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S. Giacomo dei Cavalieri di Guatemala, quella città fondata sulle
rovine del disastro di Almolonga, dove perì la prima donna
governatrice nella storia del Nuovo Mondo, era importante tra le
colonie spagnole; nobili spagnoli trasferirono i loro feudi a
Guatemala, alcuni per ingrandire il proprio capitale, altri - con
titoli nobiliari ma senza quest'ultimo - altri per costituirselo qui,
coltivando il fico d'India ed il cacao, che allora erano molto
richiesti sul mercato mondiale.
La città era elegante e bella, verso la metà dei secolo XVII
contava, secondo le statistiche di quel tempo, 60.000 abitanti,
seimila case, venti edifici pubblici, chiese, conventi di monache
come quello di Santa Chiara e della Concezione, altri di frati come
quello della Mercede di San Francesco e di San Domenico, il cui
ricordo é passato alla storia per la sua grandezza e magnificenza; vi
era inoltre il Collegio di San Tommaso, il Palazzo dei Capitani
Generali, la tipografia e il nobile municipio. La società
cittadina, naturalmente, era aristocratica e danarosa - e si muoveva
in un ambiente distinto, di feste e ricevimenti - dove le donne
facevano sfoggio di sontuosi abiti di broccato ricamati in oro e gemme,
preziosi gioielli portati dalla Spagna, vere reliquie di famiglia,
parrucche e ornamenti vari...
Arrivò un giorno in questa società, per trascorrere alcuni mesi di
vacanza, un giovane gentiluomo, di appena ventisei anni, il capitano
don Rodrigo di Arias e Maldonado di Gógora e Córdova,
discendente diretto delle case dei duchi di Alba e conti duchi di
Benavente. Proveniva da Costa Rica, dove le sue capacità e la
nobiltà lo avevano fatto nominare Governatore e capitano Generale
della provincia menzionata, quando aveva appena ventidue anni.
Don Rodrigo era un cavaliere di bell'aspetto, originario di
Marbella, sulla costa mediterranea del regno di Granada in Spagna,
figlio di don Andrés Arias Maldonado e di donna Melchora Francisca
de Góngora e Córdova, appartenenti alle nobilissime case dei
signori duchi di Alba e conti-duchi di Benavente.
La nascita di don Rodrigo fu segnata da uno speciale avvenimento: sua
madre lo aspettava per la fine del mese di dicembre del 1637, ma il
giorno 24 durante la notte si sentì male e chiede che un sacerdote
andasse a celebrare la messa al suo castello; alla fine di questa,
pochi minuti dopo la mezzanotte, ormai del giorno 25, nacque un bel
maschio a cui fu imposto il nome di Rodrigo Gabriel.
Don Andrés, il padre, ebbe alte cariche nell'esercito del Re e le
sue prodezze ed il suo valore fecero sì che nel 1655 fosse nominato
Governatore e Capitano della Provincia di Costa Rica, situata tra
le province di Nicaragua ed il regno del Perù, nelle Indie, il cui
governo era stimato in quel tempo come uno dei migliori del paese.
Il giovane Rodrigo aveva appena diciannove anni quando la famiglia si
trasferì nel Nuovo Mondo. Con lui, oltre ai genitori, erano altri
due fratelli: don Juan, anch'egli militare, e donna Melchora,
graziosa fanciulla, i quali subito contrassero nozze dando origine a
nobili famiglie che ancora hanno dei discendenti nella società attuale
di Costa Rica.
Don Rodrigo si distinse subito non solo per l'eleganza e la nobiltà
del portamento, ma anche per il valore; l'esempio eroico del padre e
la tradizione di famiglia lo indussero a seguire la carriera delle armi
ed in breve tempo ottenne il grado di sottotenente. [56]
La provincia di Costa Rica contava allora 19.000 abitanti, la
maggior parte dei quali erano indigeni agguerriti ed indomiti
appartenenti alla tribù dei «Chorotegas», «Guétares» e
«Talamancas», molto feroci e perfino antropofagi.
