|
Domenica, 15 maggio 1966
Diletti Figli!
Chi siete Voi, che assistete a questa sacra celebrazione, e che
riempite d’insoliti canti questa basilica? Oh! Noi lo sappiamo; e
non possiamo annunciarvi la parola evangelica di questa domenica, né
offrire a Dio il Sacrificio della Messa, che abbiamo incominciato,
senza prima salutarvi e senza prima stabilire con voi quella unità
spirituale, che deve preparare la presenza sacramentale di Cristo fra
noi. La comunione dei nostri animi deve precedere e predisporre la
nostra comunione con Lui; l’attuazione del corpo mistico di Cristo,
ch’è la Chiesa, è strumento e fine dell’attuazione del Corpo
reale di Cristo, che sarà tra poco con noi nel Mistero eucaristico.
NELL'INCONTRO DI FEDE IL TENERISSIMO
SALUTO DEL PADRE
Chi siete voi, Noi lo sappiamo; perché a questo rito Ci avete
invitati, e perché a questo rito Noi vi abbiamo attesi; e come un
padre accoglie figli che vengono da lontano sulle soglie della casa
domestica, non meno loro che sua, così siamo lietissimi di avervi
oggi con Noi, di aprirvi non solo le porte di questo santuario, che
custodisce la tomba dell’Apostolo Pietro, ma le braccia altresì,
ed il cuore! Noi lo sappiamo: voi siete Polacchi; veri Polacchi,
e perciò cattolici; pellegrini Polacchi voi siete, provenienti da
diverse e da lontane regioni, dispersi nel mondo, ma memori sempre
della comune origine, consapevoli sempre d’una fraternità di sangue,
di storia, di lingua, di religione, e sempre pronti a mettervi in
cammino verso una comune meta centrale, come il vostro poeta nazionale
scriveva: «La stella dei pellegrini è la fede celeste; e la bussola
è l’amore della patria» (Mickiewicz). Pellegrini polacchi,
siate i benvenuti! Voi non avete sbagliato strada, venendo a Roma,
e cercando col Nostro il vostro incontro. Come voi ora rappresentate
tutto il vostro Popolo, quello dimorante nel territorio nazionale e
quello, tanto numeroso e tanto rinomato, emigrato in tutta la terra,
così questa Roma cattolica, questa fonte della vostra fede, questo
cuore dell’unità e dell’universalità della santa Chiesa, questa
sede di Pietro, dove trova rifugio nei secoli chiunque cerca di
costruire il mondo nella verità, nell’amore, nella giustizia, nella
libertà, nella speranza, questa isola apostolica è simbolo ora della
vostra patria, veramente anche per voi «patria communis».
Noi siamo felici di accogliervi e di salutarvi, proprio nell’ora in
cui il sentimento della vostra terra benedetta è in voi molto forte; e
mentre il bisogno di risvegliare la coscienza di quello che siete
diventa un dovere, al quale non potete mancare, la gioia di affermare
tutti insieme la vostra fedeltà e la vostra fraternità vi ripaga di
tanti anni di esilio e di tante molestie per arrivare a questo incontro
straordinario.
LA POLONIA È VIVA . . . LA POLONIA È
CATTOLICA
Ma qual è dunque la causa del vostro pellegrinaggio e del vostro
incontro? Anche questo sappiamo, ma bisogna che Noi la proclamiamo
codesta causa, a gloria di Dio, a vostro onore, a conforto di tutta
la Chiesa, ad esempio del mondo intero. Voi celebrate un
anniversario, voi computate un millennio, voi risalite una storia di
dieci secoli, voi andate alla sorgente della vostra coscienza
nazionale, voi esultate di collegare la vostra dignità di popolo
libero e unito e la vostra missione civilizzatrice delle vostre genti e
fra le genti della comunità internazionale ad un fatto religioso, ad
un avvenimento trascendente la vicenda politica e l’esperienza
naturale, ad un momento mistico, sì, ma come nessun altro incisivo,
decisivo, definitivo della vostra esistenza, sia come uomini singoli,
e sia come popolo eletto, come nazione immortale. Si tratta, tutti
ben lo sappiamo, del battesimo cristiano ricevuto, appunto nel
966, da un principe discendente dei Piast, la stirpe dei capi
organizzatori delle tribù slave nel territorio polacco, Mieszko,
sposo della pia principessa boema e cattolica, Dabrówka, e primo a
dare alla sua corte e al suo popolo l’esempio, a quel tempo quasi
determinante, della adesione al Cristianesimo, e primo ad avviare il
processo d’integrazione della sua nazione, in via di formazione in
stato medioevale, alla Chiesa cattolica. San Pietro e la luce di
Roma non furono estranei a quei primi momenti della nuova vita
spirituale della nazione; la fede cristiana, la lingua e la scrittura
latina, la coscienza civile del mondo occidentale inaugurarono insieme
la nuova cultura del Popolo polacco, che doveva poi dare con le sue
istituzioni politiche, religiose, scolastiche ed artistiche
ininterrotta testimonianza della sua inestinguibile vitalità morale,
della sua connaturata omogeneità alla civiltà europea, e della sua
inconfondibile originalità etnica, per mille anni di storia tormentata
e gloriosa.
