|
2 marzo 1975
GIOVANI GEN!
Noi vi salutiamo!
Noi vi accogliamo col cuore aperto!
con grande gioia!
siate i benvenuti, in nome di Cristo!
come figli!
come fratelli!
come amici!
Noi siamo ora sulla tomba dell'Apostolo Pietro:
l'Apostolo scelto dal Signore Gesù come base per costruirvi sopra
la sua Chiesa, l'assemblea unica e universale dell'umanità nuova.
Per Gen questa è una tappa di arrivo; è una tappa di partenza!
ascoltate la nostra voce amica per brevi momenti!
Ecco: Giovani Gen, membri e rappresentanti d'una generazione
nuova, orientati verso una forma nuova per interpretare la vita:
- che cosa significa cotesto atteggiamento, cotesto movimento? Oh!
voi già lo sapete bene!
- Ma facciamo insieme uno sforzo nuovo per comprendere; e diciamo:
voi siete in cammino per una ricerca. Cercare è proprio della
gioventù. Appena l'occhio della coscienza si apre sulla scena del
mondo circostante, una inquietudine si sveglia nell'animo della
gioventù: essa vuole conoscere, essa vuole soprattutto provare; essa
vuole tentare.
Cercare, che cosa? Cercare, cercare!
Questa è una questione decisiva: cercare, che cosa?
Questa è una scelta fatale, che può decidere del vostro destino.
Cercare, che cosa? Voi, giovani di questo tempo, avete già una
risposta negativa, e quasi ribelle nel vostro cuore: non vogliamo,
voi dite, il mondo come esso ci si presenta davanti! fenomeno strano:
un mondo, che vi offre i frutti più belli, più perfezionati, più
godibili della civiltà contemporanea, non vi soddisfa, non vi piace,
anche se con indifferente disinvoltura, voi profittate delle
conquiste, delle comodità, delle meraviglie, che il progresso
moderno mette a vostra disposizione. Un senso però di critica, di
contestazione e perfino di nausea arresta la vostra ricerca in questa
direzione. È una direzione che vi porta fuori da voi stessi,
un'alienazione, perché in fondo, è una direzione materialista,
edonista, egoista. Non soddisfa veramente l'anima, non risolve
veramente i problemi essenziali e personali della vita. Sopra questa
concezione della nostra esistenza, concezione oggi spesso dominante,
filosofia dell'opinione pubblica, grava una domanda terribile, come
una spada di Damocle: «Che cosa giova mai all'uomo guadagnare tutto
il mondo, se poi perde l'anima sua» (Matth. 16, 26). È la
domanda di Cristo, che non vanifica i beni di questa terra tanto
bella, ricca e feconda, ma ne classifica il valore, un valore
inferiore a quello della vera vita, verso il quale si rivolge la vostra
scelta. Quale e dove?
Voi avete fatto un'altra scelta. Per questo vi chiamate Gen,
Generazione nuova. Una scelta, innanzi tutto, liberatrice.
Liberatrice dal conformismo passivo, che guida tanta parte della
gioventù del nostro tempo; conformismo alla dominazione del pensiero
altrui, alle correnti di moda della cultura e del costume, al
mimetismo di massa. Quanti giovani credono d'essere liberi perché si
sono affrancati dalle abitudini e dall'autorità della vita familiare,
senza accorgersi di cadere nella catena della soggezione dell'arbitrio
d'un gruppo, d'una corrente sociale, d'una ribellione collettiva!
Al fondo della vostra psicologia sta un atto personale e sovrano di
libera determinazione. Questo è la prima ragione della vostra
novità, della vostra forza, della vostra gioia. Quale
determinazione? La scelta di Cristo. Come mai avete potuto
scegliere Cristo, come ispiratore della vostra esistenza? Oh!
questo è il vostro segreto, questa è la vostra storia individuale,
questo è certamente il risultato d'un incontro, nel quale la vostra
volontà, il vostro istinto vitale si è incontrato con Uno, non solo
più forte di voi, ma con Uno che si è subito svelato con un fascino
segreto di bellezza, di bontà, di vicinanza, di colloquio, al quale
era supremamente ragionevole arrendersi, come ad incantesimo di
irresistibile verità e d'incomparabile felicità.
