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6 luglio 1975
Noi siamo lieti che l'arcana Provvidenza divina, dalla quale la
Chiesa di Dio è assistita, ci conceda di proporre alla venerazione
del Popolo di Dio, di quello della insigne Diocesi di Verona in
modo particolare, la figura eletta del Sacerdote Carlo Steeb, di
cui voi avete ora ascoltato l'elogio e che noi abbiamo dichiarato
Beato, cioè accolto dal Signore nel suo regno glorioso d'oltretomba
e degno del culto che tributano ad un membro di Cristo quei fedeli di
una Chiesa locale, i quali, auspice il giudizio di questa Sede
Apostolica, hanno potuto osservare nella vita e nelle opere del nuovo
Beato rispecchiata l'immagine di quel Cristo, al Quale noi dobbiamo
la nostra salvezza, e che, con intuizione apocalittica, noi dobbiamo
riconoscere «degno, quale Agnello immacolato, di ricevere la potenza
e la ricchezza e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria e la
benedizione» (Apoc. 5, 12): Cristo risplende e trionfa nel
suo discepolo. È questa assunzione del servo buono e fedele . . .
nel gaudio del suo Signore (Cfr. Matth. 25, 21), che noi
oggi celebriamo, e che si riflette nei nostri animi esultanti: Carlo
Steeb è in Cristo, in cielo, beato; e questa sua celeste
beatitudine in qualche modo, in qualche misura, a noi, alla Chiesa
di Verona, alla Chiesa di Germania e a tutta la Chiesa ancora
pellegrina sulla terra, si comunica.
Fratelli e Figli carissimi, come si comunica? È questa la domanda
che subentra nei nostri animi, se davvero hanno esultato per la
proclamazione della beatitudine raggiunta da Carlo Steeb. Dapprima
nella fede, in qualche sua viva convinzione interiore, del mistero
della comunione dei Santi: è questa la via mistico-teologica, che
ci rende fin d'ora partecipi, potenzialmente almeno, del regno che
verrà. E poi quella comunicazione avviene nell'osservanza dei doveri
che a tale atto di fede conseguono; doveri di culto, di venerazione,
d'invocazione, di fiducia, e specialmente di imitazione. È a questo
punto che principalmente e più facilmente si ferma fra l'interesse
della nostra devozione e della nostra memoria. L'agiografia assume
qui grande importanza; ma ricordiamo: essa per noi non è solo una
scienza storica e biografica di quei personaggi distinti nella sfera
religiosa, che chiamiamo Santi o Beati; è una scuola di perfezione
evangelica; è un ripensamento della loro vita vissuta, per
(scoprirvi la fenomenologia della grazia di Dio e dell'esercizio
delle virtù nelle doro anime privilegiate; è uno studio di modelli
eccellenti nella gara della sequela di Cristo, per cui San Paolo
poteva dire e ripeteva senza ombra di vanità: «siate miei imitatori,
come io lo sono di Cristo» (1 Cor. 4, 16; 11, 1). Sono
essi, questi Eletti, i gradini della scala che sale verso Cristo e
verso Dio; e che al loro livello umano non disperiamo di potere noi
stessi in qualche misura percorrere.
Allora il nostro sguardo si abbassa, e, non più abbagliato dalla
«luce inaccessibile» (1 Tim. 6, 16) della gloria celeste, si
fa attento al sentiero terreno percorso dai fratelli più valorosi,
specialmente se qualche titolo di umana conversazione a noi li
avvicina: non sono i Santi e i Beati i nostri protettori, i nostri
intercessori? i nostri amici? La nostra curiosità si fa doverosa.
Chi era Carlo Steeb, che ora la Chiesa esalta come personalità
singolare e luminosa, degna non solo che ne proclamiamo l'eccezionale
virtù, ma che ne facciamo altresì lampada a guida dei nostri passi
verso Cristo in questa e nella vita avvenire? Noi non faremo in
questo momento il ritratto, né tanto meno il panegirico, del nostro
nuovo Beato. Egli è già documentato da una serie di scritti
biografici meritevoli di lettura, che noi ci limitiamo qui a
raccomandare. Carlo Steeb è una figura che merita d'essere
conosciuta, sia negli aspetti singolari della sua vita, sia in quelli
comuni della sua professione ecclesiastica. Basti ora per dare valore
di preghiera a questa rievocazione della sua beata memoria accennare ad
alcuni aspetti salienti di questo esemplare servo di Dio.
