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29 giugno 1975
Fratelli e Figli!
La cerimonia della grande ordinazione, che stiamo celebrando, non ci
consente il tempo necessario per un'adeguata omelia, che nella
cerimonia stessa avrebbe tante cose da commentare e da offrire alla
vostra meditazione, come la composizione pentecostale di questa
assemblea di Diaconi, finora non mai eguagliata, la festa odierna dei
santi apostoli Pietro e Paolo; l'occasione, cioè la presente
straordinaria celebrazione giubilare; i testi liturgici, il luogo,
sacro alla storia, all'arte, al culto; le persone, i sentimenti, i
propositi, che animano questo memorabile rito, sono tutte cose
queste, noi crediamo, che parlano da sé, e che impresse nella vostra
memoria saranno ispiratrici di alti e inesauribili pensieri. Ma non
possiamo tacere tre parole, che condensano in sé l'intrinseca verità
del mistero dell'ordinazione sacerdotale, e che noi semplicemente
proponiamo alla vostra memoria come capitoli, che voi stessi, lungo il
cammino della vostra vita, dovrete continuamente ricordare ed
esplorare.
La prima parola, voi lo sapete, suona «vocazione». Voi siete
stati chiamati. Chiamati da Dio, chiamati da Cristo, chiamati
dalla Chiesa. Qualunque sia il modo mediante il quale la vocazione ha
risuonato nella profondità interiore della vostra coscienza e nella
realtà esteriore della vostra esperienza, ciascuno di voi dovrà
sempre ricordare questo fatto, che qualifica la vostra esistenza: la
elezione divina rivolta alla vostra persona. Parola di Gesù, che
dal vangelo è discesa fino alla vostra umana esistenza: «Io ho
scelto voi» (1); ad ognuno di voi è stato detto da Cristo:
«vieni, seguimi» (2); e per tutti voi la stessa voce è risuonata
dolce, liberatrice e imperativa: «venite e seguitemi; Io vi farò
diventare pescatori di uomini» (3). Oh! beati voi, figli e
fratelli carissimi! beati voi, che avete avuto la grazia, la
sapienza, il coraggio di ascoltare e di accogliere questo invito
determinante!
Esso ha sconvolto i progetti normali e seducenti della vostra vita;
esso vi ha strappati dal consorzio dei vostri cari (4); esso vi ha
chiesto perfino la rinuncia all'amore coniugale per esaltare in voi una
pienezza eccezionale d'amore per il regno dei cieli; per la fede
cioè, e per la carità verso i fratelli (5); ha fatto di voi degli
esseri singolari, più simili - in virtù del carattere sacerdotale -
agli angeli che agli uomini di questo mondo (6); vi ha infuso, ed
anche imposto una spiritualità esclusiva (7), che però tutto sa
comprendere e valutare (8); e accogliendo la vostra oblazione, vi
ha inserito nella drammatica avventura della sequela di Cristo (9).
Oh! beati voi! riflettete sempre alla sopraelevante fortuna dell'a
vostra vocazione, e non dubitate mai d'avere sbagliato la vostra
scelta ispirata da un superlativo carisma di sapienza e di carità
(10). E non voltatevi più indietro! ve lo insegna Gesù
stesso: «Chiunque, dopo aver messo mano all'aratro volge indietro
lo sguardo, non è idoneo al regno di Dio» (11).Questa è la
legge d'ella vocazione: un sì totale e definitivo.
Poi vi è una seconda parola, tutta divina questa. Come chiamarla?
il diritto canonico la chiama ordinazione sacerdotale. Ma che cosa
significa, che cosa comporta l'ordinazione sacerdotale? qual è
l'efficacia dell'azione sacramentale, che costituire l'essenza, la
verità, la novità soprannaturale del rito presente? Facciamo
attenzione! qui è il punto focale, non solo di questa cerimonia, ma
del mistero della Chiesa. Si tratta niente meno che della
trasmissione di potestà spirituali, che lo Spirito Santo stesso
infonde nel discepolo eletto, sollevato al grado di ministro di Dio,
per Cristo, nella Chiesa. Ricordate Cristo risorto parlante ai
discepoli e soffiante sopra di loro: «ricevete lo Spirito Santo!»
