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In una delle sue visite ad un Ospedale trovò vari malati che avevano
bisogno di vestiario per poter uscire e poiché non aveva la
possibilità di offrirlo loro, decise di chiederlo alla Vergine
Maria. La sera seguente, era di sabato, mentre si dirigeva
accompagnato da vari amici verso la chiesa della Mercede, espose loro
la necessità che aveva di alcuni capi di abbigliamento e chiese che
pregassero con lui la Vergine affinché lo esaudisse. Stavano
pregando quando improvvisamente si spalancò la finestra di una casa e
vi si affacciò un signore il quale chiamò Pietro per offrigli
esattamente gli stessi capi di vestiario di cui aveva parlato ai suoi
compagni.
Le domeniche ed i giorni festivi aiutava alla costruzione del
Calvario, opera che andava avanti a stento perché era fatta, quasi
solamente con la partecipazione di buoni popolani, fratelli terziari ed
operai volontari, che sotto la direzione di nobili cavalieri della
città e di alcuni sacerdoti, fungevano da muratori, falegnami, ecc.
Pietro umilmente si rimboccava le vesti ed impastava con i suoi piedi
il fango che poi, mescolato alle pietre ed alla sabbia, trasportava in
un secchio sulle spalle. All'ora di colazione apparecchiavano sotto
un pergolato fiorito. A Pietro piacevano particolarmente l'odore del
melo ed il rosso della «pasqua» un bel fiore tropicale con cui a
Natale si ornavano le case della città.
Dell'eleganza e della sontuosità del tempio del Calvario, oggi
restano in piedi appena la navata principale ed alcuni corridoi.
Questo tempio fu costruito su richiesta dei Fratelli dei Terzo
Ordine di San Francesco.
I lavori cominciarono il 19 novembre del 1618 e terminarono nel
1665; la costruzione, che richiese ben quarantasette anni, per la
maggior parte fu fatta con la collaborazione degli abitanti e degli
amici devoti che desideravano contribuire con le proprie mani alla
costruzione di un tempio così bello. All'esterno, di fronte al
portale, si trova ancora oggi una croce di pietra, fissata nella
strada, con l'indicazione della data in cui si iniziò la
costruzione. [17]
Nella sua nota opera «Recordación Florida» il famoso cronista
dell'epoca, don Antonio de Fuentes e Guzmán, fornì una minuziosa
descrizione di questo tempio, che non stiamo qui a trascrivere per il
carattere soprattutto architettonico dei dettagli.
Anni dopo, quando Pietro ebbe in affidamento la chiesa del
Calvario, in ricordo di quei tempi, seminò, nel medesimo posto in
cui si trovava il pergolato, un albero chiamato «Esquisúchil» o
Itzquidúchil, che fu e continua ad essere considerato miracoloso;
ancora oggi l'«Esquisúchil», alto e frondoso nel giardino del
Calvario, è famoso per le qualità curative che, secondo molti
malati, posseggono le sue foglie ed i piccoli fiori bianchi presi in
forma di tisana o usati come impiastri È cosa abituale vedere persone
intorno all'albero che raccolgono le foglie e i fiorellini che cadono a
terra. Pietro non avrebbe mai immaginato, mentre prestava il suo
aiuto in questa costruzione, che dopo pochi anni avrebbe preso l'abito
di fratello terziario fracescano e che questa sarebbe stata la sua
casa.
Egli comprese che la sua vocazione era di essere sacerdote, ma poiché
per questo era necessario studiare, dovette entrare nel Collegio della
Compagnia di Gesù e, benché fosse già un uomo, dovette iscriversi
con i bambini, senza vergognarsi perché comprendeva che ciò rientrava
nel piano di Dio per potersi consacrare al suo servizio.
Studiava tenacemente, metteva tutta la sua attenzione faceva ogni
sforzo... ma nulla! Non ricordava le lezioni! Per quanto
facesse, non gli riusciva di imparare a memoria, né i verbi, né il
latino; chiedeva aiuto al cielo, ma la sua memoria non migliorava.
