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Fratelli, Figli, Signori,
Che avete accolto il Nostro invito a pregare per la pace, meditate un
istante con Noi le ragioni che Ci inducono a questo atto spirituale.
Noi le abbiamo esposte nella Nostra Lettera Enciclica «Christi
Matri», ma giova qui richiamarle brevemente per dare consapevolezza e
vigore al momento religioso che stiamo insieme celebrando.
Noi Ci occupiamo ancora della pace. Non temiamo che la ripetizione
di questa tema Ci faccia colpevoli di parole retoriche, o superflue.
È il tema della pace un soggetto di inesauribile riflessione, perché
si riferisce ad una realtà umana di sommo interesse, e sempre esposta
alle più gravi e imprevedibili mutazioni. È tema che non dobbiamo mai
stancarci dal considerare e dal trattare? perché esso riguarda il
vorticoso gioco delle sorti dell’umanità.
MERAVIGLIOSA CONSONANZA DI POPOLI: IL
GRANDE RICORDO DEL VIAGGIO ALL'ONU
Lo scorso anno, proprio in questo giorno, Noi avemmo l’onore di
dire una Nostra parola di pace davanti alla Istituzione mondiale più
autorevole e più qualificata per promuovere e per salvaguardare la pace
nel mondo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, residente a New
York; ancora siamo grati per l’invito che Ci procurò l’occasione
di portare il Nostro fraterno messaggio ai Rappresentanti delle
Nazioni, colà radunati; ancora pensiamo con gaudio e con stupore
alla meravigliosa corrispondenza, non mai prima d’allora celebrata con
pari evidenza e con pari solennità, dello scopo supremo di quel
sovrano consesso con l’umile, gaudiosa, perenne voce del nostro
Vangelo, l’uno e l’altra singolarmente, misteriosamente consonanti
nell’identica parola «pace»; ancora rinnoviamo il ricordo di quello
storico e commovente momento per rinnovare l’augurio, che fu allora di
tutti - il mondo ascoltava, pensava e plaudiva -: regni la pace nel
mondo; non più la guerra, non più! Non più rivalità e contese e
sopraffazioni ed egoismi; ma la fratellanza universale, nella
giustizia e nella libertà.
Lo rinnoviamo, sì, il Nostro augurio, anzi il Nostro grido di
pace, oggi, perché tutti sappiamo quanto ne sia grande il bisogno,
quanto ardente il desiderio, quanto difficile il conseguimento.
Dovremmo rinnovarlo con dolore: dallo scorso anno a questo le
condizioni della pace nel mondo non sono migliorate. Lo ha detto anche
un testimonio qualificato in ragione del suo alto ufficio, il
Segretario Generale delle Nazioni Unite, nell’introduzione al suo
rapporto annuale: «La situazione politica internazionale non è
migliorata». Sappiamo tutti anzi quanto sia delicata, e quanto siano
purtroppo fondati i timori di un successivo aggravamento. Lo abbiamo
detto nella Nostra Enciclica.
GIAMMAI PERDERE LA CERTEZZA NELLA
CAUSA DELLA PACE,
NÉ LA FIDUCIA DI POTERLA CONSEGUIRE
Ma Noi soggiungiamo che non dobbiamo essere delusi. Che le
ascensioni umane verso le vette della civiltà abbiano momenti di
incertezza, di stanchezza e di difficoltà non deve fare meraviglia.
Conosciamo la complessità dei problemi della convivenza umana.
Conosciamo la debolezza dell’uomo. E che l’uomo, ad un certo punto
del suo difficile cammino, senta la tentazione di fermarsi e di
retrocedere; di andare avanti con le parole e di andare indietro con i
fatti, fa dolore, ma non stupore. Così l’uomo; non solo debole,
ma spesso incoerente; più fiducioso in un suo calcolo particolare ed
empirico, che non fondato sopra la bontà delle idee grandi, umane,
vere e progressive. E se così procede, oscillante e intermittente,
il passo dell’uomo verso la pace, noi non dobbiamo perdere la certezza
nel merito della causa della pace, né il coraggio per continuare a
difenderla ed a promuoverla, né la fiducia di poterla in ogni caso
conseguire. Noi dobbiamo sempre sostenere che la pace è possibile.
Noi dobbiamo sempre fare ogni sforzo per renderla possibile.
Quali sono perciò i pensieri, che facciamo sorgere nei nostri spiriti
in questo momento sacro alle loro più alte espressioni? Il primo
pensiero, il primo proposito, è quello della perseveranza nel cercare
la pace. Bisogna che l’umanità resti fedele alla grande idea
concepita dopo l’immane tragedia della guerra: dobbiamo tutti,
dobbiamo sempre cercare la pace; la pace per tutti. E se all’inizio
di questa formidabile risoluzione fu la straziante esperienza della
guerra, fu la paura, fu il terrore della sua ripetizione e delle sue
moltiplicate e apocalittiche proporzioni, oggi dovrebbe piuttosto
essere l’amore a sostenere tale risoluzione, l’amore per tutti gli
uomini; l’amore della pace, diciamo, ancor più che il timore della
guerra. E l’amore è fecondo di questi principi e di quelle idee,
che generano la vera pace: cioè la fratellanza, la giustizia, la
libertà, la collaborazione, la generosità.
