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Appena otto giorni dopo che Fratel Pietro era morto, nominando
successore della sua opera Fra Rodrigo de la Cruz, tornò dalla
Spagna Fra' Antonio de la Cruz, che quattro anni prima era stato
inviato per cercare di ottenere dai re di Spagna l'autorizzazione a
fondare l'Ospedale dei Convalescenti.
In Spagna trovò l'appoggio di don Agustín Ponce de León,
agente ufficiale degli affari del Re al Consiglio delle Indie, che,
ammirando l'opera, lavorò con tenacia e disinteresse per ottenere
l'autorizzazione della regina MariaAnna di Asburgo-Austria
concedendo le debite licenze per «la fondazione dell'ospedale di
Nostra Signora di Betlemme in Guatemala, per convalescenti
bisognosi...».
Ancora prima di morire, Pietro aveva potuto accorgersi di certe
gelosie da parte di alcuni membri dell'Ordine francescano, poiché
essendo lui ed anche i suoi collaboratori Terziari francescani minori
ma lavorando indipendentemente alla realizzazione di un'opera che ogni
giorno diventava sempre più grande ed era l'ammirazione della città,
la reazione umana fu che sorgessero gelosie e rivalità.
Specialmente nella persona del Padre guardiano, fra' Juan de
Araujo, superiore del convenuto di San Francesco, trovarono molta
opposizione.
Una volta in cui egli negò l'abito ad alcuni che lo richiedevano,
poiché volevano entrare nella comunità Betlemita, si sentì dire da
Pietro:
- «Con queste noie non possiamo andare avanti. Quando arriverà la
licenza dalla Corte, si dovrà trovare il modo di perpetuare
l'ospitalità».
Fra Payo Enríquez de Ribera, Vescovo di Guatemala al quale
ricorsero i fratelli Betlemiti sollecitando orientamento e guida in
questi problemi, fece loro notare che non poteva né voleva sovvertire
i privilegi dell'Ordine Francescano, ma non voleva nemmeno
ostacolare la meravigliosa opera di carità e di servizio pubblico che
stavano svolgendo. Per questo, quando la situazione arrivò ad un
punto critico e chiesero di costituirsi in un Ordine a parte, disse
loro:
«Se vi presentate come semplici secolari otterrete il permesso di
proseguire nella vostra opera».
Così fecero e stabilirono costituzioni o regolamenti propri,
presentandoli alla curia per l'approvazione.
Il Padre Araujo, quando lo seppe, si recò a trovare Frate Payo
perché gli spiegasse I'incoveniente. Il suo Intervento frenò
bruscamente le pratiche e, logicamente, la notizia del disaccordo tra
Francescani e Betlemiti si sparse rapidamente tra gli abitanti della
città. La situazione si aggravò quando si seppe che un cavaliere
nicaraguense di grandi possibilità economiche e sociali, don Juan
Gómez de Trigo, aveva richiesto l'abito di fratello terziario per
far parte dei Betlemiti e gli era stato negato. La gente commentava,
criticava e subito si formarono due gruppi.
Nel frattempo, i Betlemiti, ora capeggiati da Fra' Rodrigo de la
Cruz, continuavano a lavorare con tenacia, chiedendo elemosine ed
aiuti fino a vedere completato l'edificio del loro ospedale a pochi
mesi di distanza dalla morte di Fra' Pietro.
La rivalità, tuttavia, continuava, specialmente nei riguardi
dell'abito, giacché i Betlemiti continuavano ad usare quello dei
terziari francescani e questi dicevano che essi non appartenevano più
al loro Ordine. Alla fine, un giorno arrivò a Guatemala in visita
il Padre Cristóbal de Xerez Serrano, notabile guatemalteco che era
salito al grado di ispettore. Questo signore, esaminato il caso e
ascoltate entrambe le parti, con salomonica sapienza consigliò ai
Betlemiti:
«Perché abbia fine questa discussione, cambiate l'abito. Vi
prometto da parte mia tutto l'aiuto».