Un giorno, quando già disperava, ascoltò una spiegazione sulla
perseveranza e ciò gli infuse coraggio per cui pensò: «se una goccia
d'acqua costante può logorare una pietra, perché non devo io
apprendere se studio con uguale costanza?» E si applicò a studiare
sempre di più...
In una di queste occasioni una notte notò che la candela da cui
riceveva luce era piccola e non sarebbe durata per tutto il tempo che
daveva ancora studiare. La lasciò accesa di fronte ad una immagine
della Vergine che aveva nella sua camera, affinché finisse di
consumarsi, ed andò nella casa vicina dove abitava un suo amico e
condiscepolo. Studiarono quattro ore di seguito, durante le quali
vennero accese varie candele, ma quando Pietro ritornò nella sua
camera trovò che il pezzo di candela che aveva lasciato ardere di
fronte alla Vergine era esattamente uguale!
Nel mese di maggio del 1654, dopo quasi tre anni di studio,
decise di sottoporsi ad un esame definitivo; quella mattina egli si
presentò con molto ottimismo e quando il professore domandò chi
volesse iniziare l'esame - che in quel tempo era orale e consisteva
nel mettere a confronto due candidati, Pietro si offrì con molto
entusiasmo e propose persino di infliggere, a chi avesse sbagliato,
ventiquattro frustate come castigo. I suoi compagni e l'insegnante si
stupirono di tanta sicurezza. Immediatamente un candidato si offrì e
cominciò la prova con un esame di matematica.
L'esaminando rispose a tutte le domande e disse a memoria -poiché
allora si usava molto la memorizzazione tutto ciò che gli chiedevano.
Quando giunse il turno di Pietro - che si sentiva tanto sicuro -
qualcosa offuscò la sua mente, rimase in silenzio... e non fu in
grado di rispondere nulla, ammettendo di aver dimenticato tutto.
I suoi compagni, giovani nella maggioranza, a cui fece molto piacere
lo scoraggiamento di Pietro, ridevano e si burlavano di lui, ma egli
chinò il capo, profondamente umiliato e triste nel comprendere il suo
fiasco e l'inutilità dei suoi sforzi per apprendere ed accettò questa
umiliazione come ulteriore prova di Dio; egli stesso si tolse la cappa
e chiede al compagno che aveva superato l'esame che gli desse le
frustate che meritava, cosa che il ragazzo, che era molto rispettoso,
non volle fare. Tuttavia quella notte Pietro se le inflisse da solo,
secondo quanto racconta la storia.
Pietro si sentiva così abbattuto per questo insuccesso che era dovuto
in realtà a ragioni più forti della sua volontà di apprendere -che
pensò seriamente di desistere dal suo desiderio di farsi sacerdote,
convincendosi che se non riusciva negli studi, era perché Dio non lo
voleva tra i suoi servitori. A questo si aggiunse il fatto che la
bella figlia del sottotente Pedro de Armengol, il padrone dei telai,
dove ancora lavorava, e che si era trasformato in suo protettore, si
sentiva attratta da lui, innamorata non solo delle sue qualità
morali, ma anche dei suo aspetto fisico, che era piuttosto gradevole.
Secondo i racconti dell'epoca [18], e secondo alcuni ritratti che
si dicono autentici, si sa che il Fratello Pietro era un giovane
magro, di media statura, dallo sguardo dolce e buono, il viso ovale
ed incorniciato da barba docile e bionda; la bocca sorridente dalle
labbra sottili ed affettuose. Aperto a tutti, non ricusava occasioni
per scherzare e trattenersi in semplici conversazioni, poiché
considerava che la virtù non è nemica della serenità.
