuto nell’insegnamento su Dio e sull’uomo.
Pertanto, ogniqualvolta i fedeli sentono il richiamo del proprio
Pastore a frequentare l’istruzione catechistica, ad ascoltare la
sacra predicazione, superando ogni peso di noi e diffidenza, sappiano
che si tratta di accogliere l’eccelso dono. Siano, quindi,
attenti, premurosi, assetati della Parola del Signore: cerchino
sempre di accoglierla bene, di possederla e compenetrarsene.
L’effetto che la Parola di Dio produce in noi si chiama la Fede.
Io, cioè, accetto la Parola del Signore e ne vivo, mi fondo e so
costruire su di essa; dunque io credo.
Credere vuol dire avere la fede. Questo il primo grande dono della
Chiesa: la luce appunto che sempre rischiara e indica il giusto
cammino: nella convinzione di procedere verso Dio e con Dio, non
considerato solo quale giudice severo - lo è, infatti, e talvolta lo
dimostra - ma Padre misericordioso e benigno, il quale dice
all’uomo: ama il Signore come figlio, come creatura prediletta,
come predestinato alla beatitudine eterna.
LA GRAZIA: IL SIGNORE IN NOI
Il secondo dono della Chiesa a quanti la seguono è la Grazia. Il
Signore non soltanto è il nostro Maestro con il comunicarci la
verità; ma ha pure deciso di stabilire una relazione, un rapporto
vitale con noi. Secondo quanto abbiamo riletto nel Vangelo della
Messa dello Spirito Santo: «Si quis diligit me, sermonem meum
servabit, et Pater meus diliget eum, et ad eum veniemus, et
mansionem apud eum faciemus» (Io. 14, 23), Egli stesso ha
voluto abitare nelle nostre anime: fare delle nostre esistenze un
tempio, un tabernacolo, un punto di arrivo del suo amore e della sua
presenza.
Noi siamo i portatori di Cristo, di Dio, quando siamo nella sua
Grazia. Essere in comunicazione con Lui vuol dire avere la vita,
acquisire tutte le promesse ed i pegni di una felicità, che in nessuna
maniera, in nessuna misura possiamo raggiungere in modo diverso o
altrove.
Di qui l’esortazione del Vicario di Gesù Cristo: Figli
carissimi, accogliete i doni che la Chiesa vi offre. Questi. doni,
di cui il Papa ha ora parlato e che Egli stesso ha recato con Sé,
la Parola e la Grazia del Signore, abbiateli cari; cercate di
accoglierli, di farli vostri. Se volete che la vostra vita abbia un
significato; e non sia mai afflitta dalle tenebre, né dalla
disperazione, ricordate la necessità di questi doni. La Parola e la
Grazia del Signore costituiscono il pane quotidiano del nostro
pellegrinaggio terreno.
ACCETTARE LA CROCE PER LA FELICITÀ
ETERNA
Soprattutto nel presente periodo che ci conduce alla Pasqua, a
contatto con quei Misteri Pasquali da cui ci è pervenuta la luce e la
salvezza, custodite con ogni cura questi tesori della Chiesa. La
Verità, la Fede nella bontà, nell’amore di Dio, nel suo
desiderio di unirsi a noi; la Grazia largitaci mediante i Santi
Sacramenti pasquali: ecco la sintesi delle raccomandazioni odierne.
A voi lasciamo tutto ciò come ricordo dell’incontro: sicuri che il
ministero del Papa sarà accolto e produrrà ottimi risultati. Se voi
realmente pensate non alle parole, ma al loro significato, e lo fate
vostro, senz’alcun dubbio avrete - Sua Santità lo conferma nel
nome di Cristo - la soluzione dei vostri problemi, la letizia nei
vostri cuori, la sicurezza nel vostro cammino, la evidenza in tutte le
cose che devono essere a noi spiegate. Avrete qui, in terra, da
portare la croce nella fedeltà al Signore; ma infrangibile sarà in
voi la certezza che essa, con la Croce di Cristo, vi condurrà,
insieme con quanti l’hanno bene accolta, alla felicità eterna.
Così sia.
|
|