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Venerabili fratelli! Diletti figli e figlie dell'intero orbe cattolico!
Chiamati dalla misteriosa e paterna bontà di Dio alla gravissima
responsabilità del Supremo Pontificato, inviamo a voi il Nostro
saluto; e subito lo estendiamo a tutti gli uomini del mondo, che in
questo momento ci ascoltano, e nei quali, secondo gli insegnamenti del
Vangelo, amiamo vedere unicamente degli amici, dei fratelli. A voi
tutti, salute, pace, misericordia, amore: « Gratia Domini nostri
Iesu Christi et caritas Dei et communicatio Sancti Spiritus sit cum
omnibus vobis »[1].
Abbiamo ancora l'animo accasciato dal pensiero del tremendo ministero
al quale siamo stati scelti: come Pietro, ci pare di aver posto il
piede sull'acqua infida, e, scossi dal vento impetuoso, abbiamo
gridato con lui verso il Signore: « Domine, salvum me fac
»[2]. Ma abbiam sentito rivolta anche a Noi la voce,
incoraggiante e al tempo stesso amabilmente esortatrice del Cristo: «
Modicae fidei, quare dubitasti? »[3]. Se le umane forze, da
sole, non possono essere adeguate a tanto peso, l'aiuto di Dio
onnipotente, che guida la sua Chiesa attraverso i secoli in mezzo a
tante contraddizioni e contrarietà, non mancherà certo anche a Noi,
umile e ultimo Servus servorum Dei. Tenendo la Nostra mano in
quella di Cristo, appoggiandoci a Lui, siamo saliti anche Noi al
timone di questa nave, che è la Chiesa; essa è stabile e sicura,
pur in mezzo alle tempeste, perché ha con sé la presenza
confortatrice e dominatrice del Figlio di Dio. Secondo le parole di
S.Agostino, che riprende un'immagine cara all'antica Patristica,
la nave della Chiesa non deve temere, perché è guidata da Cristo:
« Quia etsi turbatur navis, navis est tamen. Sola portat discipulos
et recipit Christum. Periclitatur quidem in mari, sed sine illa
statim peritur »[4]. Solo in essa v'è salvezza: sine illa
peritur!
Con questa fede, Noi procederemo. L'aiuto di Dio non Ci
mancherà secondo la promessa indefettibile: « Ecce ego vobiscum sum
omnibus diebus usque ad consummationem saeculi »[5]. La vostra
rispondenza unanime e la collaborazione volonterosa di tutti Ci
renderà più leggero il peso del quotidiano dovere. Ci accingiamo a
questo terribile compito nella coscienza della insostituibilità della
Chiesa Cattolica, la cui immensa forza spirituale è garanzia di pace
e di ordine, e come tale è presente nel mondo, come tale è
riconosciuta nel mondo. L'eco che la sua vita solleva ogni giorno è
la testimonianza che essa, nonostante tutto, è viva nel cuore degli
uomini, anche di quelli che non condividono la sua verità e non
accettano il suo messaggio. Come ha detto il Concilio Vaticano
II, « dovendosi estendere a tutta la terra, la Chiesa entra nella
storia degli uomini, e insieme però trascende i tempi e i confini dei
popoli. Tra le tentazioni e le tribolazioni del suo cammino, la
Chiesa è sostenuta dalla forza della grazia di Dio, a lei promessa
dal Signore, affinché per l'umana debolezza non venga meno alla
perfetta fedeltà, ma rimanga la degna sposa del suo Signore e non
cessi di rinnovarsi sotto l'azione dello Spirito Santo, finché,
attraverso la croce, giunga alla luce che non conosce tramonto
»[6]. Secondo il piano di Dio, che « ha convocato tutti coloro
che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di
unità e di pace », la Chiesa è stata da Lui voluta « perché sia
per tutti e per i singoli sacramento visibile di questa unità salvifica
»[7].
In questa luce, Noi Ci poniamo interamente, con tutte le Nostre
forze fisiche e spirituali, al servizio della missione universale della
Chiesa, che è quanto dire al servizio del mondo: cioè al servizio
della verità, della giustizia, della pace, della concordia, della
collaborazione all'interno delle Nazioni come nei rapporti tra i
popoli. Chiamiamo anzitutto i figli della Chiesa a prendere coscienza
sempre maggiore della loro responsabilità: « Vos estis sal terrae,
vos estis lux mundi »[8]. Superando le tensioni interne, che qua
e là si sono potute creare, vincendo le tentazioni dell'uniformarsi
ai gusti e ai costumi del mondo, come ai titillamenti del facile
applauso, uniti nell'unico vincolo dell'amore che deve informare la
vita intima della Chiesa come anche le forme esterne della sua
disciplina, i fedeli devono essere pronti a dare testimonianza della
propria fede davanti al mondo: « Parati semper ad defensionem omni
poscenti vos rationem de ea, quae in vobis est, spe »[9].
