|
16 novembre 1975
Venerati Fratelli, figli e figlie, e pellegrini tutti carissimi!
Gioia grande oggi per la Chiesa, che pellegrina e militante nel
mondo, è pur «Madre dei Santi, immagine della Città superna»!
Gioia grande per l'Italia! che ancora una volta trova la sua
corona, il suo conforto, il suo stimolo nella glorificazione d'uno
dei suoi Figli, quasi a noi contemporaneo, e che ad onorarne la
memoria in questa solenne cerimonia di beatificazione ammira oggi
presente il Signor Presidente della Repubblica Giovanni Leone, al
quale subito si rivolge la nostra grata compiacenza per tanto nobile
testimonianza di fede e di venerazione per così degno concittadino e
collega nel campo degli studi accademici; vada fin d'ora al Signor
Presidente il nostro più devoto augurio per la sua esimia ed illustre
Persona e per la sua alta civile missione! E grande gioia oggi anche
per Napoli, di cui salutiamo in modo particolare i pellegrini, venuti
col Cardinale Arcivescovo, e che esulta per l'elevazione agli altari
del «suo» medico! E gioia grande per noi, a cui il Signore
concede, nelle inesprimibili consolazioni spirituali di questo Anno
Santo, di aggiungere alla schiera degli eroici campioni della virtù
cristiana la figura nobile, semplice, radiosa del Professor Giuseppe
Moscati! Chi è colui, che viene proposto oggi all'imitazione e
alla venerazione di tutti? È un Laico, che ha fatto della sua vita
una missione percorsa con autenticità evangelica, spendendo
stupendamente i talenti ricevuti da Dio (Cfr. Matth. 25,
1430; Luc. 19, 11-27).
È un Medico, che ha fatto della professione una palestra di
apostolato, una missione di carità, uno strumento di elevazione di
sé, e di conquista degli altri a Cristo salvatore! È un Professore
d'Università, che ha lasciato tra i suoi alunni una scia di profonda
ammirazione non solo per l'altissima dottrina, ma anche e specialmente
per l'esempio di dirittura morale, di limpidezza interiore, di
dedizione assoluta data dalla Cattedra! È uno Scienziato d'alta
scuola, noto per i suoi contributi scientifici di livello
internazionale, per le pubblicazioni e i viaggi, per le diagnosi
illuminate e sicure, per gli interventi arditi e precorritori! La sua
esistenza è tutta qui: essa è trascorsa facendo del bene, a
imitazione del Medico divino delle anime (Cfr. Act. 10,
38); il suo itinerario è stato percorso sacrificando tutto agli
altri - se stesso, gli affetti familiari, il proprio tempo, il
proprio denaro - nel solo desiderio di compiere il proprio dovere e di
rispondere fedelissimamente alla propria vocazione; la sua vita è
stata lineare e sublime, quotidiana e straordinaria, ordinata e pur
protesa in un ritmo febbrile di attività, che iniziava ogni giorno in
Dio, con le ascensioni eucaristiche della Comunione mattutina per poi
riversarsi come una sorgente colma e inesauribile nella carità per i
fratelli.
Ecco dunque: abbiamo un Uomo dei nostri tempi - alcuni ancora lo
ricordano -; un Uomo relativamente giovane: morì infatti nel
1927 a 47 anni, nel pieno della sua maturità professionale e
scientifica, umana e cristiana; il «cittadino» di una grande città
- dalla natia Benevento era giunto presto a Napoli, ove visse fino
alla morte - amato da tutti ma specialmente dai suoi poveri, ch'egli
visitava nei tuguri miserabili portando luce, speranza, conforto,
aiuto concreto. Un Uomo così giunge oggi alla Beatificazione;
giunge cioè al solenne riconoscimento da parte della Chiesa di virtù
eroicamente praticate, che, in vittorioso contrasto con la natura
umana ferita dal peccato, con l'ambiente talora ostile, con
difficoltà quotidiane, sono divenute come una seconda natura.
I. Ed ecco allora il primo pensiero di questa cerimonia lietissima:
la figura del Professor Moscati conferma che la vocazione alla
santità è per tutti, anzi è possibile a tutti. È un invito che
parte da1 cuore di Dio Padre, il quale ci santifica e ci divinizza
per la grazia meritataci da Cristo, sostenuta dal dono del suo
Spirito, alimentata dai sacramenti, trasmessa dalla Chiesa.
Immersi in questa corrente divina, tutti, senza eccezione, sono
chiamati alla perfezione, a farsi santi. «Questa è la volontà di
Dio, che vi santifichiate» scrive S. Paolo (1 Thess. 4,
3). E Dio tutti chiama a questi vertici, in cui semplicemente e
sublimemente si definisce l'identità dei cristiani, dei membri del
Popolo di Dio: «Siate santi perché Io sono santo» (Lev.
