CAPITOLO XI. PRECURSORE DELL'ALFABETISMO NEL CENTRO AMERICA

Durante i sedici anni vissuti in Guatemala, Pietro di Betancur realizzò opere materiali e spirituali di tale importanza che sono durate attraverso i secoli e che vale la pena evidenziare affinché si conosca la sua figura nella totale dimensione, e non solamente sotto l'aspetto veramente religioso, che è quello più conosciuto fino ad oggi.

Tra queste molteplici opere, ve n'è una quasi ignota: l'opera di istruzione alla quale il giovane Pietro di Betancur diede origine -quasi appena giunto in Guatemala -. Per questa, con piena giustizia e verità storica, lo si può chiamare «il precursore dell'alfabetismo nel Guatemala e nel Centro America».

Quando Pietro giunse a Guatemala nel 1651, veniva dall'Avana, dove rimase quasi un anno in attesa di un'imbarcazione che lo portasse a Honduras (dove egli era allora diretto); durante questo tempo entrò come tessitore nella fabbrica di don Gerónimo Xuárez e questo apprendistato gli fu molto utile in seguito per guadagnarsi la vita. Più tardi, in Guatemala si impiegò come tessitore ai telai del sottotenente Pietro de Armengol, lavorandovi per quasi tre anni, dal 1651 al 1653. La storia ci racconta questo particolare nel seguente modo: [35] «... fu ammesso come operaio stipendiato, con il patto che avrebbe anche continuato gli studi, ritenendo egli di trovare tempo per tutto e affaticandosi per riuscire nell'una e nell'altra cosa, mangiando col ricavato del suo lavoro e facendo qualche commissione per potersi vestire».

La casa ed i telai di don Armengol distavano dalla città più o meno mezza lega; in principio Pietro viveva con la famiglia del suo padrone, che gli era molto affezionato, ma in seguito si trasferì in una piccola camera nel centro della città, dietro il Municpio.

Abbiamo visto nei capitoli precedenti come durante il giorno lavorasse tenacemente e, dopo aver teminato, ritornasse in città a visitare gli infermi negli ospedali, i prigionieri nelle carceri e tutte quelle persone che sapeva bisognose di aiuto. Poiché era un gran parlatore, le sue visite erano attese e molto apprezzate; spesso scriveva lettere per gli infermi o i prigionieri che non sapevano o non potevano farlo. Perfino i bambini si sentivano attratti dalla sua persona e lo seguivano per la strada quando lo vedevano.

In questo modo egli poté rendersi conto della grande ignoranza del popolo di allora, specialmente riguardo alla conoscenza fondamentale delle prime nozioni, sia da parte dei bambini che degli adulti, perché non esistevano centri o scuole che facilitassero l'istruzione specialmente ai poveri e ai disaddattati; i fanciulli e gli adulti senza risorse, gli schiavi, gli indigeni avrebbero dovuto -secondo Pietro - apprendere almeno gli elementi primi dell'istruzione, insieme alla dottrina, cristiana. Questo lo indusse ad organizzare nella sua modesta stanza piccoli gruppi di alunni ed impartire loro l'insegnamento gratuito sia della religione che delle prime lettere.

Fu tale l'affluenza degli alunni che fu costretto a ricorrere ad un maestro che pagava con il suo salario di tessitore.

In questo modo fondò, quasi incoscientemente e con l'aiuto di buoni amici e collaboratori, la prima scuola di alfabetizzazione in Guatemala, dove si insegnava a leggere e a scrivere a bambini ed adulti creoli e meticci.

In quel tempo un bambino indigeno o creolo non era considerato degno di educazione, tanto meno l'adulto; esisteva soltanto una scuola per bambini che era stata fondata dal Vescovo Marroquín, ma era esclusivamente per figli dì spagnoli quindi tutti coloro che erano nati in terre della provincia (tutto il Centro America incluso Chapas), indigeni e schiavi non potevano accedere all'istruzione se non per quel poco che potevano ricevere in casa o che apprendevano da soli. Leggiamo da documentate fonti storiche, come fosse allora la situazione:

«L'insegnamento agli indigeni non preoccupò molto, anzi al contrario, si arrivò ad abbruttire quello sotto il ferro incandescente, la frusta, l'alcool e il peso delle fatiche più disumane. In cambio, la scuola destinata ai figli degli spagnoli, fondata dal Vescovo Marroquín, richiamò l'attenzione del monarca spagnolo il quale per mezzo di un'ordinanza del 21 maggio del 1553, si raccomandò che fosse protetta dalle autorità coloniali.

«Con una Ordinanza Reale del 3 giugno dei 1553, fu ordinato di stabilire una scuola per bambini meticci, la cui esistenza fu totalmente sconosciuta, ignorando il suo effettivo funzionamento.»