La Chiesa, in questo sforzo comune di responsabilizzazione e di
risposta ai problemi lancinanti del momento, è chiamata a dare al
mondo quel « supplemento d'anima » che da tante parti si invoca e che
solo può assicurare la salvezza. Questo si attende oggi il mondo:
esso sa bene che la sublime perfezione a cui è pervenuto con le sue
ricerche e con le sue tecniche ha raggiunto un crinale oltre cui c'è
la vertigine dell'abisso; la tentazione di sostituirsi a Dio con
l'autonoma decisione che prescinde dalle leggi morali, porta l'uomo
moderno al rischio di ridurre la terra a un deserto, la persona a un
automa, la convivenza fraterna a una collettivizzazione pianificata,
introducendo non di rado la morte là dove invece Dio vuole la vita.
La Chiesa, piena di ammirazione e amorevolmente protesa verso le
umane conquiste, intende peraltro salvaguardare il mondo, assetato di
vita e d'amore, dalle minacce che lo sovrastano; il Vangelo chiama
tutti i suoi figli a porre le proprie forze, e la stessa vita, al
servizio dei fratelli, nel nome della carità di Cristo: « Maiorem
hac dilectionem nemo habet, ut animam suam quis ponat pro amicis suis
»[10]. In questo momento solenne, Noi intendiamo consacrare
tutto quello che siamo e che possiamo a questo scopo supremo, fino
all'estremo respiro, consapevoli dell'incarico che Cristo stesso ci
ha affidato: « Confirma fratres tuos » [11].
Ci soccorre, a darCi forza nell'arduo compito, il ricordo
soavissimo dei Nostri Predecessori, la cui amabile dolcezza e
intrepida forza Ci sarà di esempio nel programma pontificale:
ricordiamo in particolare le grandissime lezioni di governo pastorale
lasciateci dai Papi a Noi più vicini, come Pio XI, Pio XII,
Giovanni XXIII, che con la loro sapienza, dedizione, bontà e
amore alla Chiesa e al mondo hanno lasciato un'orma incancellabile nel
nostro tempo tormentato e magnifico. Ma è soprattutto al compianto
Pontefice Paolo VI, Nostro immediato Predecessore, che va il
trasporto commosso del cuore e della venerazione. La sua morte
rapida, che ha lasciato attonito il mondo secondo lo stile dei gesti
profetici di cui ha costellato il suo indimenticabile pontificato, ha
messo nella giusta luce la statura straordinaria di quel grande e umile
uomo, al quale la Chiesa deve l'irraggiamento straordinario, pur fra
le contraddizioni e le ostilità, raggiunto in questi quindici anni,
nonché l'opera immane, infaticabile, senza soste, da Lui posta
nella realizzazione del Concilio e nell'assicurare al mondo la pace,
tranquilitas ordinis.
Il Nostro programma sarà quello di continuare il suo, nella scia
già segnata con tanti consensi dal grande cuore di Giovanni
XXIII:
- vogliamo cioè continuare nella prosecuzione dell'eredità del
Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono tuttora essere
guidate a compimento, vegliando a che una spinta, generosa forse ma
improvvida, non ne travisi i contenuti e i significati, e altrettanto
che forze frenanti e timide non ne rallentino il magnifico impulso di
rinnovamento e di vita;
- vogliamo conservare intatta la grande disciplina della Chiesa,
nella vita dei sacerdoti e dei fedeli, quale la collaudata ricchezza
della sua storia ha assicurato nei secoli con esempi di santità e di
eroismo, sia nell'esercizio delle virtù evangeliche sia nel servizio
dei poveri, degli umili, degli indifesi; e a questo proposito
porteremo innanzi la revisione del Codice di Diritto Canonico, sia
della tradizione orientale sia di quella latina, per assicurare, alla
linfa interiore della santa libertà dei figli di Dio, la solidità e
la saldezza delle strutture giuridiche;
- vogliamo ricordare alla Chiesa intera che il suo primo dovere resta
quello dell'evangelizzazione, le cui linee maestre il Nostro
Predecessore Paolo VI ha condensato in un memorabile documento:
animata dalla fede, nutrita dalla Parola di Dio, e sorretta dal
celeste alimento dell'Eucaristia, essa deve studiare ogni via,
cercare ogni mezzo, « opportune importune »[12], per seminare il
Verbo, per proclamare il messaggio, per annunciare la salvezza che
pone nelle anime l'inquietudine della ricerca del vero e in questa le
sorregge con l'aiuto dall'alto; se tutti i figli della Chiesa
sapranno essere instancabili missionari del Vangelo, una nuova
fioritura di santità e di rinnovamento sorgerà nel mondo, assetato di
amore e di verità;