(12). Un contatto, un'impressione, un carattere modellava
allora. e modella tuttora chi riceve il sacramento dell'ordine; egli
diviene capace di «dispensare i misteri di Dio» (13). Non
dimentichiamo mai, fratelli e figli, questo rapporto specialissimo che
l'ordinazione sacerdotale instaura fra noi e Dio: noi diventiamo
veicolo dell'azione divina. «L'ordine, dice S. Tommaso,
comporta principalmente il conferimento di una potestà» (14), che
per sé è trascendente l'umana possibilità, e che solo da Dio può
derivare ed essere affidata al ministero dell'uomo. Pensate alla
potestà di consacrare, di offrire, di amministrare il Corpo e il
Sangue di Lui, il nostro Salvatore, e di rimettere o di ritenere i
peccati! (15)
Se così è, ed è così, la meraviglia non dovrà più venir meno
nei nostri spiriti; noi dovremo essere assorbiti dalla contemplazione
del mistero della nostra ordinazione, come non mai abbastanza coscienti
di ciò che il Signore ha operato in noi. Tutta la nostra vita non
sarà sufficiente per esaurire la meditazione dell'inesauribile
ricchezza delle cose grandi compiute dalla potenza e dalla bontà di
Dio. Con la Madonna diremo sempre : Fecit mihi magna qui potens
est, il Signore ha operato in me cose grandi! (16) Vocazione,
ordinazione! ed ecco la terza parola, in cui si riassume la
celebrazione che noi stiamo compiendo; questa parola è: missione!
Lo sappiamo bene, ma ora ci lasciamo penetrare completamente dal
significato, dall'esigenza del sacerdozio cattolico. Il sacerdozio
non è per colui che ne è insignito, non è una dignità solo
personale; non è fine a se stesso. Il sacerdozio è ministero, è
servizio, è mediazione fra Dio e il popolo. Il sacerdozio è
destinato alla Chiesa, alla comunità, ai fratelli; è destinato al
mondo.
Anche a questo riguardo la parola di Cristo ha valore costituzionale:
«Pace a voi! Egli dice agli apostoli, la sera stessa della sua
risurrezione. Come il Padre ha mandato me, così Io mando voi»
(17). Il sacerdozio è apostolico. Il sacerdozio è
missionario. Il sacerdozio è esercizio di mediazione. Il sacerdozio
è essenzialmente sociale. Ed ecco allora che, quasi per scuoterci
dall'ebbrezza, che il mistero sacramentale ha ora in noi generato,
sopraggiunge questo ordine programmatico e travolgente: «Andate e
portate il Vangelo a tutte le genti» (18). Anche a questo
riguardo un permanente e progressivo atto di coscienza dovrà fare parte
della spiritualità sacerdotale. Ognuno di voi dovrà ripetere a se
stesso: io sono destinato al servizio della Chiesa, al servizio del
popolo. Il sacerdozio è carità. Guai la chi coltivasse l'opinione
di poterne fare un utile egoismo. Il dono totale della propria vita
apre davanti al Sacerdote generoso una nuova meraviglia: il panorama
dell'umanità.
Forse egli, ad un dato momento, quando avvertì d'essere segregato,
per causa della sua vocazione, dal suo proprio contesto sociale
(19), e destinato ad un'attività, assai specializzata, qual è
l'attività del ministero religioso, dubitò di poter mai più avere
contatti diretti ed operanti con la società contemporanea, o con i
singoli suoi componenti; ora deve ricredersi. Se vi è servizio che
esige l'immersione di chi lo esercita nella esperienza multiforme e
tumultuante della società, ancor più di quello del maestro, del
medico, o dell'uomo politico, questo è il servizio del ministero
sacerdotale. «Voi siete, vi dice il Signore, il sale della terra,
voi siete la luce del mondo» (20). Un'affinità, una simpatia,
una necessità, congenita alla coscienza del suo proprio essere di
sacerdote, costringe il ministero della Parola, della Grazia, della
Carità, non solo a rendersi disponibile ad ogni dialogo, ad ogni
invito che gli sia onestamente rivolto, ma altresì a prendere lui
stesso l'iniziativa pastorale della ricerca di chi, volente o no,
abbia bisogno di lui.
Questo atteggiamento attivo ed apostolico (21) deve oggi più che
mai emergere nella figura del Sacerdote: una carità manifestamente
soprannaturale, sensibile e premurosa, deve caratterizzare il suo
ministero, specialmente per la promozione efficace della giustizia
sociale, secondo lo spirito e le forme della sociologia cristiana, che
dal Vangelo e dalla scuola del Magistero della Chiesa, e non da
altre fonti aliene dai principii cristiani, deve attingere la sua
ispirazione e la sua energia: «la carità di Cristo ci spinge»
(22) e nessuno altro stimolo la può sostituire e superare.
«Levate il vostro sguardo, noi vi diremo dunque con le parole stesse
di Cristo, e mirate i campi che già biondeggiano per la messe»
(23). Oseremo indicare con accento profetico il panorama
apostolico che sta davanti a ciascuno di voi: il mondo ha bisogno di
voi! il mondo vi attende! anche nel grido ostile ch'esso lancia
talora verso di voi, il mondo denuncia una sua fame di verità, di
giustizia, di rinnovamento, che solo il vostro ministero potrà
soddisfare.
