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Domenica, 8 dicembre 1963
Ai Santi Dodici Apostoli
Il Santo Padre inizia la paterna Esortazione col chiedersi: quali i
motivi della Sua presenza nella storica e monumentale Basilica? Può
subito rispondere che una delle ragioni è quella di salutare
affettuosamente l’Em.mo Cardinale Tappouni, Patriarca di
Antiochia dei Siri, titolare della Basilica, che è legata
all’Oriente con tanti vincoli a cominciare dalla memoria del
Cardinale Bessarione - le cui spoglie riposano in questo tempio -
Padre insigne al Concilio Ecumenici di Firenze nel secolo XV.
L’Augusto Pontefice è lieto inoltre di incontrare e salutare il
Cardinale Pro Vicario di Roma, il Cardinale Arciprete della
Basilica Vaticana e, con essi, tutti gli altri ecclesiastici. Uno
speciale affettuoso pensiero Egli rivolge alla Famiglia Religiosa dei
Frati Minori Conventuali, che officiano la Basilica, a cominciare
dal Ministro Generale, a quanti gli fanno corona o hanno qui
dappresso dimora, pregando e svolgendo apostolato nello spirito di S.
Francesco.
Infine la benedizione augurale del Vicario di Gesù Cristo è
diretta all’intero popolo romano, di cui una folta rappresentanza
Egli prevedeva oggi in questa chiesa, tanto gloriosamente innestata
nella topografia, nella storia, nel cuore dell’Urbe.
Ma, soprattutto, il precipuo motivo della visita - che ogni altro
avvalora ed innalza - è quello di presentare omaggio alla Vergine
SS.ma al termine della tradizionale fervorosa novena, la quale
richiama eccezionale numero di partecipanti in preparazione alla
bellissima festa di domani: l’Immacolata Concezione.
È stato infatti preciso intento di Sua Santità rendere questo,
benché semplice e familiare, pubblico atto di culto alla Madre di
Dio, all’indomani della seconda Sessione del Concilio, durante la
quale molto si è parlato della Madonna, con desiderio generale
ardente di poter esprimere quello che tutti i Padri hanno nel cuore:
un grande atto filiale, cioè, un singolare, sentitissimo omaggio
alla celeste Regina. Ora, quasi in acconto di quanto avverrà - e
si spera nella prossima Sessione - il Papa vuole, insieme con quanti
Lo circondano, riaffermare illimitata devozione e fervida speranza a
Maria. Tanto più - e tutti sicuramente abbiamo nel cuore questi
pensieri - che la festa sì cara ed alta della Immacolata Concezione
ci presenta Maria SS.ma in una luce, una prerogativa che non
finiremmo mai di meditare e contemplare. Si rimane abbagliati
dall’aspetto con cui la santa Liturgia, vale a dire la dottrina, la
fede nostra, ci presenta il mistero della Immacolata Concezione: una
soprannaturale, sublime bellezza che ci rende avidi di raggiungere meta
così eccelsa.
La natura umana si è mai espressa in una forma completamente
perfetta?
Da Adamo in poi l’umanità non ha più avuto questa fortuna, salvo
che in Nostro Signore Gesù Cristo e nella Madre sua Santissima.
È questa nostra Sorella, questa eletta Figlia della stirpe di
David, a rivelare il disegno originario di Dio sul genere umano,
quando ci creò a sua immagine e somiglianza. Il ritratto, dunque,
di Dio. Poterlo ammirare in Maria, finalmente ricostituito,
finalmente riprodotto nella genuina e nativa bellezza e perfezione:
ecco una realtà che ci incanta e rapisce, placando, si direbbe,
l’accesa e inappagata nostalgia di bellezza che gli uomini portano nel
cuore. Essi infatti ritengono, con moltiplicati sforzi - la vita
moderna è tesa verso questo scopo - di poter raggiungere l’ideale
allorché della bellezza dànno qualche forma, qualche espressione,
senza però mai riuscire a portarla alle sue profonde, vere
caratteristiche, che sono quelle non della forma, ma dell’essere.
Maria è perfetta nel suo essere; è immacolata nella sua intima
natura, dal primo istante della sua vita. Noi staremmo perciò ad
ammirare di continuo un tale prodigioso riflesso della bellezza divina,
fino a sentirci, ovviamente, pur tanto dissimili, arcanamente
consolati.
Dissimili, perché Maria è l’unica, la privilegiata, e nessuno
potrà mai non solo eguagliarla, ma neppure avvicinarla. Consolati,
nondimeno, perché Maria è la Madre nostra; perché Ella ci
ripresenta ciò che abbiamo tutti in fondo al cuore: l’immagine
autentica dell’umanità, l’immagine dell’umanità innocente,
santa. Ce ne svela i principii, poiché Maria è in assoluto
rapporto con Dio mediante la Grazia; perché il suo essere è tutto
armonia, candore, semplicità; è tutto trasparenza, gentilezza,
perfezione; è tutto bellezza.
Che cosa diremo, allora, alla Madonna, in questo sguardo che
diamo, rapiti e consolati, al mistero di innocenza e di santità?
Diremo intanto ciò che abbiamo poco fa proferito: Tota pulchra est,
Maria . . .!
Finalmente l’immagine della bellezza si leva sopra l’umanità senza
mentire, senza turbare. Le creature tutte la rimirano ed esclamano:
Sei veramente, sei realmente la bellezza: Tota pulchra es!