Il primo aspetto saliente ed originale è la sua provenienza; voi la
conoscete e ne indagate i provvidenziali segreti. Il nuovo beato
Carlo Steeb viene dalla Germania, e precisamente da Tubinga, nel
Württenberg, celebre centro rappresentativo di studi superiori
universitari, cattolici in origine, protestanti poi al tempo della
Riforma, rinomato anzi per le sue dissolventi correnti filosofiche,
teologiche e bibliche variamente liberali, valorosamente originate in
parte almeno da affermazioni di alto pensiero cattolico. Lo Steeb non
frequentò l'università di Tubinga, ma non poté non respirarne
l'atmosfera spiccatamente protestante, di cui l'ambiente familiare
era saldamente convinto e profondamente imbevuto. Si sa come egli,
venuto a Verona per integrare la sua formazione professionale, a
malgrado delle domestiche raccomandazioni, in buona fede certamente,
ma fortemente contrarie, si fece cattolico. Questo è il primo e
notevole episodio della sua vita spirituale, che dovremo tutti studiare
e comprendere; esso segna l'orientamento religioso della vita dello
Steeb, orientamento libero, meditato, decisivo, non polemico a
riguardo della religiosità, assorbita durante la prima educazione
fieramente luterana, ma logico, quasi un ritorno, un ricupero, un
inserimento naturale nella fede autentica e tradizionale.
Certo fu questa scelta un atto eroico, che dovette costare un
sacrificio enorme, potremmo dire totale, come quello della parabola
evangelica circa l'uomo ricercatore di pietre preziose, che ne trova
una di grande valore e per procurarsela vende tutto il suo avere.
Così Carlo Steeb. Non sarà forse mai abbastanza valutato il
dramma giovanile della sua conversione al cattolicismo, che gli costò
la perdita dei rapporti familiari, affetti e vantaggi, e lo lasciò
povero e solo, orfano quasi, sopra un nuovo ed impervio sentiero della
vita. Qui egli certamente fu un eroe dello spirito. Bisogna
comprenderlo. Non si inasprì, ma si fortificò. Il suo carattere
si temprò di quella energia, di quella serietà, di quella umiltà,
che poi sempre trasparirono dal suo volto virile e spirituale. Non fu
uomo di molte parole, ma di molte opere e di profonda e contenuta
sensibilità, e di fermissimi propositi. La sua forte psicologia
nordica trovò umana e cristiana accoglienza nell'amabile temperamento
locale; non ebbe ostacoli alla maturazione della vocazione
sacerdotale, implicita nel primo e radicale dono di sé alla verità,
al Vangelo, a Cristo Maestro, alla Chiesa famiglia dei fedeli
credenti: subito si fece prete.
Questo processo spirituale è un paradigma, su cui noi dovremo
riflettere in questo nostro periodo di ecumenismo, per penetrare quale
forza di animo, quale spirito di rinuncia e di sacrificio siano a noi
necessari per preferire ad ogni cosa la verità della divina chiamata
(Cfr. Matth. 19, 27), e per saper attendere e preparare cos
umile, paziente bontà, con non mai d'elusa fiducia, l'ora ignota
della mutua ricomposizione della perfetta unità cristiana con i
fratelli tuttora da noi separati (Cfr. Unitatis Redintegratio, 7
et 9; Eph. 4, l-3). Il nostro Beato Carlo Steeb non ebbe
la gioia di vedere spuntare lungo il corso della sua lunga vita terrena
quell'ora benedetta, ma certamente, e forse per noi, la preparò.
Così che il profilo biografico del prete solitario Carlo Steeb,
durante il periodo centrale della sua vita ecclesiastica, risultò
quello di un Sacerdote senza altra qualifica all'infuori di quella di
Cappellano provvisorio in via di stabilità, destinato
all'assistenza, empiricamente concepita ed eroicamente esercitata;
assistenza religiosa e morale delle comuni umane miserie e delle
improvvise calamità.
Per sulla fortuna egli si trovò in una città, Verona, dove le
tradizioni della carità del prossimo, avevano ancora salde e fiorenti
radici (pensate all'opera del Vescovo Gian Matteo Giberti, †
1543), ed hanno luminose testimonianze di attualità tuttora
prosperose (pensate a Don Gaspare Bertoni, fondatore degli
Stimmatini, nel 1816; alle Figlie della Carità Canossiane,
fondate nel 1808 e approvate nel 1818; alle istituzioni di Don
Nicola Mazza, nel 1828 e 1833; eccetera). Verona è stata
in quel tempo feconda e geniale nel dare vita a nuove istituzioni
benefiche; siamo negli anni delle guerre napoleoniche e dei bisogni
incolmabili che esse produssero e da esse derivarono. Un'opera, che
precede e suscita iniziative benefiche, è quella denominata
dell'evangelica Fratellanza, promossa da Don Pietro Leonardi, la
quale introdusse Don Carlo Steeb nel campo della carità
assistenziale: il Ricovero, il Lazzaretto, l'ospedale, le Scuole
trovano per anni questo prete austero, assiduo, premuroso,
infaticabile, curvo su ogni umana infermità; alle malattie del corpo
il suo programma pastorale aggiunge i bisogni delle anime; diviene un
confessore paziente e sapiente.