Questa soluzione fu accettata ma i Betlemiti fecero notare che,
considerandosi sempre francescani, avrebbero portato il cordone di San
Francesco sotto l'abito che avrebbero adottato.
Così fecero ed il 15 ottobre del 1667 gli abitanti di Guatemala
videro per la prima volta l'abito betlemitico quando Fra Rodrigo de
la Cruz ed altri fratelli uscirono in strada portando un vestito di
colore scuro, che consisteva in un sacco o sottanza con colletto,
aperta fino al ginocchio, con maniche normali abbottonate, mantello
lungo fino ai piedi ed invece del colletto del mantello, un cappuccio,
cucito al mantello stesso, che poteva servire da copricapo e proteggere
dal sole e dall'acqua; i pantaloni erano di tela grossolana di colore
bruno. [72]
Si presentarono davanti a Fra' Payo che si felicitò del
cambiamento, consigliando loro soltanto che, per il fatto che essi
lavoravano molto materialmente ed avevano bisogno di agilità nei
movimenti, apportassero ancora altre piccole modifiche. Così fecero
ed il loro abito rimase definitivamente composto da una tunica lunga
fino alla caviglia, senza bottoni né maniche ed il mantello più
corto, senza il cappuccio; sul lato sinistro del mantello una lamina,
a forma di scudo, su cui era dipinta la Nascita di Gesù Cristo.
Oltre a questo, i Betlemiti decisero di portare, come altro loro
segno distintivo, la barba lunga, per la qual cosa in seguito, quando
l'ordine si estese all'America del Sud, in molti paesi, tra cui
nel Perù e nell'Argentina, furono conosciuti come «I Padri
barboni».
In quale modo continuasse a propagarsi l'Ordine Betlemita con i suoi
principali seguaci, lo racconta molto accuratamente il sacerdote
Carlos E. Mesa, un biografo contemporaneo, che ci dice: [73]
«Approvato l'abito e le costituzioni i Fratelli Betlemiti
cominciarono a prosperare in vocazioni, in fondazioni ed in esempi di
virtù.
«Il primo ad entrare fu Juan Gómez de Trigo, che si chiamò Juan
Pecador. Anni dopo, fu autorizzata l'ammissione dei sacerdoti.»
«La nascente Congregazione si conservò fedele allo spirito del
Fondatore ed alla finalità e grandezza della sua opera di
misericordia. Insieme alle opere di misericordia corporale, fiorirono
ugualmente, secondo l'usanza di Pietro, quelle spirituali,
specialmente l'insegnamento ai bambini poveri.»
«Il Plico Reale concesse ai Betlemiti di avere una chiesa pubblica
e di suonare le campane. Molto più tardi fu aperta una porta sulla
strada, nella Sala che era l'infermeria, situata nell'angolo che si
affaccia sul ponte Pensativo e che rimane di fronte alla chiesa della
Santa Cruz. Era esattamente la stessa sala in cui era morto Fra'
Pietro. Rimase aperta al servizio pubblico dal luglio fino al
dicembre del 1667 quando fu inaugurata la chiesa di Nostra Signora
di Betlemme, grazie alla generosità del Presidente del Real
Tribunale di Guatemala, don Francisco de Escobedo, il quale, a
sue spese, fece erigere un magnifico tempio che costò più di
55.000 pesos, senza contare la spesa per la lampada del
Santissimo, i doni per la sacrestia ed un campo d'erba medica che fu
molto utile.»
«La chiesa sorse dove aveva profetizzato Fra' Pietro. Fu
inaugurata nel dicembre del 1667, con una solenne novena che
terminò il giorno degli Innocenti. Per le strade, ricoperte di rami
e di tappeti, fu trasferito il Santissimo dalla cattedrale tra il
rintocco di campane, musiche di cornette, grancasse e ciaramelle. La
processione si fermò davanti a cinque altari e sia ad essa che alla
novena, assistettero i membri del Real Tribunale, il Collegio, i
Principi Ecclesiastici, Secolari, Religiosi, Clero, Nobiltà e
folla numerosa.»