In secondo luogo, dopo aver considerato questo ineffabile dono di Dio
in Maria, ci convinceremo che esso non è un sogno fallace, non è un
tentativo vòlto ad aumentare ancora in noi acuta nostalgia e doloroso
rammarico. Ci rianima, invece; e proclama che la perfezione è
possibile; che a noi pure è accordato di ricostituire, - se non
certo nella medesima completezza e uguale splendore, ma con le stesse
energie, che sono quelle della Grazia, dei divini carismi, dello
Spirito Santo - quel pensiero che Iddio ha avuto sopra di noi
creandoci, per cui anche noi possiamo ,diventare buoni, virtuosi,
santi, se viviamo il mistero della Grazia, il grande mistero di
Maria.
Ognuno voglia - conclude con paterno cuore l’Augusto Pontefice -
prefiggersi un tale programma di vita, quasi purificando nel proprio
essere ciò che di torbido e di manchevole la vita - immersa
nell’esperienza del mondo - ha prodotto attraverso le contaminazioni
del secolo, e divenire, così, degni tutti di essere veramente quali
per vocazione desideriamo: figli devoti e fedeli della Madonna
Santissima.
Alla Basilica Liberiana
Nel rivolgere amabile saluto ai Cardinali, ai Prelati e ai numerosi
fedeli che Lo ascoltano, il Santo Padre esprime viva letizia
perché, nel solenne momento, è a tutti possibile offrire pieno,
sincero, il sentimento personale di devozione alla Santissima
Vergine. È felicemente abituale, continuo, il nostro omaggio alla
Madonna: in quest’ora esso si illumina appieno e la sua luce pervade
le nostre anime, presentandoci Maria con la sua prerogativa più
bella, ideale, sublime: Immacolata sin dal primo istante, nella
perfetta rispondenza della sua vita umana al pensiero divino che l’ha
così voluta e creata.
Dobbiamo consentire alle nostre anime di inebriarsi in questa visione,
sì che il nostro affetto acquisti una tenerezza ed un entusiasmo, tali
da rinvigorire sempre ,più la nostra preghiera, la nostra devozione
Mariana.
Se poi - come è ovvio - aspiriamo a cogliere qualche particolare di
questa mirabile visione della Madonna, penseremo che il Signore l’ha
resa così eletta in virtù del Cristo Signor nostro. Oggi la
Chiesa inizia la sua prece con le parole: «Deus, qui per
Immaculatam Virginis Conceptionem dignum Filio tuo habitaculum
praeparasti . . .». L’Immacolata Concezione non è che una
essenziale premessa alla Maternità Divina: vale a dire il
presupposto adeguato alla venuta del Cristo sulla terra. In tal modo
il Figlio di Dio si riservò, nella immensa palude che è la povera
umanità, una zolla innocente, un’aiuola fiorita, fragrante su cui
posarsi: la Madonna SS.ma.
Tutto ciò ricorda che la nostra devozione a Maria deve condurci a
Cristo; e se davvero amiamo la Madonna, dobbiamo trovare, nel culto
che a Lei tributiamo, un più intenso desiderio del Signore, un più
alacre zelo nella fede e nella rispondenza a Lui.
La Madonna ci conduce a Cristo. Ad Jesum per Mariam.
Non dobbiamo quindi, dinanzi a tanta Madre, limitarci a un semplice
atto di contemplazione, rimanendo meravigliati e sorpresi della sua
eccezionale bellezza, quasi che ciò non costituisse alcuna relazione
con noi. C’è, invece: e vasta, meravigliosa!
La Madonna assurge sopra di noi, in questo fulgore di luce,
innocenza, virtù, bellezza, in così ineffabile congiungimento con
la vita divina, per esserci modello, essendo proposta alla nostra
imitazione. Se noi ci limitassimo ad innalzare voci di giubilo e
preghiere a Maria, senza volere che la nostra vita ne venisse
migliorata e modificata, la nostra devozione non sarebbe completa.
È, invece, una devozione che deve agire nella maniera di vivere, di
pensare: deve rendere puri, buoni: deve trasfondere innocenza, e
consolidare la certezza che la virtù è possibile. Finché gli uomini
non avevano la Madonna, avrebbero potuto essere disperati, poiché
giammai essi, da soli, sarebbero riusciti a raggiungere la virtù, a
seguire il bene. La Madonna, invece, gratia piena, cioè ricca
della misericordia, ricolma della azione di Dio sopra di noi, ci
dimostra come anche per noi c’è speranza, anche per noi c’è
possibilità, e, se vogliamo, possiamo. Il grave pessimismo che
attrista la coscienza del mondo, appunto perché ha sminuito la fede e
ha perduto la visione tonificante e confortante della Madonna, non
deve allignare in noi. Dobbiamo sempre credere alla possibilità di
essere buoni, di migliorare, di diventare immuni, anche camminando in
questo mondo così inquinato dal vizio e dalla corruzione, da colpe e
cadute. È possibile essere puri, virtuosi, fedeli; è possibile,
in una parola, imitare la Madonna.
In tale profondo, assoluto convincimento, la devozione a Maria,
mentre ci unisce a Cristo, fa sì che la Madonna resti, materna,
accanto a noi. Ecco una certezza ineffabilmente ristoratrice. Essa
dimostra che l’atto di venerare Maria SS.ma non è una esaltazione
estranea alla nostra vita, sia di fede sia di costume, ma ci rende
davvero migliori, più vicini al Redentore, a Lui più fedeli.
E così sia - conclude il Santo Padre. - E così sia, figli
carissimi, per la vostra schietta gioia, per la vostra completa
consolazione, per la vostra incrollabile fiducia, per la materna
benedizione con cui Maria Santissima Immacolata vi accompagnerà
sicuramente nella vita.
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