CAPITOLO XII. PRECURSORE DEL SERVIZIO SOCIALE NEL CENTRO AMERICA

Quello che ora è conosciuto come promozione o servizio sociale, cioè la costante preoccupazione di un modo migliore di vivere degli individui, delle famiglie e delle comunità che costituiscono la società, ebbe origine probabilmente, in tempi primitivi, dalla necessità di prestarsi reciproco aiuto. L'idea che i più agiati dovessero aiutare i meno fortunati fa parte dell'etica che sta alla base di tutte le grandi religioni.

Sebbene sia indubbio che fin dai tempi remoti esistesse tra gli uomini un sentimento di solidarietà e di aiuto, il primo popolo in cui appare radicato con carattere definito è quello ebreo. In seguito si sa che Atene stabilì l'assistenza per i mutilati di guerra a partire da quella del Peloponneso; a Roma sì distribuiva cibo ai più bisognosi; nei primi tempi della cristianità regnava tra i fedeli un vero spirito di fraternità: coloro che disponevano di mezzi li mettevano a disposizione dei sacerdoti affinché li distribuissero alla comunità.

A partire da Costantino, nel sec. IV, la chiesa organizzò ufficialmente i suoi servizi di assistenza in forma più ampia, e così si formarono i primi ospedali, ospizi ed asili. In Spagna ci furono ospedali fin dai tempi dei Visigoti; in Germania, dal 1552, l'assistenza pubblica fu affidata ai Comuni; nel 1536 in Francia, Francesco I stabilì che le parrocchie si occupassero dei bisognosi; Luigi XIV dettò varie misure per reprimere la mendicità ed organizzare adeguatamente i servizi di assistenza. La Rivoluzione francese fissò le norme della beneficenza pubblica come obbligo dello Stato. L'Inghilterra, nel 1601, stabilì il principio della responsabilità pubblica per l'assistenza alle persone indigenti.

Lo spirito e la coscienza del servizio assistenziale esistevano nel Vecchio Mondo, ma diretti unicamente a bisognosi ed indigenti ed agli infermi che avevano bisogno di cure ospedaliere.

Nel Nuovo Mondo i primi segni di assistenza si trovano nell'era precolombina, tra gli Incas e gli Aztechi.

Gli Incas avevano per principio di aiutare il bisognoso invalido e lo storico Blas Valera [40] riferisce nelle sue cronache che «esistevano leggi a favore dei poveri, le quali ordinavano che ciechi, muti e zoppi, paralitici, vecchie e vecchi decrepiti, infermi per gravi malattie ed altri menomati che non fossero stati in grado di lavorare le proprie terre da soli per vestirsi e nutrirsi, venissero mantenuti dai depositi pubblici e che, nello stesso tempo, partecipassero ai conviti ed ai pranzi pubblici, perché nell'allegria comune potessero dimenticare parte della loro miseria».

Alcuni codici aztechi mostrano, vicino ai templi, magazzini di approvvigionamento dell'impero, nei quali si distribuiva cibo e vestiario ai poveri, ed esistevano inoltre, edifici destinati agli infermi ed agli indigenti.

Durante l'epoca coloniale, la Legislazione delle Indie esigeva che gli Spagnoli avessero per gli indigeni «particolarissima cura della loro salute e trattamento, in senso spirituale e temporale, e che gli infermi fossero curati».

Nel 1575, il viceré del Perù, conte Francisco de Toledo, dettò un'ordinanza sul lavoro nelle miniere e sugli incarichi, la quale in forma embrionale conteneva le basi di un'assicurazione per la vecchiaia. Più tardi le missioni gesuite del Paraguay fondarono le casse delle comunità indigene, insieme a lotti di terreno per il sostentamento dei menomati. In Messico, il Vescovo Vasco de Quiroga, volle realizzare tra gli indigeni messicani un sistema basato sul principio di dare ad ognuno secondo la necessità e stabilì che ciascuno contribuisse in rapporto ai propri mezzi.