Altri dati che si riferiscono ad epoche posteriori, così lo
descrivono: [19] «di volto piuttosto lungo che arrotondato, un po'
color del grano, come lo sono regolarmente gli abitanti delle
Canarie; fronte spaziosa, capigliatura stempiata sempre tagliata
corta sulla fronte; a sinistra, un segno come di qualche colpo
sofferto nella sua gioventù; sguardo vivo e penetrante; naso medio;
labbra sottili dolcemente espressive; barba folta e sagomata, le
mani, un tempo lunghe e ben curate, erano ora incallite dal lavoro e
dalle opere di carità; i piedi nudi e calzati con sandali. Era di
media statura e di costituzione forte, da buon spagnolo, ma un po'
indebolito dalle continue mortificazioni e penitenze corporali».
Il sottotenente Armengol, naturalmente, era felice che sua figlia
avesse riposto il suo affetto in Pietro, poiché durante il tempo che
aveva avuto per conoscerlo e trattarlo, gli era parso una persona
superiore, incomparabile. Pietro non voleva disprezzare né offendere
il suo maestro, amico e protettore, ma neppure voleva alimentare
qualche speranza giacché non sentiva attrazione per il matrimonio, il
suo unico desiderio era dedicarsi a servire Dio ed i bisognosi.
Confuso, non sapendo cosa fare o quale strada prendere, decise di
ritirarsi per un periodo a meditare in qualche posto isolato, ed a
questo punto si ricordò di quel paesino di San Miguel Petapa,
attraverso il quale era passato per arrivare a Guatemala, e vi si
diresse. Davanti all'incantevole quadro della Vergina del Rosario
trascorreva ore intere pregando e chiedendo illuminazione per la sua
scelta: continuare a studiare, ritornare alla sua terra natia o andare
per le montagne, dove sapeva che vi erano ancora gruppi di indi
semiselvaggí e pagani, per portar loro il messaggio di Cristo?
[20] «Una mattina mentre pregava fervidamente davanti all'altare,
scorse al suo lato una donna di singolare bellezza, il cui volto era
illuminato in pieno da un raggio di luce proveniente da uno degli alti
finestroni del tempio. Poi egli si lasciò avvolgere da un dolcissimo
profumo che emanava da quella incantevole creatura e interruppe la
preghiera, per un forte istinto naturale.»
«Sul punto di smarrirsi, invocò dal più profondo dell'anima
l'Immacolata Concezione di Maria, che dovette soccorrerlo in così
grave momento poiché la donna sparì nello stesso misterioso modo con
cui era apparsa, manifestandosi così il diabolico inganno. Nella
profondità del suo pentimento e della sua gratitudine, tornato in
sé, non riuscì a capire se l'immagine fosse stata reale, o se tutto
fosse accaduto dentro di sé, comprese però chiaramente che il suo
destino era più umile di quello dei martiri e che nella città di
Guatemala aveva una missione da compiere.»
«Così confortato, dopo che il suo cuore si arrese alla Vergine
Maria, grato per una così notevole grazia, cominciò il viaggio di
ritorno, raggiante di fiducia, ed in lui nulla avrebbe potuto rivelare
il tribolato ed umile studente di prima».
Il Padre José García de la Concepción nella sua voluminosa ed
erudita opera sulla vita di Fra' Pietro scrive anche di questo
avvenimento raccontando che la Vergine gli parlò:
«... ammonendolo di tornare in città, perché era Guatemala il
luogo dove Dio lo voleva e che aveva destinato per la sua messe
spirituale».
E lì tornò Pietro, obbediente come sempre ai segni divini, e si
applicò nuovamente a studiare con tenacia.
Una sera passeggiava dietro il Calvario, imparando a memoria una
lezione per il giorno seguente, quando improvvisamente, senza sapere
da dove, gli apparve quel vecchietto misterioso che già in due
precedenti occasioni gli si era presentato parlandogli. Questa volta
gli domandò:
«Come va fratello?».
- «Non molto bene con gli studi», gli rispose Pietro.
L'anziano uomo si fermò osservandolo negli occhi, come se vi
leggesse lo scoraggiamento che lo paralizzava a causa dei continui
insuccessi, nonostante gli sforzi e le fatiche, e gli disse con voce
lenta e dolce:
- «Non stancarti Pietro, lo studio non è fatto per te, vai e
prendi l'abito del Terzo Ordine. Vorresti maggior ritiro di questo
per servire Dio?»
