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Cappella Sisitina, 15 novembre 1966
Abbiamo voluto avervi concelebranti e partecipi al Sacrificio
eucaristico, prima che voi, terminati i lavori della vostra
Congregazione generale, riprendiate la via del ritorno, ciascuno alla
propria sede, e da Roma, centro dell’unità cattolica, vi
diffondiate per ogni verso sulla faccia della terra, per salutarvi,
tutti ed ognuno, per confortarvi ed incoraggiarvi, per benedirvi nelle
vostre singole persone, nella vostra intera Compagnia, e nelle opere
molteplici, che a gloria di Dio promovete e servite nella santa
Chiesa, e per rinnovare nei vostri animi, quasi in forma sensibile e
solenne, il senso del mandato apostolico, che qualifica e fortifica la
vostra missione, quasi dal vostro beato padre Ignazio, soldato
quant’altri mai fedelissimo della Chiesa di Cristo, vi fosse
conferita e rinnovata, anzi da Cristo stesso, di Cui indegnamente,
ma veracemente, qui in terra, qui in questa Santa Sede, Noi
facciamo le veci, a voi fosse confermata e misteriosamente accompagnata
e magnificata.
RINNOVAMENTO DI ALTO MANDATO
E SPLENDENTE MISSIONE
Perciò abbiamo scelto questo luogo, sacro e tremendo per la
bellezza, per la potenza, ma specialmente per il significato delle sue
immagini, e fra tutti venerabile luogo per la voce della Nostra
umilissima, ma pontificale preghiera, che qui si esprime, in sé
raccogliendo non solo la lode e il gemito del Nostro spirito, ma
quelli sonanti ed immensi della Chiesa intera, dai confini della
terra, anzi della intera umanità, che nel Nostro ministero ha chi la
interpreta presso il sommo Iddio, e di Lui altissimo a lei trasmette
l’oracolo. Questo luogo abbiamo scelto, dove, come sapete, i
destini della Chiesa sono cercati e determinati, in certe ore
storiche, che, dobbiamo credere, non pur dal volere di uomini sono
dominate, ma dall’arcana ed amorosa assistenza dello Spirito Santo.
Qui, oggi, il medesimo Spirito noi invocheremo a conclusione di
questa piissima cerimonia: per la santa Chiesa, qui nel Nostro
apostolico ufficio quasi riassunta e rappresentata, e per voi: per
voi, membri, preposti e responsabili della vostra e Nostra Compagnia
di Gesù.
E questa congiunta invocazione allo Spirito Santo vuole in certo modo
sigillare il grande e trepido momento, che avete vissuto, sottoponendo
tutta la vostra compagine e tutta la sua attività a severo esame,
quasi concludendo, in occasione del testé celebrato Concilio
Vaticano ecumenico secondo, quattro secoli della vostra storia, e
quasi inaugurando con novella coscienza e con novelli propositi un nuovo
periodo della vostra vita religiosa e militante.
QUATTRO SECOLI DI VITA RELIGIOSA E
MILITANTE
Questo incontro perciò, Fratelli e Figli carissimi, assume un
significato storico particolare, che a voi ed a Noi è dato
determinare mediante la reciproca definizione del rapporto che
intercede, che deve intercedere fra la Compagnia di Gesù e la santa
Chiesa, di cui Noi abbiamo, per divino mandato, la guida pastorale
e la riassuntiva rappresentanza.
Quale rapporto? A voi, a Noi la risposta alla domanda, che si
gemina nel modo seguente:
1) Volete voi, figli di Ignazio, militi della Compagnia di
Gesù, essere ancor oggi, e domani, e sempre, ciò che siete stati
dalla vostra fondazione fino a questo giorno per la santa Chiesa
cattolica e per questa apostolica Sede? Questa Nostra domanda non
avrebbe ragion d’essere, se al Nostro orecchio non fossero giunte
notizie e voci, riguardanti la vostra Compagnia - e del resto anche
altre Famiglie Religiose - di cui non possiamo nascondere il Nostro
stupore e, per alcune di esse, il Nostro dolore.