11, 44s.); «Siate perfetti, com'è perfetto il Padre vostro
celeste» (Matth. 5. 48).
E la Chiesa non si è stancata di ripetere questo invito nel corso dei
secoli, e ancora l'ha ribadito fermamente a noi, uomini del XX
secolo: «È chiaro - ha detto infatti il Concilio Vaticano II -
. . . che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati
alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità : da
questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore
di vita più umano. Per raggiungere questa perfezione, i fedeli usino
le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle,
affinché, seguendo l'esempio di Lui e fattisi conformi alla sua
immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre, si consacrino
con tutta l'anima alla gloria di Dio e al servizio del prossimo»
(Lumen Gentium, 40). È questo un punto fermo, che certamente
sarà da ricordare, a conclusione dell'Anno Santo - ch'è stato ed
è tutto un solenne invito alla santità e alla riconciliazione con Dio
e con i fratelli - e a coronamento dei numerosi riti di glorificazione
dei vari Beati e Santi, i cui esempi ci hanno allietati, confusi,
spronati, entusiasmati, nel conoscerli, nell'esaltarli, nel
venerarli. La vita cristiana deve e può essere vissuta in santità!
II. Come abbiamo detto, il nuovo Beato è stato un Medico, un
Docente universitario, uno Scienziato. Questa qualificazione di
Giuseppe Moscati ci presenta un aspetto particolare, da lui vissuto e
realizzato nella difficile temperie culturale del suo tempo, e che
anche per noi uomini delle generazioni successive conserva il suo valore
apologetico : e cioè l'armonia fra scienza e fede. Sappiamo bene
che fra i due termini vi fu opposizione irriducibile, nel sec. XIX
e al principio del nostro, proprio l'epoca di Giuseppe Moscati,
anche se, come lui, vi furono in quel periodo figure di scienziati
credenti di altissimo livello (Cfr. A. EYMIEU, Science et
religion, in D.A.F.C., IV, 1250-1252).
L'equilibrio tra scienza e fede fu per Moscati una conquista,
certo, nell'ambiente in cui specialmente uno studente di medicina
doveva allora modellare la propria preparazione; ma fu anche e
soprattutto una certezza, posseduta intimamente, che guidava le sue
ricerche e illuminava le sue cure. Se si è perfino potuto vedere
nelle eccezionali doti della sua arte medica e chirurgica una qualche
scintilla di illuminazione soprannaturale, carismatica, ciò è stato
certamente dovuto alla sintesi luminosa che egli aveva compiuta tra le
acquisizioni della dottrina umana e le «imperscrutabili ricchezze»
(Cfr. Eph. 3, 8) della fede e della grazia divina.
Per raggiungere questo supremo, pacificante traguardo, il Professor
Moscati non scese a compromessi, non temette irrisioni: «Ama la
verità - scriveva per sé il 17 ottobre 1922, tra le poche
righe che di lui ci sono rimaste di questo genere -; mostrati qual
sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la
verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se tormento, e tu
sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua
vita, e tu sii forte nel sacrificio» (Positio super virtutibus,
Romae 1972; Cfr. D. MONDRONE , La Civiltà
Cattolica, 1975, IV, p. 263, Quad. 3009). Il
problema si pone ancora oggi, talora in modo acuto e drammatico; lo
sanno bene gli illustri clinici e studiosi che son venuti oggi alla
glorificazione del loro collega, e che salutiamo con rispetto
profondo. Ma è anche vero che oggi l'opposizione si fa più cauta,
per la crisi filosofica della scienza e per l'avvertenza che i due
ordini di conoscenza sono distinti e non opposti. Anzi si delinea una
concezione dei due ordini della conoscenza - scienza e fede - che non
solo li distingue, ma li rende complementari e convergenti nella
ricerca trascendente della verità (Cfr. J. M. MALDAMÉ,
La science en question, in Revue Tomiste [Toulouse], 73 an.,
t. 75, 3, 1975, pp. 449-465). Questa
complementarietà e questa convergenza sono documentate specialmente
dall'esperienza vissuta: di scienziati credenti e di credenti
scienziati; allora e oggi.
Ed essi ci dimostrano, come ha fatto il nostro Beato, che la scienza
non esclude la fede, anzi ha bisogno del suo complemento. Come ha
sottolineato il Concilio Vaticano II, proprio dieci anni fa, «la
ricerca metodica in ogni disciplina, se procede in maniera veramente
scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto
con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno
origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con
perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza
avvertirlo viene come condotto dalla mano di Dio» (Gaudium et
Spes, 36).11 Così, davvero, è stato il Professor
Moscati: «condotto dalla mano di Dio» nell'esercizio di
un'attività divorante, che lo ha trovato attento collaboratore e
docile adoratore di Dio per la salute fisica dei corpi martoriati come
per la salvezza spirituale delle anime ferite. Possa egli comunicare
le stesse sue certezze a tante anime nobili e rette, che pur temono di
perder qualcosa della loro autonomia nel riconoscere quanto è di Dio!
