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Giovedì, 25 maggio 1967
Fratelli e Figli carissimi!
A questo punto della nostra celebrazione del Corpus Domini noi
sostiamo in un momento di riflessione: qual è lo scopo di questa
celebrazione?
ACCLAMAZIONE ECCEZIONALE AL SIGNORE
PRESENTE TRA NOI
È facile rispondere: noi vogliamo onorare il Mistero Eucaristico.
Esso è tale Realtà, che merita ogni nostro interesse: le verità,
che lo definiscono, sono meravigliose; le dottrine, che cercano di
esplorarlo, sono ricchissime e profonde; i rapporti, che lo innestano
nella Chiesa, sono essenziali; il culto, che gli è dovuto, impegna
tutta la comunità dei fedeli, e reclama da ogni singolo fedele un
ossequio personalissimo e vitale; gli effetti, che da tale mistero
derivano, sono stupendi e a noi indispensabili: basti dire che sono
quelli della nostra redenzione, della nostra intima unione con
Cristo, dell’unità del Corpo Mistico; della grazia, del gaudio,
della pace, della forza, del conforto, fluenti nelle anime. È tal
cosa l’Eucaristia che merita da noi esaltazione e contemplazione,
culto esterno ed interno, ossequio collettivo e individuale; merita
l’adorazione silenziosa e clamorosa. Oggi l’intenzione nostra è di
tributare a Cristo, presente e nascosto nel Sacramento,
un’acclamazione eccezionale, che vorremmo pari all’intatta memoria
che la Chiesa conserva del dramma pasquale, e degna della misteriosa e
reale presenza di Cristo fra noi, della sua inesauribile e sacrificale
carità, della sua gloria celeste, quasi che questa si riverberasse
sulla terra. Vogliamo dire a Lui che abbiamo capito e che abbiamo
creduto al suo amore: «credidimus caritati» (1 Io. 4, 16);
vogliamo dire a Lui che accettiamo questa sua immeritata e
singolarissima visita, moltiplicata su tutta la terra, tanto da
arrivare fino a noi, fino a ciascuno di noi; e dirgli ancora che siamo
attoniti e indegni di tanta bontà, ma felici; felici che sia elargita
a noi ed al mondo; vogliamo anche dirgli che tanto prodigio non ci
lascia indifferenti ed increduli, ma ch’esso mette finalmente nei
nostri cuori un entusiasmo gioioso, quale non dovrebbe mai mancare nei
veri credenti, un desiderio lirico e giovane di cantare e di gridare le
sue lodi, come dice la sequenza eucaristica ora letta all’altare:
«Quantum potes, tantum aude, quia maior omni laude . . .»:
quanto è possibile, tanto si osi, perché Egli è sempre maggiore
d’ogni nostra lode. Sì, nella nostra intenzione celebrativa v’è
anche questo desiderio: di lasciar traboccare dalle nostre chiese
l’inno a Cristo per associarvi chi liberamente lo vuole fra i
cittadini di Roma, l’Urbe, ch’è al centro della cattolicità:
oggi più che mai vorremmo poter dantescamente dire che «Cristo è
romano» (Purg. 32, 102).
LA CHIESA CI EDUCA A CELEBRARE
L'EUCARISTIA
Vogliamo onorare, dicevamo, con tutte le forze della nostra
fedeltà, il Mistero Eucaristico. A Cristo, nascosto e presente
nel divino Sacramento, sia nel mondo, come in cielo, «la
benedizione e l’onore e la gloria e la potenza per sempre» (Apoc.
5, 13).
Questo il nostro scopo; e noi ora lo stiamo, umilmente ma
cordialmente, manifestando. Ma ci dobbiamo chiedere: è questo il
solo scopo della festa del Corpus Domini? Non ve ne sarebbe un
altro, congiunto e subordinato al primo? Uno scopo, che riguarda noi
piuttosto che Cristo? Si, la festa ha evidentemente un secondo
scopo: liturgico il primo, pedagogico il secondo. Vuole cioè la
Chiesa, celebrando con tanta solennità la festa del Corpus Domini,
educarci a pensare, a valutare, a celebrare l’Eucaristia per
l’importanza ch’essa ha non solo in se stessa, teologica diciamo; ma
altresì per quella ch’essa ha per noi, spirituale e sociologica
specialmente. Che cosa vuol dire, Fratelli e Figli carissimi, che
per la festa del Corpus Domini tanto si cerca che tutto il popolo
cristiano sia convocato, sia riunito, sia simultaneamente presente?