Vediamo, dunque, che l'aiuto dato in quei tempi era, soprattutto, di beneficenza e carità, e veniva offerto normalmente dalla chiesa e dai suoi seguaci. I religiosi in America fondarono i primi ospedali per combattere la lebbra ed il vaiolo, che erano allora le malattie più comuni, curando separatamente spagnoli, indigeni e negri.

Fondarono anche asili per persone emarginate, per invalidi ed anziani, ospizi befotrofi per bambini abbandonati. Lungo le strade reali esistevano alberghi «per la consolazione dei pellegrini, il rifugio dei viandanti, ed il soilievo degli afflitti», tutti mantenuti dalla carità pubblica e, in parte, dal governo.

Particolare menzione, tra questi uomini di grande spirito e sensibilità, merita Frate Bartolomé de las Casas, grande figura nella storia dei Nuovo Mondo, il quale dal suo arrivo in America nel 1502, resosi conto dell'ingiustizia, dello sfruttamento e della schiavitù che opprimevano il popolo indigeno, patrocinò leggi per proteggerlo ed emanciparlo. Nel 1542 il Padre de las Casas, dopo essere stato in altri paesi americani, giunse a Guatemala, chiamato dal Vescovo Francisco Marroquín, ed in quell'epoca ottenne la sua più grande vittoria che fu l'emissione da parte del re di Spagna di quelle che sono conosciute come le Leggi Nuove», che abolivano il servizio personale e la schiavitù indigena.

Più tardi fu nominato Vescovo di Chapas, che allora faceva parte della provincia di Guatemala; ivi trovò opposizione per le sue idee e fu duramente combattuto dall'aristocrazia recalcitrante dell'epoca. Morì nel 1566, passando alla storia, specialmente in Guatemala e Centro America, come il più grande difensore che la razza indigena abbia mai avuto.

Quasi cento anni più tardi, nel 1651, arrivò a Guatemala Pietro di Betancur, altra figura di spirito elevato e dedita alle opere di servizio per il prossimo bisognoso, che occuperà nella storia di questo Paese un posto speciale.

In quell'epoca in cui l'aiuto veniva dato quasi solo in forma di carità e di servizi ospedalieri, in Guatemala vi erano appena quattro ospedali; inizialmente ve n'era uno, il primo nella sua storia, che fu quello della Misericordia, fondato ad Almolonga (oggi Città Vecchia), ma non ebbe quasi vita. Fu poco più di una capanna di paglia, ospitò orfani ed invalidi, fu fondato dal Frate Matías de Paz, altro apostolo della bontà che illuminò Guatemala. Questo ospedale venne distrutto dalle inondazioni che rasero al suolo la città e causarono il suo trasferimento nella valle di Panchoy (oggi Antigua).

Di Frate Matías de Paz la storia dice quanto segue: [41]

«... accompagnato da Frate Pedro Angulo giunse nella città di Guatemala ed, osservando ambedue che gli indigeni conducevano una vita da schiavi, fecero una colletta per favorire gli aborigeni ed acquistarono un terreno fabbricabile molto vicino alla chiesa di Nostra Signora della Candelaria, dove fecero costruire un'abitazione rustica dal tetto di paglia, per collocarvi un ospedale destinato agli indios che lavoravano alla costruzione della città.

«L'ospedale di Sant'Alessio, (come venne chiamato quest'altro centro fondato nel 1553) era come un'oasi per la razza indigena; ivi gl'indi recuperavano salute e vigore e trovavano sempre medicine e consolazione da parte di quel nobilissimo frate». Questo fu, dunque, il secondo ospedale esistente in Guatemala.

Il terzo fu l'ospedale Reale di San Giacomo, aperto unicamente agli spagnoli, fondato nel 1559, grazie agli interessamenti del Vescovo Francesco Marroquín.

Il quarto ospedale nella storia di Guatemala - e primo nel Nuovo Mondo per i convalescenti - fu fondato nel 1658 da Fra' Pietro di San José di Betancur.

