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SANTA MESSA NELLA BASILICA DI FÁTIMA
Sabato, 13 maggio 1967
Tanto è il Nostro desiderio di onorare la Ss.ma Vergine Maria,
Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre nostra, tanta è
la Nostra fiducia nella sua benevolenza verso la santa Chiesa e verso
il Nostro apostolico ufficio, tanto è il Nostro bisogno della sua
intercessione presso Cristo, suo Figlio divino, che Noi siamo
venuti umili e fidenti pellegrini a questo Santuario benedetto, dove
si celebra oggi il 50° delle apparizioni di Fatima e dove si
commemora il 25° della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato
di Maria.
IL SALUTO E LA LETIZIA DEL PADRE
E siamo lieti d’incontrarCi con voi, Fratelli e Figli carissimi,
e di associarvi tutti alla professione della Nostra devozione a Maria
Ss.ma e alla Nostra preghiera, affinché più manifesta e più
filiale sia la comune venerazione, e più viva e più accetta sia la
Nostra invocazione.
Noi vi salutiamo, Fratelli e Figli qui presenti, voi specialmente
cittadini di questa illustre Nazione, che nella sua lunga storia ha
dato alla Chiesa Uomini santi e grandi e un Popolo operoso e
credente; voi salutiamo, pellegrini venuti da queste regioni e venuti
da lontano; e voi fedeli della santa Chiesa cattolica, che da Roma,
dalle vostre terre e dalle vostre case, sparse in tutto il mondo,
siete ora spiritualmente rivolti a questo altare, tutti, tutti vi
salutiamo. Noi celebriamo ora con voi e per voi la Santa Messa, e
insieme ci componiamo come figli d’una stessa famiglia vicino alla
Madre celeste per essere ammessi, nella celebrazione del Santo
Sacrificio, a più stretta e salutare comunione con Cristo nostro
Signore e nostro Salvatore.
Nessuno Noi vogliamo escludere da questo spirituale ricordo, perché
tutti vogliamo partecipi delle grazie, che qui ora impetriamo dal
Cielo: vi portiamo nel cuore, voi, Fratelli nell’Episcopato,
voi, Sacerdoti, e voi, Religiosi e Religiose, che a Cristo siete
consacrati con amore totale; voi, Famiglie cristiane, abbiamo
presenti; voi, Laici carissimi, che volete collaborare col Clero
per l’incremento del regno di Dio; voi, giovani e fanciulli, che
vorremmo avere tutti a Noi d’intorno; e voi tutti che siete tribolati
e affaticati, voi malati e piangenti, che certamente ricordate come
Cristo a Sé vi chiami per farvi soci della sua Passione redentrice e
per consolarvi. Il Nostro sguardo si spinge anche a tutti i
Cristiani non cattolici, ma fratelli nostri nel battesimo, per i
quali la Nostra memoria è speranza di perfetta comunione nell’unità
voluta dal Signore Gesù. E si allarga a tutto il mondo: Noi non
vogliamo che la Nostra carità abbia confine, e in questo momento la
estendiamo alla intera umanità, a tutti i Governanti e a tutti i
Popoli della terra.
SIA LA CHIESA: VIVA, VERA, UNITA, SANTA
Voi sapete quali siano le Nostre intenzioni speciali, che vogliono
caratterizzare questo pellegrinaggio. Qui le ricordiamo, affinché
diano voce alla Nostra preghiera e siano lume a quanti Ci ascoltano.
La prima intenzione è la Chiesa; la Chiesa una, santa, cattolica
ed apostolica. Vogliamo pregare, abbiamo detto, per la sua pace
interiore. Il Concilio Ecumenico ha risvegliato molte energie nel
seno della Chiesa, ha aperto più ampie visioni nel campo della sua
dottrina, ha chiamato tutti i suoi figli a più chiara coscienza, a
più intima collaborazione, a più alacre apostolato. A Noi preme
che tanto beneficio e tale rinnovamento si conservino e si accrescano.
Quale danno sarebbe se un’interpretazione arbitraria e non autorizzata
dal magistero della Chiesa facesse di questo risveglio un’inquietudine
dissolvitrice della sua tradizionale e costituzionale compagine,
sostituisse alla teologia dei veri e grandi maestri ideologie nuove e
particolari, intese a togliere dalla norma della fede quanto il
pensiero moderno, privo spesso di luce razionale, non comprende o non
gradisce, e mutasse l’ansia apostolica della carità redentrice
nell’acquiescenza alle forme negative della mentalità profana e del
costume mondano! Quale delusione sarebbe il nostro sforzo di
avvicinamento universale se non offrisse ai Fratelli cristiani,
tuttora da noi divisi, e all’umanità priva della nostra fede nella
sua schietta autenticità e nella sua originale bellezza il patrimonio
di verità e di carità, di cui la Chiesa è depositaria e
dispensatrice!