La popolazione decresceva rapidamente a causa delle guerre tribali e
delle grandi calamità, come il vaiolo, che decimavano popolazioni
intere. Gli indigeni attribuivano queste pestilenze ad una maledizione
portata dai bianchi e per questo erano molto feroci ed indomiti.
C'era anche un altro grave problema, quello delle imbarcazioni che
arrivavano e che non potevano attraccare a causa dei continui assalti
dei pirati; don Andrés, accompagnato da suo figlio Rodrigo e da un
contingente di soldati, si impose il compito di cercare un nuovo porto
al riparo da questi attacchi e per trovarlo fece lunghi viaggi fino a
che ne localizzò uno che permetteva di portare in salvo i prodotti
dall'interno al mare e viceversa. Sfortunatamente, durante uno di
questi viaggi, nel 1658, don Andrés fu contagiato dalla febbre e
morì.
Queste imprese e questi avvenimenti fecero sì che all'inizio dei
1659, don Rodrigo venisse nominato da Carlo li, Governatore di
Costa Rica, con le stesse prerogative di suo padre. Aveva appena
ventidue anni ed era la persona più giovane nominata a sostenere un
incarico tanto importante.
«Durante quasi due anni si dedicò alla civilizzazione della regione
più vicina alla sua fortezza; costruì templi e portò religiosi per
pacificare definitivamente gli abitanti del luogo. Tuttavia gli doleva
vedere che le tribù «Talamancas» continuavano ad essere tanto
selvagge. Spinto dalla leggenda secondo la quale in quella regione
esistevano tribù di sole donne le quali non permettevano che nessun
uomo le dominasse né desse loro leggi, considerando che avrebbe reso
un grande servigio al re se le avesse sottomesse, diede inizio ai
preparativi per compiere la sua conquista.»
«Dal 1662 al 1663 portò felicemente a termine delle
incursioni e la sua principale vittoria fu quella di sottomettere il
capo tribù Cabsi con più di 1200 guerrieri. La sua avanzata fu
tale che i Talamancas oltrepassarono la catena delle montagne
spingendosi nella pianura.»
«Perché l'opera fosse più completa, don Rodrigo di Arias
Maldonado spese dal suo capitale più di 60.000 pesos. Tuttavia
cambiamenti avvenuti alla Corte di Spagna ebbero ripercussione anche
nella provincia di Costa Rica e per questo egli fu esonerato
dall'incarico, lasciando incompiuta gran parte dell'opera.»
«Don Rodrigo, desideroso di trovare un nuovo posto in cui tentare la
sua fortuna, decise di intraprendere un viaggio per Guatemala nella
cui capitale arrivò nell'anno 1665». [57]
Verso Guatemala, dunque, diresse i suoi passi il giovane e leggiadro
don Rodrigo Gabriel di Arias e Maldonado, desideroso di trascorrere
un periodo di piacere e divertimento in quella aristocratica società,
senza sospettare che un nuovo destino era già segnato per la sua vita.
Pietro di Betancur, nel frattempo, continuava la sua opera.
Lavorava tenacemente dall'alba all'imbrunire e davanti agli occhi dì
tutti l'ospedale cresceva di giorno in giorno. Una mattina andò a
fargli visita donna Maria de Céspedes e, vedendolo stanco e
pallido, cosa rara in lui, gli raccomandò di riposare poiché la sua
salute sembrava risentire della stanchezza. Pietro che già allora
presentiva la sua morte vicina e pregava Dio per un suo successore, le
rispose con queste enigmatiche parole:
- «Sorella, viene ad abitare in questa città un cavaliere in cui ho
fondato le mie speranze».
Giorni dopo donna Maria tornò a portargli un po' di pane per i suoi
poveri ed egli, uscendo dalla porta per salutarla, vide un elegante
cavaliere che passava in una ricca carrozza, lo indicò allora alla
donna dicendo:
- «Vede, quell'uomo che viene è precisamente fatto su misura per
le mie intenzioni».