In merito a questa idea di fondare un ospedale per convalescenti, dove si curavano i malati dimessi dagli ospedali regolari ma il cui stato di debolezza fisica e morale esigeva ancora un trattamento speciale, scrive il Vázquez, la cui opera è stata a lungo menzionata in questi capitoli, parlandone come prima esperienza ospedaliera di questo tipo esistente al mondo: [42]

«Comune e ben fondata opinione è che Abramo fu l'inventore dell'assistenza ospedaliera e che il primo ospizio, albergo o rifugio di pellegrini fu quell'osteria che fece il santo Patriarca, di ritorno dal pellegrinaggio in Egitto nella valle di Mambré, cioè Ebron, dove oltre all'ospizio, o con esso, fabbricò un altare sul quale offriva a Dio sacrifici.

«Che questo ospedale primo al mondofosse dei convalescenti e non di cura, è chiaro nello stesso testo della Genesi, dove si dice che Abramo uscì dalla porta del suo ospedale per salutare i tre pellegrini e ospitarli, lavare loro i piedi e rifocillarli per la stanchezza del cammino...».

Un altro storico contemporaneo aggiunse al riguardo: [43]

«Vázquez ci riporta in poche parole una serie di dati interessati sui centri di cura in Guatemala. Dimostra che, solo quando Pietro di Bentacur realizzò la sua opera per i convalescenti, si compì per la prima volta un passo positivo a beneficio della Società. È per questo motivo che Fratel Pietro può essere chiamato con tutta certezza «Pioniere della Assistenza Sociale».

Pietro di Betancur si era reso conto che per la cura dei malati esistevano ospedali, ma che «coloro che ne uscivano correvano facilmente il rischio di una ricaduta, o perché la povertà negava loro le comodità e le cure indispensabili per la convalescenza, o perché la loro scarsa moderazione o, più spesso, la grande necessità, li portava a nutrirsi di cibi nocivi, che procuravano loro la morte o comunque metteva in pericolo la loro vita.

«Decise di porre rimedio a questo grave inconveniente con un'efficace soluzione. La sua idea era di fondare un ospedale di convalescenti, affinché, passando i malati da un ospedale all'altro, si assicurassero nel secondo la salute acquistata nel primo». [44]

Questa idea di un ospedale per convalescenti, che differisce dal concetto di voler curare o aiutare a morire bene e di dare soltanto un'elemosina o un aiuto momentaneo, è già portatrice di principi di servizio sociale.

Pietro però non si limitò soltanto a costruire delle sale e collocarvi i convalescenti, pensò anche che l'aria buona e la veduta fossero utili al recupero ed aggiunse alla piccola casa che costruì con le sue mani, «la bellezza di un corridoio molto pulito, che dotato di alte grate di legno corre sul fiume dal lato prospicente la piazza di Santa Cruz e serve di svago ai convalescenti». [45]

Questo ospedale ed i servizi che svolgeva crebbero a poco a poco: oltre a ricevere i convalescenti, offriva da mangiare ai bisognosi, ricovero ai pellegrini, manteneva un guardaroba di vestiario usato per i poveri, prestava servizi di ambulatorio e si sa che era visitato da vari medici e chirurghi dell'epoca, specialmente dal Dr. Mauricio López de Losada, amico di Pietro di Betancur. [46] Serviva inoltre da scuola per l'insegnamento delle prime lettere e della dottrina cristiana e da rifugio spirituale per chiunque avesse una pena nell'animo.

Possiamo costatare, dunque, attraverso questa documentazione, che l'Ospedale dei Convalescenti del Fratello Pietro di Betancur, fu il primo centro organizzato di servizio o benessere sociale se non nel Nuovo Mondo, almeno in tutto il Regno di Guatemala, che si estendeva da Chapas a Costa Rica.

Oltre a ciò, l'attività di servizio sociale compiuta da Pietro a favore del prossimo bisognoso si estese ai prigionieri che curava materialmente e spiritualmente, ai carcerati per i quali, quando poteva, intercedeva presso le autorità competenti per far riscattare loro le pene con il lavoro o ridurlo per il buon comportamento.

Per tutto ciò si deve pubblicamente riconoscere che tra le numerose opere che questo grande uomo ci ha tramandato, vi è quella di aver stabilito le basi di un servizio a misura d'uomo per la qual cosa, giustamente, può essere chiamato il Precursore del Servizio Sociale nel Centro America.




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