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18 aprile 1965
Dopo un amabile saluto a Monsignor Vicegerente, ai vescovi
Ausiliari del Cardinale Vicario, ai Parroci della zona, all'on.
Sindaco, che rappresenta l'intera Città, il Santo Padre dà a
tutti il cordialissimo augurio di "Buona Pasqua!",
nell'intensità del gaudio cristiano, che tale voto porta con sé.
Sua Santità desidera, quindi, svolgere due punti di necessaria
meditazione: il primo concerne l'avvenimento celebrato in questa
fondamentale Domenica, il secondo reca una parola di esortazione.
Alla moltitudine dei fedeli, che gli sta dinanzi, Paolo VI narra,
nei vari portenti che l'hanno accompagnata, la Resurrezione del
Signore, prendendo inizio dal brano del Vangelo del giorno, quello
di San Marco, scritto verosimilmente in Roma e sotto la dettatura di
San Pietro, del quale Marco era discepolo e segretario.
La rievocazione è viva, sentita, ardente, e suscita intensa letizia
negli ascoltatori. Incomincia da quel che avvenne dopo la
Crocifissione e la Morte del Signore, con l'affrettata deposizione
del Corpo Sacratissimo - doveva effettuarsi prima del tramonto di
venerdì - nel sepolcro nuovo appartenente a Giuseppe d'Arimatea.
Segue il primo pellegrinaggio delle pie donne - tanto esemplari nella
loro devozione verso il Divino Maestro - all'alba della Domenica;
l'attonito sguardo al Sepolcro aperto e all'Angelo sfolgorante di
luce, che dà il grandioso annuncio; la sollecita corsa di Pietro e
di Giovanni, che ricevono la strabiliante conferma; le prime
apparizioni di Gesù: ai discepoli di Emmaus e agli Undici nel
Cenacolo; l'incontro con Maria Maddalena. Un succedersi di
stupende rivelazioni, dirette a rinsaldare sempre più il
convincimento, sino allora parziale e dubbioso, di quanti avevano
ascoltato Gesù.
Si può affermare che alla sera di quel giorno beato, il più solenne
della storia, nacque il sentimento, lo stato d'animo, la certezza
che noi chiamiamo la fede.
Dunque è risorto. È vero quanto aveva predetto. Nessuna
esitazione, perciò. E' Lui, Gesù, il Messia, il Redentore
del mondo! Tale convincimento trasforma, ormai, i seguaci del
Risorto da timidi in forti, da discepoli in apostoli. Saranno,
domani, i garanti della Resurrezione.
Ed ora la parola esortatrice, che è connessa con l'evento storico.
La Resurrezione di Cristo interessa noi? Certissimamente. Noi
tutti siamo compresi in quel massimo prodigio e come avvolti dalla sua
luce.
E cioè: fra i battezzati, i cristiani e il Cristo esiste un
rapporto arcano, ma vivo e vero, che ha mutato sostanzialmente gli
esseri umani, e con sommo privilegio li ha introdotti al Mistero della
Resurrezione. Col Battesimo il Signore ha infuso in ogni suo
seguace il principio, il seme di una nuova vita, la Sua, che ci
porterà al Paradiso. Ed ecco il dono incomparabile.
Avviene un reale innesto della vita di Cristo in noi e ci fa entrare
nel circuito divino della sua energia e della sua forza. Siamo
vivificati da Lui, insieme risuscitati, come dice San Paolo. E
perciò: "Si consurrexistis cum Christo, quae sursum sunt
quaerite... quae sursum sunt sapite, non quae super terram". Se
siete risuscitati con Cristo, cercate le cose dell'alto... gustate
le cose supreme, non quelle della terra.
Tale verità sarà confermata, tra breve, in reale pienezza, dalla
Comunione Eucaristica. Sentirci, quindi, cristiani cioè
appartenenti a Cristo, è insigne risultato della Resurrezione.
Gli abitanti di Acilia hanno, poi, un motivo particolare a tale
elevazione; esso riguarda i primordi stessi della loro borgata. Il
Santo Padre li conosce e ricorda in ogni particolare: da quando si
recò da Lui, nella Segreteria di Stato, durante il 1945,
l'ottimo ing. Tito Rebecchini e chiese l'interessamento della
Santa Sede per la costruzione d'un apposito villaggio a beneficio dei
più poveri tra i nostri fratelli. La provvida idea fu subito ed
alacremente assecondata; così, grazie alla carità del Papa, con il
concorso del Comune e di persone generose, sorse il nuovo centro
urbano denominato "San Francesco".
Quindi - dichiara Paolo VI - se v'è una città cristiana,
questa è proprio la vostra, sorta nel nome e con la carità di
Cristo. Si ponga mente, ora, al modo con cui la Resurrezione di
Cristo interessa ciascun credente in Lui.
Occorre, vivere da cristiani, vale a dire in adesione perfetta
all'insegnamento del Signore. Tutti dobbiamo accogliere pienamente
il salvifico annuncio di speranza, libertà, dignità, amore da Lui
dato al mondo con il suo Vangelo. È necessario, inoltre, capire il
riflesso terreno e temporale di tale Messaggio: ed essere ansiosi di
attuarlo, segnatamente nei rapporti tra noi, nel volerci bene,
nell'aiutarci scambievolmente.
Si deve, infine, imparare da Cristo ad avere il concetto
soprannaturale della vita, poiché ogni essere umano nel nome di
Cristo diviene sacro. E il Signore lo conferma allorché dichiara di
ognuno di noi: questi è il mio fratello.
Pertanto, essendo tutti noi fratelli in Cristo, occorre vedere nel
nostro prossimo il riflesso, la dignità, il diritto alla
fratellanza: doni del Redentore, il quale ha illuminato il volto
umano di Se stesso, con fulgori che risplendono su tutta la terra.
Di conseguenza, è esplicito l'invito del Papa: Figliuoli, siate
cristiani, sappiate comprendere, in ogni circostanza, il valore di
questa parola. Non vogliate essere cristiani solo per una distinzione
anagrafica conseguente al battesimo. Siatelo nella realtà. Questa
esige: conoscere bene il Signore, amarlo, pregarlo, specie nei
giorni a Lui particolarmente dedicati; dirigere la coscienza secondo
la regola da Lui prescritta; rifuggire dalla menzogna, dalla
disonestà; uniformare i costumi ai precetti del Decalogo; rispettare
ed amare gli altri; concorrere a formare una società migliore, più
giusta, più attenta alle necessità umane.
Questo dev'essere il principio informatore della vita. Se sarete
buoni cristiani - sia questo il ricordo speciale dell'odierna
solennità pasquale - troverete non solo la linea da seguire in questa
nostra esistenza, ma tanto conforto nel giorno in cui avrete bisogno di
qualcuno che vi rassicuri e vi consoli. Contemplerete, nella vostra
anima, il grande cielo aperto su di noi, cioè la speranza, la
certezza anzi, di ciò che Gesù ha portato con la sua Resurrezione:
la vita eterna.
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