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Sabato, 11 settembre 1965
Venerabili Fratelli, il Signor Cardinale Cicognani, del Titolo
della Chiesa Suburbicaria di Frascati e i Vescovi rispettivamente di
Frascati e suffraganeo di Albano in rappresentanza anche del Signor
Cardinale Pizzarda: che la vostra premurosa presenza a questa sacra
cerimonia sia ripagata dalla compiacenza di incontrare qui una così
bella, così numerosa e così insolita assemblea di Religiose
provenienti dalle case loro, situate nei territori delle vostre
diocesi: sono esse il decoro, il vanto, la speranza di codeste
comunità diocesane; rendendo onore alla Nostra umile persona voi
onorate queste schiere elette delle vostre popolazioni e della Chiesa,
e partecipate certamente, come alla spirituale letizia, così ai
meriti di queste anime consacrate e all’efficacia delle loro
preghiere. Vi ringraziamo perciò della vostra venuta, e insieme
benediciamo il Signore. Ed insieme salutiamo e ringraziamo gli altri
venerati Prelati e Sacerdoti, che hanno voluto partecipare a questa
sacra cerimonia, a venerazione della Madonna santissima, della quale
anticipiamo oggi la celebrazione del suo santo e benedetto nome, a
nostro spirituale conforto ed a edificazione di tutte queste dilette
figlie in Cristo.
A queste ora il Nostro paterno saluto! A voi, per prime, brave ed
ottime Missionarie Francescane di Maria, che accogliete in questa
vostra bella chiesa la numerosa e varia assemblea di tante care e buone
Religiose. Sappiamo di voi, ospiti gentili, il vostro spirito, il
vostro lavoro, la vostra diffusione, la vostra adesione alla Sede
Apostolica; e prendiamo questa occasione per darvi aperta
testimonianza della Nostra compiacenza e della Nostra gratitudine;
fatene giungere l’eco alle vostre case, alle vostre consorelle, alle
vostre fiorenti missioni. Dovremmo esprimere analoghi sentimenti per
ciascuna delle Famiglie religiose qui rappresentate; a tutte il
Nostro affettuoso ricordo, a tutte il Nostro ringraziamento, a tutte
il Nostro incoraggiamento; a tutte poi la Nostra benedizione. Sì,
vorremmo che l’eco di essa si diffondesse, non solo in questo
territorio, tutto smaltato di case religiose, ma altresì dovunque i
vostri Istituti hanno le loro residenze, le loro comunità, le loro
opere.
Noi vogliamo bene alle Religiose della santa Chiesa; Noi abbiamo
grande stima dello stato di santificazione e di apostolato da esse
scelto; Noi guardiamo con fiducia alla loro fioritura in mezzo al
Popolo di Dio; Noi riconosciamo volentieri l’importanza, la
generosità, l’utilità, la bellezza, che le nostre Religiose
rappresentano non solo per la Chiesa, ma altresì per la società,
per il mondo, che spesso, mentre si contende i loro silenziosi e
preziosi servizi, ne contesta la legittimità o l’opportunità della
loro esistenza e delle loro prestazioni. Noi vorremmo anzi che le loro
file si accrescessero ancora, e non mai difettassero di anime
giovanili, ardenti e pure, capaci ancor oggi di cogliere, pur nel
frastuono delle mille voci e dei mille rumori del mondo moderno, il
richiamo segreto, forte e soave, che invita alla sequela di Cristo,
al più alto amore cioè, al più puro, al più eroico, al più
personale, al più felice; il richiamo della vocazione religiosa:
Dio voglia!
Il saluto, che Noi oggi porgiamo a voi, care Religiose, sia di
vita contemplativa - come si dice -, sia di vita attiva, vuol avere
un significato ed uno scopo.
Un significato: quello appunto, che dicevamo, di riconoscere la
posizione speciale, elettissima e non separata, non dimenticata, che
la vita religiosa femminile occupa nella grande e complessa famiglia di
Cristo, la santa Chiesa. È la vostra una posizione distinta, che
esige un suo particolare stile di vita, una sua iniziazione, una sua
custodia, una sua mentalità, una sua relativa autonomia; ma è
posizione, che s’innesta nel disegno unitario della comunità
ecclesiastica; è il vostro ceto un membro qualificato per superiori e
spirituali funzioni nel Corpo mistico di Cristo, ma ad esso
essenzialmente e organicamente congiunto. Questo rapporto fra la
Chiesa, considerata nel suo complesso unitario, gerarchico e
comunitario, e le istituzioni religiose, voi lo sapete, è messo in
miglior luce ed in maggiore efficienza dallo spirito e dai decreti del
Concilio ecumenico: avviene, certamente per impulso dello Spirito
santo animatore della santa Chiesa, che la Chiesa stessa sente un
crescente bisogno di sapersi ornata e sorretta dalle corporazioni
religiose; e queste, a loro volta, sentono il bisogno d’essere più
strettamente congiunte con la Gerarchia e con la comunità dei fedeli.
