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Giovedì, 15 agosto 1974
Il pensiero che Paolo VI intende lasciare ai fedeli convenuti a
Castel Gandolfo per la Messa nel giorno dell’Assunzione è un
invito a rinnovare la devozione a Maria, una devozione «semplice ma
vigorosa, forte e seria, basata sulla dottrina vera». Questo invito
vuol essere anche un richiamo alla purezza e all’innocenza in un tempo
in cui appare carente il rispetto per la vita e sembra affermarsi un
costume ben diverso da quello cristiano.
All’inizio dell’omelia, il benedicente saluto al Cardinale
Segretario di Stato che con il Papa condivide, oltre alle fatiche
dell’ufficio, anche questi momenti di silenzio e di tranquillità; al
vescovo di Albano Monsignore Raffaele Macario e all’ausiliare
Monsignore Dante Bernini, nonché a tutta la diocesi in fase di
espansione; al parroco Don Fiore Angelo Pozzi e a tutta la
comunità parrocchiale di Castel Gandolfo, ai villeggianti; poi alla
famiglia civile: al sindaco, Mario Costa, a quanti condividono con
lui le cure dell’amministrazione cittadina, alle autorità militari,
al direttore delle Ville Pontificie Carlo Ponti.
Sua Santità desidera anche sottolineare il significato dell’altare
nuovo sul quale si svolgeva la celebrazione, accennando al valore del
rinnovamento liturgico in atto per una più viva partecipazione dei
fedeli ai sacri riti.
«Così tonificati dalla carità comunitaria che ci unisce nella
preghiera - egli prosegue - tentiamo di aprire gli occhi dell’anima
sul tema della festa odierna, l’Assunzione della Madonna. Ai
nomi, alle parole siamo abituati. Ma la realtà di questo fatto, il
mistero che esso contiene ci lascia quasi intimiditi, quasi
esterrefatti dall’essere invitati a una contemplazione trascendente,
ben superiore alla nostra stessa comprensione. La Madonna in cielo,
non solo, come speriamo che siano tutte le anime buone,
nell’immortalità propria dell’anima umana, ma anche con la sua
Risurrezione, perché la tradizione vuole che anche la Madonna abbia
sentito il sonno della morte».
La Chiesa, la Chiesa greca in particolare, parla della Dormitio
Virginis, anche se molti devoti peraltro preferiscono pensare che la
Madonna sia passata dalla vita presente alla vita futura senza
l’intervallo di questo sonno che pure Cristo ha tollerato nel suo
sepolcro.
La Madonna è passata anima e corpo nell’al di là, nella
Risurrezione della vita eterna, nella associazione a Cristo suo
benedetto Figliolo che siede alla destra del Padre. Sono parole che
sgomentano, se davvero cerchiamo di volerne esplorare il significato,
perché si tratta di un nuovo stato, di una condizione di cui non
abbiamo un’idea esatta, né possiamo formarcela. Bisognerebbe andare
in cerca delle parole profetiche, delle espressioni degli artisti, dei
poeti . . .
Paolo VI cita allora, in proposito, il Petrarca, che in un inno
indica la Madonna con le parole «Vergine di sol vestita».
«Immaginate come sia possibile - osserva - che la natura umana sia
vestita di sole; ,vuol dire uno splendore, una irradiazione interna
che si effonde in una bellezza accecante.
Noi dobbiamo limitarci ad usare il diaframma affumicato delle nostre
povere parole per poter contemplare in qualche maniera questa visione
ultraterrena».
La Madonna - aggiunge il Santo Padre - è in Paradiso, nello
stato al di là di questa nostra esistenza nella sua realtà di anima e
di corpo; ma nella trasfusione della sua esistenza in quella che il
Signore riserva ai suoi eletti e che ha riservato certamente in grado
superlativo e incommensurabile alla Madre Sua. «La Madonna in
Paradiso! Una sorella nostra - cioè che ha vissuto su questa terra
povera, umile, silenziosa, obbediente, sofferente, vicino a
Cristo, nella Croce - trasfigurata nella gloria del Paradiso.
Sono cose che superano la nostra comprensione, ma dobbiamo oggi
sfidare le difficoltà e tentare di dare alla nostra mente questa
immagine, questa visione, proprio per lasciare nella nostra anima un
senso di stupore, di meraviglia, di entusiasmo, quasi nel tentativo
di passare noi stessi almeno con l’immaginazione da questa nostra scena
umana alla scena futura che sarà quella della vita eterna dove Maria
già è».
Questo non vuol dire distanza. Maria non è diventata più lontana.
