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Domenica, 25 agosto 1963
Al Signor Cardinale, ai Prelati, al Clero e ai fedeli presenti,
a tutto il popolo di Albano il saluto, il ringraziamento e la
benedizione del Santo Padre. Egli è grato per le accoglienze
ricevute e per quanto la loro presenza e devozione dice e promette al
Pastore, attestando fedeltà alla Chiesa e a Nostro Signore Gesù
Cristo.
PRESENZA E MISSIONE DI CRISTO
Un primo pensiero, in merito al riuscito incontro, porta ad applicare
all’adunanza le parole con cui si apre il tratto del Vangelo di questa
decima seconda domenica dopo Pentecoste. Ne è stata or ora fatta
lettura: è il racconto del Buon Samaritano. Anzitutto, però, il
Santo Padre intende soffermarsi sulle prime parole del brano, là
dove il Signore, rivolgendosi agli ascoltatori, svela una felicità
nuova: Beati i vostri occhi, che vedono ciò che voi vedete! Oh
quanti e quanti altri, che vi hanno preceduto nei secoli, hanno
desiderato di vedere questo giorno e questa scena, ma non hanno
potuto. Voi lo potete.
Ora tutti noi siamo in grado di assistere all’episodio evangelico,
ricevendo la gioia di poter scorgere, nei segni esteriori, nella
storia, nella vita dei popoli a cui viene annunciato il Vangelo, la
presenza di Cristo, la missione che Egli è venuto a compiere, la
realizzazione Messianica, il tempo di Dio.
Il Signore teneva a svegliare l’attenzione dei suoi ascoltatori.
Perché mai? Perché sembrava che non tutti riuscissero a vedere e
comprendere. Lo stesso Divino Maestro spiega, inoltre, come la
visione delle cose divine riflesse nelle cose umane, può essere, per
alcuni, motivo di intensa letizia, e proprio nell’avvertire la
presenza del Signore; per altri, invece, essa rimane opaca, non
dice nulla, lascia gli occhi in penosa cecità e le anime in
desolazione per la mancanza del rapporto divino.
Questa mattina - aggiunge immediatamente Sua Santità - tutti
possono contemplare su di noi la verità di quella dichiarazione di
Gesù nel Vangelo (la Chiesa Cattolica è il proseguimento, la
proiezione nel tempo e nello spazio, del Vangelo di Cristo, che
passa attraverso l’umanità e attraverso il mondo), e di tale realtà
si avverte la irradiazione consolante, animatrice.
GLORIOSA STORIA DI ALBANO
Anche gli occhi del Papa sono, questa mattina, beati per quel che
gli si mostra e che Egli vede, sentendo profonda commozione, giacché
gli pare di trovarsi come di fronte a visione imponente e misteriosa.
Vede davanti a Sé, anzitutto, una storia.
Albano! Quanti anni ha di vita? Lo ignoriamo; però sappiamo che
la sua origine risale alla preistoria. E se vogliamo considerare il
corso di questo succedersi di fatti, che è la storia, e vedere dove
porta il sentiero in cui si svolge la vita di Albano, rileveremo che
esso corre verso Roma, quali che siano stati poi i rapporti concreti
fra le due città.
Albano ha una Chiesa cattedrale: questa. Essa è tra le primissime
sorte alla luce del sole, dopo che Costantino diede pace e
cittadinanza al Cristianesimo. Non è vero forse che tale Basilica
va annoverata tra le più antiche? È sorella dell’Arcibasilica
Lateranense e pur essa, in origine, era dedicata a S. Giovanni
Battista. Dal secolo IX S. Pancrazio fa compagnia al
Precursore: si aggiunge, così, la tradizione di un Santo romano,
conservata con somma religiosità in Albano.
Se poi si volessero percorrere le varie età vedremmo ancora altre
glorie e saldi vincoli congiungere Albano a Roma.
Roma possiede in Albano una delle sue Diocesi Suburbicarie, le
comunità, cioè, che rifulgono come ghirlanda intorno alla Sede del
Principe degli Apostoli. Due vescovi di Albano sono saliti sulla
Cattedra di Pietro: Adriano IV (del secolo XII) e Leone XI
(inizio del secolo XVII). Inoltre, tra le glorie di questa
diocesi, a tutti è noto S. Bonaventura, uno dei Dottori più
grandi della Chiesa, che fu vescovo di Albano.