Era don Rodrigo che, giunto appena il giorno prima a Guatemala,
andava a cercare alcuni conoscenti che vivevano da quelle parti.
In quei giorni morì il Fratello Rodrigo de Tobar, che era stato
molto utile a Pietro nella sua opera. Sapendo cosa significasse
questa perdita per luì, un altro dei fratelli terziari andò ad
esprimergli le sue condoglianze ed egli, dopo averle accettate, gli
disse:
- Forse pensi, fratello, che per questo debba rallentare l'opera di
Betlemme? L'Altissimo ha chiamato a sé il Fratello Rodrigo, ma
già sta preparando un altro Rodrigo che deve essere la colonna di
Betlemme.
Questa profezia fu notevole, poiché don Rodrigo de Arias, colui al
quale sì riferiva, non aveva allora la benché minima conoscenza di
Fratel Pietro e della sua opera; arrivato da poco da Costa Rica,
la sua unica preoccupazione era quella di divertirsi alle feste di
società.
Don Rodrigo prese in affitto un'elegante casa che, grazie alla sua
fortuna e al suo buon gusto, sistemò squisitamente con i migliori
mobili e tappezzerie che trovò a disposizione. La sua fama ed il suo
lignaggio, che erano notevoli, gli aprirono immediatamente !e porte
delle migliori case, e subito abbondarono gli inviti, poiché le
famiglie più distinte si disputavano l'onore di riceverlo ed
ossequiarlo. I guatemaltechi si sono sempre distinti per
l'ospitalità ed il buon gusto nell'accogliere gli invitati e in quel
tempo non potevano essere da meno, specialmente perché si trattava di
un nobile cavaliere, che pur tanto giovane, aveva già occupato posti
molto importanti.
Don Rodrigo volle contraccambiare i numerosi inviti ed organizzò una
festa in casa sua; la mattina del giorno in cui si sarebbe celebrata,
come per ricordare alla città chi fosse, stabilì di uscire a fare una
passeggiata nella piazza principale, vestito elegantemente con
l'uniforme militare di gran gala, filettata di cordoni e bottoni
d'oro che risplendevano al sole di mezzogiorno e sul capo, un cappello
con un gran ciuffo di piume bianche al vento. Lo accompagnava un
seguito di amici e servitori, vestiti anch'essi elegantemente, sì
che il suo passaggio sembrava più una sfilata che una semplice
passeggiata di cavalieri.
Pietro era uscito quella mattina - come tutte le altre - a far visita
agli ospedali, accompagnato da varì fratelli terziari che lo aiutavano
a portare la sua pentola di atol, gli abiti, il pane e tante altre
cose; qualche malattia sembrava minacciare le sue forze che si erano
ormai indebolite al punto che non poteva affrontare da solo questi
sforzi. Stavano attraversando la piazza principale, quando, passò
don Rodrigo col suo corteo. Pietro ed i suoi compagni, attratti
dallo sfarzo di quelle persone e specialmente dalla figura gagliarda di
don Rodrigo, e dalla fama di cui godeva, si fermarono ad osservarli;
quando si furono allontanati, Pietro, rivolgendosi ai compagni
disse:
- «Vedete il Governatore con quale pompa e maestà sontuosa si
incammina? Eppure è colui che Dio ha stabilito per mio successore e
che dovrà fondare in quel povero ospedale un Ordine religioso».
[58]
La festa di don Rodrigo, quella notte, fece storia nella città.
Vi erano le famiglie più distinte, il governatore ed altri ministri,
ecc., e tra le dame partecipanti eccelleva per bellezza ed eleganza
donna Elvira de Lagasti, giovane e distinta signora sposata al figlio
del conte di Calimaya, che aveva forti interessi in tutto il regno di
Guatemala. Don Rodrigo e donna Elvira appena si videro si sentirono
fortemente attratti reciprocamente.