La sua storia, che sembra uniforme e monotona, è come quella di un
medico, sempre tesa, sempre nuova; bisogna averne una visione esatta
per applicarla al nostro tempo, per convincersi di quanto sia
ingiustificata la problematica, oggi purtroppo diffusa, circa la
cosiddetta «identità» del Sacerdote, quasi che l'instabilità
sociologica che talvolta crea la solitudine intorno al Prete arriva
fino a insinuare nel suo animo il dubbio circa la propria ragion
d'essere; basta infatti ch'egli conservi il genio del suo ministero
ed abbia occhio e cuore per l'umanità, che, volere o no, lo
circonda, per accorgersi della premente e privilegiata necessità
dell'opera sua, oggi tanto più reclamata quanto minore è il numero
dei ministri di Cristo «dispensatori dei misteri di Dio» (1 Cor.
4, 1 ), e quanto più varia e refrattaria è la psicologia delle
folle lontane dal Vangelo. Il Beato Carlo Steeb insegna ed
assiste. E poi il Beato è, come tutti sapete, il fondatore
dell'Istituto delle Sorelle della Misericordia, le quali, qui
tutte presenti di persona o di spirito, esultano di vedere elevato agli
onori degli altari, il vecchio, piissimo loro maestro e promotore.
Qui d'Istituto stesso fa l'apologia di Don Carlo Steeb, e
lasceremo alla schiera di queste ottime e dilettissime Sorelle,
iniziata dalla candida e coraggiosa confondatrice Luigia Poloni,
premorta allo Steeb, documentare nel numero e nella qualità il
servizio di Carità, ch'essa promuove e diffonde a Verona, in
Italia, nel mondo. Noi ci limitiamo a richiamare, una volta di
più, l'attenzione del nostro tempo, sopra un fenomeno non unico, ma
sempre originale come contesto, dove la fede religiosa si trasfonde
mirabilmente in amore ed in servizio al prossimo, ed esorteremo tutti a
ravvisare in tale fenomeno una nuova e stupenda prova della vitalità
perenne e dell'autenticità indiscutibile del Vangelo nella Chiesa di
Dio. Coraggio, coraggio, Figlie in Cristo carissime!
E concluderemo questo sommario discorso rivolgendo un particolare
benedicente saluto al Pastore di Verona, qui presente, Monsignore
Giuseppe Carraro, e a tutta la Chiesa di San Zeno da lui guidata
con tanto zelo pastorale. Passano in questo momento davanti al nostro
spirito figure degnissime di Sacerdoti, anche da noi personalmente
conosciute e venerate, educate appunto alla scuola della santità
Veronese, e tanti volti rivediamo di persone amiche, piene di
ingegno, di brio, e di fedeltà cattolica, tutta la famiglia fedele e
religiosa della felice Diocesi, la cui si associa certamente la
Germania credente; e spontaneamente pensiamo codesta eletta porzione
della Chiesa di Dio festante d'intorno al nuovo Beato, da lui
attirata sulle orme dei suoi esempi e confortata dalla sua protezione.
Ein wort besonderer Begrüssung gilt den Pilgern aus der
Heimatdiözese Rottenburg des neuen Seligen, die mit ihren
Bischöfen zur feierlichen Selingsprechung ihres Landsmannes nach
Rom gepilgert sind. Aber auch den vielen anderen Pilgern aus
Österreich und der Schweiz gilt Unser herzlicher Gruss! Liebe
Söhne und Töchter! Don Carlo Steeb, unser neuer Seliger, ist
Konvertit, Priester und Ordensstifter. Welch bewegtes, aber auch
reicherfülltes Leben deuten diese drei Worte an. Er sei uns lallen
lauchtendes Vorbild und mächtiger Fürsprecher, so wie er, Gott zu
suchen, Gott zu finden, Gott zu dienen in unseren Mitmenschen durch
Werke der geistlichen und leiblichen Barmherzigkeit. Dann wird auch
unser Pilgerweg auf Erden einmal einmünden in das unermessliche
Licht der ewigen Seligkeit.
Merci à vous tous de vous associer à notre joie, à la joie de toute
1'Eglise. Nous célébrons les mérites du bienheureux Charles
Steeb, ou plutôt ce que Dieu a réalisé en cet admirable prêtre,
qui s'est laisse attirer par sa Vérité, par sa MisériCorde.
Plus de cent ans après, son initiative de charité est toujours
féconde, a travers les Sœurs de la Miséricorde de Vérone.
Voila comment s'opère le renouveau de 1'Eglise dont nous avons
aujourd'hui besoin: par la sainteté. Vous aussi, vous avez cette
grâce en vous: puisse-t-elle déployer toute sa forte.
Today the Church of God proposes a new model of holiness to the
world. With Christ the Lord we bless the Father, who continues to
reveal the mysteries of the kingdom of heaven. We bless the Lord
Jesus himself in the triumph of his grate. We bless the Holy
Spirit, who lives in us and gives us the hope of eternal glory.
El solemne rito que estamos celebrando, nos propone un interrogante
decisivo para nosotros: el de la presencia divina en nuestra vida. El
Beato Carlo Steeb nos ofrece un admirable ejemplo a imitar. Su
dedicación heroica al Señor y a los demas constituyen una urgente
Illamada a vivir nuestra fe en esa plenitud ejemplar y sin
claudicaciones, que el momento actual exige.
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