III. Questo connubio vissuto tra scienza e fede ci fa intravedere
infine qualcosa di quella che fu la «religione» di Giuseppe
Moscati, quella per cui lo proponiamo all'imitazione e alla
emulazione dei nostri contemporanei. Essa fu semplice, sicura,
pensata e studiata, professata con devozione lineare, ma sapiente,
con una anima di fanciullo nascosta nella complessità del suo spirito
grande e coltivato. Ma questa religione fu soprattutto viva, perché
professata nell'esercizio della carità! La fama del Professor
Moscati brilla per questa fioritura instancabile, nascosta, eroica,
di carità, che lo ha fatto spendere tutto per gli altri, nel
beneficare i poveri, nel curare i corpi, nell'elevare le anime,
senza chiedere mai nulla per sé, fino all'ultimo respiro, tanto che
la morte lo colse durante le visite dei prediletti malati.
Si sono raccolti innumerevoli episodi di questa carità sovrumana,
fatta di piccole cose, in una continua e lieta donazione, tanto che a
Napoli hanno cominciato a chiamarlo il «medico santo» già fin dalla
sua morte. Sono i Fioretti di un Beato del nostro secolo! Come
grandeggia, in questa luce, la professione della medicina in Giuseppe
Moscati! e come dobbiamo augurarci che tale professione, umana e
provvida quant'altre mai, sia sempre animata e idealizzata dalla
carità! Per comunicare calore, bontà, speranza nelle corsie degli
ospedali, negli studi austeri dei medici, nelle aule sacre della
scienza! Per difenderci dall'egoismo, dal freddo, dall'aridità
che minaccia la società, spesso più preoccupata di diritti che di
doveri. E così ogni altra professione onesta e civile deve ancor oggi
essere animata dalla carità! La mite figura del Beato ce lo ripete
col suo esempio suadente ed efficace: «Pietas ad omnia utilis est:
la pietà è utile a tutto» (1 Tim. 4, 8).
Fratelli e Figli nostri! Il Concilio Vaticano II ha parlato
della figura e del ruolo dei laici nella Chiesa, come di coloro che
nel secolo «sono da Dio chiamati a contribuire quasi dall'interno, a
modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esempio del
proprio ufficio, . . . e a manifestare Cristo agli altri,
principalmente con la testimonianza della loro stessa vita, e col
fulgore della loro fede, della loro speranza e carità» (Lumen
Gentium, 31). La figura del Professor Moscati, con la
straordinaria autorità che gli viene dalla sua statura morale, dal suo
esempio vissuto, e dalla glorificazione della Chiesa, ricorda oggi
che questo è vero, che questo è possibile, che questo è
necessario. Ne ha bisogno la Chiesa e il mondo! È la consegna che
viene specialmente al laicato dal rito odierno, dall'Anno Santo!
Ecco il perché della nostra grande gioia: ch'essa rimanga viva in
noi, faccia seguire opere fruttuose, e possa zampillare fino alla vita
eterna, nell'incontro a faccia a faccia con Dio, nella luce dei
Santi.
Nous saluons dans le bienheureux Giuseppe Moscati le modèle de tous
les professeurs chargés de la formation scientifique de la jeunesse.
Que les lieux consacrés à la recherche soient aussi des écoles
d'une vie supérieure, d'élévation spirituelle dans lesquelles se
trouve, à l'exemple de celui que nous célébrons, l'union du
savoir rigoureux, du sens moral le plus délicat, de cet amour de
Dieu, enfin, qui s'épanouit dans l'amour du prochain.
The Church renders homage to the role played by a great Catholic
doctor, and extols his contribution made in the name of Christian
charity. In honouring the dedication of Giuseppe Moscati, the
Church also shows the relevance of his apostolate for al1
self-sacrificing men and women in the medica1 field. May his example
bring joy and courage to many for years to come.
La figura del Venerable Giuseppe Moscati aparece en toda su grandeza
cuando la consideramos en su relación para con los pobres. Fueron
multitud los enfermos necesitados que acudían a él y a los que
dedicaba con preferencia su competencia profesional y su caridad. En
aquellos enfermos pobres el doctor Moscati veía siempre a Cristo y
por El les servía con dedicación ejemplar. Por ello esta figura de
médico cristiano resulta para nuestro tiempo tan atractiva e
iluminante.
Unser neuer seliger war ein Mann des Gebetes. Er betete immer
(Cfr. Luc. 18, 1). Giuseppe Moscati hatte aber auch eine
glühende Andacht zur heiligen Eucharistie. Sie war die Sonne
seines Lebens. Aus dieser Gnadenquelle schöpfte er die Kraft für
seine heroische Liebe zu Gott und seinen selbstlosen Dienst an den
Mitmenschen.
|
|