«Già fin da allora la Congregazione Betlemita era conosciuta nel
Perù, nel Messico ed a Roma.»
«Il Plico Reale, che autorizzava la fondazione dell'ospedale di
Betlemme di Guatemala, concesse ai Betlemiti di stabilirsi anche nel
regno del Perù, famoso per la sua ricchezza. Due fratelli andarono
nella lontana Lima, con lettera di raccomandazione di Fra' Rodrigo
per il signor conte di Lemos, don Pedro Fernández de Castro.»
«Il vicerè rimase affascinato dalla figura di Fra' Pietro, così
come era descritta in una breve relazione che gli regalarono gli
emissari betiemiti per cui, oltre ad offrire loro l'ospedale di
Nostra Signora del Carmine, che il dottor don Antonio de Avila
stava costruendo, diede carta bianca a Fra' Rodrigo de la Cruz per
tutte le spese che occorrevano per il loro progettato viaggio in
Europa.»
«L'ospedale betlemita della città di Lima, diventò, col
trascorrere degli anni, il più celebre e magnifico di tutte le
Indie. La sua fondazione avvenne nel 1672, dividendo con quello
di Guatemala l'onore di sede generalizia.»
«L'anno seguente, 1673, fu fondato l'ospedale «San
Francisco Javier» del Messico. Poi, anno dopo anno, si
stabilirono a Cajamarca, Trujillo, Cuzco e Potosí, in Perù, a
Quito nell'Ecuador; poi nellAvana a Cuba; nelle Isole Canarie;
a Buenos Aires in Argentina.»
«Appena cinquant'anni dopo la morte di Fra' Pietro, l'Ordine
Betlemita contava 21 case, dieci nella Nuova Spagna (Messico)
ed undici in Perù; 253 religiosi, 1.260 malati assistiti e
numerosi alunni poveri nelle loro scuole.»
«Lo stesso anno in cui la nascente istituzione si stabiliva a Lima,
Fra' Rodrigo de la Cruz decise di recarsi in Spagna per ottenere la
conferma dell'ospedale in questa città, e trattare vari punti
importanti dell'opera betlemita.»
«Non furono facili le argomentazioni nel Consiglio Reale delle
Indie, ma alla fine, grazie alle raccomandazioni della duchessa de
Abero, si ottenne la conferma richiesta. Fece ancora di più la
duchessa: diede a Fra' Rodrigo lettere di raccomandazione per
Roma, dove egli si diresse in cerca di benedizioni ed approvazioni
della Santa Sede. Il risultato fu ottimo. Nel 1672 il Papa
Clemente X si degnò di approvare la congregazione e le
costituzioni.»
«Il governo di Fra' Rodrigo fu molto vantaggioso per la
congregazione di Betlem. Aumentarono le vocazioni, furono fondati
ospedali e scuole nel Messico e nel Perù; e fu garantita
l'osservanza religiosa in assoluta fedeltà a Fra' Pietro, il cui
ricordo rimaneva sempre vivo in Guatemala.»
«Nell'anno 1681 Fra' Rodrigo tornò in Spagna con alcuni
compagni ed ottenne dal Consiglio delle Indie l'approvazione degli
ospedali fondati fino ad allora e la sovvenzione di tremila scudi annui
per l'ospedale di Nostra Signora del Carmine a Lima.»
«Desiderava qualcosa di più: andare a Roma per ottenere dalla
Santa Sede la trasformazione del suo Istituto ospedaliero in Ordine
religioso.»
«Per questo domandò al Consiglio delle Indie lettere di
presentazione e raccomandazione per l'Ambasciatore di Spagna presso
la Santa Sede. li Consiglio Reale rifiutò e gli ordinò di
ritornare immediatamente nelle Indie.»