Sappiate accogliere come un invito il rimprovero stesso che forse, e
spesso ingiustamente, il mondo lancia contro il messaggero del
Vangelo! Sappiate ascoltare il gemito del Povero, la voce candida
del bambino, il grido pensoso della gioventù, il lamento del
lavoratore affaticato, il sospiro del sofferente e la critica, del
pensatore! Non abbiate mai paura! nolite timere! ha ripetuto il
Signore (24). Il Signore è con voi (25). E la Chiesa,
madre e maestra, vi assiste e vi ama, e attende, mediante la vostra
fedeltà e la vostra attività, che Cristo continui la sua
edificatrice opera di salvezza. E concludiamo rendendo onore
all'Apostolo Pietro, del quale oggi celebriamo la festa, qui,
accanto alla sua tomba gloriosa, facendo nostra la sua esortazione
sacerdotale, «Esorto dunque voi, Presbiteri, Io parimente
compresbitero e testimone dei patimenti di Cristo, e chiamato a parte
di quella gloria che sarà un giorno manifestata; siate pastori del
gregge di Dio, che da voi dipende, governandolo non forzatamente, ma
con bontà, come vuole Iddio; non per amore di vile guadagno, ma con
animo volenteroso, e non come dominatori dell'eredità del Signore,
ma diventati sinceramente modelli del gregge. E quando il Principe
dei Pastori apparirà, riceverete l'incorruttibile corona di gloria»
(26). Amen.
Chers fils, rendez toujours grâces au Seigneur qui vous a appelés;
le sacrement de 1'Ordre vous fait les dispensateurs des mystères de
Dieu; ouvrez votre cœur à tous les besoins spirituels du monde.
Forts de l'amour du Seigneur, ne craignez pas. Et vous, amis de
ces nouveaux prêtres ou pélerins de l'A,nnée Sainte, priez pour
qu'ils soient de saints prêtres, que par eux l'Eglise progresse
jusqu'aux extrémités de la terre.
With immense joy let us unite ourselves with the act of Peter's
faith, in order to proclaim the divinity of Jesus Christ before the
Church, before the World, before the angels and before the Eternal
Father: Lord Jesus, «You are the Christ, the Son of the living
God». And as we give you thanks for the gift of new priests for your
holy Church, we ask you, by the power of your grate, to keep them
faithful-to preserve them in your love, for ever.
Die priesterweihe so vieler Diakone am heutigen Fest Peter und Paul
erfüllt uns alle mit großer Freude. Der geweihte Priester ist
Mittler zwischen Gott und den Menschen. Betet darum um
Priesterberufe und um heilige Priester! Allen Anwesenden von
Herzen Unser Gruß und Segen! (26).
En este día inolvidable para vosotros, recibid, amadísimos hijos,
nuestra cordial felicitación. Os deseamos de veras que el gozo y la
ilusión de haberos entregado sin reserva al Señor y a la Iglesia,
perduren siempre en vuestra vida.
Um saudar cordial, um voto: Pedro, Roma, renovamento jubilar!
Vós -chamados, ordenados e enviados- sois esperanca, e já
certeza, para a Igreja, de um mundo reconciliado com Deus, pelo
amor e fraternidade em Cristo.
(1) Io. 15, 16
(2) Matth. 19, 21
(3) Ibid. 4, 19
(4) Ibid. 19, 27-29
(5) Ibid. 19, 12
(6) Cfr. Ibid. 22, 30; 1 Cor. 7, 8
(7) Cfr. Gal. 5, 16
(8) Cfr. 1 Cor. 2, 14 ss.; Io. 14, 17
(9) Cfr. Matth. 8, 19; Luc. 22, 35
(10) Cfr. Matth. 19, 11; 1 Cor. 12, 4 ss.
(11) Luc. 9, 62
(12) Io. 20, 22
(13) 1 Cor. 4, 1; 1 Petr. 4, 10
(14) S. THOMAE Suppl. 34, 2, ad 2
(15) DENZ.-SCHÖN. 176
(16) Luc. 1, 49
(17) Io. 20, 21
(18) Cfr. Matth. 28, 19
(19) Cfr. Act. 13, 2
(20) Cfr. Matth. 5, 13-15
(21) Cfr. Matth. 18, 12
(22) 2 Cor. 5, 14
(23) Io. 4, 35
(24) Cfr. Matth. 10, 23; Luc. 12, 32
(25) Cfr. Matth. 28, 20
(26) 1 Petr. 5, l-4
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