- vogliamo continuare lo sforzo ecumenico, che consideriamo l'estrema
consegna dei Nostri immediati Predecessori, vegliando con fede
immutata, con speranza invitta e con amore indeclinabile alla
realizzazione del grande comando di Cristo: « Ut omnes unum sint
»[13], nel quale vibra l'ansia del suo Cuore alla vigilia
dell'immolazione del Calvario; le mutue relazioni fra le Chiese di
varia denominazione hanno compiuto progressi costanti e straordinari,
che sono davanti agli occhi di tutti; ma la divisione non cessa
peraltro di essere occasione di perplessità, di contraddizione e di
scandalo agli occhi dei non cristiani e dei non credenti: e per questo
intendiamo dedicare la Nostra meditata attenzione a tutto ciò che può
favorire l'unione, senza cedimenti dottrinali ma anche senza
esitazioni;
- vogliamo proseguire con pazienza e fermezza in quel dialogo sereno e
costruttivo, che il mai abbastanza compianto Paolo VI ha posto a
fondamento e programma della sua azione pastorale, dandone le linee
maestre nella grande Enciclica « Ecclesiam Suam », per la
reciproca conoscenza, da uomini a uomini, anche con coloro che non
condividono la nostra fede, sempre disposti a dar loro testimonianza
della fede che è in noi, e della missione che il Cristo Ci ha
affidata, « ut credat mundus »[14];
- vogliamo infine favorire tutte le iniziative lodevoli e buone che
possano tutelare e incrementare la pace nel mondo turbato: chiamando
alla collaborazione tutti i buoni, i giusti, gli onesti, i retti di
cuore, per fare argine, all'interno delle nazioni, alla violenza
cieca che solo distrugge e semina rovine e lutti, e, nella vita
internazionale, per portare gli uomini alla mutua comprensione, alla
congiunzione degli sforzi che favoriscano il progresso sociale,
debellino la fame del corpo e l'ignoranza dello spirito, promuovano
l'elevazione dei popoli meno dotati di beni di fortuna eppur ricchi di
energie e di volontà.
Fratelli e figli carissimi,
In quest'ora trepida per Noi, ma confortata dalle divine promesse,
Noi rivolgiamo il Nostro saluto a tutti i Nostri figli: li vorremmo
qui tutti presenti per guardarli negli occhi, e per abbracciarli,
infondendo loro coraggio e confidenza, e chiedendo per Noi
comprensione e preghiera.
A tutti il Nostro saluto:
- ai Cardinali del Sacro Collegio, con i quali abbiamo condiviso
ore decisive, e sui quali contiamo ora e in avvenire, ringraziandoli
per il saggio consiglio e la forte collaborazione che vorranno
continuare ad offrirCi, in prolungamento di quel loro consenso che,
per volontà di Dio, Ci ha portato a questo culmine dell'ufficio
apostolico;
- a tutti i Vescovi della Chiesa di Dio, « che rappresentano la
propria Chiesa, e tutti insieme col Papa rappresentano tutta la
Chiesa nel vincolo della pace, dell'amore e dell'unità »[15],
e la cui collegialità vogliamo fortemente avvalorare, avvalendoCi
della loro opera nel governo della Chiesa universale sia mediante
l'organo sinodale, sia attraverso le strutture della Curia Romana,
a cui essi partecipano di diritto secondo le norme stabilite;
- a tutti i Nostri collaboratori chiamati alla stretta esecuzione
della Nostra volontà, e all'onore di una attività che li impegna a
santità di vita, a spirito di obbedienza, a opera di apostolato e ad
esemplare fortissimo amore alla Chiesa. Noi li amiamo ad uno ad uno;
e chiedendo loro di continuare a prestare a Noi, come ai Nostri
Predecessori, la loro provata fedeltà, siamo certi di poter contare
sulla loro opera preziosissima che Ci sarà di grande giovamento;
- salutiamo i sacerdoti e i fedeli della diocesi di Roma, ai quali
Ci lega la successione di Pietro e l'incarico unico e singolare di
questa Cattedra Romana « che presiede alla carità universale
»[16];
- salutiamo poi in modo particolare i membri della Nostra diocesi di
origine Belluno e quelli di Venezia, che Ci sono stati affidati come
figli affettuosissimi e carissimi, ai quali ora pensiamo con sincero
rimpianto, ricordando le loro magnifiche opere ecclesiali e le comuni
energie dedicate alla buona causa del Vangelo;
- e abbracciamo poi tutti i sacerdoti, in special modo i parroci e
quanti si dedicano alla cura diretta delle anime, spesso in condizioni
disagiate, o di vera povertà, ma sorretti luminosamente dalla grazia
della vocazione e dell'eroica sequela del Cristo « pastore delle
nostre anime »[17];
