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Domenica di Pasqua, 29 marzo 1970
Dopo aver sottolineato la parentela spirituale che lo lega a tutti i
diocesani di Roma, il Papa saluta il Cardinale Vicario, il
Sindaco e le altre personalità presenti e descrive brevemente la
comunità parrocchiale di Acilia, dove tra l’altro vivono molte
persone venute da lontano. Sono venuto per incontrarmi con voi e per
far sentire al cuore di ciascuno di voi che siete amati. Buona
Pasqua: sia davvero un giorno grande e bello.
L’Augusto Pontefice annuncia la Risurrezione di Gesù, ricorda i
momenti della Passione, evoca l’immagine del Sepolcro vuoto e quella
della figura splendente dell’Angelo. È risorto: una frase da
stampare nella memoria come la cosa più grande del mondo,
l’avvenimento più straordinario della storia.
L’uomo d’oggi è abituato ad aver notizia della conquista dello
spazio, delle scoperte meravigliose della scienza, delle nuove
invenzioni. Ma sapere che la vita, che la nostra esistenza riprende
è qualcosa di ben più strabiliante e bello. Ben lo sa chi è stato
malato ed è guarito, chi ha conosciuto il buio della guerra ed ha
ritrovato la pace. La Pasqua è la festa della vita, la festa della
Risurrezione, della vittoria sulla morte. È il nuovo ordine che il
Signore vuole stabilire nell’umanità, E non è solo un fatto
personale. Il Signore è risorto per ciascuno di noi, che siamo
tutti dei moribondi a causa della fragilità della nostra natura.
La vita di Gesù era tale che l’anima comandava sulla materia,
mentre noi siamo fortemente condizionati dalla composizione del nostro
corpo. Esso è destinato a diventare a sua volta strumento
dell’anima, perché così il Signore ha stabilito. Siamo fatti per
vivere in eterno. Quando una madre mette al mondo un bambino, dona al
mondo una novità che non avrà mai fine. La vita è sacra, e
dobbiamo proteggerla fin dal grembo materno.
Cristo è risorto, e tutti coloro che crederanno in Lui
risorgeranno. Bisogna essere in convinta armonia con Lui, fare come
una trasfusione della vita di Cristo nella nostra. Se riusciamo ad
essere in comunicazione con questa sorgente della vita, siamo salvi.
Se questo filo di congiunzione si spezza, siamo condannati. Essere
con Cristo: ecco il cristiano.
Il Santo Padre sottolinea, poi, come la nostra Risurrezione si
compia attraverso tre fasi. La prima è il Battesimo, quando
infondiamo in una creatura come un’anima nuova, lo Spirito Santo,
la Grazia, una comunicazione invisibile ma reale. È un dono che il
corpo non vede, ma l’anima sì. La seconda fase consiste nella
coerenza, nella fedeltà. Dobbiamo ascoltare la Parola del
Signore, dobbiamo diventare discepoli, seguaci, credenti. In
fondo, non c’è al mondo gente felice come i cristiani, se lo sono
veramente, perché essi hanno sempre la gioia pasquale nel cuore.
Gesù ha chiamato tutti: il bambino, l’operaio, il povero. Ha
riversato sul mondo felicità, gioia, letizia. Abbiate sempre
l’anima - commenta il Papa - piena della gioia di Cristo. Dopo
questa fase, della vita nuova, della vita cristiana, ci sarà la
terza: la nostra Risurrezione. È la Parusia, l’apparizione finale
dopo la nostra morte. I cimiteri si apriranno, i morti risorgeranno,
la vita riprenderà, animata dall’anima immortale.
In una parola: coraggio, speranza, gioia, promessa di essere
veramente cristiani e riconoscenza al Signore per averci fatto vivere
la Pasqua, preludio della nostra vita eterna.
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