Perché oggi la Chiesa chiama a raccolta tutti i suoi figli d’intorno
all’altare? Invita il Clero, tutto il Clero, invita i fedeli,
tutti i fedeli, affinché la totalità dei credenti si trovi insieme a
celebrare il Mistero Eucaristico; non manchino i fanciulli, vengano
ai primi posti i giovani, gli adulti sospendano le occupazioni profane
e diano alla riunione un carattere marcato di serietà e di
solidarietà, qui vogliamo gli uomini del pensiero e gli uomini del
lavoro, qui le famiglie intere siano presenti nella più grande e
spirituale famiglia ecclesiale, facciamo posto alle vergini, alle
vedove, ai malati, agli anziani, ai bisognosi, nessuno sia assente,
perché occorre oggi la moltitudine; e nessuno si senta forestiero, ma
un senso di fratellanza tutti avvicini in un medesimo sentimento, con
una medesima voce, nella medesima coscienza d’una fede comune, d’una
speranza comune, d’un amore comune. La Chiesa oggi vuol essere
Chiesa, cioè assemblea, cioè popolo, Popolo di Dio. Perché,
celebrando l’Eucaristia, la Chiesa tiene tanto a questa presenza
totale e corale di quanti le appartengono e la compongono? Ecco la
risposta: perché l’Eucaristia è il Sacramento della comunità
cristiana. Quante cose belle e profonde si potrebbero dire su questo
tema!
L’UNIONE CON CRISTO E L’UNITÀ DI TUTTI
I FEDELI TRA LORO
Noi siamo abituati a considerare, celebrando l’Eucaristia (come
altra volta dicemmo), il rapporto ch’essa pone fra Cristo e la
singola anima, rapporto meraviglioso, rapporto ineffabile, rapporto
che potremmo dire terminale, per la vita presente, dell’amore di
Cristo verso ciascuno di noi; ma non è rapporto unico ed isolabile da
quello che lo precede, di Cristo con la comunità ecclesiale, a cui
primieramente il dono dell’Eucaristia è rivolto. E l’avvertenza di
questo aspetto, sia teologico che sociologico, caratterizza la pietà
vivente della Chiesa ai nostri giorni, la pietà liturgica, per nulla
contraria a quella personale, anzi da questa nutrita e di questa
nutrimento. L’Eucaristia non soltanto è rivolta all’unione d’ogni
singolo fedele con Cristo, ma è stata istituita altresì per
l’unione di tutti i fedeli cristiani fra loro; «la grazia specifica
di questo Sacramento è precisamente l’unità del Corpo Mistico»
(S. Th. III, 73, 3), cioè della Chiesa, cioè nostra.
L’Eucaristia è figura e causa di questa unità (S.
Bonaventura). Il Concilio ce lo ha ripetutamente ricordato (cf.
Sacr. Conc. 48).
E con la solennità del Corpus Domini la Chiesa vuole formare in noi
questa coscienza d’unità, di fratellanza, di solidarietà, di
amicizia, di carità, in cui ancora, anche noi cattolici, siamo
tanto manchevoli. Perciò se un frutto di questa celebrazione noi
possiamo desiderare e sperare sia quello d’un maggior senso di coesione
spirituale e sociale fra noi, membri fortunati della Chiesa
cattolica, che nutriti di uno stesso pane e dissetati. dallo stesso
calice formiamo un solo corpo (cf. 1 Cor. 10, 17).
SPLENDA LA SOPRANNATURALE SOCIO LOGIA
SULL'INTERA FAMIGLIA UMANA
E chiederemo a Cristo che questa grazia dell’unità Egli voglia
concedere alla sua Chiesa! La grazia di vedere assisi alla comunione
della stessa Mensa eucaristica, ivi attratti dalla stessa fede e
dall’adesione all’unica Chiesa, i Fratelli cristiani tuttora
assenti dalla nostra - e loro - casa paterna. La grazia, voglia
Egli concedere, di sentire i cattolici più uniti fra di loro, più
concordi, più disciplinati, più idonei a dare alla loro fondamentale
identità di principii una espressione più efficace alla difesa e alla
diffusione del nome cristiano nel tanto confuso e tanto areligioso mondo
moderno. La grazia infine di vedere riverberata questa soprannaturale
sociologia, scaturita dal mistero pasquale, sulla intera famiglia
umana, nell’apprezzamento dei veri valori della vita, nella
promozione della sincera fratellanza, nella tutela e nella costruzione
della pace. E quanto ne sia il bisogno voi tutti sapete!
Ma a voi che dal circostante quartiere siete qua confluiti - con le
Autorità, che cordialmente salutiamo - in questa nuova e grande
piazza di Roma, nasceremo questo semplice ricordo della Nostra visita
e della festa del Corpus Domini: state insieme, siate uniti,
riconoscetevi cittadini di Roma cattolica, consideratevi fratelli
affiliati a questa bella e accogliente Parrocchia; Don Bosco vi
invita; chiama, con i vostri figliuoli, tutti voi con la gioconda
carità che voi conoscete; egli ancora vi insegna dove dev’essere il
centro dello spirituale e settimanale convegno: la Messa, la santa
Messa festiva, dove Cristo ci attende, ci istruisce, ci conforta,
ci nutre, ci fa uomini veri e forti, ci guida sul sentiero del nostro
pellegrinaggio nel tempo verso l’eterna vita.
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