Quali strane e sinistre suggestioni fecero mai sorgere in alcuni angoli
della vostra amplissima Società il dubbio se essa dovesse continuare
ad esistere quale il Santo, che la ideò e la fondò, descrisse in
norme sapientissime e fermissime, e quale una secolare tradizione,
maturata da attentissima esperienza e collaudata da autorevolissime
approvazioni, modellò a gloria di Dio, a difesa della Chiesa, a
meraviglia del mondo? Forse invalse in alcune menti anche dei vostri
il criterio dell’assoluta storicità delle cose umane, generate dal
tempo e dal tempo inesorabilmente divorate, quasi non fosse nel
cattolicesimo un carisma di verità permanente e di stabilità
invincibile, di cui questa pietra della Sede apostolica è simbolo e
fondamento? Forse parve all’ardore apostolico, di cui tutta la
Compagnia è animata, che per dare maggiore efficacia alla vostra
attività occorreva abdicare a tante venerabili consuetudini
spirituali, ascetiche, disciplinari, non più aiuto, ma freno a più
libera e più personale espressone del vostro zelo? E allora sembrò
che l’austera e virile obbedienza, che ha sempre caratterizzato la
vostra Compagnia, che sempre anzi ha reso evangelica, esemplare e
formidabile la sua struttura, dovesse essere allentata, come nemica
della personalità e ostacolo alla vivacità dell’azione, dimenticando
quanto Cristo, la Chiesa, la vostra stessa scuola spirituale hanno
magnificamente insegnato circa tale virtù. Così vi fu forse chi
credette non essere più necessario imporre alla propria anima
l’«esercizio spirituale», la pratica cioè assidua e intensa
dell’orazione, l’umile, ardente disciplina della vita interiore,
dell’esame di coscienza, dell’intimo colloquio con Cristo, quasi
che l’azione esteriore bastasse a mantenere e illuminato e forte e puro
lo spirito, e fosse valida di per sé all’unione con Dio; e quasi
che questa ricchezza di arti spirituali solo al monaco si addicesse, e
non fosse piuttosto per il soldato di Cristo l’armatura
indispensabile. E forse ancora fu di alcuni l’illusione che per
diffondere il Vangelo di Cristo fosse necessario far proprie le
abitudini del mondo, la sua mentalità, la sua profanità, indulgendo
alla valutazione naturalistica del costume moderno, anche in questo
caso dimenticando che l’accostamento doveroso e apostolico dell’araldo
di Cristo agli uomini, a cui si vuole recare il messaggio di Lui,
non può essere una assimilazione tale che faccia perdere al sale il suo
bruciante sapore, all’apostolo la sua originale virtù.
RIMANERE COERENTI E FEDELI ALLE
FONDAMENTALI COSTITUZIONI
Nubi sul cielo, che le conclusioni della vostra Congregazione hanno
in gran parte dissipato! Con quanto gaudio infatti Noi abbiamo
appreso che voi, voi stessi, forti della rettitudine che sempre ha
animato le vostre volontà, dopo ampio e sincero esame delle vostra
storia, della vostra vocazione, della vostra esperienza, avete
deliberato di rimanere coerenti e fedeli alle vostre fondamentali
Costituzioni, non abbandonando la vostra tradizione che presso di voi
godeva di una continua attualità e vitalità; e apportando alle vostre
regole quelle particolari modifiche, alle quali la «renovatio vitae
religiosae», proposta dal Concilio, non solo vi autorizza, ma vi
invita; nessuna ferita voleste infliggere alla sacra legge che vi fa
religiosi, anzi Gesuiti, ma piuttosto rimedio ad ogni usura del tempo
trascorso e vigore ad ogni prova che il tempo avvenire le prepara,
così che questo risultato primeggi fra i tanti maturati nelle vostre
laboriose discussioni, che non solo una vera conservazione e un
positivo incremento siano assicurati al corpo, ma altresì allo spirito
della vostra Società. E a questo riguardo vi esortiamo caldamente
che, anche in avvenire, conserviate nel programma della vostra vita il
primato all’orazione, non deflettendo dai provvidi ordinamenti
ricevuti: e donde mai, se non dalla grazia divina, a noi come acqua
viva fluente per gli umili canali della preghiera e dell’interiore
ricerca del divino colloquio, della sacra liturgia specialmente, donde
mai troverà il religioso ispirazione ed energia per la sua propria
soprannaturale santificazione; e donde mai l’apostolo trarrà la
spinta, la guida, la forza, la sapienza, la perseveranza nel suo
combattimento con il demonio, la carne ed il mondo; donde l’amore per
amare a loro salvezza le anime, e costruire, accanto agli operai
incaricati e responsabili del mistico edificio, la Chiesa? Godete,
Figli carissimi; codesta è la via, antica e nuova, della economia
cristiana; codesta è la forma che fa ad un tempo il vero religioso
discepolo di Cristo, Apostolo nella sua Chiesa, maestro dei
fratelli, fedeli o estranei che siano. Godete; la Nostra
compiacenza, anzi la Nostra comunione vi conforta e vi segue.