Donna Elvira, una delle donne più affascinanti che vi fossero in
Guatemala, si era sposata senza amare suo marito infatti il suo era
stato uno di quei matrimoni combinati che allora erano frequenti, fatto
per consolidare il rango e la fortuna di due importanti famiglie.
Da quel giorno don Rodrigo fece di tutto per rivedere donna Elvira;
discretamente, per mezzo di amici di fiducia, poté comunicare con lei
e stabilire appuntamenti segreti quando lo sposo della dama, impegnato
nei suoi molteplici affari, usciva dalla città.
«Si accese così nel suo petto una tale amorosa fiamma, che passò
rapidamente da un vivo sentimento ad una forte passione. Don Rodrigo
era uomo estremamente galante e di spirito, oltre a possedere le altre
prerogative del suo rango, e la signora, corteggiata da un cavaliere
di tali pregi, corrispose apertamente al suo amore. Nel suo trasporto
non le importò di essere sposata, ed entrambi, travolti dalla
passione, non si preoccupavano del rispetto umano, e tanto meno del
rispetto divino.»
«Senza dubbio i forti sentimenti della signora dovettero rivelarsi al
marito, il quale cominciò a sospettare che la sposa lo stesse
tradendo. I fondati sospetti gli accesero il cuore, tuttavia, non
volendo commettere un'imprudenza che potesse ferire colei che ancora
amava, preferì non manifestare nulla fino a che l'eventuale colpa
fosse tanto evidente da portarlo a pretendere soddisfazione per l'onore
oltraggiato.»
«Decise di proposito di allontanarsi, poiché era sua intenzione
tornare inaspettatamente per mettere in atto il suo piano. Disse alla
sposa che si sarebbe trattenuto due o tre giorni in campagna e a lei
parve che questa assenza del marito fosse una occasione unica per
realizzare totalmente l'a- more che la possedeva.» [59]
Appena partito il marito la signora infatti inviò un messaggio a
Rodrigo il quale ottenne immediatamente un appuntamento per quella
notte, nella sua stessa casa, poiché gli sembrò il luogo più sicuro
ed adeguato.
Alle nove di sera ella arrivò in una carrozza chiusa. Egli
l'aspettava nella casa adornata in modo speciale per l'occasione. In
un salottino intimo, attiguo alla sua stanza da letto, le offrì una
splendida cena e vini squisiti.
«Furono interrotti dalla notizia che nella sala d'attesa apettavano
impazientemente alcune persone che erano arrivate da Costa Rica per
affari importanti. Don Rodrigo disse alla signora che lo scusasse per
l'interruzione e che, nel frattempo, passasse a riposare in una
camera degli ospiti». [60]
La camera era molto elegante, al centro un ampio letto con quattro
colonne intagliate, con baldacchino di damasco e tende di seta,
arredato e profumato come per ricevere una regina. Poiché don
Rodrigo tardava, donna Elvira decise di sdraiarsi.
Don Rodrigo tardò quasi due o tre ore e, finalmente, impaziente,
si trovò al lato della donna amata. Le candele erano spente -
soltanto una brillava in un angolo - per cui la camera era in
penombra; sul letto si delineava la figura di Elvira dalla splendida
capigliatura sciolta sul cuscino. Don Rodrigo le parlò ma ella non
rispose. Pensò logicamente che nell'attesa si fosse addormentata e
le toccò dolcemente una spalla, ma inutilmente. Tornò ad insistere
con più forza... e nulla. Meravigliato, avvicinò la candela al
viso di lei e, quale non fu il suo spavento quando, alla luce chiara,
vide che ella era senza vita, sfigurata dalla morte.
Nella sua disperazione cercò di risvegliarla, volle prenderla in
braccio ma il corpo di donna Elvira, freddo e inanimato ricadde sul
letto; cercò di rianimarla con ogni mezzo... ma tutto fu inutile,
diventava ogni momento più fredda e le sue fattezze, prima tanto belle
e soavi, erano ora dure e scomposte, quasi grottesche.
