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Domenica, 14 settembre 1969
Nella sua Omelia durante la Messa, il Santo Padre, dopo aver
ringraziato le autorità religiose e civili per la loro presenza, ed in
particolar modo il Vescovo di Albano Mons. Macario, il Sindaco di
Nettuno e quelli degli altri centri del Lazio, i Padri Passionisti
e tutti coloro che con essi hanno collaborato alla ricostruzione del
Santuario, esprime la sua gioia e il suo saluto all’intera comunità
presente.
Il Papa ricorda una sua antica visita, nel lontano 1935, al
Santuario ora così bene ricostruito, e tanto più caro, perché,
vicino all’immagine della Madonna delle Grazie, si nota un’altra
figura, eletta e splendente: quella di Maria Goretti, che porta
della Madonna il nome e che della Madonna riveste il candore di
virtù. La soave Fanciulla sembra quasi che insieme alla Vergine
delle vergini accolga l’udienza del popolo di Nettuno e di quanti
verranno qui a venerare la Madre di Dio.
UNA VIRTÙ NEGLETTA
Il Santo Padre prosegue intessendo un dialogo con i fedeli,
sottolineando che essi si trovano in un santuario, cioè in una chiesa
dove si pratica un culto speciale, dove, cioè, si vuol onorare la
Madonna sotto un suo particolare titolo e dove si professa una
devozione del popolo, oltre che per la Madre di Dio, anche per S.
Maria Goretti. Un santuario, perciò, che si distingue dalle altre
chiese e che dev’essere custodito dal popolo di Nettuno, come un
dono, come un gioiello, con legittimo orgoglio e con la professione di
una fedeltà sincera e collettiva, in modo che questa chiesa, nel
cuore della città, possa davvero distendere il suo dolce influsso e
rendere migliori tutti gli abitanti di Nettuno.
Paolo VI a questo punto si chiede qual è il valore dell’omaggio
speciale attribuito al nuovo santuario. Si tratta, in primo luogo,
dell’innocenza, della purità, termini che fanno parte della
conversazione comune per chi è seguace del Vangelo, pratica le leggi
della Chiesa e sa qual è il costume cristiano. Parole simili -
osserva Sua Santità - sono consuete tra i cristiani. Ma è così
nel mondo? Si parla ancora di purezza, si ha ancora il senso
dell’onestà dei costumi, del riguardo che questa virtù esige e porta
con sé? Non c’è invece un certo ritegno, quasi una diffidenza e
talvolta anche qualche sarcasmo intorno a questo nome e a questa
virtù? Il Papa si domanda se la virtù può ancora essere
considerata di attualità, se la società odierna ha ancora per essa un
culto. Purtroppo la risposta è negativa, poiché lo stesso concetto
comune della purezza, è calpestato. È vero, il vizio c’è sempre
stato nel mondo e l’irregolarità del costume si accompagna alla
debolezza umana; ma è altrettanto vero, che ora predominano
l’intenzione, quasi il proposito, addirittura l’astuzia per
offendere questa virtù, per rendere facile il disprezzarla e il
profanarla.
CANDORE DI ANIMA EROICA
Una volta si aveva ritegno per certe figure, certe parole e
situazioni. Adesso, invece, l’offesa alla purezza sembra il tema
ordinario dei discorsi, dei racconti, dei romanzi, degli spettacoli,
della cosiddetta arte, che pare si adoperi intenzionalmente per turbare
questa virtù, e presentarla in una luce falsa a chi vive nella
società moderna. Tutti sappiamo come l’uomo, il giovane è
impressionabile: gli occhi, i sensi, tutto ciò, insomma, che lo
mette in contatto con l’esterno, porta in lui delle forze, degli
stimoli, delle provocazioni, quelle che con parola classica si
chiamano le tentazioni, alle quali esso è disposto e che possono
diventare abituali. Che sarà, dei giovani, dei fanciulli, delle
ragazze d’oggi? Essi sono destinati a vivere sotto l’insidia
continua, la tentazione sistematica che si presentano assai spesso con
suggestive forme, ed immagini, con spregiudicata disinvoltura, con
insinuante bravura, proprio per cogliere la debolezza umana e farla
deflettere dalla propria resistenza e virtù rettilinea.
Noi qui onoriamo la purezza cristiana, l’innocenza, e vogliamo
onorarla anche sotto un aspetto del tutto particolare: quello cioè
della purezza coronata addirittura dal martirio: un aspetto che si
aggiunge alla sua abituale bellezza e santità e che si può definire
drammatico. Ricordiamo la storia di sangue di Maria Goretti: è una
testimonianza, cioè martirio per difendere la purezza, nella quale al
candore dell’anima si unisce il rosso del sangue, come dice il Te
Deum per i martiri: «Te Martyrum candidatus laudat exercitus» e ci
dimostra come il valore della purezza è stato dalla piccola Martire
presentato al mondo con la prova del sangue: un valore così
trascendente, così divino, così obbligatorio, così fulgente che
dal martire è posto sullo stesso piano della vita. Maria Goretti,
come tutti gli altri martiri, ha affermato che vi sono valori i quali
valgono perfino quello della stessa vita: la fede o altre verità, la
fedeltà alla Chiesa, la fedeltà alla purezza. Così la vita per il
cristiano porta con sé valori più alti della vita stessa, come dice
San Paolo, che ci paragona a vasi fragili che portano dentro di sé
tesori inestimabili, tesori che valgono più del vaso stesso che li
porta: la Grazia di Dio, la presenza del Signore, il contatto con
lo Spirito Santo.
SPLENDORI DELLA PUREZZA
Il Papa insiste ancora nel chiedersi che cosa è la purezza, e ne fa
una profonda analisi psicologica, affermando che la purezza non
interessa soltanto una parte dell’essere umano, come ad esempio
l’umiltà e gli atti che ne conseguono, ma interessa l’intero
essere, ha un valore vitale, investe lo spirito e il corpo. La
purezza rappresenta l’equilibrio, l’armonia tra lo spirito e la
carne, tra l’anima e il corpo, tra la ragione e l’istinto, tra la
volontà e la passione. L’anima pura, cioè il cristiano puro, ha
dentro di sé questa gerarchia, al vertice della quale è la Grazia di
Dio che è poi la vita stessa che bisogna custodire dalle insorgenze
dell’istinto, triste strascico del peccato originale che, purtroppo,
ha scompaginato la psicologia umana, ha reso ribelle nell’uomo il
corpo allo spirito. Dovevamo essere delle creature stupende,
privilegiate, come è stata la Madonna, e invece troppo spesso
diventiamo degli esseri squilibrati, che subiscono impulsi negativi
ribelli alla ragione e che, talvolta, avanzano anche col procedere
dell’età.
Ma c’è sempre l’aiuto di Dio, come dimostra Maria Goretti, la
generosa atleta del Signore, che oppose la fortezza cristiana alla
violenza della malvagità crudele, e vinse.
Sua Santità conclude additando nella Madonna Colei che ci aiuta nel
cammino verso la vittoria di ogni virtù, del completo ordine morale.
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