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Domenica del Buon Pastore, 9 aprile 1967
LA CHIESA È PER TUTTI CON LA LEGGE DELLA
CARITÀ
Salute a voi, venerati Fratelli!
Salute a voi, Figli carissimi!
Salute alle Autorità dello Stato e della Città, presenti a questa cerimonia!
Salute a te, Roma di Cristo,
oggi qui a Noi spiritualmente tutta presente.
Il nostro riverente pensiero va al Cardinale Aloisi Masella,
Arciprete di questa Basilica Lateranense, e a tutto il venerando
Capitolo che vi esercita il culto divino; va al Nostro Vicario
Generale per la Diocesi di Roma, il Cardinale Luigi Traglia, qui
presente con Monsignor Vice-Gerente, con i Vescovi Ausiliari e
Delegati, e a tutti gli Officiali del Vicariato; va a voi,
Parroci benemeriti e valorosi, a voi, Sacerdoti, che li coadiuvate
nel lavoro pastorale; a voi, membri dei Capitoli Romani, e a tutto
il Clero Romano; ai Nostri Seminari, ai Religiosi e alle
Religiose, a tutte le Associazioni cattoliche, alle Confraternite;
e a voi tutti, Fedeli, di questa santa Chiesa Romana. Noi abbiamo
ora nel cuore tutta l’Urbe, con le sue Autorità civili ed
ecclesiastiche, con le sue istituzioni, le sue Famiglie, le sue
categorie sociali, i suoi figli più giovani, i suoi poveri, i suoi
malati, tutti i suoi cittadini. Vorremmo passare in rassegna tutta la
cittadinanza; e se la competenza del Nostro ministero riguarda quanti
compongono la comunità ecclesiale, la Nostra affezione apostolica si
allarga all’intera popolazione; e non mai come in questa occasione
vuole tutti abbracciare, tutti considerare, tutti salutare; nessuno
escludere, nessuno dimenticare.
ATTO DI APOSTOLATO E DI PRESENZA PER LA
REDENZIONE DEL POPOLO
Perché mai questa profusione di sentimenti cordiali e devoti? Sia
chiaro a tutti: perché oggi il Nostro ministero si qualifica come una
visita: il primo pensiero, il primo gesto d’una visita è il saluto,
è il desiderio dell’incontro, è l’interessamento per coloro che
sono visitati. E appunto la Nostra visita si rivolge a Roma intera,
anche se il Nostro dialogo pastorale dovrà poi contenersi nell’ambito
della nostra famiglia cattolica. E sia chiaro a tutti che la Chiesa
è fatta per tutti; e che il canone fondamentale della sua legge è la
carità, la quale vuol dire per chi la rappresenta e la promuove un
dovere di espansione, che non ha limiti, una capacità di amore, che
non ammette esclusioni, una vivacità di sentimenti e di azione, che
non deve conoscere tregua.
Ecco dunque come si configura nel quadro della vita della Chiesa la
visita pastorale, che oggi qui inauguriamo.
Chi viene a voi? Veniamo Noi; Noi di persona, quando Ci sarà
possibile; Noi nella persona del Nostro Cardinale Vicario e dei
Vescovi che coadiuvano il suo ministero; e veniamo come mandati da
Cristo, suoi rappresentanti e suoi ministri, successori diretti e
legittimi di coloro ai quali Cristo diede appunto l’ordine di andare
ad annunciare l’avvento del regno di Dio. Il Vangelo continua. La
visita pastorale è un atto di apostolato, un atto di presenza di chi
è responsabile del grande annuncio della comune salvezza, è un
intervento autorizzato e comandato dal Vescovo-Pastore per rendere
sensibile ed operante il disegno divino della redenzione, ch’è
appunto una visita, del tutto insolita e sorprendente, di Dio
all’umanità: «Visitavit et fecit redemptionem plebis suae»:
Egli, il Signore, ha visitato ed ha redento il suo popolo (Luc.
1, 68).
E a chi viene la visita pastorale? A voi, Fratelli e Figliuoli,
per quanto è possibile a voi tutti e singoli, come dicevamo. Noi
possiamo far Nostra la parola che l’Apocalisse riserva alla venuta
misteriosa dello Spirito alle prime comunità cristiane: «Ecco, io
sto alla porta, e busso» (3, 20). La visita pastorale vuole
rivolgersi a tutti, alle comunità parrocchiali, specialmente; ma
l’interesse pastorale vorrebbe arrivare dappertutto; dovunque è la
Chiesa; anzi dovunque sono le anime. Naturalmente alle realtà
esteriori della Chiesa si fermano i passi del visitatore, ma la
carità che li muove vorrebbe arrivare, messaggera, di grazia, di
luce e di pace anche alle realtà interiori, ai cuori bisognosi di
conforto e di amore, allo spirito che anima le istituzioni, alle
energie latenti e dormienti, depositate in fondo agli spiriti di uomini
battezzati, e agli statuti ideali delle opere stanche e logore dagli
anni.