- salutiamo i Religiosi e le Religiose di vita sia contemplativa sia
attiva, che continuano a irradiare sul mondo l'incanto dell'intatta
adesione agli ideali evangelici, supplicandoli di continuare a « porre
ogni cura affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio
da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli »[18];
- salutiamo tutta la Chiesa missionaria e inviamo agli uomini e alle
donne, che sugli avamposti della evangelizzazione si dedicano alla cura
dei fratelli, il Nostro incoraggiamento e il Nostro plauso più
affettuoso: sappiano che, fra quanti abbiamo cari, essi Ci sono
carissimi: non li dimenticheremo mai nelle Nostre preghiere e nelle
Nostre sollecitudini, perché hanno un posto privilegiato nel Nostro
cuore;
- alle associazioni di Azione Cattolica, come ai movimenti di varia
denominazione che contribuiscono con energie nuove alla vivificazione
della società e alla « consecratio mundi » come lievito nella
pasta[19], va tutto il Nostro sostegno e il Nostro appoggio,
perché siamo convinti che la loro opera, nella collaborazione con la
sacra Gerarchia, è indispensabile per la Chiesa, oggi;
- e salutiamo i giovani, speranza di un domani più pulito, più
sano, più costruttivo, affinché sappiano distinguere il bene dal
male, e portarlo a compimento con le fresche energie di cui sono in
possesso, per la vitalità della Chiesa e l'avvenire del mondo;
- salutiamo le famiglie, che sono « come il santuario domestico della
Chiesa »[20], anzi sono una vera e propria « Chiesa domestica
»[21] nella quale fioriscono le vocazioni religiose e le decisioni
sante, e si prepara il domani del mondo; vogliano far argine alle
ideologie distruttrici dell'edonismo che estingue la vita, e formare
energie pulsanti di generosità, di equilibrio, di dedizione al bene
comune;
- ma un particolare saluto vogliamo inviare a quanti soffrono nel
presente momento; agli ammalati, ai prigionieri, agli esuli, ai
perseguitati; a quanti non riescono ad avere un lavoro, o stentano
nella dura lotta per la vita; a quanti soffrono per la costrizione a
cui è ridotta la loro fede cattolica, che non possono liberamente
professare se non al prezzo dei loro diritti primari di uomini liberi e
di cittadini volonterosi e leali. In modo particolare pensiamo alla
martoriata terra del Libano, alla situazione della Terra di Gesù,
alla fascia del Sahel, all'India tanto provata, e a tutti quei
figli e fratelli che subiscono dolorose privazioni sia per le condizioni
sociali e politiche, sia per le conseguenze di disastri naturali.
Uomini fratelli di tutto il mondo!
Tutti siamo impegnati nell'opera di elevare il mondo ad una sempre
maggiore giustizia, ad una più stabile pace, a una più sincera
cooperazione: e perciò tutti invitiamo e scongiuriamo, dai più umili
ordini sociali che formano il tessuto connettivo delle nazioni, fino ai
Capi responsabili dei singoli popoli, a farsi strumenti efficaci e
responsabili di un ordine nuovo, più giusto e più sincero.
Un'alba di speranza aleggia sul mondo, anche se una fitta coltre di
tenebra, dai sinistri bagliori di odio, di sangue e di guerra,
minaccia talora di oscurarla: l'umile Vicario di Cristo, che inizia
trepido e fiducioso la sua missione, si pone a disposizione totale
della Chiesa e della società civile, senza distinzione di razze o di
ideologie, per assicurare al mondo il sorgere di un giorno più sereno
e più dolce. Solo Cristo potrà far sorgere la luce che non
tramonta, perché Egli è il « sole di giustizia »[22]: ma
Egli pure attende l'opera di tutti. La Nostra non mancherà.
Chiediamo a tutti i Nostri figli l'aiuto della preghiera, perché
solo su questa contiamo; e Ci abbandoniamo fiduciosi all'aiuto del
Signore, che, come Ci ha chiamati al compito di suo rappresentante
in terra, cosî non Ci lascerà mancare la sua grazia onnipotente.
Maria Santissima, Regina degli Apostoli, sarà la stella fulgida
del Nostro pontificato. San Pietro, Ecclesiae frmamentum[23],
Ci sorregga con la sua intercessione e col suo esempio di fede invitta
e di umana generosità. San Paolo Ci guidi nello slancio apostolico
dilatato verso tutti i popoli della terra; i Nostri santi Patroni Ci
assistano.
E nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo impartiamo
al mondo la Nostra prima, affettuosissima Benedizione Apostolica.
Domenica 27 agosto 1978
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