Ed ecco che la visione della ricchezza storica, della dignità nel
tempo, della tradizione amplissima, che i cittadini di Albano
rappresentano, suscita nel Santo Padre fervida ammirazione per la
loro Sede; e gli dà anche argomento di notare come Dio è passato
nella loro vita e nella loro storia, e certamente con un disegno di
misericordia, di bontà, di vocazione cristiana.
POPOLO CRISTIANO E CATTOLICO
Dopo l’accenno alla Sede vescovile, ecco il popolo. Si tratta di
un popolo cristiano. Perché esso oggi si stringe con tanta devozione
intorno al Papa, che non è più il sovrano temporale? Ecco quindi
che i vincoli intercorrenti tra quelle anime e il Papa sono religiosi,
spirituali; sono quelli stabiliti da Cristo. I cari fedeli di
Albano vogliono vedere, nel Visitatore odierno, il loro Padre nella
religione e nella fede. E ciò Lo rende felice. Che cosa infatti il
Papa può desiderare di meglio, che di vedere il popolo vicino alla
sua dimora, comprenderlo, seguirlo; e non per qualche beneficio
temporale che Egli non è più in grado di dispensare, ma perché il
popolo crede nella Missione del Sommo Pontefice, ascolta la Sua
parola; perché ama Nostro Signore Gesù Cristo e intende
accogliere, dal suo Rappresentante in terra, il governo spirituale,
per cui tutti sono chiamati e guidati alla salvezza eterna?
Un popolo cristiano! Un popolo cattolico! Molti eventi si sono
succeduti. Forse un tempo - giorni lontani ormai - questo vincolo
spirituale era meno evidente e meno coltivato di oggi, quando può
celebrarsi una festa, intesa a riassumere secoli di fedeltà e a
prometterne altri. Forse, nel passato, vi fu in qualcuno perfino un
sentimento di avversione o diffidenza verso quel che il Papa
rappresenta in mezzo ad una popolazione. Sembra ora - e così sia!
- che ogni pregiudizio sia ormai superato e travolto, come attesta la
manifestazione filiale dal Papa accolta - Sua Santità tiene a
ripeterlo - con immensa gioia e gratitudine.
ALTE BENEMERENZE DEL CARDINALE
PIZZARDO
Vedo inoltre - prosegue familiarmente il Santo Padre - vicino a
me, un Vescovo, il vostro Vescovo, il Cardinale Giuseppe
Pizzarda. Basterebbe questo titolo di «vostro Vescovo» perché Io
mi ponessi al suo fianco con ogni venerazione, con intenso affetto,
augurio e premurosa benedizione. Voi sapete - altrimenti credo essere
mio dovere oggi ricordarlo - che Io, per titoli specialissimi, devo
questo omaggio al Cardinale Pizzardo.
È stato lui, personalmente, a deviare il cammino della mia vita,
rivolto verso la mia diocesi di origine; è stato lui a dirmi: Resti
qui, resti a Roma; contribuendo così a mutare il destino dei miei
poveri anni terreni e influendo sull’attuarsi dell’incontro che stiamo
adesso celebrando. Prendo questa occasione per rinnovare a Sua
Eminenza il Cardinale Pizzarda gli atti della mia più profonda
stima, sempre sentitissima; della mia gratitudine per gli esempi che
mi sono venuti dalla sua alacrità, ed esperienza, dal suo
interessamento. Oggi a tali sentimenti un altro se ne aggiunge,
quello della gioia, immeritata, ma tanto gradita, sapendo di avere
nel Vescovo di Albano, vostro Presule, e vanto del Sacro
Collegio, un collaboratore di chiara esperienza, di generoso zelo,
di tanta ricchezza morale e spirituale. Non altro mi resta allora, e
proprio per esternare la letizia del cuore, che rendere grazie al
Signore e chiedergli di voler impreziosire e ricolmare delle sue
benedizioni la longeva professione di servizio alla Chiesa che il
Cardinale Pizzarda ha dato nei sessant’anni del suo sacerdozio.