È questo fenomeno un segno consolante e promettente per la vita
spirituale nel nostro tempo e per il rinvigorimento della Chiesa. E
osservate: questa maggiore valutazione dello stato religioso e questa
sua migliore articolazione con tutta la compagine ecclesiastica non
avvengono soltanto per i servizi pratici ed apostolici, che anime
consacrate, come voi siete, possono rendere e rendono effettivamente e
generosamente alle opere pastorali, caritative o scolastiche; per
un’utilità organizzativa e operativa (la quale è già titolo
validissimo alla promozione di tale processo); ma avviene anche e
specialmente per il merito della vostra consacrazione a Cristo
Signore. Cioè: non soltanto per ciò che voi, Religiose, fate e
siete capaci di fare per il bene della Chiesa, ma specialmente per
ciò che siete, votate alla perfezione, capaci di fare risplendere
nella vostra vita la completa autenticità del battesimo, portata alle
più radicali rinunce, che il suo mistero di purificazione e di
penitenza reclama, e portata insieme alle sommità della vita
spirituale e dell’assorbente amore a Dio, a Cristo, alla Chiesa,
ai fratelli bisognosi, quali lo stesso mistero battesimale offre a chi
in pienezza lo vive.
La Chiesa ha bisogno della vostra santità, non meno che della vostra
operosità.
Le conclusioni a voi, dilette Figlie in Cristo. E basti qui una
per tutte: la vita religiosa, oggi più che mai, deve essere vissuta
nella sua genuina integrità, nelle sue alte e tremende esigenze,
nella profondità, sempre nutrita di puntuali e regolari preghiere,
della sua vigilante interiorità, nell’osservanza austera, normale,
connaturata, dei santi voti; dev’essere santa, in una parola; e
santa secondo i maggiori bisogni della psicologia moderna, e secondo il
combattimento morale, fatto più arduo e più strenuo, dal circostante
lassismo moderno. O santa, o non è.
Ed ecco allora uno scopo particolare di questo incontro con voi: lo
scopo di richiamare la vostra attenzione sulla letizia che deve
rivestire e penetrare la vostra professione religiosa. Ci riferiamo ad
una parola del Signore, che si applica anche a voi. Ricordate il
vivace episodio del Vangelo, là dove una donna (non ne conosciamo il
nome), una donna del popolo, entusiasta delle parole di Gesù, si
mise a gridare: oh! beato il seno che ti ha portato, e le mammelle
che hai succhiate! Ma il Signore disse: «Beati piuttosto coloro
che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Luc. 11,
28). Riferita alla Madonna questa risposta non disconosce
certamente l’eccellenza singolarissima della sua divina maternità, ma
vuol mettere in luce un merito personale ed eccelso di Maria, che non
solo ha generato Cristo Signore, ma ha creduto a Lui, ha custodito
la parola di Dio, ha aggiunto al privilegio della sua elezione il
merito della sua corrispondente obbedienza. Già Elisabetta l’aveva
salutata dicendo: «Te beata, che hai creduto!» (Luc. 1,
45). Sant’Agostino commenta: «Maria fu più beata accettando
la fede di Cristo, che concependo la carne di Cristo» (beatior
Maria percipiendo fidem Christi, quam concipiendo carnem Christi -
De Virg. 3 - P.L. 40, 398).
Ora, Religiose carissime, voi avete ascoltato la voce di Dio e
l’avete seguita. Non è questo il cardine, il segreto della vostra
vita? Avete ascoltato; avete seguito. Che cosa dobbiamo dire se non
la parola di Cristo: beate voi! La beatitudine della vocazione
seguita deve essere vostra.
Questa non è un’osservazione ovvia e convenzionale; no, essa
riguarda una nota caratteristica della vita religiosa, la quale,
appunto perché satura di grazia e di amore, deve essere piena di santa
letizia. Se S. Paolo dice e ripete a tutti i Cristiani: «Siate
lieti, sempre, nel Signore; ve lo ripeto: siate sempre lieti!»
(Phil. 4, 4), quanto più questa esortazione si addice a voi,
Sorelle e Figlie carissime. L’umiltà, la povertà, il
nascondimento, la mortificazione, lo spirito di sacrificio, e le
tante prove e sofferenze, di cui è cosparso il sentiero di questa vita
terrena, non vi devono rendere tristi, non vi possono togliere la
intima gioia del cuore consacrato alla carità.
Ed è proprio questo che Noi vogliamo dirvi, raccomandarvi ed
augurarvi a ricordo di questa sacra riunione: siate felici! Felici,
perché avete scelto la parte migliore. Felici, perché chi mai e che
cosa mai, come esclama San Paolo, vi potrà separare dalla carità
di Cristo? (Rom. 8, 35). Felici, perché avete destinato la
vostra vita all’unico e più alto amore. Felici, perché siete della
Chiesa le figlie predilette, e della Chiesa partecipate il gaudio e
il dolore, la fatica e la speranza. Felici, perché nulla di quanto
fate, pregate, soffrite è perduto, nulla è sconosciuto a quel
Padre, che vede nel segreto, e che nulla lascerà senza ricompensa.
Felici, perché come la Madonna, avete ascoltato la parola di Dio e
vi siete fidate, l’avete seguita. E lasciate che questo voto della
santa vostra felicità Noi confermiamo con la Nostra Benedizione
Apostolica.
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