Come fu? come fu? oh! ciascuno custodisca il suo segreto, e
ciascuno lo ripensi dentro di sé, come una vocazione originale. Noi
ora accenniamo appena ad alcune forme tipiche di questa rivelazione
interiore di Cristo, che ci ha vinto facendo noi stessi vincitori.
Vi fu, noi pensiamo, chi ripensò al Gesù della propria infanzia,
abbandonato come ogni altra cosa apprezzata nella prima età; lo si
credeva dimenticato, superato, lontano; e come mai, in un dato
momento, la sua presenza, come quella d'un compagno di viaggio, fu
avvertita vicina e parlante? «Chi segue me, non cammina nelle
tenebre» (Io. 8, 12), Egli diceva, proprio quando le tenebre
crescevano sul cammino della vita. Vi fu chi mantenne nella sua
memoria, o meglio nella sua cultura, il ricordo sbiadito di Cristo,
come uno dei tanti uomini celebri dell'antichità e della storia;
pensava a Lui come ad una statua, immobile e pietrificata del tempo
passato; poi, - come fu? - guardando con qualche attenzione quella
statua-fantasma, vide, con grande stupore e timore, che era viva, e
si muoveva, e veniva verso di lui, e mormorava una semplice parola
affascinante: «Sono Io, non abbiate paura!» (Marc. 6,
50).
E qualche altro, attratto dal dolore e dal bisogno umano, si curvò
sul fratello povero e sofferente, o sul popolo oppresso e umiliato,
e, ascoltandone il gemito, capì ch'esso saliva dalle profondità
umane in cui Cristo si era sprofondato, e che la voce languente di
Lui lo interpellava: «Dammi da bere» (Io. 4, 7; 19,
28). Anche in questa umana sensibilità fraterna, - non è vero?
-, una sovrumana vocazione ad essere Generazione nuova spesso s'è
pronunciata. E quanti altri di voi per via di esempio, per armonia
arcana fra parola e vita, per gioia nuova, quella della carità, la
gioia gaudente nella verità (1 Cor. 13, 6), ha compreso
l'invito, ha compiuto la scelta, ha sentito, nella testimonianza
dello Spirito, la certezza interiore della propria vita nuova,
soprannaturale (Rom. 8, 16). È così ch'è avvenuto
l'incontro: Gesù Cristo ha incrociato i vostri passi; e per ciò
oggi voi siete qui. Sì, l'incontro con Lui, Cristo Gesù. Ma
chi è Cristo Gesù? Quale sconfinata domanda! Noi potremmo
pensare che voi vi avete già dato risposta. Sì, certamente; se voi
siete discepoli, anzi figli della Chiesa, voi sapete chi è il
Signore, Gesù Cristo. Ma che cosa sapete di Lui? come sapete?
Ma ascoltate ora questa nostra parola, che fa propria quella di San
Paolo: «A me, che sono l'infimo fra tutti i santi è stata data
questa grazia di recare ai popoli la buona novella della imperscrutabile
ricchezza di Cristo . . . » (Eph. 3, 8).