ANIMAZIONE RISVEGLIO CHIAMATA A NUOVA
COSCIENZA ED OPEROSITÀ
Non vi sfugga, Fratelli e Figli carissimi, questa intenzione di
interiorità, propria della visita pastorale: essa non è
un’inchiesta burocratica, o un semplice provvedimento giuridico; essa
vuol essere un’animazione, un risveglio, una chiamata a nuova
coscienza, a migliore operosità. E questo ci dice veramente lo scopo
della visita pastorale. Perché si fa? che cosa vuole essa finalmente
ottenere? Qui potremmo ripetere ciò che ora avete udito mediante la
lettura del documento di indizione della visita pastorale, ovvero ciò
che in altre occasioni recenti a questo proposito è stato detto;
potremmo ricordare le auree parole del diritto canonico, che
definiscono le finalità principali della visita pastorale (can.
343); Ci basti invitarvi a riflettere sulle trasformazioni subite
in questi ultimi trent’anni dalla città che ha quasi raddoppiato la
sua popolazione, sull’evoluzione delle idee e dei costumi, sulla
recente celebrazione del Sinodo diocesano e sul solenne richiamo al
rinnovamento della vita cristiana, proposto a tutta la Chiesa, a
Roma perciò prima che ad ogni altra diocesi, dal Concilio Ecumenico
Vaticano Secondo. È ora di vincere il sonno delle pigre
consuetudini, dice l’Apostolo: «Hora est iam nos de somno
surgere» (Rom. 13, 11); è l’ora di dare alla Chiesa di
Roma un volto di freschezza e di bellezza: è l’ora di estendere a
tutte le nuove borgate il flusso animatore e nobilitante della genuina
vita religiosa; è l’ora di far rifiorire le memorie sacre ed
incomparabili di Roma cristiana: sulle rovine, sulle tombe, sui
vecchi cimeli, sulle antiche tracce di pietà e di santità, sui
monumenti vetusti e grandiosi, su questa stessa Basilica, «omnium
ecclesiarum mater et caput», venga l’ora dello Spirito vivificante;
l’ora del fuoco nuovo. La Nostra visita lo verrà portando.
UNA RICERCA DI TUTTI I FIGLI CARISSIMI
DELLA ROMA CATTOLICA
Ma come, come? voi Ci chiedete. Forse qualcuno si attende grandi
cose dalla visita pastorale, come essa fosse un uragano di vento
prodigioso e spettacolare. No, Fratelli e Figli Nostri. Non
veniamo a voi, diremo ancora con San Paolo, «in sublimitate
sermonis» (2 Cor. 2, 1), con splendore di parole e di opere;
veniamo a voi con la sicurezza del Nostro mandato e della Nostra
fede, ma rivestiti. Dio lo voglia, dello spirito di Gesù Cristo,
della sua umiltà, della sua bontà, della sua dedizione, della sua
arte di ascoltare e di farsi ascoltare: l’immagine di Cristo,
rievocata dal Vangelo letto testé, sorge nello spirito Nostro e
vostro; è il buon Pastore, che tutti ci sovrasta e ci infonde i
pensieri giusti e i sentimenti appropriati, guida, esempio, sostegno
della Nostra visita, la quale appunto pastorale si chiama. Noi non
avremo nulla da portarvi, se non la sua Parola e la sua Grazia; non
avremo nulla da chiedervi, se non voi, voi stessi: «Non quaero,
qua; vestra sunt, sed vos» (2 Cor. 12, 14). Ancora
l’immagine del pastore alla ricerca della pecora smarrita completa il
profilo della visita pastorale: essa è una ricerca; una ricerca di
anime bisognose di sapersi amate e guidate; una ricerca della Chiesa
affinché davvero sia Chiesa; una ricerca di voi, Fratelli
venerati, di voi tutti Figli carissimi di questa Roma cattolica.
Ed ora quindi l’ultima domanda: venendo Noi a visitarvi troveremo
Noi aperta la porta della vostra casa? vogliamo dire, dei vostri
cuori? Ci incontreremo davvero in nostro Signore Gesù Cristo?
saremo da voi bene accolti? saremo capiti? Ci riserverete
indifferenza, diffidenza, resistenza, durezza? ovvero la carità,
per cui Noi siamo vostri e voi siete Nostri? daremo Noi insieme con
voi all’antica e sempre viva Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e
Paolo nuova autenticità romana e cristiana? È la risposta che Noi
attendiamo da voi, a partire da questo giorno inaugurale, la risposta
dei fatti, la risposta dei cuori! E così la faccia in voi scaturire
la Madonna Santissima, salute del Popolo romano, e questo austero
Giovanni precursore di Cristo, battezzatore d’un popolo che ne
attende la venuta, con l’altro Giovanni, il mistico evangelista
amico di Gesù, e ancora i Santi Pietro e Paolo apostoli e martiri
romani, con la Nostra Apostolica Benedizione.
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