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Rapidamente, si diffuse per la città di S. Giacomo dei Cavalieri
di Guatemala, la notizia della sua morte suscitando, insieme al
dolore, rispetto e venerazione per quell'amore che Pietro aveva
seminato tra i suoi abitanti; poiché non vi era persona che non
sentisse lacerarsi il cuore per la sua irreparabile perdita fisica.
«Si compose il cadavere e si collocò in mezzo all'Infermeria,
poiché non vi era un ambiente più adatto. Aperte le porte, affluì
una tale moltitudine di gente che fu necessaria la forza per contenerla
e perché non facesse al corpo del defunto il danno che si temeva.»
«Si considerava infelice colui che non poteva arrivare a baciare i
piedi.»
Ad essi molti accostavano le corone del rosario e quelli che non
potevano ottenere altra reliquia prendevano la terra che aveva
calpestato, particolarmente quella su cui si era inginocchiato...
«Accorsero poi i signori del Real Tribunale... il Vescovo con il
suo Venerabile Collegio e stabilì che il corpo fosse trasportato in
un luogo molto più grande, dove con meno ristrettezza e pericolo il
popolo potesse compiere la sua devozione, giacché non era possibile
trattenerlo.»
«Lo collocarono in una carrozza, e lo accompagnarono il Vescovo ed
il suo Collegio... Fu portato alla chiesa della Scuola di Cristo
e lì, per ordine del Presidente, misero di guardia dei soldati che
difendessero il cadavere quella notte...»
«Fino a che si fece giorno si celebrarono molte messe in diversi
altari che furono preparati da tutto il clero. La sepoltura fu fissata
per la mattina del ventisei aprile... ed il corpo uscì dalla chiesa
in strada, portato a spalla dai Presidente e dagli Uditori del Real
Tribunale. Seguirono i Prebendati della Santa Chiesa Cattedrale;
poi i Capitolari della città. Entrarono le Congregazioni Religiose
e, finalmente, tutti i nobili e le illustri persone che cercavano di
avere la fortuna di portare, anche se per breve tratto, un tale nobile
carico.»
«Le strade erano piene di gente e la chiesa di San Francesco, dove
doveva essere sepolto, pur essendo tanto grande, come è risaputo,
era così affollata che si poté entrare con difficoltà con il
feretro...» [67]
Sebbene nel suo testamento Pietro richiedesse che lo seppellissero
nella cappella del Terzo Ordine di San Francesco, per disposizione
delle autorità ecclesiastiche fu stabilito di seppellirlo nel pantheon
speciale per i Terziari, nella navata principale della chiesa.
La sua tomba rimase nel vano dai lato dell'altare maggiore, per
centosei anni, fino a che nel 1773, a causa dei terremoti di
Santa Maria che distrussero la città, venne distrutta anche la
chiesa ed i venerati resti furono trasferiti alla cappella terziaria,
dove si trovano ancora oggi.
Nella novena della sua morte si celebrarono le onoranze funebri con
maestosità e pompa. Il popolo intero accorse in chiesa e la cronaca
racconta che «Guatemala non ha visto giorno di maggiore affluenza,
sebbene si contino quelli che si sono dedicati alle esequie di persone
di dignità sovrana. Per le altre occasioni la spinta è stata quella
della curiosità o della dipendenza, ma per questa la spinta è stata
quella dell'amore, della gratitudine, della devozione e della fama di
santità del Defunto». [68]
Il trasferimento della sua tomba alla cappella terziaria dovuto ai
terremoti del 1773, fu ritenuto provvisorio e pertanto la tomba fu
costruita in modo molto semplice.
La cassa dove sono rinchiusi i suoi resti è di legno di pino ed è
sospesa in aria per mezzo di ganci speciali.
In cima alla parete imbiancata della tomba, c'è un'inferriata su di
un paravento di legno, come protezione dal tempo e dalla gente.
Attraverso questa grata i fedeli ed i devoti facendo le loro
invocazioni pieni di speranza danno tre colpetti con le nocche delle
dita sul legno del paravento, come per assicurarsi una migliore
risposta.
Le pareti intorno alla tomba, ricoperte da voti e placche di marmo,
legno, argento, ecc., rendono testimonianza dei numerosi miracoli
che la devozione popolare attesta di aver ricevuto per sua
intercessione.
È raro un momento della giornata in cui non vi siano persone in
preghiera. Davanti al suo altare, si vedono anche, inginocchiati ed
umili, grandi personaggi della storia e vita centroamericana, così
come il popolo umile e semplice e gli indigeni che pregano nella loro
lingua vernacola, tutti uniti dalla fede davanti al Fratello Pietro,
amato e venerato come il «santo di Guatemala».
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