E, come le altre due volte precedenti, dopo aver parlato il
vecchietto scomparve tra gli alberi vicini.
Alcuni biografi hanno voluto vedere in questo anziano la figura di San
Francesco d'Assisi, per la descrizione che Pietro fece di lui e per
avergli indicato l'Ordine Francescano in cui sarebbe entrato, mentre
allora Fra' Pìetro era più devoto ad altri santi, come
Sant'Amaro e San Domenico, per i cui Ordini, logicamente,
avrebbe potuto propendere di più.
Comprese che era qui la risposta che attendeva. E corse a cercare il
suo padre spirituale, un monaco del collegio, a cui spiegò
l'accaduto dicendogli poi con umiltà:
- «È quasi impossibile per me apprendere la grammatica ed i rudimenti
del latino, ho pensato perciò che l'unica cosa a cui posso aspirare
è diventare fratello terziario d'abito scoperto dell'Ordine di San
Francesco».
Il suo padre spirituale, impressionato dal racconto di Pietro e
dalle sue ultime parole, gli consigliò di farlo; ma di non lasciare
il lavoro di tessitore finché non fosse completamente sicuro.
Pietro, dal suo ritorno da Petapa, aveva cambiato domicilio e viveva
in una piccola abitazione in casa della famiglia di don Diego de
Bilchez Maldonato, il cui figlio Francesco era suo amico e compagno
di studi nel collegio. Rimase lì finché entrò nell'Ordine,
sebbene durante il giorno si trattenesse al Calvario aiutando in
diverse occupazioni.
Il 10 gennaio del 1655 presentò la richiesta formale per entrare
a far parte del Terzo Ordine di San Francesco d'Assisi, come
Fratello Minore, richiesta che era scritta così: [21]
«Io, Pietro di Betancur, abitante di questa città, nativo
dell'Isola di Tenerife, figlio legittimo di Amador Gonzáles e
Anna García affermo che, per la grande devozione che ho verso il
Nostro Padre San Francesco, è da tempo che desidero divenire
fratello del Terzo Ordine. Poiché non ho in questa città testimoni
conterranei, mi trovo nell'impossibilità di poter fornire
informazioni di legittimità, le offro perciò «de moribus et vita»,
perché ciò è sufficiente; mi si conceda perciò la grazia,
dell'abito che desidero. Chiedo e supplico di essere ammesso e di
riceverne conferma. Pietro di Betancur». La domanda fu accettata,
benché egli dovesse presentare come testimone il compagno di studi e di
abitazione, Francesco Bilchez Maldonado, la cui dichiarazione sulla
vita e sulla condotta di Pietro afferma che «conosce Pietro di
Betancur da due anni e sa, perché così ha sentito dire, che è
figlio di genitori spagnoli di pura razza e lo ha visto nel Collegio
della Compagnia di Gesù studiare assiduamente per diventare sacerdote
ed è anche a conoscenza, come Pietro di Betancur gli ha riferito,
che ha mandato a chiedere alla sua terra documenti ed informazioni
sufficenti per poter diventare sacerdote, chierico o religioso... E
che dopo essere arrivato in questa città, è vissuto con perfetta
educazione e modestia, occupandosi dei suoi studi nel detto Collegio,
con i suoi condiscepoli, praticando ogni atto di virtù e frequentando
le lezioni con grande puntualità, senza dare scandalo o spargere
cattiva fama di sé...». [22]
A sua volta Pietro ampliò l'informazione originale nella sua
domanda, che tra le altre così dice che «... erano quattro anni da
che era partito dalla sua terra per le Indie... e che l'intento con
cui era giunto in quei luoghi, era di essere sacerdote, per il cui
raggiungimento aveva richiesto informazioni necessarie nella sua
patria, le quali, qualora fossero giunte prima dell'anno del suo
giuramento, sarebbero state esibite per poter vedere e constatare la
verità della sua dichiarazione...». [23]
Queste due dichiarazioni rilasciate nello stesso giorno del 14
gennaio del 1655, fecero sì che, senza ulteriori indagini né
dubbi, dopo una breve consultazione dei Superiori dell'Ordine
Francescano, si decidesse di accettarlo e dargli l'abito.
