CAPITOLO VII. FRA' PAYO ENRíQUEZ DE RIBERA, VESCOVO DI GUATEMALA

Da questo momento Fra' Payo Enríquez de Ribera, dell'Ordine di Sant'Agostino, entra in contatto con Fra' Pietro, del quale fu fin da allora fervente ammiratore e protettore, tanto che lo assistette anche nell'ora della morte.

Tale illustre personaggio occupa pure un posto speciale nella storia del Guatemala (ed in quella del Messico e degli altri paesi del Centro America) per avere introdotto la stampa in quella parte del Nuovo Mondo. Fra' Payo comprese la necessità di pubblicare libri in quella regione ancora incolta, e poiché esistevano delle tipografie nel vicino Messico fin dal 1539, inviò emissari a cercarne una per trasferirla a Guatemala. Il suo entusiasmo fu tale che patrocinò il viaggio di uno stampatore, don José de Pineda Ibarra, il quale accettò di passare dal Messico a Guatemala, e gli prestò perfino la somma di 2548 pesos e 6 reali, necessaria per comprare le prime presse, che giunsero al paese il 16 luglio del 1660, con grande gioia di Fra' Payo che ne ordinò la installazione in una casa nel Portale del Comune, di fronte alla piazza principale. (Attualmente ivi si trova il Museo del Libro Antico).

Fra' Payo Enríquez de Ribera, originario di Siviglia, in Spagna, era di nobile lignaggio, per essere figlio di don Fernando Enríquez de Ribera, Duca di Alcalá e Viceré di Napoli. Aveva studiato a Salamanca ove aveva preso l'abito dell'Ordine di Sant'Agostino. Dapprima era stato inviato nel Messico come Viceré ed Arcivescovo poi era stato trasferito nella provincia di Guatemala con l'incarico di Vescovo, e quivi era rimasto per dieci anni, dal 23 febbraio del 1659 fino al 3 febbraio del 1669.

Fu durante il suo governo episcopale che Pietro realizzò quella parte della sua opera che si può considerare di maggiore importanza. Fra' Payo morì in Spagna nell'anno 1685 e la sua figura è in Guatemala molto rispettata ed apprezzata.

La storia racconta che avendo egli sentito parlare molto di Pietro, lo invitò a colloquio per sapere da lui notizie precise circa l'erigendo ospedale e i mezzi per costruirlo. Pietro, con la sua caratteristica umiltà, gli spiegò che avrebbe avuto un'infermeria, una sala per le orazioni e le penitenze, una piccola scuola per bambini, delle celle per sacerdoti e stranieri, ecc. Fra' Payo lo ascoltò con molta attenzione e non comprendendo ancora dove avrebbe preso il denaro neces- sario o quali mezzi avesse per realizzare quest'opera che, secondo la descrizione, sarebbe stata molto grande, gli domandò:

- Fratello Pietro, come devono essere quelle sale e quella infermeria e quali mezzi ha per tutto questo?

Pietro si strinse nelle spalle e con tutta semplicità gli rispose:

-Cosa ne so io, signore!

- Dunque... chi lo sa?

Pietro lo guardò dolcemente e con voce che denotava fede, gli rispose:

- Dio lo sa, io no.

Il Vescovo si commosse davanti a questa espressione di fede profonda e subito ordinò che gli venisse concessa provvisoriamente la licenza richiesta e lo si aiutasse nella costruzione. Designò come suo rappresentante il sacerdote Giacinto de Miranda, ammiratore di Fratel Pietro, ma con la fama di essere abbastanza severo nell'autorizzazione dei pagamenti. Nello stesso tempo inviò al Re di Spagna, che era Filippo IV, un memoriale raccontando la bontà di Fra' Pietro e sollecitando l'autorizzazione reale per il funzionamento dell'ospedale. Questo documento, che si trova nell'Archivio della Cattedrale Metropolitana di Guatemala, [29] dice così:

«Signore: in questa città risiede un uomo nativo delle Isole Canarie, chiamato Pietro di Betancur, veste l'abito del Terzo Ordine di San Francesco, la sua virtù è senza sospetto di macchia che la possa annullare, le sue opere sono unicamente al servizio di Dio, senza mescolanza di altro interesse.»

«La sua vita è molto simile a quella di San Giovanni di Dio ed in particolare, vedendo che non possiede capitale maggiore di quello che gli danno per elemosina, oltre alle cure che presta a molti poveri ed infermi degli ospedali, ha fatto degli alloggi nei quali raccoglie i convalescenti che escono degli ospedali dove, passato il rischio della malattia, li dimettono poiché non hanno spazio né possibilità per i convalescenti, per cui prima morivano molti di essi, mentre ora, con l'aiuto e le cure di questo buon uomo, recuperano la completa salute.»

«Quest'uomo pretende che l'opera sia permanente perché, venendo egli a morire, potrebbe facilmente cessare, perciò, a questo scopo chiede che Vostra Maestà gli conceda licenza di fondare in questa città un Ospedale di Convalescenti, che sarà al servizio di Dio.»

