"MIO CARO"

La ricchezza (e la precisione) del vocabolario vivo riguardante un determinato soggetto in una lingua denota l'interesse vitale dei parlanti per quel tema. In questo senso si noti per esempio (in Brasile o in Italia) l'incredibile dettagliare del lessico riguardante il calcio: calcio atletico, calcio bailado, calcio totale, calcio parlato, calcio giocato.

Nello stesso modo S. Tommaso presenta distinzioni fra i diversi "sinonimi" d'amore in latino, interessanti dal punto di vista dell'antropologia filosofica. Cosī al affermare (in I Sent. d 10, q 1, a 5) che lo Spirito Santo č amor o caritas o dilectio del Padre e del Figlio, precisa che amor indica la semplice inclinazione dell'affetto per l'amato, mentre dilectio ("come la propria etimologia indica") presuppone la scelta e quindi č razionale. Gią caritas, obietto di particolare studio in questo topico, accentua la veemenza dell'amore (dilectio) mentre si tiene l'amato per un prezzo inestimabile ("inquantum dilectum sub inaestimabili pretio habetur"), nello stesso senso che si dice che le cose (il costo della vita, le compre) sono care ("secundum quod res multi pretii carae dicuntur").

Qui c'č un fatto sorprendente e molto suggestivo. Non č per caso che anche in altre lingue si usa la stessa ed unica parola per dire: "mio caro amico" e "i fagioli sono cari" ("my dear friend", "beans are too dear"; "mon cher ami" e "haricots sont trop cher"; "meu caro amigo" e "o feijćo estį caro"; "mein teurer Freund" e "Bohnen sind teuer").

Per il realismo medievale, non c'č nessun stupore per la parola "caritą", scelta per designare l'amore di Dio (e l'amore del prossimo per Dio), essere la parola precristiana legata al danaro, ai prezzi: caritą, l'amore per l'amato, insiste Tommaso, indica quello (una cosa, un oggetto) che consideriamo d'inestimabile prezzo, come carissimo:

"Caritas dicitur, eo quod sub inaestimabili pretio, quasi carissimam rem, ponat amatum caritas"

In III Sent. d.27, q.2, a.1, ag7

Cosī, quando diciamo "mio caro amico" o "carissimo tizio" ci serviamo di metafore di prezzo (perciņ anche: apprezzare, pregiato, disprezzo, spregevole, spregio, pregiare), di stima, di stimare...

Guarda caso, in questa medesima linea si situa la formula di cortesia araba dinanzi un amico che dice che va a chiedere qualcosa: "Anta gally wa talibuka rakhiz" ("tu sei caro e la tua richiesta č a buon mercato").

E quando noi ci ricordiamo che Cristo compara il Regno dei Cieli ad un tesoro che un uomo ha trovato in un campo o ad un mercatore che cerca pietre preziose e che l'ottenimento di questo bene richiede la vendita di tutto il resto, non ci sorprenderą che "caritą"sia la parola per designare il bene apprezzato.