Ebbene: primo, in Sé, Cristo è il verbo di Dio fatto uomo;
Cristo, per noi, è il Salvatore dell'umanità. Due oceani: la
divinità di Gesù Cristo, e la missione di Gesù Cristo nel
mondo. Provate a risolvere in qualche adeguata espressione questo
primo essenziale aspetto della sua Persona divina, vivente
nell'infinita e trascendente natura del Verbo eterno di Dio, e
vivente nell'uomo Gesù, nato da Maria Vergine per opera dello
Spirito Santo; e poi questo secondo aspetto, la sua inserzione nel
nostro cosmo, nella nostra storia, nel nostro destino, nella nostra
vita, nella nostra intima conversazione (Cfr. Bar. 3, 38),
. . . e sentirete scoppiare la capacità comprensiva della vostra
mente in una estasi di sapienza, di verità e di mistero, che proverà
ad allargarsi, senza pienamente saziarsi in tutte le dimensioni
possibili, per effondersi poi nell'amore che sorpassa ogni scienza
(Cfr. Eph. 3, 18-19). A noi pare che voi, Focolarini,
avete affrontato questo duplice problema: Chi è Lui, Cristo? e
Chi è Lui, Cristo, per noi? Ed ecco che il fuoco della luce,
dell'entusiasmo, dell'azione, dell'amore, del dono di sé e della
gioia si è acceso dentro di voi, e in una interiore pienezza nuova voi
avete tutto compreso, Dio, voi stessi, la vostra vita, gli uomini,
il nostro tempo, la direzione centrale da imprimere a tutta la vostra
esistenza. Sì, questa è la soluzione, questa è la chiave, questa
è la formula, antica ed eterna, e quando è scoperta, nuova. Voi
l'avete intuita, e avete, a buon diritto, dato al vostro movimento
la definizione di «Generazione nuova», Gen!
Dunque, carissima Gioventù Gen! Incontrare, conoscere, amare,
seguire Cristo Gesù! Questo il vostro programma. Questa la
sintesi della vostra spiritualità, che voi, celebrando il Giubileo
dell'Anno Santo, volete riaffermare nelle vostre coscienze e
tradurre nella vostra vita. Con due conclusioni. La prima: per
condensare in un pensiero centrale e fecondo il segreto del vostro
Movimento cercate d'avere sempre Gesù come Maestro. «Unico» ha
detto Gesù stesso di Sé ai suoi discepoli, «unico è il vostro
Maestro», Cristo (Matth. 23, 8). Abbiate il carisma di
capire questa verità ! È la luce del pensiero e la lampada della
vita. Gesù Maestro! E poi la seconda conclusione, che ascoltiamo
parimente dalle labbra del Maestro Gesù: «Voi tutti siete
fratelli» (Ibid.). Abbiate la saggezza e il coraggio di arrivare
a questa conclusione, ch'è la radice della socialità cristiana. È
spesso sconcertante osservare come molti, che si dicono seguaci del
Vangelo, siano incapaci di dedurre dal Vangelo stesso una socialità
fondata sull'amore. Temono forse, armati solo del Vangelo,
d'essere deboli, astratti, inetti nella grande missione di rendere
fratelli gli uomini; e pensano di trovare principii e forze
supplementari andando a cercarne l'efficacia a scuole materialiste ed
atee, che traggono dalla lotta di uomini contro uomini la loro logica e
la loro energia. Sono codesti dei surrogati contraddittori per educare
il mondo moderno ad una socialità giusta e fraterna.
Voi, Generazione nuova, siate fedeli e coerenti. Se avete scelto
Cristo per vostro Maestro, fidatevi di lui e della Chiesa, che a
voi lo conduce e lo presenta. Dimostrate con i fatti la forza
realizzatrice della carità, dell'amore sociale, instaurato dal
Maestro. Sarà un'esperienza, sì, nuova e generatrice d'un mondo
più giusto e più buono. Sarà un'esperienza forte; domanderà
resistenza, sacrificio, eroismo forse; domanderà che anche voi siate
i robusti e volonterosi Cirenei, che offrono le proprie spalle per
sostenere la Croce di Gesù. Sì, dovrete anche soffrire con Lui,
come Lui, per Lui! Ma non temete, Gen! siate sicuri! avrete
operato la vostra salvezza e quella del nostro mondo moderno. E
sempre, come oggi, sarete buoni e felici!
|
|