I VERI PENSIERI DELLA PACE LA RENDONO
DESIDERABILE E SINCERA ANZITUTTO NELLE
COSCIENZE
Il che Ci suggerisce un altro pensiero, un altro proposito: noi
tutti dobbiamo educarci alla pace, dobbiamo alimentare quelle
«cogitationes pacis» (Jer. 29, 11), quelle idee che la
rendono desiderabile e sincera, e la stabiliscono, ancor prima che
nella politica e nell’equilibrio esteriore, nella profondità delle
coscienze, nella mentalità dell’uomo moderno e nel costume del popolo
civile. Dobbiamo, a questo riguardo, osservare come l’idea della
pace, nonostante tutto, progredisca nella coscienza, se non sempre
nell’attività, del mondo contemporaneo: ecco che si va vanificando
la equivoca propaganda, che cerca di strumentalizzarla a scopi
diversi, che non sia l’ordine fondato sul rispetto dei diritti della
persona umana e dei popoli liberi; così si va diffondendo l’intima
persuasione che la pace vera e duratura non può essere basata sulla
potenza di armi micidiali, né sulla tensione statica di ideologie
contrastanti; e si va invece formando il concetto positivo della pace:
la pace non è pacifismo imbelle, né egoismo gaudente, né
indifferente disinteresse dei bisogni altrui; ma piuttosto frutto di
uno sforzo pratico, continuo e concorde per la costruzione d’una
società locale e universale, fondata sulla solidarietà umana nella
ricerca di un bene per tutti comune. E guardando ai più grandi
bisogni dell’umanità ed insieme ai più grandi pericoli per la sua
contestabile tranquillità, la pace, Noi abbiamo detto, oggi si
chiama sviluppo; sviluppo dei popoli che hanno ancora bisogno di troppe
cose necessarie alla vita, e che costituiscono tuttora grande parte del
genere umano.
Se così è, un altro pensiero ci sorprende, un altro proposito nasce
negli animi nostri. La pace è difficile! Cosa grande, cosa
necessaria, cosa tanto cercata e servita; ma cosa difficile,
estremamente difficile. Però Noi dicevamo testé: non impossibile.
Perché non impossibile? bastano le forze umane a procurarla, a
mantenerla? Preferiamo in questo momento non dare esauriente risposta
a questa angosciosa questione, che involge le tesi più ardue del
pensiero e della storia, per concludere semplicemente con
l’applicazione d’una parola di Cristo alla soluzione del terribile
problema: se «questo è impossibile all’uomo, tutto è possibile a
Dio» (Matth. 19, 26). Questa parola dà ragione dell’atto
che stiamo compiendo: la preghiera per la pace. Esso trova la sua
logica nella fede; nella fede cioè che l’uomo non è solo nel
conseguimento dei suoi destini, e che una virtù potente e paterna può
innestarsi nello svolgimento delle sue decisive vicende, la
Provvidenza, l’aiuto di Dio, l’amore che scende dal Cielo, la
bontà vittoriosa del Padre celeste per l’umana salvezza.
«TUTTO È POSSIBILE A DIO»: A LUI LA
PREGHIERA DELL'UMANITÀ ANSIOSA DI PACE
RESPONSABILE NELLA GIUSTIZIA
Sì, pregheremo con fede, per la pace, specialmente nell’estremo
Oriente; una pace che assicuri la libertà e la prosperità a quelle
popolazioni, e che la trattativa leale ed umana, non la sopraffazione
dell’insidia o della forza, renda possibile. E pregheremo per quanti
altri focolai di lotte e di odio turbano la civile convivenza nel
mondo. Pregheremo per quanti con pazienza, con sapienza, con
lealtà, uomini ed istituzioni, lavorano per instaurare e promuovere
la concordia e la pace fra gli uomini. Pregheremo con voi qui
presenti, fedeli e cittadini di Roma, dove la pace civile si è fatta
universale e cristiana, e con tutti coloro che hanno accolto il Nostro
invito di invocazione religiosa e di elevazione spirituale, in favore
della pace, fiduciosi che il coro delle voci della Chiesa cattolica e
delle altre confessioni cristiane e non cristiane, anzi di tutti gli
uomini di buona volontà, coro oggi solidale nel desiderare una pace,
responsabile nella giustizia, di cui Dio è vindice e garante,
muoverà le migliori energie morali, che sono ancora nel cuore
dell’umanità, e otterrà dal Cielo ciò che gli uomini con le loro
sole forze non sanno conseguire. E pregheremo con la voce purissima,
dolcissima, fortissima di Colei, che recò al mondo il Salvatore,
il Principe della pace; pregheremo cioè associando alla nostra
afflitta e immeritevole preghiera l’intercessione di Maria, la donna
del più alto amore, la madre gaudiosa e dolente d’ogni umana
vicenda, la Regina della pace, Maria; e la nostra speranza
rifiorirà invincibile.
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