Tuttavia, uno scherzo del destino impedì a Pietro di prenderlo
subito: non vi era al momento alcun abito disponibile, né egli
possedeva denaro per comprarne uno o restituire quello prestato per
acquistarlo.
Passarono due, tre, quattro giorni e Pietro non conseguiva il denaro
necessario... Certamente qualcosa riceveva, oltre al suo salario di
tessitore o alle elemosine che gli facevano, ma sorgevano
improvvisamente necessità più urgenti per gli infermi ed i prigionieri
e così finivano quei pochi denari. Tuttavia, egli sperava e
confidava che all'improvviso, in qualche modo, Dio gli avrebbe
mandato il denaro necessario. La storia racconta che una mattina,
dirigendosi verso il convento di San Francesco, dopo aver ascoltato
la messa alla Mercede, vide apparire ad una svolta della strada un
anziano dalla lunga barba e dall'abito religioso (probabilmente lo
stesso che gli era apparso precedentemente), che si dirigeva verso di
lui. Mettendosi al suo fianco gli chiese:
- Dove vai Pietro?
- Ad ascoltare la messa al convento di San Francesco, signore.
- Come mai? Non hai già ascoltato la messa e non ti sei comunicato
nella chiesa della Mercede?
Pietro rispose affermativamente, benché piuttosto sorpreso che colui
lo sapesse. L'anziano allora gli indicò con la mano la cappella del
Calvario, che si vedeva in lontananza, e gli disse:
- Sappi che quella è la tua abitazione, perché così dispone
l'Altissimo. Benché non comprendesse perfettamente queste parole
poiché aveva già presentato domanda per entrare nel Terz'Ordine
francescano la cui casa madre era la chiesa di San Francesco, Pietro
lo ringraziò e continuò il suo cammino. Mentre procedeva pregando,
decise di tornare indietro per chiedere al vecchio che si spiegasse
meglio tuttavia, per quanto cercasse, quello era scomparso dalla
strada.
Giunse a San Francesco ed entrò a pregare nella cappella di
Loreto, mentre era lì gli si avvicinò il Frate Fernando Espino,
allora guardiano della comunità francescana e, vedendolo ancora
vestito da studente, gli domandò sorpreso:
- «Studente, perché non prendi ancora l'abito di terziario?».
Pietro non poteva mentire, doveva dirgli la verità, sebbene gli
costasse farlo, e per questo gli rispose umilmente:
- «Non ho con che comprare l'abito e nessuno me lo può donare» e
gli raccontò le sue pene.
Frate Fernando, ascoltandolo, comprese la verità e gli chiede che
lo accompagnasse in sacrestia, dove in quel momento era in visita don
Antonio de Estrada, Amministratore del Terzo Ordine. Gli riferì
la necessità di Pietro e don Antonio, che era uomo di possibilità e
di buon cuore, si offrì generosamente di aiutarlo inviando in quello
stesso momento un messaggio scritto al Maestro di Campo, don
Agostino Estrada, dicendogli che, a suo conto, mandasse a
confezionare un abito per Pietro e gli desse quanto gli era necessario
per entrare nel Terz'Ordine e per l'atto della sua investitura.
Fu così che in una solenne cerimonia, davanti al popolo che riempiva
la navata principale della chiesa di San Francesco, il giovane
Pietro di Betancur, originario di Chasna di Villaflor, Tenerife,
Isole Canarie, poté vestire l'abito del Terzo Ordine di San
Francesco d'Assisi, per entrare al servizio di Dio e dare inizio ad
un'opera di amore e di bontà che avrebbe reso la sua figura
indimenticabile nella storia di Guatemala. La data autografa,
dell'atto è: 8 luglio 1656. [24]
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