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12 aprile 1964
L'Augusto Pontefice invita a sostare un momento sul Vangelo del
giorno, ben conosciuto da tutti i presenti: quello del Buon
Pastore, che ad elementi figurativi semplici, conosciutissimi, dà
la potestà di rivestire idee così sublimi, vere e profonde da
costituire quasi un miracolo, una meraviglia.
Il Vangelo del Buon Pastore: si direbbe che il Signore stesso ci
offra una sintesi, una definizione, un quadro che comprende tutto,
Lui e noi, la storia e la vita e i destini dell’umanità, È il
quadro che, con una semplicità estrema ma con una verità che non
ammette nessun equivoco, pone Lui, Gesù Cristo, al centro
dell’umanità e traccia i rapporti che intercedono fra Lui e il
mondo. Gesù, dà una mirabile definizione di se stesso: Io sono il
Buon Pastore.
Per essere breve il Santo Padre si fermerà, con i presenti, sopra
i due elementi principali che compongono la descrizione che il Signore
fa di sé e della umanità: i due elementi caratteristici del brano
evangelico: uno è l’ovile, è il gregge, che significa il popolo,
l’umanità, il mondo, raffigurati appunto in questa immagine arcadica
ed elementare, il gregge di Cristo.
Tutte le volte che ci raduniamo per celebrare una Messa, che
cerchiamo di fare unità nella preghiera, nella fede, nella carità,
intorno a chi ne esercita il Ministero - il sacerdote -, si
ricompone l’immagine evangelica, noi diventiamo l’ovile di Cristo,
con questa comune ma sempre bellissima e singolare caratteristica, che
tutti divengono uguali, scompaiono tutte le differenze, ognuno prende
un posto uguale all’altro, si verifica un fenomeno di fratellanza.
Chi conosce che cosa è il mondo e che cosa sono gli uomini, non può
- quando si vede davvero qualche cosa di autentico in questo campo -
non stupirsi e non sentire come è bello, profondo, come è augurabile
che sia sempre così. E il Cristianesimo passa nel mondo della storia
realizzando ad ogni domenica, ad ogni Messa, ad ogni convocazione
dell’assemblea cristiana, questo fenomeno di fratellanza. Non avremo
mai considerato abbastanza questa verità: la gioia di essere
fratelli, e con la particolarità che nessuno scompare, che nessuno
perde la sua caratteristica, ma anzi rafforza la propria personalità,
è chiamato ad essere quello che il Signore vuole che sia.
Il Santo Padre volge poi la sua attenzione sui gruppi presenti, il
pellegrinaggio dei parrocchiani di Sant’Ambrogio, che Egli è lieto
di nominare, perché sono essi che hanno dato motivo a quella Messa
nella Cappella Sistina e che sono accompagnati dall’Abate-Prevosto
della Basilica Mons. Oldani, che è stato per tanti anni Suo
Vescovo ausiliare, e che porta, oltre alla sua presenza, una bella
corona di persone degnissime e tanto care che rappresentano quella
comunità, quel complesso mirabile di storia, e di arte che è
rievocato dal nome di Sant’Ambrogio.
Nome che desta tanti ricordi maestosi, operanti, gratissimi, su
alcuni dei quali il Santo Padre è lieto di soffermarsi con letizia e
commozione; se si volesse pensare che cosa è Sant’Ambrogio per
Roma e per Milano, ci sarebbe da perdere la parola e il respiro
dinanzi ad una figura così grande e alla sua mirabile opera in momento
così importante della civiltà e della storia umana e cristiana.
L’Augusto Pontefice saluta poi il gruppo dei rappresentanti
dell’Associazione Nazionale «Luigi Luzzatti» fra le Banche
Popolari, che celebrano quest’anno il centenario della fondazione del
primo istituto di credito popolare in Italia, per opera di un celebre
economista e statista: Luigi Luzzatti. Essi hanno voluto dedicarsi
al buon governo della vita amministrativa e della vita economica; con
questo principio - che il Papa accoglie con tanto piacere, che
vorrebbe esaltato ed applicato molto di più - che cioè la vita
economica deve essere subordinata al servizio dell’uomo e non
viceversa.