Noi vogliamo chiedere a Maria una Chiesa viva, una Chiesa vera,
una Chiesa unita, una Chiesa santa. Noi ora con voi vogliamo
pregare, affinché le speranze e le energie, suscitate dal Concilio,
abbiano a maturare in larghissima misura i frutti di quello Spirito
Santo, di cui domani, Pentecoste, la Chiesa celebra la festa, e
da cui proviene la vera vita cristiana; i frutti enumerati
dall’Apostolo Paolo: «la carità, il gaudio, la pace, la
longanimità, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mitezza, la
temperanza» (Gal. 5, 22). Noi vogliamo pregare affinché il
culto di Dio ancora e sempre primeggi nel mondo, e la sua legge
informi la coscienza ed il costume dell’uomo moderno. La fede in Dio
è la luce suprema dell’umanità; e questa luce non solo non deve
spegnersi nel cuore degli uomini, ma deve piuttosto ravvivarsi per lo
stimolo che le viene dalla scienza e dal progresso.
IL CONFORTO PER QUANTI SOFFRONO A CAUSA
DELLA FEDE
Questo pensiero, che anima e agita la Nostra preghiera, porta in
questo momento il Nostro ricordo a quei paesi nei quali la libertà
religiosa è praticamente oppressa, e dove la negazione di Dio è
promossa quasi essa rappresenti la verità dei tempi nuovi e la
liberazione dei popoli, mentre così non è. Noi preghiamo per tali
paesi; Noi preghiamo per i fratelli credenti di quelle nazioni,
affinché l’intima forza di Dio li sostenga e la vera e civile
libertà sia loro concessa.
E così la seconda intenzione del Nostro pellegrinaggio riempie
l’animo Nostro: il mondo, la pace del mondo.
Voi sapete come la coscienza della missione della Chiesa nel mondo,
una missione di amore e di servizio, sia oggi, dopo il Concilio,
resa assai vigilante ed operante. Voi sapete come il mondo sia in una
fase di grande trasformazione a causa del suo enorme e meraviglioso
progresso nella conoscenza e nella conquista delle ricchezze della terra
e dell’universo. Ma sapete e vedete come il mondo non è felice, non
è tranquillo; e la prima causa di questa sua inquietudine è la
difficoltà alla concordia, la difficoltà alla pace. Tutto sembra
spingere il mondo alla fratellanza, all’unità; ed invece in seno
all’umanità scoppiano ancora, e tremendi, continui conflitti. Due
motivi principali rendono perciò grave questa situazione storica
dell’umanità: essa è carica di armi terribilmente micidiali; ed
essa non è moralmente così progredita come lo è nel campo scientifico
e tecnico. Per di più, molta parte dell’umanità è tuttora in
stato d’indigenza e di fame, mentre si è svegliata in essa la
inquieta consapevolezza dei suoi bisogni e dell’altrui benessere.
Perciò, Noi diciamo, il mondo è in pericolo. Perciò Noi siamo
venuti ai piedi della Regina della pace a domandarle come dono, che
solo Dio può dare, la pace.
LA PACE ESIGE ACCETTAZIONE E
COLLABORAZIONE DELL’UOMO
È la pace, sì, un dono di Dio, che suppone l’intervento d’una
sua azione, estremamente buona, misericordiosa e misteriosa. Ma non
è sempre un dono miracoloso; è un dono che compie i suoi prodigi nel
segreto dei cuori degli uomini; un dono perciò che ha bisogno d’una
libera accettazione e d’una libera collaborazione. E allora la
Nostra preghiera, dopo d’essersi rivolta al Cielo, si rivolge agli
uomini di tutto il mondo: Uomini, Noi diciamo in questo singolare
momento, uomini, procurate d’essere degni del dono divino della
pace. Uomini, siate uomini. Uomini, siate buoni, siate saggi,
siate aperti alla considerazione del bene totale del mondo. Uomini,
siate magnanimi. Uomini, sappiate vedere il vostro prestigio e il
vostro interesse, non contrari, ma solidali col prestigio e con
l’interesse altrui. Uomini, non pensate a progetti di distruzione e
di morte, di rivoluzione e di sopraffazione; pensate a progetti di
comune conforto e di solidale collaborazione. Uomini, pensate alla
gravità e alla grandezza di quest’ora, che può essere decisiva per
la storia della presente e della futura generazione; e ricominciate ad
avvicinarvi gli uni agli altri con pensieri di costruire un mondo
nuovo; sì, il mondo degli uomini veri, il quale non potrà mai
essere tale senza il sole di Dio sul suo orizzonte. Uomini,
ascoltate mediante l’umile e tremante voce Nostra, l’eco sonante
della Parola di Cristo: «Beati i mansueti, perché possiederanno
la terra; beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio»!
LA PREGHIERA E LA PENITENZA
Vedete, Figli e Fratelli, che qui Ci ascoltate, come il quadro
del mondo e dei suoi destini qui si presenta immenso e drammatico. È
il quadro che la Madonna ci apre davanti, il quadro che contempliamo
con occhi esterrefatti, ma sempre fidenti; il quadro al quale ci
appresseremo sempre - e ne facciamo promessa - seguendo il monito che
la Madonna stessa ci ha dato; quello della preghiera e della
penitenza; e voglia perciò Iddio che questo quadro del mondo non
abbia mai più a registrare lotte, tragedie e catastrofi; ma le
conquiste dell’amore e le vittorie della pace.
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