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Domenica, 24 novembre 1963
All'intera adunanza di figli dilettissimi si volge, anzitutto, il
fervido ringraziamento del Padre delle anime; ed Egli tiene subito a
nominare l’Arcivescovo S. E. Monsignor Colombo, Monsignor
Schiavini, S. E. il Presidente della Venerabile Fabbrica del
Duomo, con quanti lo circondano e lo coadiuvano.
PATERNA EFFUSA GRATITUDINE
Il grazie di Sua Santità è poi diretto ai componenti la Cappella
Musicale del Duomo, con tutti i bravi e cari ragazzi, venuti a far
ascoltare le loro melodie nientemeno che nella Cappella Sistina; come
pure è ripetuto per tutta la famiglia della Fabbrica, a quanti nel
Duomo furono a Lui vicini - sino allo scorso giugno - per la
celebrazione dei sacri riti; nonché ai venerati sacerdoti Milanesi
residenti in Roma e che, oggi, con il Papa condividono il gaudio del
riuscitissimo incontro. Esso era desiderato: ora, nel suo
avverarsi, è intensamente gradito al punto da far sorgere l’illusione
che nulla sia accaduto di nuovo in questi mesi; che cioè
l’Arcivescovo di ieri sia tuttora in mezzo a coloro che sono figli
suoi a un titolo speciale. La realtà è ben diversa: tuttavia non
impedisce che, come i fedeli di Milano sono costanti nel loro
affetto, così del pari lo è il Santo Padre, stando Egli
spiritualmente sempre con loro, lieto che a reggere le sorti della
Arcidiocesi e del Duomo ci sia chi degnamente Gli è succeduto.
Sua Santità ringrazia anche del bellissimo dono offertogli: la
pregevole statua, opera d’uno dei fratelli Mantegazza, scultori
eminenti del secolo xv, raffigurante l’Arcangelo S. Raffaele. È
stata già disposta in una delle sale dell’appartamento pontificio,
ove affluiscono i visitatori. In tal modo i pellegrini, che giungono
nella casa del Padre, potranno rallegrarsi di rivedere l’immagine di
chi li ha accompagnati nel viaggio, - secondo l’augurio già del
venerando Tobia: Sit Deus in itinere Vestro et Angelus eius
comitetur vobiscum; - e in seguito vorrà continuare la sua
protezione. Bellissimo, dunque, e piissimo richiamo per i pellegrini
che si dirigono al Papa, e cioè ad una mèta tanto auspicata e,
nell’attesa d’ogni cuore, oltremodo ricca di soprannaturali speranze
e benedizioni.
CELESTIALE REALTÀ DELL'IMPONENTE CASA
DI DIO
Infine il ringraziamento paterno viene espresso per ciò che l’odierna
cospicua accolta rappresenta: il Duomo della Diocesi; il Duomo di
Milano!
Incomparabile è il grandioso edificio per tutti gli aspetti che
rappresenta. Anzitutto per la meditazione che esso promuove ed
alimenta in Chi, per vari anni, ha trascorso tante ore in così
imponente casa di Dio. Il Santo Padre sente di poter indulgere a
confidenze personali, e dichiarare come questa visione costituiva
sempre, per Lui, un invito alla preghiera e ora una fonte di commossi
ricordi. Dal primo giorno in cui vi giunse quale Pastore della estesa
arcidiocesi, varcando la soglia del Duomo si sentì unito da impegno
di ineffabile rapporto spirituale non solo con il monumento, pur così
illustre, ma, precipuamente, con quanto esso indica e ravvisa: la
grande famiglia di anime; l’intera veneranda comunità dei Santi
Ambrogio e Carlo. Da ciò deriva che il sentimento paterno va ancor
oltre lo stesso ricordo e si sofferma dinanzi alla sublime realtà che
il Duomo vuol significare nei secoli.