«Ma la regina, Maria Anna, protettrice dei Betlemiti, diede a
Fra' Rodrigo lettere di raccomandazione dirette al Papa Innocenzo
XI, il quale, effettivamente, ricevette con amabilità l'illustre
Portatore e gli concedette indulgenze e privilegi. Nell'esporre il
Fratello i suoi propositi di ottenere per l'istituto l'esenzione
dalla giurisdizione dell'Ordinario e poter essere governato da un
Generale, gli furono chiuse le porte e gli Vennero negate le udienze
nei dicasteri romani. Fra' Rodrigo non si scoraggiò. Era un uomo
tenace, di una sola idea, dalla volontà ferrea. Rimase a Roma,
reiterò le sue istanze davanti al Papa e alla Sacra Congregazione
dei Regolari e non si scoraggiò per i rifiuti ed i dissensi. Alla
fine, il Cardinale Mellini, che era stato Nunzio in Spagna,
parlò al Papa in favore della Congregazione Betlemita ed allora
Innocenzo XI, mediante la bolla del 26 marzo del 1687,
permise che la confraternita chiamata dei Betlemiti, si erigesse in
Congregazione regolare sotto la Regola di Sant'Agostino soggetta
immediatamente alla Sede Apostolica ed avesse un Superiore Generale
che, in questo caso sarebbe stato Fra' Rodrigo de la Cruz.
«Il 7 maggio del 1687, questi si consacrò solennemente ed in
seguito anche i suoi compagni.»
«Il 27 luglio del 1707 il Papa Clemente XI, mediante una
bolla, concedeva alla Congregazione di Betlemme gli stessi privilegi
di cui godevano gli Ordini mendicanti, le Congregazioni dei Chierici
regolari, i Ministri degli infermi e gli Ospedalieri della carità di
Sant'Ippolito martire, nelle Indie.»
«Il 3 aprile del 1710 la Congregazione fu trasformata in
Ordine religioso.»
Nella Lettera Apostolica, il Papa Clemente XI diceva:
«In nome della Autorità Apostolica, per tenore delle presenti,
perpetuamente erigiamo ed istituiamo la detta Congregazione dei
Betlemiti delle Indie Occidentali, in vera Religione con voti
solenni».
«Nel 1780 venne stampato il Rituale Cerimoniale dell'Ordine
Ospedaliero della Beata Vergine Maria, Signora di Betlemme.»
«Fra' Rodrigo de la Cruz, prima don Rodrigo de Arias Maldonado
e Salcedo, della famiglia dei duchi d'Alba e Benavente, morì
santamente in Messico nel 1716, all'età di ottant'anni.»
«L'Ordine Betlemita realizzò una meravigliosa opera di carità in
tutto il mondo americano di lingua spagnola, dal Messico
all'Argentina. Agli albori del XIX secolo, che trascorse
convulso e sanguinoso nelle province americane che lottavano per la loro
indipendenza, l'Ordine contava cinque noviziati che assicuravano la
sua permanenza in Guatemala, Messico, Cuzco, Quito e La Avana.
Gli ospedali superavano il numero di trenta.»
Alcune delle sue scuole, come quella di Betlemme a La Avana, erano
celebrate ed esaltate per la loro opera apostolica. Basti ricordare
che la Scuola di Betlemme, aperta gratuitamente a tutti a La
Avana, senza distinzione di razze né di classi, ebbe col tempo più
di cinquecento alunni, che studiavano gratuitamente.»
«Nella nazione di Guatemala, sua culla e nello stesso tempo sepolcro
del Fondatore, l'Ordine aveva nel secolo XIX soltanto due
conventi: quello della Antica Guatemala (o S. Giacomo dei
Cavalieri) e quello della Nuova Guatemala delI'Assunción.»
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«Quest'ultimo fu un centro di agitazione in favore
dell'emancipazione centroamericana. Forse ciò spiega in gran parte
il fatto deplorevole per il quale le Corti di Cadice, per mezzo dei
decreti del 27 settembre e del 25 ottobre del 1820, decisero
l'abolizione dell'Ordine Betlemita in America.»
«In questo modo venne cancellata una delle più caritatevoli opere
della cristianità. »
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