«Si sa anche che di fronte alla porta della chiesa di San Pietro si trovava un collegio di indios, la cui origine ignoriamo.»

«Degna di elogio fu la missione che abbracciò quell'apostolo della carità, che fu Fratel Pietro di San José di Betancur, il quale, essendo arrivato a Guatemala nel 1651, in breve tempo cominciò a radunare nella sua umile abitazione un gruppo di bambini per insegnare loro la dottrina cristiana e che, non soddisfatto di ciò, con l'aiuto di don Manuel de Polancos e del frate Pablo Sanchéz, insegnò loro a leggere e scrivere. E così, nonostante il mediocre ambiente dell'epoca, ci si cominciò a preoccupare dell'istruzione dei bambini ed anche degli adulti». [36]

Poco tempo dopo, quando riuscì a comprare la piccola proprietà di Maria Esquivel, «accanto alla casetta, che aveva consacrato alla pietosissima Madre dei peccatori, ne fece costruire un'altra di paglia, piuttosto stretta, che adibì all'insegnamento dei bambini ed usò come rifugio per i poveri malati; venendo eretti in quel punto un oratorio, una infermeria e una scuola». [37]

«Il lavoro della scuola non passava tutto per le sue mani, ma era sotto la sua sorveglianza. Per insegnare ai bambini a leggere e a scrivere cercò un maestro al quale pagava il suo lavoro con le elemosine che chiedeva; ma impartì personalmente l'insegnamento della dottrina cristiana e del comportamento. Aveva un campanello che suonava proferendo ad alta voce queste parole: «Santo Dio, Santo Forte, Santo immortale, abbi misericordia di noi», questo era il segnale perché i bambini si raccogliessero a ricevere l'insegnamento della dottrina cristiana Il suo zelo non si limitava ad insegnare ai ragazzi, ma anche agli uomini senza alcuna istruzione. Le sue premure erano rivolte anche alle bambine; ma, per non farle incontrare con i maschi, la cui mescolanza è pericolosa in tutte le età, stabiliva per loro orari differenti: le femmine ricevevano lezione al mattino ed i maschi nel pomeriggio». [38] Sarebbe giusto che questo aspetto della vita di Pietro dì Betancur, nella sua qualità di maestro e fondatore della prima scuola o centro di alfabetizzazione popolare, venisse riconosciuto ed esaltato più ampiamente.

Il giovane Pietro, appena venticinquenne, con la sua straordinaria sensibilità sociale, comprese che non erano solo i bambini ad avere bisogno di apprendere, sebbene fossero i più importanti, ma che chiunque desiderasse ricevere il pane del sapere avrebbe dovuto riceverlo e, con i suoi scarsissimi mezzi, soltanto con il suo salario da tessitore e con le elemosine che richiedeva, pagava le spese necessarie affinché due maestri con lui, dopo le quattro del pomeriggio, quando egli aveva terminato le sue ordinarie occupazioni, insegnassero a piccoli e grandi, figli di spagnoli, creoli, meticci, indigeni, schiavi negri, uomini e donne, chiunque, senza distinzione di età, razza o sesso, volesse apprendere a leggere e scrivere.

Si deve far rilevare che, con il suo metodo spontaneo da lui adottato di «insegnare giocando», con l'aiuto di rime, giochi e canti, in contrasto con le rigide ed austere norme dell'epoca, anticipò di più di duecento anni quello che oggi si riconosce di alto valore nella pedagogia moderna.

Il Padre José García de la Concepción nella sua «Historia Betlemítica» ce ne parla nel modo seguente: [39]

«Per tenerli attenti, sia negli esercizi spirituali che in quelli scolastici e nell'ascolto dell'insegnamento della dottrina cristiana , procurava quanto poteva costituire un'attrativa per l'infanzia: portava dolci e frutta in regalo, con i quali, addolcendo il palato, inquadrava, senza violenza per i suoi santi scopi, i capricci della mentalità infantile. A questo stesso fine organizzava trattenimenti proporzionati all'età, per ricreare l'animo; e con questo potente incanto i ragazzi non sapevano rifiutare quanto egli disponeva».

Questo fu, pertanto, il primo centro popolare di alfabetizzazione che esistesse in tutto il regno di Guatemala, che va da Chapas a Costa Rica.

Benché non potesse essere chiamata «scuola pubblica», perché non era sostenuta dallo Stato né era organizzata come tale, si deve riconoscere, divulgare ed esaltare quest'aspetto meraviglioso e poco conosciuto della vita di Pietro di Betancur, di colui che giustamente può essere chiamato «il precursore dell'alfabetizzazione nel Centro America».




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