CAPITOLO XIX. LA SUA SEPOLTURA

Rapidamente, si diffuse per la città di S. Giacomo dei Cavalieri di Guatemala, la notizia della sua morte suscitando, insieme al dolore, rispetto e venerazione per quell'amore che Pietro aveva seminato tra i suoi abitanti; poiché non vi era persona che non sentisse lacerarsi il cuore per la sua irreparabile perdita fisica.

«Si compose il cadavere e si collocò in mezzo all'Infermeria, poiché non vi era un ambiente più adatto. Aperte le porte, affluì una tale moltitudine di gente che fu necessaria la forza per contenerla e perché non facesse al corpo del defunto il danno che si temeva.»

«Si considerava infelice colui che non poteva arrivare a baciare i piedi.»

Ad essi molti accostavano le corone del rosario e quelli che non potevano ottenere altra reliquia prendevano la terra che aveva calpestato, particolarmente quella su cui si era inginocchiato...

«Accorsero poi i signori del Real Tribunale... il Vescovo con il suo Venerabile Collegio e stabilì che il corpo fosse trasportato in un luogo molto più grande, dove con meno ristrettezza e pericolo il popolo potesse compiere la sua devozione, giacché non era possibile trattenerlo.»

«Lo collocarono in una carrozza, e lo accompagnarono il Vescovo ed il suo Collegio... Fu portato alla chiesa della Scuola di Cristo e lì, per ordine del Presidente, misero di guardia dei soldati che difendessero il cadavere quella notte...»

«Fino a che si fece giorno si celebrarono molte messe in diversi altari che furono preparati da tutto il clero. La sepoltura fu fissata per la mattina del ventisei aprile... ed il corpo uscì dalla chiesa in strada, portato a spalla dai Presidente e dagli Uditori del Real Tribunale. Seguirono i Prebendati della Santa Chiesa Cattedrale; poi i Capitolari della città. Entrarono le Congregazioni Religiose e, finalmente, tutti i nobili e le illustri persone che cercavano di avere la fortuna di portare, anche se per breve tratto, un tale nobile carico.»

«Le strade erano piene di gente e la chiesa di San Francesco, dove doveva essere sepolto, pur essendo tanto grande, come è risaputo, era così affollata che si poté entrare con difficoltà con il feretro...» [67]

Sebbene nel suo testamento Pietro richiedesse che lo seppellissero nella cappella del Terzo Ordine di San Francesco, per disposizione delle autorità ecclesiastiche fu stabilito di seppellirlo nel pantheon speciale per i Terziari, nella navata principale della chiesa.

La sua tomba rimase nel vano dai lato dell'altare maggiore, per centosei anni, fino a che nel 1773, a causa dei terremoti di Santa Maria che distrussero la città, venne distrutta anche la chiesa ed i venerati resti furono trasferiti alla cappella terziaria, dove si trovano ancora oggi.

Nella novena della sua morte si celebrarono le onoranze funebri con maestosità e pompa. Il popolo intero accorse in chiesa e la cronaca racconta che «Guatemala non ha visto giorno di maggiore affluenza, sebbene si contino quelli che si sono dedicati alle esequie di persone di dignità sovrana. Per le altre occasioni la spinta è stata quella della curiosità o della dipendenza, ma per questa la spinta è stata quella dell'amore, della gratitudine, della devozione e della fama di santità del Defunto». [68]

Il trasferimento della sua tomba alla cappella terziaria dovuto ai terremoti del 1773, fu ritenuto provvisorio e pertanto la tomba fu costruita in modo molto semplice.

La cassa dove sono rinchiusi i suoi resti è di legno di pino ed è sospesa in aria per mezzo di ganci speciali.

In cima alla parete imbiancata della tomba, c'è un'inferriata su di un paravento di legno, come protezione dal tempo e dalla gente. Attraverso questa grata i fedeli ed i devoti facendo le loro invocazioni pieni di speranza danno tre colpetti con le nocche delle dita sul legno del paravento, come per assicurarsi una migliore risposta.

Le pareti intorno alla tomba, ricoperte da voti e placche di marmo, legno, argento, ecc., rendono testimonianza dei numerosi miracoli che la devozione popolare attesta di aver ricevuto per sua intercessione.

È raro un momento della giornata in cui non vi siano persone in preghiera. Davanti al suo altare, si vedono anche, inginocchiati ed umili, grandi personaggi della storia e vita centroamericana, così come il popolo umile e semplice e gli indigeni che pregano nella loro lingua vernacola, tutti uniti dalla fede davanti al Fratello Pietro, amato e venerato come il «santo di Guatemala».




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