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Filippine, Manila
Venerdì, 27 novembre 1970
Venerati Fratelli nell’episcopato,
Cari Figli e Figlie,
Siamo giunti or ora sul suolo delle Filippine ed abbiamo voluto the la
Nostra prima sosta avvenisse in questa Cattedrale per potervi
salutare. Mentre vi ringraziamo per la vostra accoglienza tanto
affettuosa e cordiale, Noi vi rivolgiamo con profondo sentimento quel
saluto che si scambiano i fedeli dell’unico Signore Gesù Cristo.
È, infatti, in suo nome che siamo venuti in mezzo a voi; è per
glorificarlo e ringraziarlo delle meraviglie compiute in questa regione
dell’Asia ed in tanti altri Paesi di questo immenso continente; ed
è perché la Chiesa abbia a. continuare, con rinnovato ardore, la
sua opera di salvezza che abbiamo voluto partecipare ai lavori della
prima Conferenza dei Vescovi di tutta l’Asia. Sia gloria a Dio
per mezzo di Gesù Cristo! (Cfr. Rom. 16, 25-27)
Permetteteci, cari e venerati Fratelli, di dirvi tutta la stima e il
rispetto che Noi abbiamo per le vostre degne persone e per i gravi
compiti, che vi sono affidati. Sono enormi le distanze che vi
tengono, spesso, separati gli uni dagli altri; e tanto numerose le
popolazioni che sollecitano la vostra generosità pastorale. Voglia
Dio concedervi che questo incontro fraterno vi sia di mutuo conforto
nell’esercizio del dono, che Egli vi ha fatto, di pascere il popolo
di Dio nella fortezza e nella carità (Cfr. 2 Tim. 1, 7). E
voi, membri del clero diocesano e missionario; voi, religiosi e
religiose, anche voi Noi salutiamo con affetto paterno. Anche voi
siete nostri fratelli e sorelle per la fede comune; voi siete
l’oggetto particolare della benevolenza divina, che vi ha dato la
grazia di servire, in maniera speciale, all’opera salvifica della
Chiesa.
La vocazione al sacerdozio o alla pratica dei consigli evangelici è,
in realtà, un segno di grande amore da parte di Colui che vi ha
scelti in mezzo a tanti fratelli, chiamandovi a condividere, in forma
del tutto speciale, la sua amicizia: «Non vi chiamo più servi .-
ha detto Nostro Signore - perché il servo non sa quel che fa il
padrone; vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho appreso dal
Padre mio, ve l’ho fatto conoscere» (Io. 15, 15). Oh
siano sempre le vostre anime piene di riconoscenza e di gioia per questo
dono prezioso della vocazione!
Che spettacolo consolante è per il cuore del Papa il vedere tanta
folla adunata in questo focolare di preghiera! Noi vogliamo anzitutto
rendere un omaggio commosso alle generazioni di Missionari che hanno
edificato, fin dagli inizi, questa meravigliosa cristianità delle
Filippine, della quale siete voi, sacerdoti, religiosi e religiose
di questo Paese, la gemma più bella. Venuti da diverse contrade e
fraternamente uniti nel vincolo di un’unica fede ed al servizio di uno
stesso Maestro, voi avete risposto all’amore mediante l’amore. Non
si sa sempre riconoscere l’altezza dei vostri sacrifici, la
perseveranza talvolta eroica che vi è necessaria per mantenervi, lungo
tutta la vita, al servizio degli altri, e tanto spesso dei più
poveri. E non si comprende neppure il significato profondo delle
vostre esistenze, perché esse non sono guidate dall’interesse umano,
ma sono illuminate dalla fede: «Non tutti capiscono questa parola,
ma soltanto quelli ai quali è stato concesso» (Matth. 19,
11), ci dice ancora il Signore.
Noi diciamo e proclamiamo che il sacerdozio e la vita religiosa sono i
segni migliori di vitalità e la ricchezza più splendida di una
comunità cristiana: essi sono l’espressione stessa della vita e della
santità della Chiesa (Cfr. Lumen gentium, 44). Il compito,
a voi affidato, è talvolta assai gravoso. Il mondo, per il quale
lavorate, anche se manifesta una ricchezza di virtù naturali
sorprendente ed un notevole spirito religioso, esige il vostro tempo,
la vostra competenza, il vostro cuore senza che possiate avere cura del
riposo. «La messe è molta, ma gli operai sono pochi» (Matth.
9, 37; Luc. 10, 2). Situazioni nuove, tra le quali
segnatamente lo sviluppo delle città, l’incremento in proporzione dei
giovani, l’influsso dei mezzi di comunicazione sociale, richiedono da
parte vostra l’attenzione per i nuovi gruppi sociali, la
ristrutturazione di certi metodi pastorali, l’adattamento del vostro
insegnamento. Provvidenzialmente la Chiesa universale beneficia, in
questo momento, della ricchezza dottrinale e pastorale, racchiusa nei
documenti del Concilio Vaticano II. Noi vi invitiamo con premurosa
insistenza ad attingere da essi l’ispirazione per le vostre
iniziative, in intima comunione con i vostri Vescovi ed i vostri Superiori.
Abbiate coraggio, carissimi Figli e Figlie! È il Signore che vi
ha chiamato e che invia: voi state compiendo la stessa sua opera e
potete ripetere con San Paolo: «Noi siamo i collaboratori di Dio»
(1 Cor. 3, 9). Siate dunque fedelmente uniti alla persona di
Gesù Cristo, e sappiate alimentare la vostra personale oblazione
alla sorgente inesauribile della Eucaristia. Quanto più fervida
sarà la vostra unione con Cristo, tanto più ricca sarà la vita
della Chiesa e più fecondo il suo apostolato (Cfr. Perfectae
caritatis, 1). Coltivate anche una solida devozione verso la Madre
di Dio, tanto onorata nel vostro Paese.
In pegno della Nostra paterna benevolenza e del Nostro
incoraggiamento, vi impartiamo di gran cuore la Nostra Benedizione
Apostolica.
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