Ebbene basta questo principio per dire che si è già in una
atmosfera, non soltanto di civiltà umana, ma di principii cristiani,
nel rispetto del Vangelo, dove è detto che le cose di questo mondo
servono alle cose superiori della vita dello spirito e che dovrebbero
essere accessibili a tutti, soprattutto a quelli che ne hanno maggiore
bisogno.
Perciò, l’Augusto Pontefice esprime la Sua compiacenza ed i Suoi
auguri, lieto di dare con la Sua autorità, un incoraggiamento
perché il loro progresso e la loro attività nella vita del Paese
possano essere sempre pari agli ideali superiori che hanno promosso
questo benefico esperimento.
Concludendo, il Santo Padre vuole ancora porre in rilievo quanto sia
bello e doveroso comporre l’ovile di Cristo; come tutti siano
chiamati a stringersi attorno al Signore; come questo problema
dell'unità, non livellata ed informe, meriti di essere, proprio in
questo clima di Concilio Ecumenico, studiata, promossa, aiutata
dalle nostre preghiere, auspicata dai nostri desideri, servita dagli
esempi. della nostra fedeltà, dell’obbedienza alla Chiesa, della
carità verso i fratelli.
L’ovile, e al centro Colui che ne crea l’unità, il Signore, il
Quale si definisce il Buon Pastore, ecco un tema di preziosa
meditazione.
E ci si potrebbe domandare perché la Chiesa ci chiama a questa
considerazione due settimane dopo la Pasqua, dopo che Gesù è
risorto ed è scomparso dalla scena temporale e, anche se ancora è
presente sulla terra - finché l’Ascensione non lo toglierà ai
nostri sguardi - vive una vita soprannaturale.
Chi ha esperienza della vita umana avverte che la conoscenza delle
persone care non è mai così fedele e perfetta e desiderata ed amata
come quando esse sono scomparse e sono tolte alla nostra conversazione;
mai, come allora, ne riconosciamo i meriti.
Così di Gesù: ecco che ci si presenta il problema del ritratto del
Redentore, delle sue manifestazioni umane. Ebbene, sappiamo tutti
che su questo tema si sono misurati artisti, studiosi, santi. Il
Vangelo ci dice: cercatelo, questo ritratto, nell’immagine del
Pastore buono e troverete in Lui, in confluenza singolarissima,
delle doti che sembrano contrastanti.
Gesù, infatti, concilia in sé virtù che sembra impossibile
convivano in una stessa persona: troviamo in Lui una maestà, una
gravità, una magnanimità indicibili, un eroismo vissuto; e nello
stesso tempo una dolcezza, un’umiltà incomparabile. Ecco la bontà
forte e grande risplendere .nella figura mite e coraggiosa di Gesù.
Egli dice: il Buon Pastore si ravvisa da questo, che sa dare la
vita per il proprio gregge.
Il Santo Padre delinea la figura mirabile del Redentore, così alta
e nel tempo stesso tanto umana ed accessibile; Egli è così vicino,
così nostro, così fatto per noi, comprensibile dal bambino come dal
mistico, dal grande scienziato come dall’uomo comune.
Dobbiamo raccogliere questa raffigurazione del Signore che il Vangelo
ci dà e racchiuderla nelle nostre anime; i Vangeli delle domeniche
successive ci daranno la gioia di riveder Gesù, di risentire la sua
voce, la comunione della sua presenza.
Ascoltare la sua voce è il distintivo delle pecorelle fedeli; chi ha
la fede in Lui viene veramente in comunione con Lui, e quasi senza
accorgersene diventa parte del suo ovile.
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