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Mercoledì, 29 giugno 1977
Sospendiamo un momento il rito, com’è saggiamente prescritto, per
meditarne, per penetrarne, con qualche pensiero, con una vigilante
preghiera, il senso.
Il rito che cosa ci presenta? Ci presenta due personaggi, i due
apostoli Pietro e Paolo, ai quali Roma fa risalire le proprie
origini cristiane, la propria fede religiosa. Essi sono testimoni;
possiamo ad entrambi riferire, sebbene a titolo personale differente,
le parole del Signore al gruppo degli apostoli, prima della sua
ascensione: «voi mi sarete testimoni ...» (Act. 1, 8). A
loro è conferita una missione specifica, quella di diffondere un
messaggio, quello evangelico, una Parola; una dottrina, una
Verità, che «lo Spirito di Verità» direttamente loro insegnerà
(Io. 16, 13), con il potere simultaneo di promulgare certi
riti, i sacramenti, comunicativi di effetti soprannaturali.
Noi, oggi, solennemente li ricordiamo; e tutto quanto qui è offerto
alla nostra immediata sensibilità ci stimola a celebrarne con carattere
festivo la memoria storica, veneranda, gloriosa; è la loro festa che
noi vogliamo esaltare; e tutto ce ne offre motivo: il ritmo annuale
del tempo, che ci ricorda essere questo giorno benedetto legato alla
ricorrenza della memoria apostolica, e la nostra presenza nelle
basiliche monumentali erette sulle tombe degli Apostoli stessi ravviva
così il nostro pensiero sulle loro sante figure che ci è spontaneo
ripensare quasi vive fra noi; e poi la storia plurisecolare che fa capo
a questi due annunziatori del Vangelo nell’Urbe ci sembra assumere
quasi una reale attualità davanti ai nostri occhi lieti e stupiti di
contemplarne il panorama; e la pietà infine, donde scaturisce sulle
labbra di tutti una qualche orazione per ottenere l’intercessione dei
Santi Apostoli, accresce, fino a riempirne i nostri animi, la
fiducia della nostra conversazione con loro, S. Pietro e S.
Paolo.
Tutto questo è vero, e sta bene. È festa la nostra, e il gaudio
festivo non solo ne caratterizza la liturgia, ma lo spirito di chi la
vive e la esprime. Lasciamo perciò che questo nostro sforzo di
attenzione si risolva innanzi tutto in un sentimento di interiore
sicurezza. O, per meglio dire, di fede. Siamo circondati da
segni, da stimoli, che valgono a svegliarla, a confortarla. La
religione qui assume un accento di gioiosa certezza, che viene a noi
propizia nella solitudine spirituale, propria del nostro secolo,
nell’assuefazione alla mentalità vacillante e desolante del malinteso
soggettivismo, pluralismo lo chiamano, in fatto di religione, il
quale concede a ciascuno di pensare alla fede come meglio piace al
proprio arbitrio critico, o meglio alla propria fantasia affrancata
dall’inequivocabile precisione del dogma cattolico. Qui la fede,
riportata alle sue sorgenti apostoliche e all’autorità magistrale che
la professa, la difende e la insegna, riacquista la sua obiettiva
consistenza, garantita dalla parola originaria di Cristo: «Chi
ascolta voi, ascolta me» (Luc. 10, 16). La personalità del
fedele, che accetta, che crede e che cerca di conformare la vita alla
propria fede, attinta alla sorgente della Verità trascendente
(Gal. 2, 16; 3, 11) si ricompone e diventa forte; forte
per asserire, per diffondere questo stupendo complesso di verità, che
appunto è la chiave d’interpretazione, di spiegazione superiore del
mondo e del destino umano; è l’irradiazione missionaria della fede,
è la ragione del programma apostolico della Chiesa. Noi conosciamo
il carattere specialissimo dei poteri di evangelizzazione conferiti da
Cristo ai suoi discepoli, tra i quali dodici, ch’Egli insignì del
titolo di apostoli (Luc. 6, 13), con particolare riguardo a
Pietro, pastore dei pastori (Io. 21, 17; Luc. 22, 32;
Act. 1, 15; etc.), e con singolare autorità anche a Paolo,
come egli scrive di sé: «positus sum ego praedicator et apostolus .
. . doctor gentium in fide et veritate» (1 Tim. 2, 7; Rom.
15, 16; cfr. JOURNET, L’Eglise du Verbe Incarné,
I, 180 ss.).
Noi conosciamo come non solo il nome, ma il ministero altresì dei due
massimi Apostoli sia legato a Roma (confronta la lettera di S.
Paolo ai Romani e la sua prigionia a Roma - Act. 28), e come
la controversia circa la tomba di S. Pietro sia felicemente conclusa
per rivendicarne la sede e la storia precisamente nelle fondamenta della
basilica, che appunto ci accoglie dove il Principe degli Apostoli
ebbe la sua sepoltura e il suo michelangiolesco mausoleo.
E certamente è a tutti noto come la storia della religione cattolica
cioè della Chiesa abbia in questa Basilica il suo centro locale e
spirituale. Noi possiamo qui ripetere con sempre commovente
convinzione e quasi con sensibile conferma la parola di S. Ambrogio:
«ubi Petrus, ibi Ecclesia». La ripeteremo questa riassuntiva
parola per ritrovare nella memoria apostolica la virtù di cui oggi ha
bisogno la Chiesa che vive e che soffre. La promessa che Gesù
Cristo stesso ebbe per i suoi due Apostoli di predilezione: «Io ho
pregato per Te», Pietro (Luc. 22, 32); e a riguardo di
Paolo: «costui è per me uno strumento eletto per portare davanti ai
popoli, ai re, e ai figli d’Israele il mio nome . . .» (Act.
9, 15), ancora fa garanzia anche per noi, bisognosi come siamo di
fortezza, nella fede, nell’unità, nella carità. È promessa, è
conforto per noi che dagli Apostoli deriviamo la natura e l’urgenza
del nostro mandato apostolico; è invito, è messaggio che non
dobbiamo portare al nostro tempo, ai nostri fratelli, predisposti
forse dallo stesso spirito di vertigine che li travolge ad arrendersi
alla nostra fortuna apostolica.
Così sia, così sia, con la nostra Benedizione!
Il Santo Padre aggiunge brevi Parole in francese e tedesco.
Nous sommes heureux de saluer tous ceux qui sont Venus participer a
cette cérémonie, et entourer le Pape e les nouveaux Cardinaux de
leur affection et de leur prière. La fête des saints Pierre et
Paul invite au Courage de la foi, a l’unité du Peuple de Dieu
autour de ses Pasteurs, et a l’attachement a l’Eglise. Que
l’intercession des bienheureux Apôtres aide chacun à donner
joyeusement ce témoignage.
Auch an die Gläubigen deutscher Sprache möchten Wir ein A
besonderes Wort richten. Sie konnten teilnehmen an den Feiern zur
Erhebung der neuen Kardinale und feiern jetzt hier mit Uns das Fest
der Apostel Petrus und Paulus. Wieviel Kraft für Ihren
Glauben, wieviel Zuversicht für Ihr Zeugnis als Christen können
Ihnen diese Erlebnisse schenken!
Dass Sie, liebe Brüder und Schwestern, auch die Frucht dieser
gemeinschaftlichen Feier heuteabend lebendig erfahren mögen, das sei
Unser Segenswunsch an Sie alle.
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