Esso manifesta la fede di un popolo; il suo atto religioso più
completo, impegnativo, splendente, totale. Vedere espressa questa
vivida luce in un monumento di tanta grandezza e bellezza, di tanta
complessità (non è mai finito, lo afferma il detto popolare);
oggetto quindi di innumerevoli sollecitudini, giacché nel volerlo di
continuo abbellire e conservare degnamente, si rende sempre più
solenne il suo inno al Cielo, ecco un argomento di perenne
meditazione. Questa non potrà essere mai interrotta.
Il Duomo, infatti, è connesso alla Chiesa: e Colui che è oggi
al vertice, al centro della Chiesa cattolica e romana, riceve uno
stimolo santo ad elevarsi ognor più di fronte ai disegni del Signore,
a ripetere la propria riconoscenza, ad assicurare che, guardando col
ricordo, la fantasia, l’immagine, il caro e stupendo Duomo di
Milano, Egli non è affatto distolto da quanto ora deve unicamente
pensare ed amare: l’intera santa Chiesa di Dio.
INNO DI GLORIA DELL'ARTE CRISTIANA
Né il Papa tiene soltanto per Sé un motivo di così alta e
corroborante riflessione. Egli desidera che anche i figli suoi lo
abbiano e ne traggano profitto. Siffatto invito potrebbe apparire
superfluo, tanto è condiviso da tutti: ma le cose grandi non sono mai
superflue, le cose misteriose non sono mai abbastanza meditate, le
cose belle non stancano mai; e perciò il Padre sa che l’esortazione
sarà oltremodo gradita.
Pensate il vostro Duomo, - Egli esclama - amate il vostro Duomo!
Voi qui presenti già ve ne occupate: chi nel campo amministrativo,
chi dall’aspetto artistico, tecnico; chi per il decoro disciplinare e
canonico. Ebbene tutto ciò non è sufficiente. Occorre interessarsi
al Duomo con il titolo più alto, quello religioso, spirituale;
bisogna considerarlo come una sorgente - e sarà inesausta - di
pensieri santi, a cominciare dalla considerazione che sembra la più
invitante e la più attuale: quella concernente l’arte, l’arte
cristiana.
Essa prende delle pietre e le trasforma in parole vive; raccoglie la
materia e la cangia in inno trionfale: vi imprime una lirica, un
canto, un fulgore incomparabili. Tale procedimento dell’arte
cristiana di saper esprimere le cose invisibili con mezzi ordinari, di
saper trarre eccelsa lode da elementi immobili e muti, di giungere a
raffigurare il poema della Comunione dei Santi, come appunto,
avviene nel Duomo di Milano, è cosa stupenda. È quindi grande
onore e deve essere in ognuno ansia continua il percorrere un così
avvincente itinerario, l’intraprendere una ascesa, che la stessa
elevazione gotica dell’architettura sembra voler indicare mediante la
sorprendente levitazione della grave materia, divenuta quasi eterea e
volante per salire ben oltre le colonne, le cuspidi, i fastigi.
Il cristianesimo promuove e dona questo fermento; è l’Incarnazione
del Figlio di Dio che permane, nei secoli, ad istruirci così.
Sotto i raggi di questo sole infinito, le cose visibili ci parlano
delle invisibili: le cose materiali diventano sacramentali; il mondo
presente è vero preludio della età futura di beatitudine.
Ed ecco che non soltanto questo ineffabile procedimento dell’arte
così nobilitata ci colpisce; sentiamo vibrare un’altra sinfonia
ancora dall’amato e incomparabile monumento.
Chi l’ha costruito, chi l’ha reso sempre più mirabile? È forse
un’opera anonima? No, affatto.
MANIFESTAZIONE VIVA DELLA FEDE D'UN
POPOLO
È il popolo che l’ha ideato; è questa comunità, questa società,
la città di Milano, a decidere d’essere presente, in una maniera
geniale, alla imperitura celebrazione dei Misteri della fede. Anzi
è proprio la fede di un popolo a manifestarsi nel suo Duomo, in esso
sintetizzando la vita, le aspirazioni, l’essenza della sua storia.