Don Rodrigo sentì di impazzire, mai nelle sue numerose avventure
aveva sperimentato simile cosa, quella donna che pochi minuti prima era
una splendida creatura che rideva e parlava con lui, ora era un essere
inanimato, e quasi orribile a vedersi.
Che fare? A chi ricorrere in una situazione tanto disperata? Non
sapeva e, sentendosi impazzire sempre più dall'angustia e dal
terrore, si precipitò in strada, senza meta, con la spada sguainata
in mano.
Scarmigliato, con gli occhi infuocati dal dolore e dall'ira,
camminava disorientato ed era realmente una figura impressionante in
quelle ore della notte, mentre l'intera città dormiva e le strade
erano deserte e silenziose. Quasi automaticamente si diresse alla
Piazza de Armas, dove pochi giorni prima era passato tanto
pomposamente, e arrivato al muro orientale del Palazzo dei Capitani
Generali che fa angolo con la strada di Santa Teresa fu fermato dalla
figura di un Francescano, con una lampada accesa in una mano e
nell'altra un campanello di bronzo. Era Fratel Pietro di San
José di Betancur, in una delle sue notturne escursioni per le vie
della città. Suonava il campanello esclamando con voce grave:
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Acordaos hermanos
que un alma tenemos
y si la perdemos
no la recobramos...
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Don Rodrigo rimase immobile, non aveva mai visto Pietro prima,
aveva solo sentito parlare di lui... ed ora, in questo preciso
momento di grande angustia e confusione, la sua mistica figura gli
appariva davanti ed il suo messaggio - rivolto a tutti - gli sembrava
particolarmente diretto alla sua anima tormentata.
- «Buona notte, fratello, quale strano motivo la tiene fuori a
quest'ora e da solo nella strada?» gli domandò Pietro
cortesemente.
Don Rodrigo, ancora più sconcertato e un po' violento per questa
intromissione, poiché desiderava continuare la sua pazza corsa senza
meta, gli rispose:
- «È ancora più strano che a quest'ora un frate cammini da solo per
le strade mentre se ne dovrebbe stare in raccoglimento. Di me, non
c'è da meravigliarsi, sono celibe e secolare e non sono tenuto a
rispettare questi obblighi».
Pietro, allora, che sapeva bene quello che accadeva nell'animo di
lui, sollevando la sua lanterna per illuminarlo, lo guardò
profondamente negli occhi e gli disse che Dio lo aveva mandato per
salvarlo e per dimostrarglielo gli raccontò dettagliatamente tutto
quello che era appena accaduto.
Don Rodrigo ascoltò quella narrazione esatta in ogni dettaglio...
e comprese di trovarsi davanti ad un uomo di Dio, poiché nessuno
assolutamente poteva sapere quello che era appena avvenuto pochi momenti
prima. Qualcosa, come una scarica elettrica, lo colpì nelle sue
fibre più intime, fece trepidare la sua coscienza... e senza
poterlo evitare, cadde in ginocchio davanti a Fra' Pietro chiedendo
perdono e misericordia.
Pietro allora lo esortò a pentirsi dei suoì errori e a dedicarsi a
Dio. Don Rodrigo gli rispose che forse era ormai troppo tardi,
perché sarebbe arrìvato presto il momento della scoperta dei cadavere
di donna Elvira, con suo grande disonore, e per lui ci sarebbe stato
il carcere. Se quella tragedia però si fosse potuta evitare, allora
sarebbe stato tutto diverso e volentìeri la sua vita l'avrebbe
dedicata a seguire il suo esempio nell'opera religiosa.
«- Andiamo, andiamo a casa sua - gli disse Pietro, sentendo
questo proponimento - che io le prometto in nome di Dio il rimedio che
desidera, soltanto perché si compia quella sua parola».