Mi unisco a voi nel celebrare fin d’ora la fausta data giubilare
(19 settembre prossimo) e plaudo a voi che avete indovinato ciò che
al Cardinale può essere più caro: il pensare, cioè, alla
continuazione della vita nella Chiesa, aiutando e sostenendo nuove
vocazioni sante, una primavera di sacerdoti ardenti, e la loro
adeguata formazione. Il Cardinale Pizzarda infatti, così premuroso
nel curare il completo tirocinio ecclesiastico dei giovani da Dio
prescelti, quale Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e
delle Università degli Studi, viene ad offrire, in tale campo, un
dono magnifico alla sua diocesi.
Sorretto da così intenso gaudio spirituale, il Santo Padre passa
ora a chiedere agli intervenuti, per quale motivo essi, questa
mattina, sono accorsi presso di Lui, con tanta compiacenza e letizia
nel cuore. Egli li ha visti, già al suo arrivo, in atteggiamento di
vera esultanza; li ha sentiti acclamare. Perché tutto ciò? Forse
perché il Papa viene finalmente ad Albano, dopo cento anni dacché
non metteva piede in questa cattedrale? Il motivo sarebbe ottimo, per
segnare una data storica. Ma il Papa crede di intuire che v’è,
nell’animo degli ascoltatori, una vibrazione ancor più intensa, che
accresce, in essi ed in Lui, eccezionale felicità.
UNITI SEMPRE ALLA CHIESA
Essi si stringono intorno al Papa perché sentono di appartenere alla
Chiesa; sanno di non poter essere estranei al passaggio del Capo
visibile della Chiesa; conoscono - e lo ha accennato poc’anzi - i
legami che li uniscono al Papa e vogliono mostrarli e gloriarsene.
Tutto ciò è stupendo. Un tempo questi legami sembravano essere
catene pesanti e moleste; oppure erano allentati e quasi non si
avvertivano più. Stamane, invece, si mostrano saldi, splendenti,
tali da dare una vivacità e lietissima speranza, vera apertura di
anime ad ogni grazia superna.
Sua Santità benedice queste disposizioni, questa gioia, e vorrebbe
davvero alitare in ogni cuore per renderla fiammante e perpetua. Che
davvero la sua venuta tra i fedeli di Albano ridesti la loro coscienza
cristiana e li persuada che, in mezzo ai tempi nuovi da noi vissuti e
che possono portare a tante crisi morali e religiose, perché mutano i
nostri costumi, la nostra mentalità, sviluppano tante esperienze ed
impegnano in tante maniere diverse le nostre occupazioni; in una
parola, di fronte a così vasta trasformazione sociale, essa non
minacci e tanto meno spenga l’afflato cristiano, ma susciti, invece,
libera espansione per nuova, magnifica testimonianza a Cristo.
I GIOVANI E I NUOVI TEMPI
Il Santo Padre ritiene che, pur incombendo sulla generazione
presente la minaccia di perdere la fede e il senso religioso, essa è,
per altro verso, chiamata dalla Provvidenza a dimostrare, in forma
nuova, più completa, più cosciente e intelligente, più meritoria e
gaudiosa, la nostra fede in Cristo Signore, la nostra fedeltà alla
Chiesa Cattolica, la nostra capacità di dare testimonianza, anche
nelle opere esteriori, di ciò che è e può il Cristianesimo, salute
del mondo.
E allora sicuramente, dal ricordo dell’odierno incontro sorge la
promessa di offrire alla vita cristiana novella fioritura. Il Santo
Padre esorta tutti, ma particolarmente i giovani, a consolidare
adesione nuova, entusiastica alla vita cristiana; ad ascoltare le voci
dei tempi. Se in esse si avverte il gemito di chi è giacente lungo la
strada, in attesa del Buon Samaritano; se cioè, dalle miserie che
contristano il mondo, nasce nei fedeli il desiderio di servire Cristo
nella sua carità, tutti, anziani e giovani, siano generosi nel dare
la propria risposta, nell’offrire ogni energia della vita. Tutti
infatti dobbiamo sentirci invitati a riconfermare a Dio la nostra
corrispondenza più assidua, la prece più fervorosa, una esistenza
cristiana più concretamente documentata dai costumi, e dalla pratica
di ogni virtù.
Su queste esortazioni e su questi voti augurali discendono,
accompagnate da speciali preghiere, le benedizioni più effuse del
Padre delle anime.
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