È maggiormente vicina, prossima, accessibile a noi che non fosse
quando era nella scena evangelica, fra le tante persone che circolavano
attorno a Cristo. La Madonna è in una condizione di accessibilità
universale, è elevata al grado di regina, di madre della Chiesa, al
grado di comunicabilità che è proprio quella di Cristo Redentore del
mondo. « Dobbiamo abituarci a pensare a queste cose , di per sé
impensabili, dobbiamo forzare il perimetro del nostro panorama terreno
per arrivare al di là, in questa zona solare della vita eterna,
almeno per desiderare, se non per conoscere, il nostro futuro».
Siamo troppo abituati a considerare la vita soltanto nel quadro a noi
conoscibile, nel quadro sperimentale e terreno. «Non basta.
Dovremo essere realisti nel conoscere questa scena presente, ma
altrettanto realisti nel credere che al di là di questa maniera di
vivere ce n’è un’altra: quella superiore, quella che sarà
definitiva e che dà all’esistenza presente il suo valore di
passaggio, di pellegrinaggio, di preparazione, di condizionamento di
quella vita che ci è destinata per l’eternità, al di fuori di tutti
gli orologi del tempo e di tutte le misure della storia. Siamo
destinati all’eternità. Questo pensiero dovrebbe dare alla nostra
vita cristiana una straordinaria ricchezza e la capacità di trascendere
le realtà temporali sia nella speranza, sia nel desiderio, sia quasi
nel pregustamento delle realtà superiori del Paradiso».
Tutto ciò, quindi, cambia la valutazione delle cose presenti.
Paradossalmente, tanto più dobbiamo aver cura delle cose temporali,
che costituiscono il programma della nostra permanenza quaggiù e
l’impegno delle nostre fatiche, quanto più precario è il rapporto
con esse. Dobbiamo approfittare del momento, perché è dal vivere
bene le realtà presenti che si giudica la condizione di essere anche
noi ammessi alle realtà future. Se siamo buoni nel tempo, saremo
fortunati nell’eternità. Chi sarà stato giusto, caritatevole,
puro, amabile in questo tempo preparatorio conquisterà quel Regno
eterno a cui la Madonna è già arrivata e dal quale ci guarda.
Di qui, un altro pensiero immensamente fecondo. Il Papa cita la
frase di San Paolo «Conversatio nostra in Coelis est» . «La
Madonna - spiega - ci ascolta, ci vede, ci protegge, ci è
vicina. È la madre di tutti i viventi, la madre della Chiesa, per
cui siamo non solo autorizzati, ma invitati al colloquio con Lei».
La festa dell’Assunzione, che esalta Maria nelle sue vette più
alte e inaccessibili, ci esorta a rinnovare questo rapporto
confidenziale con Lei, nella consapevolezza di essere tanto bisognosi
di soccorso, di aiuto, di luce, di forza, di conforto. «Dobbiamo
rinverdire quella che con il linguaggio della pietà cristiana chiamiamo
la devozione alla Madonna. Siamo devoti di Maria? diciamo bene
l’Ave Maria, che è la preghiera programmatica della nostra
devozione? diciamo il Rosario?». Il Papa ricorda in proposito di
aver emanato recentemente l’Esortazione Apostolica Marialis
Cultus, invitando i fedeli a riaccendere il culto della Madonna,
facendolo derivare direttamente da quello di Cristo.
«Come fanciulli - Egli spiega - come anime pie, come anime
semplici, come anime alcune volte doloranti, disperate, dobbiamo
ritornare alla pietà, alla misericordia, al soccorso della Madonna.
Madonna, aiutaci, sii vicina ai nostri casi, alle nostre sventure,
ai nostri bisogni, alle nostre esperienze. Vedi in che mondo
viviamo, specialmente laddove vediamo profanata la vita umana da
sentimenti, azioni, costumi che non sono quelli cristiani. Non c’è
rispetto per la vita, per la dignità delle persone, per l’innocenza
dei nostri costumi. Dobbiamo, perciò, tornare ad essere capaci di
discorrere in ogni momento con Maria Santissima. Non è difficile
né per le anime grandi, né per le anime piccole. È il rapporto
trascendente e sublime che la pietà cristiana concede a quelli che
hanno la fede: poter colloquiare con quelli che stanno già in
Paradiso, e specialmente con la Regina del Paradiso che è Maria
Santissima».
«Questo vi raccomando - conclude Paolo VI -. Rinnovate nelle
vostre anime la devozione semplice, ma stabile, forte, seria e
fondata sulla dottrina vera, non sulla superstizione,
sull’interesse, sulla fantasia, bensì su quello che il Vangelo ci
insegna e che la Chiesa commenta con tanta provvidenziale frequenza e
con tanta precisione: amare, pregare, venerare, imitare Maria
Santissima. È l’augurio che faccio a tutti nel nome della Madonna
stessa nel giorno della sua festa di gloria che è l’Assunzione».
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