«Camminarono per un po' ed entrati nella casa di don Rodrigo, si
recarono nella camera in cui si trovava il cadavere e lì, in presenza
della morte, Pietro esortò nuovamente Rodrigo a cambiare vita e
abitudini. Poi andò vicino alla defunta e, prendendole una mano, le
comandò in nome di Dio di tornare in vita; al suono della sua voce,
si avverò il prodigio: la defunta perse la rigidezza in cui si trovava
e si rianimò riacquistando la sua bellezza.»
«Don Rodrigo ed Elvira caddero in ginocchio, sentendosi veramente
colpevoli e piansero con lacrime di sincero pentimento. Fra' Pietro
invitò la signora a prepararsi senza indugio per ritornare subito a
casa sua. S'incamminarono tutti e tre alla detta casa con tutta
fretta e all'entrata, Fra' Pietro esortò donna Elvira a ritirarsi
immediatamente e a tranquillizzare tutti quelli della casa, per evitare
il pericolo della giusta gelosia del marito. Ammonì entrambi a
cambiar vita ed ordinò a Rodrigo di ritirarsi a casa sua, mentre egli
avrebbe rimediato a ciò che doveva ancora accadere in quella
faccenda.»
Pietro si mise ad aspettare il marito della signora che, presago del
tradimento stava arrivando rapidamente per compiere giustizia. Giunto
infatti costui e avendo scorto un uomo all'entrata della casa, si pose
in agguato per aggredirlo e per togliergli la vita, giudicandolo
colpevole di aver offeso il suo onore. Fra Pietro si accorse della
sua intenzione e, prima che potesse dare esecuzione al suo impulso,
gli parlò, facendosi riconoscere. Il marito di donna Elvira era
molto amico e devoto di fra' Pietro, avendolo perciò riconosciuto
dalla voce, si trattenne rispettoso dalla sua furiosa determinazione.
Il buon Fratello gli parlò dolcemente, gli rivelò tutti i segreti
del suo animo e lo persuase a deporre i suoi sospetti. Gli parlò,
per calmarlo, del fermo proposito di sua moglie e, per convincerlo
maggiormente, gli disse che l'uomo di cui sospettava lo avrebbe visto
tra non molto vestito col suo stesso abito religioso. A queste valide
ragioni, addotte da Pietro, il cavaliere si rasserenò e si congedò
da lui con molta commozione rendendo grazie a Dio per aver trovato
nelle sue parole un profondo conforto... [61]
Questo fatto straordinario cambiò Don Rodrigo completamente.
Decise di realizzare l'ispirazione divina che sentiva fortissima
dentro di sé, fece pubblica rinuncia dei suoi beni ed onori, facendo
conoscere la sua intenzione di didicarsi a seguire il cammino di Dio.
Pietro però, sapendo bene quanto la natura umana sia variabile e come
queste vocazioni improvvise possano essere soltanto fuochi fatui,
benché avvisato soprannaturalmente dal Signore che Rodrigo avrebbe
continuato la sua opera, volle metterlo alla prova e gli disse di
aspettare ancora per prendere l'abito di Terziario, egli stesso lo
avrebbe chiamato al momento opportuno. Don Rodrigo si sottomise alla
volontà di Pietro, ma poiché i giorni passavano e questi non lo
mandava a chiamare, ordinò di mettere in una carrozza tutti i suoi
abiti e i suoi gioielli e li inviò a Pietro insieme ad un messaggio in
cui diceva che era stanco di aspettare e che era pronto ad accorrere
personalmente. Pietro non volle riceverli, ordinò che gli fossero
restituiti e che gli dicessero «che ancora non era pronto il solco per
versarvi l'acqua».
Don Rodrigo comprese il mistero delle parole di Pietro: che il suo
spirito ancora non era ben preparato con il solco delle mortificazioni
per ricevere l'acqua dello stato perfetto a cui aspirava. Nuovamente
Rodrigo mandò a Pietro gli abiti e i gioielli, ma al servo che li
portava suggerì di dire che accettasse quei gioielli che umilmente gli
mandava e disponesse di essi; e che se gli avesse fatto grazia di
dargli un angolino della sua casa per ritirarsi, sarebbe andato a
fargli compagnia quando l'avrebbe ordinato.