«Ciò mi obbliga a far presente alla Maestà vostra la necessità di concedere questo aiuto ai poveri infermi per la virtù di questo buon uomo che, sorretto da Dio e dalla santa pietà della Vostra Maestà, lo accrescerà da parte sua, poiché il credito degnamente meritato dalla sua vita retta lo garantisce.»

«Dio salvi la Cattolica e Reale Persona della Vostra Maestà poiché la cristianità ne ha bisogno».

«Firma: Fra' Payo de Ribera, Arcivescono del Messico, Viceré della Nuova Spagna, Vescovo di Guatemala, il 23 novembre del 1663».

A sua volta il 28 novembre del 1663, anche Pietro scrisse una lettera al re sollecitando l'autorizzazione per fondare il suo ospedale di convalescenti, essa diceva così: [30]

«Signore: il bisogno impellente che i poveri convalescenti hanno in questa città di Santiago di Guatemala, dopo essere usciti dall'ospedale, è grande, poiché non vi fanno convalescenza (rimedi Dio come può) e così io chiedo alla Vostra Maestà, per reverenza del Santissimo Sacramento e della Vergine Nostra Signora, di concedermi licenza di fondare un ospedale per convalescenti, ed assicuro la Vostra Maestà che così si renderà un grande servigio a Dio Nostro Signore. Tutti i cristiani devoti mi aiutano con le loro elemosine e mi hanno comprato un posto dove c'è una camera per questi poveri convalescenti, e lì raccolgo quelli che escono dall'ospedale e li mantengo e soccorro con le elemosine di carità che ricevo.

Pietro di San José»

Anche il Presidente e gli Ordini del Reale Tribunale di Guatemala sollecitarono e raccomandarono l'autorizzazione per l'ospedale dei convalescenti, in una lettera del 13 marzo del 1665.

Tali documenti e date sono di grande importanza storica perché in America segnano l'inizio di quella che, coi trascorrere del tempo e con l'esperienza, sarebbe diventata l'attività di Servizio Sociale.

Dice un proverbio popolare che «le cose di palazzo vanno adagio». E così accadde per questa domanda di autorizzazione, la quale venne finalmente spedita, per mezzo di un Plico Reale a favore del Fra' Pietro di Betancur, il 10 novembre del 1666, firmata a Madrid dalla regina governante.

Il Plico Reale, che conteneva l'autorizzazione ufficiale per la fondazione del primo ospedale di convalescenti nel Nuovo Mondo, vale la pena che sia qui trascritto, essendo un documento di grande valore nella storia della città di Guatemala:

«Io, la Regina Governatrice - Presidente e Uditori del Tribunale Reale della Città di Santiago della Provincia di Guatemala. In una lettera del 10 marzo ultimo scorso, in risposta ad un dispaccio dell'8 settembre milleseicento sessantaquattro, illustraste i vantaggi che potranno avere i poveri dalla fondazione dell'Ospedale dei Convalescenti che Pietro di Betancur desidera attuare in quella città; l'esempio e l'esemplarità in cui egli vive ed il grande bene che si ricaverà dalla detta fondazione, poiché molte persone stanno aspettando che venga eseguita per dotarla di rendite adeguate in modo che abbia durata e permanenza, mi inducono ad essere del parere che per quanto è stato riferito gli si potrebbe dare la licenza che chiede. Inoltre si è già avuta approvazione dal Consiglio Reale delle Indie, dietro informazione del Vescovo della Cattedrale di quella città e di un memoriale presentato da parte di Pietro di Betancur. Prendendo in considerazione le pie e convenienti ragioni addotte da voi perché si effettui la suddetta fondazione, ho deliberato di concedere, come con la presente concedo, la licenza ed il permesso richiesto affinché si realizzi la fondazione del detto Ospedale dei Convalescenti in quella città e vi sono grata della pietà con cui prestate attenzione a questa causa e vi incarico ed ordino sollecitudine. Si esegua in modo che non manchi all'Ospedale quanto sia necessario al sostentamento ed al sollievo dei numerosi poveri, ed io sarò molto contenta che si aiuti questa buona opera. In data, Madrid dieci novembre milleseicentosessantasei. lo la Regina».

Per quasi cinque anni Pietro attese ansiosamente la sospirata licenza senza mai fermarsi dal lavorare tenacemente per portare avanti la sua opera, ma per una di quelle ironie proprie della vita, essa arrivò finalmente, otto giorni dopo la sua morte, avvenuta il 25 aprile del 1667.

Il 2 maggio del 1667, durante la novena dei defunti, giunse Antonio de la Cruz, portatore dei plichi reali e della licenza per la fondazione dell'Ospedale dei Convalescenti di Nostra Signora di Betlemme di Guatemala. [31]

Arrivò, come avviene nelle cose che richiedono molti incartamenti e procedure, quando l'opera già esisteva.




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