L’orologio dei secoli, silenzioso in molti e così lunghi periodi
fino ad indurre talora nel dubbio della sua fedele continuità, si è
adesso svegliato, e batte puntuale e squillante la sua campana: uno,
due, tre . . . dieci secoli! Quale ora, Polonia, della tua
vita? L’ora del millennio! Questa voce, che porta l’eco dei tempi
lontani, è impressionante! Ogni città della Nazione polacca la
esprime, ogni monumento della patria la ripete, ogni tomba
misteriosamente la effonde. È una voce, che grida: la Polonia è
viva; una voce, che canta: la Polonia è unita; una voce, che
piange: la Polonia è paziente; una voce, che prega: la Polonia è
cattolica. Voce di grandi, voce di eroi, voce di artisti, voce di
giovani, voce di umili, voce di santi. È un coro, questa voce!
Tutto un popolo è all’unisono! Ascoltate, ascoltate; essa
ripete:
Niech bedzie pochwalony Jezus Chrystus! na wieki wieków!
(Sia lodato Gesù Cristo per tutti i secoli!).
TRIPLICE PROSPETTIVA DI EPOCHE E
VICENDE CONSIDERATE NELLA LUCE DI DIO
È bello, è doveroso ascoltare la voce dei secoli, quando essa è
messaggio che si trasmette fedelmente da una all’altra generazione.
Vogliamo dire, Figli carissimi, che la celebrazione del vostro
millennio cristiano è un fatto molto importante. Avete fatto bene a
prepararne la ricorrenza con tanta cura; per nove anni avete meditato e
pregato per essere veramente consapevoli del suo valore storico e
morale. E avete fatto bene a celebrare la grande data con religiosa e
popolare solennità. La sua importanza si desume in ordine ad una
triplice prospettiva storica; la prospettiva del passato: il ricordo
del tempo trascorso è una scuola nobile e sapiente; la coscienza
storica giova assai alla pedagogia d’un Popolo; gli dà il senso
della sua dignità, la passione della sua libertà e della sua unità,
l’entusiasmo per la sua coerente e ordinata evoluzione; anzi, in un
Popolo come il vostro lo sguardo sintetico sul proprio passato aiuta a
scoprire il suo genio etnico, la sua vocazione civile ed anche la sua
missione spirituale; può anche svelare, da certi segni particolari,
un disegno divino: Dio guida i Popoli buoni; e nelle ore difficili e
oscure tale sguardo pensoso può essere fonte di luce, di conforto e di
speranza.
Poi vi è la prospettiva del presente. Essa riguarda molti problemi,
molto gravi e complessi, quelli cioè della vita moderna, i quali come
tutti sappiamo, sotto ogni aspetto presentano tante difficoltà e
insieme tante possibilità di felici soluzioni. Il problema
principale, in questa occasione, è certamente quello del posto e
della funzione da riconoscere alla vita religiosa, che alla
celebrazione del millennio offre la sua vera motivazione, nella odierna
società.
Noi crediamo che la celebrazione millenaria del carattere cristiano del
Popolo polacco non possa sospettarsi né antinazionale, né
rivendicativa di privilegi teocratici, o di arcaiche forme politiche e
sociali; ma debba valutarsi come espressione e come aspirazione d’un
Popolo credente ad una autentica libertà religiosa e civile, dovuta,
oltre che per naturale diritto, per la sua caratteristica, secolare e
onorevolissima tradizione; e perciò pensiamo che la celebrazione
stessa non sia affatto contraria al benessere e al progresso d’una
moderna società, ma piuttosto sia da giudicarsi in suo onore e in suo
vantaggio.
