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Australia, Sydney
Lunedì, 30 novembre 1970
«Sia grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesu
Cristo» (2 Thess. 1, 2). Facciamo Nostro il saluto
dell’Apostolo, e lo esprimiamo a voi con tutto il Nostro cuore.
Noi siamo pieni di gioia e di stupore. Non è un sogno che Noi ora
siamo qui, in Australia, a Sydney, fra voi, per voi. Forse nella
storia della Chiesa non troviamo facilmente un incontro come questo,
un saluto come questo. Bisogna risalire ai momenti più significativi
della comunione ecclesiale per trovare una intensità di sentimenti,
una ricchezza di pensieri come quelle che invadono i nostri animi,
mentre ci scambiamo questo primo saluto.
Salutiamo Te, venerabile Fratello nostro, Cardinale Norman
Thomas Gilroy, Arcivescovo di questa illustre e fiorente Chiesa, a
Noi noto e caro da tanti anni, da Noi ricevuto, con tanti
Pellegrini Australiani, a Milano, quando Noi eravamo Pastori di
quell’antica e benedetta Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo: ecco,
Noi siamo lieti di restituirti la visita, e di portare a Te e a
questa diletta Chiesa le benedizioni di quei Santi e grandi Vescovi,
e quelle preziose degli Apostoli Romani, Pietro e Paolo.
Salutiamo Voi, degnissimi e carissimi Fratelli Vescovi di questo
immenso continente, della Nuova Zelanda e dell’Oceania; voi,
Sacerdoti, voi Religiosi e Religiose, voi Fedeli di questa eletta
porzione della Chiesa cattolica. Tutti, tutti Noi vi salutiamo;
per tutti e per ciascuno di voi è in quest’ora il Nostro cuore, il
Nostro augurio, la Nostra benedizione.
Vengono alle Nostre labbra le parole del Salmo: «Oh! quanto è
bello e giocondo che dei fratelli si trovino insieme» (Ps. 132,
1). Perché Noi ci sentiamo circondati da fratelli e da figli;
Noi ci sentiamo fra amici, come se la nostra conoscenza fosse antica e
abituale. Non ci sentiamo forestieri fra di voi; e siamo felici di
gustare sensibilmente e spiritualmente questa unione con voi! Ebbene,
sappiate che questo è lo scopo del Nostro viaggio: sperimentare,
consolidare, celebrare in Cristo l’unità dellla nostra Chiesa.
Questo sentimento di unità, che tocca i nostri cuori, è un fatto
stupendo e singolare, e deve farci gustare e meditare «la gioia
d’essere cattolici» (Mons. M. Besson). Esso nasconde
un’identità di fede (meravigliosa armonia delle anime), ed ancor
più, una comunione di carità, anzi una misteriosa presenza, quella
di Cristo, nel cui nome siamo qui adunati (Cfr. Matth. 18, 20).
Noi vogliamo godere questi giorni di unione con voi, come una grazia
del Signore; e fin d’ora vi ringraziamo della vostra accoglienza
così piena di cristiana familiare bontà; e tutti vi benediciamo.
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