Come è bello questo rapporto appunto fra una società e ciò che
diviene e permane segno, simbolo impareggiabile, il maggior suo vanto
la gloria!
Milano è inscindibile dalla sua Cattedrale. Il suo Duomo
definisce, qualifica la città, ne perenna le imprese più nobili.
Pertanto, a cominciare dai sacerdoti, incessante deve essere lo
studio dei rapporti fra il tempio e la comunità. Le navate e le volte
devono sempre echeggiare le preghiere ed i canti: il maestoso edificio
deve segnare, in ogni momento, il fervore della vita cristiana.
Il Santo Padre ama ricordare quanto ebbe a dire, - all’indomani
del Suo ingresso in Milano come Arcivescovo, visitando appunto il
Museo del Duomo, - ad alcuni illustri personaggi dell’arte e della
cultura che lo accompagnavano ed a lui ponevano in risalto l’insieme
dei celebrati capolavori della Fabbrica. È bene - disse allora -
sottolineare e promuovere la celebrazione artistica del monumento; ma
occorre assurgere più in alto. Voi ora mi presentate questa lampada,
il Duomo, in quanto vuol essere ed è uno strumento di culto. Orbene
io ringrazio Iddio che sicuramente mi darà la virtù di accendere e
sostenere la fiamma di questa lampada. Non dunque mai una lampada
spenta, non un monumento, sia pure insigne, non un freddo museo, non
una sterile espressione d’arte, una memoria estetica, storica,
tradizionale; ma sì un canto, una voce: la vostra voce, cantori del
Duomo di Milano; la vostra, sacerdoti che officiate questa mirabile
Cattedrale. Tutte le cose che ivi si riferiscono alla preghiera,
alla presenza di Dio, al colloquio permanente, ineffabile con Lui,
per celebrare i Misteri della Incarnazione e della Redenzione del
Salvatore nostro, e propagano la verità cristiana sotto la guida di
chi è rivestito dei poteri di dispensare i doni superni, il Vescovo,
il suo clero con il popolo credente ed orante, costituiscono la salda
ricchezza, l’espressione inestimabile di tutta la comunità
ecclesiale.
«AMATE IL VOSTRO DUOMO: AMATE LA
CHIESA»
Sorge, adunque, una conseguenza quanto mai benefica, salutare,
perfetta. La meditazione sul Duomo diventa programma di illuminata
operosità. Bisogna viverlo, il Duomo; e cioè occorre rimanere
cristiani esemplari, religiosi, pii; capaci non di varcare la soglia
con la superficiale curiosità dello sguardo distratto, pur rimanendo
ammirati dell’impressionante numero e leggiadria di statue e colonne,
ma entrare come cittadini vivi nella reggia a cui tutti sono ammessi,
sentendo che il preclaro monumento è a disposizione vostra, a ognuno
di voi appartiene.
In tal modo la preghiera diverrà eletta, confortatrice, efficiente,
e alimenterà le migliori virtù.
Questo deve dire a tutti il Duomo di Milano. In altri termini -
così il Santo Padre conclude la preziosa esortazione - amate, o
carissimi, il vostro Duomo; e amate la Chiesa. Se questi due amori
coincidono e restano palpitanti ed operanti ogniqualvolta vi occupate
del vostro Duomo e lo frequentate, io penso che Milano sarà
veramente quella che vuole essere: sempre cristiana, sempre
cattolica; buona, laboriosa, capace di diffondere, non solo intorno
alla sua area diocesana, ma pur nell’intera Lombardia,
nell’Italia, nel mondo, il santo Nome di Cristo e la luce della
fulgente stella, che domina, celeste Regina, il centro religioso
della metropoli sua: la Madonnina del Duomo di Milano.
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