AMORE PIÙ VIVO NONOSTANTE IL MANCATO
INCONTRO A CZESTOCHOWA
In questa prospettiva, come è stato largamente pubblicato, Noi
avremmo voluto recare di persona, accogliendo l’invito del Signor
Cardinale Wyszynski, Primate di Polonia e Arcivescovo di
Varsavia, unitamente a tutto l’Episcopato Polacco, non che quello
di tanti Nostri figli di quella cara Nazione, il Nostro paterno
saluto al Popolo Polacco e il Nostro omaggio devoto alla Madonna
santissima, onorata a Czestochowa, per celebrare con tutta la
popolazione, dimorante in patria, o accorsa da tutte le parti del
mondo, la faustissima data. Ma questo pellegrinaggio non Ci è stato
consentito, sebbene Noi ne avessimo manifestato riguardosamente il
proposito, e avessimo assicurato non avere il Nostro brevissimo
viaggio altro carattere che quello religioso, né altra intenzione che
quella celebrativa della singolare ricorrenza millenaria. Ne abbiamo
naturalmente provato vivo dispiacere, anche per la personale affezione
che nutriamo per la Polonia. Siamo convinti che i motivi opposti alla
attuazione del Nostro pellegrinaggio, e addebitati ad atti e ad
atteggiamenti del veneratissimo Cardinale Wyszynski, non sono
giustificati e non possiamo credere che siano suffragati dal sentimento
comune d’una Nazione così nobile e alla Chiesa così deferente,
qual è la Polonia.
Ma diciamo subito: non per questo Noi la ameremo meno, la diletta
Polonia. Così certamente farete voi pure, carissimi Figli qui
presenti, e così faranno i fedeli Polacchi residenti in Patria, e
sparsi per il mondo.
TESORI DI VERITÀ, FORTEZZA, SANTITÀ
Ed è questa la prospettiva sull’avvenire, che la celebrazione del
millenario Ci apre davanti: dovremo amare ancor più che nel passato
questa cara, tribolata, sempre viva e sempre fedele Nazione. Ci
piace rilevare che la celebrazione del millenario si traduca in una
grande professione di fede cattolica; Noi siamo sicuri che questa
professione, lungi dal vincolare al passato e dal soffocare l’anima
della Nazione, la corrobori e la apra ad ogni vera e salutare
conquista della vita moderna: sulle vie del pensiero e della scienza;
sulle vie della libertà civile e del progresso sociale; sulle vie
della collaborazione, della concordia e della pace nell’ordine
internazionale; sulle vie della generosità, della bontà, della
gentilezza, della santità e d’ogni umana perfezione. Perché la
Fede è la verità, la Fede è la fortezza, la Fede è la vita, la
Fede è la salvezza. E Ci piace infine notare che questo atto di
fede millenaria si esprime praticamente in due atti, che la
contengono, la manifestano e la confermano: la filiale adesione alla
Cattedra di San Pietro e l’omaggio di religiosa pietà a Maria
Santissima, Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre
nostra.
Ringraziamo Iddio, Figli carissimi, del grande e insostituibile
dono della Fede, concesso alla Polonia cattolica; rinnoviamo
l’impegno di conservare la Fede, sempre forte e sempre sincera,
negli anni, nei secoli venturi; e, edotti dal Vangelo, che in
questa domenica la Chiesa propone alla nostra meditazione, preghiamo,
preghiamo, nel nome di Cristo, affinché Iddio conservi sempre alla
Polonia la sua protezione e la sua benedizione.
Nasza mysl wybiega w tej chwili ku Kardynalowi Wyszynskiemu, ku
wszystkim Biskupom Polskim, ku Kaplanom, Zakonnikom i
Zakonnikom, ku Rodzinom katolickim, ku mlodziezy, ku pracujacym,
ku cierpiacym.
Wybiega takze, bo tak nakazuje czynic obowiazek chrzescianski, do
wszystkich Wladz swieckich, proszac Boga by je wspomagal w
zapewnieniu Narodowi prawdziwego i calkowitego wspolnego dobra.
Wybiega nadewszystko Nasza mysl ku Pani Naszej Czestochowskiej,
aby otaczala nieustajaca opieka ziemie, Kosciol i Narod Polski.
Nous voulons que les Polonais de langue française soient eux aussi
salués par Nous et assurés de Notre bienveillance et de Notre
Bénédiction.
To the English-speaking visitors of Polish birth or descent, We
also offer Our greetings, and We assure them of Our benevolente and
Our paternal Blessing.
Diamo una nostra traduzione del saluto finale in lingua polacca detto
dal Sommo Pontefice:
Il Nostro pensiero va ora al Card. Wyszynski, a tutti i Vescovi
Polacchi, ai sacerdoti, ai religiosi e religiose, alle famiglie
cattoliche, ai giovani, ai lavoratori, ai sofferenti.
Va anche, come il Nostro dovere cristiano Ci impone, a tutte le
Autorità civili, con la preghiera a Dio affinché le assista ad
assicurare alla Nazione il vero ed integro bene comune.
Va soprattutto alla Madonna di Czestochowa perché protegga
incessantemente la terra, la Chiesa e la Nazione polacche.
|
|