|
Notte Santa, 24-25 dicembre 1972
Amici e Signori!
Qui non è luogo di discorsi.
Ma solo d’un saluto, d’un saluto speciale per voi, Minatori, e
per quanti spendono qui la loro penosa fatica, sepolti in questa
galleria, che pare piuttosto ancora una caverna, e dove nonostante le
macchine fragorose e prepotenti, e le luci abbaglianti e l’aria
condizionata, è necessaria la presenza dell’uomo, che vi consuma le
proprie energie in uno sforzo continuo e sovrumano. Che vi dovrei
dire, del resto? Bravi. Forti. Meravigliosi.
Ma vi devo dare almeno una spiegazione. Non sono venuto qui per
curiosità, né per alcun interesse particolare. Sono venuto per
rendere onore a voi, eroi del lavoro; a voi, che penetrati nelle
viscere della terra, potete pensare d’essere forse dimenticati, e che
meritate invece l’ammirazione e il plauso della società, per il cui
progresso voi lavorate e soffrite.
Sono venuto a benedire voi ed il vostro lavoro, e a cercare fra voi
Cristo, quel Cristo che indegnamente io rappresento; perché
anch’Egli è nato in una stalla, forse in una spelonca non molto
migliore, né dissimile da questa, ed è poi morto inchiodato sopra
una croce infamante prima, gloriosa poi. Sì, le condizioni della
vostra fatica mi fanno pensare che Cristo è fra voi. Dove l’uomo
suda, lavora, soffre Egli è, a suo modo, presente.
Questa notte poi è Natale: Egli vuole essere qui, per portare
anche a voi un augurio di pace e di speranza ed un conforto amichevole,
quello della Sua, mediante la nostra benedizione.
Alla fine il Santo Padre aggiunge queste parole: «Se scrivete alle
vostre famiglie, dite pure: abbiamo incontrato il Papa, che ci ha
detto di salutarvi tutti. Voi siete come dei soldati di prima linea.
Dietro di voi c’è tutta la società che vi ama, vi ammira, vi
sostiene» . A questo punto i minatori offrono al Papa in dono
un’artistica Madonna con bambino, fatta con le loro mani,
utilizzando il calcare della galleria. Il Pap,a esce sul piazzale
del cantiere. Intanto il monte Soratte è diventato una grande
fiaccola gigantesca. Da Sant’Oreste, che si profila in alto sopra
il cantiere, fasci di luce multicolore solcano il cielo e salve di
fuochi d’artificio avvivano la scena con i loro fantastici disegni.
Paolo VI entra nella baracca abitualmente adibita a mensa degli
operai e vi incontra una folta rappresentanza di autorità e di
lavoratori, ai quali rivolge la sua parola in questi termini.
Eccoci a Voi. Siamo stati invitati, e siamo venuti. Siamo noi
stessi un po’ meravigliati di questa escursione notturna. Per noi
questo è un posto sconosciuto, vi arriviamo per la prima volta,
sebbene esso non sia molto lontano da Roma, dove abbiamo trascorso la
maggior parte della nostra vita. Ma noi abbiamo l’impressione di non
essere qui forestieri. La vostra presenza, illustri e cari Signori,
ce ne offre la prova, e subito ci obbliga a porgere a voi i nostri
saluti. Il primo saluto lo dobbiamo alle Autorità civili, che ci
hanno favorito con molta cortesia per rendere possibile e certamente
felice questa nostra visita natalizia a Ponzano Romano e a S.
Oreste. Salutiamo e ringraziamo di cuore. All’onorevole Bozzi,
Ministro dei Trasporti del Governo Italiano, diciamo la nostra
riconoscenza per aver voluto assistere a questa sacra cerimonia,
nonostante la notte, il clima e la rinuncia alle abituali serene
consuetudini familiari del Natale domestico, e per averci concesso di
visitare questo cantiere iscritto nell’area della sua competenza
governativa. Parimente e rispettosamente salutiamo ogni altra
Autorità del luogo, regionali, provinciali, e comunali: ai
Sindaci dei due Comuni nominati, Ponzano Romano e S. Oreste, e
alle loro rispettive autorità locali, non che alle loro popolazioni,
che sappiamo qui largamente rappresentate, esprimiamo la nostra grata
compiacenza per averci voluto accogliere con tanta cortesia. Così
siano ringraziate le Autorità militari e dell’ordine pubblico,
quelle in particolar modo delle Ferrovie dello Stato, e quelle che
dirigono i lavori in corso, specialmente coloro che fanno parte della
Impresa SA.MO.GI., ideatrice ed esecutrice dell’opera ora da
noi visitata e ammirata.
Abbiamo inoltre altri saluti da fare, e questi nel raggio ecclesiale.
A lei, venerato Monsignor Roberto Massimiliani, Vescovo del
luogo, e cioè delle tre Diocesi unite di Civita Castellana, Orte
e Gallese, il nostro riverente saluto, come a persona da noi
conosciuta e stimata da lungo tempo, e con lei siano salutati i due
Parroci locali, i loro Coadiutori o Collaboratori e tutto il
Clero, i Religiosi e le Religiose di questa zona, la cui storia è
tanto legata, oltre che alle memorie classiche del Soratte, a quelle
del Pontificato Romano: basta ricordare che Viterbo non è lontana,
e che le due Parrocchie menzionate di Ponzano e di S. Oreste
dipendevano dall’Abbazia, sacra alla memoria di S. Paolo alle Tre
Fontane e dedicata ai Santi Vincenzo e Anastasio; ora questa
Abbazia è tuttora sotto la protezione diretta del Papa, il quale
perciò può riguardare, a titolo speciale, come suoi Fedeli i
Parrocchiani locali, e profitta pertanto dell’incontro presente per
salutarli di cuore e per esortarli ad essere degni continuatori delle
loro tradizioni religiose.
Facciamo tutti il Natale insieme! Il Signore sia davvero con noi!
e a tutti perciò sia salute, letizia e pace, con la nostra
benedizione.
|
|