Questa umile supplica fu accetta da Pietro il quale gli rispose per
mezzo dello stesso servo che ormai era giunto il momento opportuno e che
poteva andare appena deciso.
Immediatamente don Rodrigo si recò all'ospedale da Fra' Pietro,
il quale lo ricevette con molta gioia.
Era già stabilito il giorno in cui don Rodrigo avrebbe ricevuto
l'abito scoperto del Terzo Ordine di Penitenza di San Francesco ma
Pietro, volendo ancora metterlo alla prova, specialmente nella
vanità - che è tanto forte negli esseri umani -, gli fece
affrontare l'ultima prova la mattina precedente la sua vestizione.
Gli chiese di indossare il suo migliore abito e le gioie più ricche e
così fece don Rodrigo, che apparve nuovamente così bello ed elegante
come quando sfilò quella mattina memorabile per la Piazza de Armas;
andarono allora entrambi al macello pubblico della città dove Pietro
chiese due pezzi di carne che appese alle estremità di un bastone che
aveva portato con sè, quindi collocò il bastone con i pezzi di carne
pendenti, sulle spalle di don Rodrigo... ed in questo modo
percorsero le strade della città.
La gente che lo vedeva passare si burlava di lui, lo aveva conosciuto
come l'elegante Governatore di Costa Rica ed ora lo credeva pazzo
senza rimedio, non potendo altrimenti spiegare quel reale abbigliamento
ed il bastone che portava sulle spalle. Camminarono per tutta la
mattina, passarono per la Piazza de Armas nel preciso momento in cui
uscivano dal Palazzo dei Capitani Generali il Presidente ed il
Vescovo, i quali, avendolo conosciuto nelle feste di società e
vedendolo ora così, non poterono fare a meno di ridere e nello stesso
tempo di dolersi del suo stato, ritenendolo irrimediabilmente pazzo.
Rodrigo non pronunziò una sola parola o lamentela, resistette
umilmente a tutte le burle e agli oltraggi, per cui Pietro rimase
pienamente convinto del suo cambiamento. Il giorno seguente, egli
stesso gli fece indossare l'abito di terziario francescano, che era
quello che allora portavano tutti i fratelli betlemiti, e gli diede il
nome di Rodrigo de la Cruz.
Due mesi dopo essere entrato nell'Ordine, l'8 gennaio del
1667, a Rodrigo giunse la notizia che il Re Carlo II,
prendendo in considerazione i suoi meriti gli conferiva il titolo di
marchese di Talamanca, ad eterno ricordo delle sue brillanti azioni
nella conquista di queste terre e per risarcire in parte le spese che
con il suo patrimonio aveva sostenuto per un'impresa tanto grande, gli
elargiva, dalle rendite delle casse reali, la somma di dodicimila
ducati annui.
«Una commissione del tribunale passò all'ospedale per effettuare la
formale consegna della nomina e per stabilire la data in cui avrebbe
ricevuto ufficialmente tale grande onore. Fra' Rodrigo de la Cruz,
con tutta la rispettosa umiltà che aveva acquistato in così breve
tempo e ricordando le parole che Fra' Pietro di San José gli aveva
diretto al suo arrivo all'ospedale, dichiarò che avendo rinunciato al
mondo, alle sue ricchezze, ai capitali, non poteva accettare un
simile onore e che pertanto quello stesso giorno avrebbe mandato a sua
Maestà una missiva nella quale lo avrebbe ringraziato per l'onore
conferitogli, ma che per la sua nuova condizione rinunciava al titolo e
alla rendita fissata».
Appena quattro mesi dopo, moriva Fratel Pietro e rimaneva come suo
successore Rodrigo de la Cruz, saggiamente eletto per stabilire e
propagare l'opera betlemita nel mondo.
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