E così Noi dobbiamo accogliere le vostre deliberazioni particolari:
sulla formazione dei vostri Scolastici, sull’ossequio al magistero e
all’autorità della Chiesa, sui criteri della perfezione religiosa,
sulle norme orientatrici della vostra azione apostolica e della vostra
cooperazione pastorale, sulla retta interpretazione e positiva
applicazione dei decreti conciliari, eccetera, come altrettante
risposte alla Nostra domanda: sì, sì; i Figli d’Ignazio, che
del nome di Gesuiti si onorano, sono ancor oggi a se stessi e alla
Chiesa fedeli! Essi sono pronti e forti! Nuove armi, lasciate
quelle consuete e meno efficaci, sono nelle loro mani, con lo stesso
spirito di obbedienza, di abnegazione, di spirituale conquista!
FIDUCIA GRATITUDINE AFFETTO DEL PAPA
PER LA COMPAGNIA DI GESÙ
2) Ed ora l’altra domanda si presenta per determinare il rapporto
della vostra Compagnia con la santa Chiesa ed in modo riassuntivo e
speciale con questa apostolica Sede; e dalle vostre labbra, in certo
modo, Noi desumiamo questa seconda domanda: Vuole la Chiesa, vuole
il Successore di San Pietro, ancora guardare alla Compagnia di
Gesù come a sua particolare e fedelissima milizia? come alla famiglia
religiosa, che non tanto di questa o quella virtù evangelica ha fatto
suo specifico scopo, quanto della difesa e della promozione della santa
Chiesa medesima e della medesima Sede apostolica ha fatto scolta ed
usbergo? Ancora le è confermata la benevolenza, la fiducia, la
protezione, di cui sempre essa ha goduto? ritiene la Chiesa, per
voce di Chi ora vi parla, d’aver ancora bisogno, ancora onore del
militante servizio della Compagnia? è essa ancor oggi valida ed
idonea per l’opera immensa - e cresciuta nell’estensione e nella
qualità - dell’apostolato moderno?
Ecco, Figli carissimi, la Nostra risposta: Sì; a voi è
conservata la Nostra fiducia! E perciò il Nostro mandato per
l’opera apostolica a voi assegnata; la Nostra affezione, la Nostra
riconoscenza, la Nostra benedizione.
Voi Ci avete, in questa solenne e storica occasione, confermata la
vostra identità, rinnovata di nuovi propositi, con la istituzione,
che nella congiuntura restauratrice del Concilio di Trento, si pose a
servizio della santa Chiesa cattolica; ebbene, è facile per Noi,
è gioioso ripetervi parole e gesti dei Nostri Predecessori, nella
presente congiuntura, diversa, ma non meno restauratrice della vita
della Chiesa, successiva al Concilio Ecumenico Vaticano secondo; e
di potervi assicurare che finché la vostra Compagnia sarà intenta a
cercare la propria eccellenza nella sana dottrina e nella santità della
vita religiosa e si offrirà come strumento validissimo di difesa e di
diffusione della fede cattolica, questa Sede apostolica, e con lei
certamente l’intera Chiesa, l’avrà carissima!
Se voi continuate ad essere ciò che foste, non vi verrà meno la
stima e la fiducia Nostra!
E avrete quelle del Popolo di Dio! Quale mai segreto principio
portò la vostra Compagnia a tanta diffusione e a tanta prosperità,
se non la peculiare vostra formazione spirituale e la vostra struttura
canonica? Che se codesta formazione e codesta struttura rimangono pari
a se stesse, in sempre nuova fioritura di virtù e di opere, non è
fallace la speranza del vostro progressivo incremento e della vostra
perenne efficienza nella evangelizzazione e nell’edificazione della
moderna società. Non è forse la vostra peculiare esemplarità
evangelica e religiosa, storica e organizzativa, la migliore vostra
apologia, e la più persuasiva nota di credito al vostro apostolato?
E non è forse su codesta consistenza spirituale, morale,
ecclesiale, che si fonda la Nostra confidenza nell’opera vostra,
anzi nella vostra collaborazione?
DIFESA ENUNCIAZIONE TESTIMONIANZA
INVITTA DELLA FEDE
Lasciate che, al termine di questo incontro, Noi vi diciamo che Noi
molto speriamo da voi. La Chiesa ha bisogno del vostro aiuto; ed è
lieta, è fiera di riceverlo da figli sinceri e devoti, quali voi
siete. La Chiesa accetta l’offerta dell’opera vostra, anzi della
vostra vita; e soldati di Cristo, quali voi siete, alle ardue e
sante battaglie del suo nome oggi più che mai vi chiama e vi impegna.
Non vedete di quanta difesa ha bisogno oggi la fede? di quanta aperta
adesione, di quanta precisa enunciazione, di quanta assidua
predicazione, di quanta sapiente illustrazione, di quanta amorosa e
generosa testimonianza? Noi confidiamo in voi, quali valorosi
testimoni dell’unica, vera fede.
E non vedete quali felici accostamenti, quali delicate discussioni,
quali pazienti spiegazioni, quali caritatevoli aperture pone davanti al
servitore e all’apostolo di questa santa Chiesa cattolica
l’ecumenismo odierno? Chi meglio di voi vi dedicherà studi e
fatiche, affinché i Fratelli ancora da noi separati ci comprendano,
ci ascoltino e con noi condividano la gloria, il gaudio, il servizio
del mistero dell’unità in Cristo Signore?
E la infusione dei principii cristiani nel mondo moderno, quale la
ormai celebre Costituzione pastorale «Gaudium et spes» ha
delineata, non avrà forse da voi abili, prudenti, forti
specialisti? E il culto che favorite verso il Sacro Cuore non sarà
tuttora per voi strumento efficacissimo per contribuire a quel
rinnovamento spirituale e morale di questo mondo che il Concilio
Ecumenico Vaticano secondo ha richiesto, e per adempiere
fruttuosamente la Missione che vi è stata affidata di contrastare
l’ateismo?
Non vi dedicherete con nuovo ardore all’educazione della gioventù
nelle scuole secondarie e nelle università - sia ecclesiastiche che
civili - titolo questo che è sempre stato per voi di somma gloria e
fonte di abbondanti meriti?
Tenete presente che tante anime giovanili vi sono affidate, che un
giorno potranno rendere alla Chiesa e alla Società preziosi servizi,
se avranno ricevuto una completa formazione.
NEL MONDO OSTILE PRODIGARSI AL BENE
DELLA IMMENSA FAMIGLIA UMANA
E le missioni! le missioni, dove già tanti vostri Confratelli
meravigliosamente lavorano, sudano e soffrono e fanno risplendere come
Sole di salvezza il nome di Cristo, non vi sono forse affidate da
questa Sede apostolica, come già un giorno a Francesco Saverio,
nella sicurezza d’avere in voi i messaggeri della Fede, più sicuri,
più audaci, più ripieni della carità, che la vostra vita interiore
rende inesauribile, confortatrice e ineffabile?
E il mondo? questo mondo dalla duplice faccia, che il Vangelo ci
scopre, quella della coalizione di tutte le opposizioni alla luce e
alla grazia, e quella dell’immensa famiglia umana, per cui il Padre
ha mandato il Figlio e per cui il Figlio ha immolato se stesso;
questo mondo d’oggi, così potente e così debole, così ostile e
così aperto, questo mondo non è per voi, come lo è per Noi, una
vocazione implorante ed esaltante? e non è oggi qui, sotto lo sguardo
di Cristo, il mondo nostro quasi fremente e pulsante a dire a voi
tutti: venite, venite; vi aspetta la carenza, la fame di Cristo;
venite che è l’ora!
Sì, è l’ora, Figli carissimi; andate, fidenti, ardenti;
Cristo vi sceglie, la Chiesa vi manda, il Papa vi benedice.
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